Prima delle nozze

Scritto da , il 2022-04-28, genere etero

Il ticchettare ritmico dei miei sandali alti scandisce la fretta d'incontrarti. Devo arrivare prima di te perché tu possa ammirare il mio desiderio e la mia disponibilità; perché tu possa ammirare l'invidia passarci accanto prima che... Procedo fra volti di gente che passa indifferente. Occhi che scrutano invece cercando di sollevare quei lembi di stoffa che lasciano immaginare ciò che soltanto i tuoi occhi potranno vedere, ciò che tu avrai a tua disposizione. Per chi incrocio un desiderio, per te il piacere. Loro magari s'infileranno nel primo bar col pretesto di un caffè per poi andare a sognare nella toilette. Immagino gli occhi semichiusi nella perdizione dello sfogo che dolcemente o energicamente la loro mano sarà abile a donare. Immagino la tua mano che mi passa quel centone che apre la mia disponibilità alle tue esigenze. Sarà il segno che pretenderai di più da me, che ciò che desidero si realizzerà. No, non il mercimonio: il trascendimento della mia lussuria per mezzo della tua. Lussuria trascendentale: prospettiva entusiasmante. L'importante è che questo fine settimana tu mi travolga come sai fare. Soltanto tu.
Devo allungare il passo. Non mi serve guardarmi in una vetrina per conoscere la mia immagine provocante. Mi bastano questi sguardi che scorrono sulla mia pelle, impalpabili carezze di desiderio; che s'intrufolano sotto quest'abito che occulta ciò che però lascia capire benissimo: è maggiore il mio desiderio della superficie scoperta. Basterebbero due mosse, neppure tanto esperte per denudarmi: denudare il mio corpo, intendo. La mia voglia traspare rispecchiando quella negli sguardi dei passanti, quella della ragazza che mi guarda con sfacciataggine impertinente dal tavolino del bar, si lecca le labbra trapassate da due piercing, divarica le cosce nei jeans strappati che lasciano vedere il tatuaggio di una rosa spinosa. Mi prende in giro? Il gesto volgare mi accarezza più della somma di tutto il resto. Incendia il fuoco che mi sta bruciando. Ma è di te che ho bisogno, non di una ragazzina lasciva, che non è neanche il tuo tipo e non vale perciò la pena di prendere con noi. Ovviamente senza il centone, a lei. E quell'altra donna, invece, che esprime la sua riprovazione strattonando l'uomo che sta con lei. Nell'incrociarmi mi sussurra “puttana” ponendo un angusto confine a ciò che sarò stata in questi giorni, quando il centone sarà tornato nel tuo portafogli come ringraziamento per non avermi risparmiato niente. È l'ultima volta che ci troviamo in territorio neutro: con l'ultimo giorno di questo mese si chiude il contratto d'affitto del monolocale in cui abito, si chiude con l'ufficio che mi permette di vivere. Col primo giorno del prossimo terminerà questa relazione a distanza che mi lacera. Si trasformerà nella nostra vita.
La scritta sul tabellone luminoso m'illumina col suo “atterrato” sulla riga che riporta il numero del tuo volo. Sono nervosa, agitata. Dov'è la toilette? Ho atteso troppo. No, non mi scappa la pipì: mi scappa il bisogno d'essere presa da te, subito. Distinguo nitido l'odore del mio sesso, del mio desiderio. Quanti immensi secondi mancano perché possa sentirlo anche tu? Quanti immensi secondi mancano perché possa sollevare questa gonna davanti alla tua cerniera calata? Il centone me lo darai dopo, ora è il momento per altro. Tutto è già pronto per le nozze. E allora... Allora passiamo quest'ultimo fine settimana prematrimoniale come spero passeremo il resto della vita. Guardo la gente che scende dal tuo aereo. Giunge come un pugno dentro la mia passera una voce di passaggio: “Hai visto la escort che sta aspettando il cliente? Chissà quanto costa?” Ah, come vorrei che potessero vedere la nostra transazione finanziaria. Oh, sì, tira fuori quella banconota qui, davanti a tutti! Magari riuscirai a distrarmi un attimo da questa voglia che mi attanaglia. Ovvio, per scrutare le reazioni dei passanti. Se non ci fossi tu in fondo alla fila mi sarei già fatta accompagnare da qualcuno alla toilette. Immagino le mie parole: “No, tariffa zero, mica sono una prostituta”. Certo, sembro peggio. È meglio che io non veda il mio volto: se ci si leggesse metà della mia voglia... ma soprattutto se ce la leggessi io! Cadrebbe qualsiasi remora, sarei pronta a farmi scopare qui, subito. Ma perché mangiare una frolla industriale moscia quando mi aspetta un dolce di Massari?
Eccoti! Mi hai vista? Sì, lo leggo nella mutazione che intravvedo a mezz'altezza nei tuoi pantaloni. Lo sento in questo pulsare inguinale che mi trattiene ferma impalata. Lo percepisco in queste gocce improvvise che fanno capolino fra le mie gambe. Lo leggo nel sorriso beffardo che t'illumina, che mi rende consapevole di ciò che fra paco saremo e faremo. Che calore! Sono di burro e mi sto sciogliendo. Penso che si veda fra le mie gambe.
Anche le immagini che si creavano nella mia mente fino a un attimo fa si sciolgono. Mentre sta per avvicinarsi il nostro abbraccio si trasformano nelle mie gambe spalancate, in te con me, in te su di me. La realtà del contatto fra le nostre labbra e delle carezze delle nostre lingue, l'una all'altra, non ha pietà. La pressione del tuo petto sulle mie tette, delle tue mani sulla mia schiena, un po' più in basso, un po' più sotto. Dai, verso l'interno... Mi piace, lo sai. Sono pronta a risucchiarti dentro di me, come un vortice di uragano. Mi obblighi alla decenza mentre saliamo sul taxi, poi mentre entriamo nell'albergo. Nell'ascensore mi trattieni le mani in una tua: sono legata, ma posso strusciarmi contro di te. Posso percepire il turgore caldo del tuo cazzo a contatto col mio corpo. No, non puoi riuscire ad evitarlo, questo. Non puoi impedirmi di sentirmi già a quattro zampe col tuo cazzo che prende possesso di me. Prendere possesso: concetto sbagliato. Il possesso c'è già. C'è da quella prima volta, come c'è sempre stato, nelle mie negazioni e nelle mie affermazioni. Sto ansimando quando le ante scorrevoli ci fanno vedere il corridoio. Dov'è la nostra stanza? Proprio in fondo! Migliaia di chilometri ancora da percorrere guardando in ansiosa attesa i numeri che s'avvicinano al nostro: ecco! Tutt'e undici sono alle nostre spalle. La mia gonna scopre la mia essenza di questo momento mentre stai chiudendo la porta. Il paradiso non può attendere. La visita alla città, la cena e tutto quanto il resto aspettino pure.

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