Una tarda esplosione d'amore (Seconda parte)

di
genere
sentimentali

Quando arriviamo nei pressi dell’abitazione il sole è ormai tramontato, percorro il vialetto di casa mentre lei si trattiene per posare il materassino e adagiare il telo da mare bagnato. Attendo il suo rientro in casa seduto sul divano. La lingua corre sulle labbra e ne percepisco ancora il suo sapore, ho voglia dei suoi baci. Mi affaccio sull’uscio ed è al telefono, probabilmente con Marco, ciò mi irrita un po’, la vorrei tutta per me ora nuda e al riparo da occhi indiscreti, magari su questo divano e consumarla di baci e attenzioni. Non intendo di cosa stiano parlottando, ma dopo alcuni minuti Eva rientra e si dirige verso le scale che portano al piano superiore, con ardire la prendo per il braccio e la tiro a me, la bacio, ma lei stavolta non è partecipe, discosta il capo. Le chiedo:

“Qualcosa non va?”

Lo scintillio vispo nei suoi occhi è scomparso e in silenzio guadagna le scale che portano al piano lasciandomi frastornato al centro della stanza, odo la porta del bagno del piano superiore aprirsi e poi richiudersi velocemente. Ritorno alla realtà e immagino che sentire la voce di Marco l’abbia messa a disagio, non so cosa fare.

-La raggiungo in camera per parlare o le lascio sbollire questa sensazione da sola?-

Opto per l’idea che è meglio lasciarla da sola. Entro in doccia e inizio anche io d essere assalito dai sensi di colpa, spero che quanto successo non rovini il loro matrimonio e che Eva riesca a non farsi pesare nei prossimi giorni sulla coscienza quanto accaduto. Ci metto un po’ prima di abbandonare la doccia e quando lo faccio la ritrovo in cucina, la stanza è un flacone di odore di lei, la sua pelle profumata dal doccia schiuma inonda la piccola sala, mi fermo sulla porta mentre lei è intenta a sbucciare della frutta per preparare una macedonia. E’ bellissima nella sua magnificenza, scalza e con addosso un copricostume a spalline strette fucsia impreziosito da ornamenti floreali stretto sotto che mette in mostra il suo culo imbottito e non riesco fare a meno di mirarlo:

“Ehi! Come va?”

“Insomma... sentire Marco mi ha fatto sentire una merda.”

Mi avvicino a lei titubante se abbracciarla o no, scelgo la vicinanza senza contatto.

“Marco, non lo dovrà sapere per forza e …”

Di scatto si volta e con le braccia incrociate replica, seria:

“Tutto qui? Più di vent’anni di matrimonio, lontana da ogni tentazione, e ora che l’ho tradito dovrei far finta di nulla? “

La guardo e noto che imbronciata è ancora più bella, mi rendo conto che quanto detto la lascia perplessa, ma non mi ha dato il tempo di terminare e il silenzio ora si impossessa nuovamente dello spazio attorno a noi e si fa assordante. Lei sbuffa e poi si volta nuovamente riprendendo quello che aveva lasciato. Di spalle poi riprende con tono meno acceso:

“Andre, tranquillo tu non c’entri nulla, ho sbagliato io, non so cosa mi sia preso è stato tutto così spontaneo e …

-mi inserisco-

“Voluto ?”

Segue un altro momento di silenzio che lei interrompe con un sospiro, per poi continuare:

“Si, voluto!!! Forse te l’avrei già data ieri sera a cena – indica il tavolo fuori- se fossimo rimasti da soli. Mi hai fatto sentire apprezzata e ammirata e anche oggi in spiaggia eri così attento e premuroso con me che mi sono sentita ancora desiderata. Ora però mi sento inadatta – la sua voce ora è sconsolata- e inoltre chissà che idea ti sei fatto di me. Credimi non ho mai tradito Marco da quando siamo assieme e poi …”

La interrompo:

“ Ti credo Eva, non devi dir nulla per convincermi del contrario, ho capito tante cose in queste quasi 24 ore con te, che da quando ti conosco, inoltre prima mi hai interrotto e non mi hai lasciato finire … “

La cingo da dietro e avvicino le mie labbra al suo orecchio destro:

“ Mi piaci“

La mia guancia ora sfiora la sua e la mia stretta le paralizza le braccia. Replica con un tono di voce greve:

“Non scherzare, ti prego”

