Lo zio di Gianna

di
genere
dominazione

Era ormai qualche mese che zio Menotti mi guardava in maniera diversa.
Non solo, spesso, troppo spesso, me lo trovavo sotto casa mia, non perdeva occasione per farmi complimenti per il mio stato di forma, per il taglio di capelli, per come fossi una donna sensuale ed affascinante.

Certamente non era una bellezza, classico uomo sopra i 60 anni con una vita di lavoro e sacrificio alle spalle, ma altrettanto certamente ci sapeva fare e, probabilmente, se non fosse stato il marito di mia zia, il cognato di mia madre, avrei ceduto molto prima di quando, poi, è accaduto.

Ricordo l’occasione in cui ho iniziato a maturare l’idea di stare al suo gioco.
Era il giorno del mio 40º compleanno. Avrei festeggiato nel fine settimana con i miei amici più intimi; quella sera, invece, avrei tagliato la torta con i miei genitori e con i miei due zii, la sorella di mia madre e suo marito, zio Menotti.
Ci ritrovammo soli per alcuni momenti, nella mia camera da letto. Mi disse che voleva farmi gli auguri in privato e già questo mi dette conferma delle mie sensazioni; mi dette un pacchettino ed una busta e mi chiese di aprire il regalo quando fossi stata rigorosamente sola. Soprattutto mi chiese la massima riservatezza. Mi accarezzò e mi sfiorò le labbra con le sue. Rimasi immobile ed incredula. Sia per il regalo “privato” che per quel bacio intimo. Presi il pacco e lo nascosi in un cassetto, quindi raggiungemmo gli altri.
Ero distratta. Pensavo sempre a quel bacio sfiorato ed al contenuto misterioso del regalo dello zio. Fremevo dalla curiosità, finché mi alzai e mi assentai per andare in bagno. Passai dalla camera a prendere il pacco e mi chiusi a chiave. Strappai la carta e tirai fuori il regalo. Era un micro abito nero, cortissimo, lo indossai immediatamente: mi stava bene, anche se era talmente corto da non coprire nemmeno completamente il culo.
Aprii la busta e dentro c’era una lettera scritta a mano, una lettera dello zio nella quale non nascondeva la volontà di uscire con me, e mi chiedeva di indossare, in quell’occasione, il microabito.
Sorrisi. Non esclusi la possibilità di dirgli di si, ma decisi che, prima, dovevo capire che intenzioni reali avesse.

Tornai da loro e guardai lo zio, scambiandoci un sorriso d’intesa. Lo rassicurai con lo sguardo che quel regalo sarebbe rimasto segreto.
La serata proseguì normalmente, ma i nostri sguardi si fecero insistenti. Quando andarono via, iniziammo a chattare e lo zio divenne sempre più esplicito ed audace.
Da quella sera, il nostro rapporto cambiò radicalmente, rimanendo, però, in una sfera esclusivamente virtuale.
Iniziammo a conoscerci in maniera più intima e diversamente dal rapporto zio nipote. Mi confidò di non avere più rapporti con la zia e quei pochi che capitavano, immaginava di far l’amore con me. Mi chiese cosa preferissi a letto, gli risposi che non avevo alcuna preclusione, per nessun atto sessuale e per nessun capriccio, però non mi piaceva provare dolore fisico.
Andammo avanti così per diverse settimane. Lo zio si mostrò molto paziente e questo voleva dire che mi voleva davvero; solo poche volte mostrò impazienza, ma era anche comprensibile. Ci vedemmo alcune volte in serate familiari. Il giorno dell’immacolata, il pranzo di Natale e per il compleanno della zia. Ogni volta scelsi il vestito da indossare, pensando a lui. Due volte indossai dei leggings neri aderentissimi, con qualcosa di corto sopra così da non coprire le mie forme. Il giorno del compleanno della zia, mi ritrovai a pensare che lui doveva avere occhi solo per me. Indossai un abito molto sensuale, corto e con uno spacco profondo. Papà mi chiese se fosse il caso di vestirmi così, ma mi limitai a sorridergli. Quella sera mi resi conto di provocare in continuazione mio zio. Accavallavo le gambe ogni volta che mi guardava, civettando con lo sguardo. Andai in cucina e mi accorsi che stava dietro di me, mi piegai senza una ragione, solo per regalargli una pecora che, naturalmente, lo fece impazzire, il vestito si ritrasse, mostrandogli il mio culo sodo, coperto da un minuscolo perizoma.
Quando andammo via, mi salutò con un bacio nascosto all’angolo delle labbra e mi sfiorò il culo con la mano.
Chattammo, quella sera, sino a tardi. Gli confessai che mi ero vestita così per lui.