Affondo dolcemente le mie labbra sulla guancia e la bacio. Il coltello scivola dalle sue mani e casca nel lavello, faccio un micro passo e mi accosto alla sua bocca divorando letteralmente le sue labbra che si dischiudono deboli. Spingo la mia lingua dentro la sua bocca e carezzo quel volto dolce che si lascia compromettere dalle mie premure. L’incertezza alberga dentro di lei e si riflette nel suo immobilismo, ma dura solo qualche istante e crolla ripagandomi con lo stesso impeto romantico. Avviene tutto in due metri quadri e ora diventa complicato destreggiarsi tra ostacoli di scaffali, pentole e mobili vari e come se non bastasse in una attimo di follia me la ritrovo anche tra le braccia, avvinghiata con le gambe attorno ai miei fianchi. Le labbra di entrambi sono un tutt’uno e nessuno vuole staccarsi dall’altro. Alla cieca, e con il suo peso addosso, cerco un luogo più comodo nella sala dove sfogare quell’attacco improvviso di sesso. A tentoni raggiungo il tavolo al centro della stanza, e poso su di esso il suo culetto pieno. Mi libero velocemente della t-shirt e dei pantaloncini e rimango in mutande. Eva distesa sul tavolo dischiude le cosce e invita la mia mano sotto la sua gonna colorata, palpo le sue gambe lisce e risalgo verso l’alto carezzando l’interno coscia prima di fiondarmi sul piatto forte protetto dalla stoffa delle sue mutandine bianche. Le afferro e con prepotenza le strappo via, le osserva svolazzare alle mie spalle come del resto inerme si lascia calare successivamente anche le bretelle del copricostume che denudano il suo gonfio e nudo seno contenuto a malapena nello scollo dell’abito. Il vestito scivola lungo i sui suoi fianchi concedendomi la visione delle sue fattezze completamente esposte al mio volere che rendono la sua immagine così indecente e accattivante. Le gambe issate verso l’alto mi permettono di visionare quella bramata fica sguarnita ora da ogni difesa e reclamante a questo punto la giusta considerazione:

“Sei uno spettacolo!!! “

Eva non ha voglia di aspettare e scalza mi cinge il collo trascinandomi verso il basso, sul suo petto. Mi lascio condurre e una volta atterrato affondo le mie labbra sui suoi seni carnosi afferrando uno dei capezzoli turgidi tra le labbra, lo succhio, lo addento, lo ricopro di saliva e lo ripulisco risucchiando il tutto, le piace e geme. Il mio ventre si incastra perfettamente tra le sue cosce e sfrega contro il suo rado monte di venere e sulle labbra che sfregano contro di esso lasciando sulla cute i suoi umidi umori. Mi disarciono dalla stretta dei suoi piedi, che ora mi fasciano i fianchi e glutei, mi volgo verso il basso per annusare la fragranza delle sue labbra e la mia lingua scivola su di esse insozzandosi dei suoi madidi sapori. E’ un lago di umori, degusto le sue secrezioni titillando con la punta della lingua il clitoride assicurandole piacere. Mi trattengo sulla passera e continuo a imburrarle le labbra, mentre a tratti corteggio il clitoride stuzzicandolo ora con la punta della lingua, ora con i polpastrelli delle dita. I mugoli riecheggiano nella stanza continui ma sempre più sommessi. Le sue mani agguantano il mio volto, tra le cosce, nel tentativo di sollevarlo dalla fica grondante. Mi oppongo a questa empietà e con forza le serro i polsi, voglio godermi ancora le sue grida infiacchite dal piacere che la sovrasta in tutta la sua turpitudine. Protesta, debolmente:

“No,non puoi farmi questo! “

Non replico, sono troppo impegnato ad affondare la mia lingua e degustare il suo succo di donna, rimando i suoi polsi, cinti dalle mie mani, in alto verso il suo busto per poi digradare sul prorompente petto e una volta su di esso pongo i suoi palmi sulle tette mollando la presa. Eva stringe e palpa le sue tette, voglio guardarla mentre lo fa, sollevo la testa senza ritrarre la lingua dall’antro del suo piacere ed eccola convulsa palpeggiarsi sul ripiano del tavolo. Le sue dita stimolano e sfregano i capezzoli tumidi che si ergono sopra le areole violacee. La testa si sposta incessante da destra a sinistra, il piacere le da il tormento. Le concedo una sosta e riemergo dal suo femminino con labbra e mento intrisi della sua profumata rugiada. La superficie del tavolo è bagnata dal sudore e dalle secrezioni che ormai colano a fiotti, ne approfitto e la faccio scivolare sulla superficie umide, su cui il suo culo aderisce perfettamente e l’attiro fino al bordo del tavolo. Le sue mani ora immobili sui capezzoli, viziati e stropicciati dalle torture auto inflitte, si incrociano e si saldano alle mie e porto la mia erezione custodita ancora dalle mutande in prossimità della sua tormentata e colante fica. La cappella poggia sulle labbra maggiori e corre su di esse raccogliendo i filamenti sparsi su tutta la mucosa. Il capo reclinato, gli occhi serrati, e le labbra sottili dischiuse, che concedono la vista della sua dentatura, la rendono irresistibile regalandole un’espressione perversa. E’ il momento, mi libero dalle miei slip umettati esibendo la cappella eretta e gonfia.