Quella volta ero decisa a vedermi da sola con mio zio. In quel periodo aveva provato qualche volte a propormi una serata nostra, mi ero limitata a concedergli un caffè, rigorosamente in un bar. Avevo civettato e lui era stato bravo ad aspettare i miei tempi. Non era una decisione facile, ma quella sera l’avevo presa.
Mentre stavamo chattando, il discorso cadde sui vini, finché gli proposi, credo con sua piacevole sorpresa, di aprire una bottiglia a casa mia l’indomani sera.
Passò qualche minuto prima che ricevessi la sua risposta. Un fremito percorreva la mia schiena; entrambi sapevamo cosa significava quella mia apertura.
Finalmente mi arrivò il suo messaggio:

FAMMI ORGANIZZARE, GIANNA. INVENTO UNA SCUSA PLAUSIBILE CON LA ZIA, DUBITO NON RIMARREBBE SORPRESA SE LE DICESSI CHE TRASCORRO LA SERATA A CASA TUA 😉
INUTILE RICORDARTI CHE QUESTA NOSTRA CONOSCENZA APPROFONDITA, DEBBA RIMANERE UN NOSTRO SEGRETO, INVIOLABILE. RICORDA SEMPRE DI CANCELLARE TUTTE LE NOSTRE CHAT
NESSUNO DEI DUE VUOLE CREARE CASINI IN FAMIGLIA. RIMARRÀ SEMPRE IL NOSTRO BELLISSIMO SEGRETO

NOTTE…A DOMANI

NOTTE…DONNA E DESIDERIO DEI MIEI SOGNI PIÙ ARDITI

La conversazione si chiuse così, in attesa dell’indomani.

Mi svegliai tesa. Controllai subito il telefono e c’era già il messaggio di buongiorno dello zio Menotti. Sorrisi. Andai a lavorare con la testa alla serata. Vivevo un misto di adrenalina, attesa, eccitazione, paura, vergogna e sensi di colpa. Quella sera avrei scopato con lo zio, lo sapevo, ma nulla mi faceva tornare indietro alla mia decisione. Finalmente verso ora di pranzo, arrivò un messaggio dello zio che confermava la serata, chiedendomi se andasse bene vedersi per le 20.00. Gli risposi subito che per me andava bene.

L’attesa nascondeva mille emozioni. Tornai dall’ufficio con ansia e trepidazione. Mi feci subito una doccia e mi sistemai i capelli freschi di parrucchiere. Presi il micro abito che lo zio mi aveva regalato per il compleanno. Lo adagiai sul letto. Rimasi in accappatoio. Erano le 19.30 e mandai un messaggio allo zio:

AVVISAMI QUANDO STAI PER ARRIVARE

OK. TI MANDO MESSAGGIO QUANDO SCENDO DA CASA MIA

Casa dello zio distava dieci minuti a piedi, due con la macchina, ma in questo caso avrebbe perso tempo per cercare parcheggio. Decisi di prepararmi dopo che avessi ricevuto il messaggio. Mi ero truccata ed aspettavo io messaggio per vestirmi.
Ero in accappatoio sul divano quando arrivò la notifica di un messaggio. Lo zio stava per arrivare. Ero un tumulto di emozioni.
Appesi l’accappatoio in bagno, andai in camera. Indossai un perizoma, un paio di autoreggenti ed il microabito. Attesi il suono del citofono per calzare le
décolleté nere tacco 12.
Lo sentii salire le scale e quando stava per arrivare al piano, aprii leggermente la porta.
Lo zio entrò e ci demmo un bacio casto sulla guancia, come se fossimo ad una cena di famiglia.
L’imbarazzo iniziale si tagliava a fette.
Lo precedetti per andare in cucina, approfittando per sculettare e farmi ammirare. Infatti lo zio mi abbracciò, dicendomi quanto fossi bella.
Lì, a quel punto, ci baciammo.
Fu un attimo. Zio Menotti era una furia, mi sfilò il microabito, riprese a baciarmi e mi portò in camera da letto. Sì spogliò, esibendo una verga da competizione. Afferrò i miei slip e li strappò con violenza. Cazzo quanto mi piaceva essere presa in quella maniera. Sembrava lo sapesse.
Si tuffò a leccarmi la figa. Gli temevo la mano sulla testa calva, muovendo il bacino in direzione della sua bocca. Puntai i piedi sul letto, muovevo il bacino come se stessi scopando ed urlai il mio primo orgasmo della serata.

Toccava a me. Zio Menotti si stese, gambe larghe, cazzo svettante. Lo afferrai in mano, lo toccavo per la prima volta. Era duro, pulsante, eccitato, lungo e grosso. Mi avrebbe fatto male, ma mi avrebbe anche fatto provare un piacere inatteso.
Lo baciai sulle labbra senza smettere di segarlo

"Finalmente Gianna"

Furono le sue prime parole. Gli sorrisi. Gli leccai le orecchie, scesi con la lingua e leccargli il petto ed a mordergli i capezzoli, scesi ancora continuando a segarlo. Arrivai al pube. Gli leccai la cappella, lo sentii gemere. Quanto aveva sognato di mettermelo in bocca. Lo feci, me lo infilai tra le labbra e mi misi a pompare. Mollai la presa con le mani, muovendo le labbra su e giù, scappellandolo con il solo movimento delle labbra. Leccai la cappella. Lo sentii pulsare. Stava per godere. Mi fermai un attimo, lo sfilai dalla bocca solo per chiedergli se ce la facesse a farne due, la sua risposta fu che la serata era lunga.
Lo ripresi in bocca, leccando il grande, segandolo dalla base. Lo sentii pulsare…aumentai il ritmo della sega ed esplose in una sborrata incredibile che riversò integralmente nella mia bocca.
Ingoiai senza esitare, ingoiai la sborra di mio zio.
Lasciai che terminasse di godere. Lo tenni in bocca per un po’ di tempo per assicurarmi di pulirlo per bene. Lo tenni talmente tanto, che iniziò a perdere turgidità quando ancora era tra le mie labbra.
Lo sfilai delicatamente, mi accertai fosse pulito e guardai zio Menotti. Scoppiammo a ridere e ci abbracciamo. Restai nuda appoggiata con la testa sul suo petto.

Parlammo un po’, gli chiesi come mai gli era venuta la fissa per me, se in passato avesse mai pensato di potermi portare a letto. Mi rispose che pensava assiduamente a me, ma solo da poco aveva realizzato che volesse fare l’amore con me. Gli chiesi se si sentisse in colpa; io un po’ mi vergognavo, ma decidemmo di non parlare dei sensi di colpa e ci baciammo. Scesi tra le sue gambe, volevo farlo tornare pronto.
Lo leccai delicatamente, mi soffermai sul glande per poi segarlo e leccare tutta l’asta. Scesi verso lo scroto, gli presi le palle in mano e scesi con la lingua a leccargli il culo. Ero molto brava a farlo e lo zio reagì con gemiti. Il cazzo però non tornava in tiro. Gli leccai approfonditamente il culo, infilandogli anche la lingua dentro, sentendo i suoi sapori più interni, sollevai lo sguardo. Volevo essere scopata, ma il cazzo restava inerme. Mi preoccupai, ma scoprii presto il motivo. Lo zio doveva fare pipì. Gli dissi di andare in bagno e, prima che uscisse dal letto, lo sorpresi con una richiesta

"A me piace molto il sapore del piscio"

Mi sorrise e sperai avesse capito cosa volessi.

Lasciò la porta aperta e sentii lo scroscio della pipì cadere nel water. Non mi ero mai spiegata il motivo, ma sentire un uomo che pisciava, mi eccitava da morire, se poi lo faceva davanti a me, andavo al settimo cielo. Mi precipitai in bagno, mi inginocchiai e feci terminare la pisciata dello zio nella mia bocca. Sentivo il suo sapore, quello che nessuna sentiva mai; bere il piscio, per me, è sempre stata l'apoteosi dell'unicità. La ingoiai per gran parte e lasciai che mi bagnasse il viso.

"Se ti da fastidio, mi lavo la faccia", gli dissi
"Asciugala, non credevo fossi così porca", mi rispose.

Tornammo in camera da letto. Mi sedetti sul bordo del materasso e, con zio Menotti in piedi davanti a me, ripresi a spompinarlo. Questa volta reagì subito. Lo sentivo ingrossarsi nella mia bocca. Succhiavo, pompavo e leccavo. Aveva ripreso la sua vigoria, mi stesi sul letto, divaricai le cosce e gli dissi di scoparmi.
Lo zio venne verso di me, con il cazzo in mano e penetrò la mia calda e vogliosa figa.
Lo avevo dentro; lo guardai, era in estasi. Mi stavo facendo scopare dallo zio, quel solo pensiero contribuì a farmi perdere completamente lucidità. Mi scopò e fu bravissimo a farlo. Mi fece montare pian piano il piacere sino a farmi esplodere. Mi avvinghiai con le gambe intorno a lui e proruppi in un orgasmo continuo e prolungato

"Siiiii zio, godo, mi fai morire. Zioooooo ancora zioooo"

Mi rilassai, zio Menotti lo sfilò dalla figa. Si stese sul materasso e gli feci un altro pompino. Credevo volesse godere, invece, accarezzandomelo, mi confessò di volere il mio culo.
Non gli confidai quanto mi piacesse prenderlo dietro, però mi misi subito prona sul letto. Alzai un po’ il bacino e lo zio me lo leccò. Sputò sul piccolo buco ed infilò un dito, ne aggiunse subito un altro e dopo avermi inculato con le due dita, ne infilò un terzo.
Stavo ancora godendo, sopprimendo le urla di piacere, quando sfilò le dita, mi afferrò per i fianchi e lo sentii entrare nel culo con il suo maestoso cazzo.
Pompava come una furia, entrava con il cazzo completamente nel mio culo. Lo sentivo dentro. Mi ritrovai a pensare a mia zia ed a come non potesse immaginare che il marito, in quel momento, mi stava spaccando il culo. Sorrisi, ero sicuramente una stronza, ma mi piaceva da matti godere e quella situazione mi eccitava in modo incredibile. Sentii lo
zio ansimare…mi aveva preso per i fianchi e lo sbatteva nel culo, ripetendo quanto fossi troia, sino a prendermi per i capelli e dirmi che voleva sborrarmi in faccia.

"Ti farò diventare la puttana della famiglia"

Quella frase mi sorprese, ed in futuro me la sarei ricordata, ma mi eccitò anche tanto.

Me lo tolse dal culo, mi stesi supina sul letto e lui si mise sopra di me con il cazzo in direzione del viso. Si segò ed iniziò un’altra sborrata. I primi schizzi mi colpirono all’altezza degli occhi e del naso; il resto della sborrata mi sporcò tutta la faccia.
Lo zio si quietò e si distese al mio fianco. Gli chiesi un fazzoletto per pulirmi, ma lui mi rispose che voleva tenessi il suo sperma sul mio viso. Non riuscivo, però, ad aprire gli occhi, perciò, con il dito, mi tolsi lo sperma dalle palpebre e lo vidi rilassato al mio fianco.
Lasciai, come mi aveva detto, che il resto dello sperma si asciugasse sulla pelle del viso. Rimasi stesa, per non farlo colare.

Lo zio si alzò per vestirsi.

"Qualche volta dormiamo insieme", azzardai
"Magari", mi rispose

Andò via, ma quella sera fu solo la prima

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scritto il
2022-12-06
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