“Lo voglio dentro”

Con decisione spingo il cazzo, il glande pregno di umori attraversa la fessura e scivola in fondo alla sua tana, Eva strabuzza gli occhi e rinviene dal suo torpore. La penetro con lentezza premendo il mio dardo dentro di lei. Al primo affondo geme in maniera prolungata e quasi liberatoria, ma devo andarci piano, sono arrapato e non ho nessuna voglia di capitolare nuovamente presto. Le sue mani abbandonano le mie per cercare il clitoride e una volta su di esso lo massaggia masturbandosi con padronanza ed elevando ulteriormente il suo piacere. Rincaro la dose e aumento i colpi di reni e ora le mie cosce sbatacchiano sulle sue vigorose e sudate chiappe producendo tonfi distinti nella stanza. Mugola, credo sia vicina all’orgasmo e non voglio concederle la soddisfazione di raggiungerlo, almeno non prima di averle fatto assaggiare il mio sapore. Estraggo il mio palo di carne dalla sua caverna libidinosa, l’afferro per le braccia e l’aiuto a scendere dal tavolo. In piedi la sottoveste che le fasciava i fianchi ora casca sul pavimento lasciandola completamente ignuda. La sua mano raggiunge il cazzo fracido e lo muove avanti e indietro, non riesco a rimanere fermo davanti a tanta carica erotica e le mie mani corrono dietro la schiena per cercare il suo fondoschiena che autoritario palpo e schiaffeggio indecentemente. Le nostre altezze non dissimilano e mi basta chinare la testa per riprendere a torturare le sue areole e i capezzoli. La sua mano destra continua imperterrita a far pulsare la cappella nell’impugnatura, mentre la sinistra solleva dolce il capo e lo riconduce all’altezza del suo volto e mi bacia coinvolta prima di congedarsi con uno sguardo malizioso e complice. Si inginocchia al mio cospetto e le sue dita carezzano la cappella da cui si erge un rivolo filamentoso che lei porta in bocca degustandolo, apprezza il sapore e riprende la sua attività motoria scappellando il cazzo. Molla la presa di colpo e il cazzo si erge prepotente davanti alla sua bocca, lo osserva compiaciuta e poi delicatamente lo avvolge tra le labbra tumide ingurgitando parte di esso. Prima metà e poi tutto fino ad inglobare il resto, quasi fino alle palle. Diletto verbale si sprigiona dalla mia bocca e lo spazio intorno ora è uno show di risucchi e fremiti. Guida lei, perciò reclino il capo e le lascio la partita in mano. La cappella è una fiumana di fluidi che le insozzano le labbra e il mento mentre rigagnoli di saliva colano sul suo petto armonioso. La lingua continua scorrere lungo tutta l’asta regalandomi piacere immenso, Eva comprende e volontariamente prolunga questo imperituro pompino con appagamento. Le sue mani aggrappate alle mie cosce le permettono di conservare la posizione in ginocchio e allo stesso tempo di affondare la sua bocca per inglobare tutto il cazzo in erezione. L’incrocio tra i nostri sguardi lussuriosi però rivela che è arrivato il momento di godere per entrambi. Si accinge a ciucciare per l’ultima volta la cappella, e lo fa con cura imbastendola della sua bava prima di abbandonare il pavimento. In piedi si approssima alle mie labbra, ci baciamo e io ne degusto il suo fiato pregno della mia essenza carnale. Un altro sguardo libidinoso, capisco, lei si volta offrendomi il posteriore. Ovviamente non lascio spazio alle intenzioni e inzuppo il mio pene sull’orlo dell’esplosione orgasmica nella sua fessa intrisa di passione. L’impatto è estasiante per entrambi e la posseggo con famelica passione. Poche spinte marcano le contrazioni muscolari del suo corpo e le fanno emettere dei gemiti trafelati che annunciano un orgasmo che l’accascia lentamente sul ripiano del tavolo. Continuo a penetrarla eccitato fino a percepire l’aumentare del battito cardiaco, le muscolature seminali si aprono, tento di tenerle a bada, ma non riesco e per evitare guai sospendo la monta e schizzo tutto il mio caldo sperma verso l’alto inzuppandole la schiena di calda sborra. Mi accascio su di lei, insozzando la pancia del mio stesso sperma e l’abbraccio con passione. Schiacciata dal mio peso ed ancora stremata, lei distende la mano destra percuotendo le natiche, la libero dal mio peso e ci abbracciamo sorridenti e intrisi di sudore. Dolcemente si avvicina all’orecchio e mi sussurra:

“Anche tu mi piaci”

La stringo ancora più forte e la trascino con me sotto la doccia …
di
scritto il
2023-08-07
8 6 7 visite
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.