Centro benessere

di
genere
trio

Usciamo dalla sauna praticamente insieme, mio marito, una donna bionda con due bellissime gambe che esaltano un sedere antologico, e io. Lei s'è alzata quando ha capito che stavamo per andarcene. Era dentro la stanzetta già prima che noi entrassimo. Il cielo è sereno. I monti candidi contrastano luminosi con l'azzurro intenso. Il riflesso caldo del sole accieca, a dispetto del freddo invernale. La neve sotto la nostra nudità è un brivido intenso ed eccitante. Non ho bisogno di eccitazione. La tipa che è uscita con noi mi ha fissata per tutto il tempo che siamo stati nella piccola stanza. Per questo sono più bagnata fra le gambe di quanto non sarei in una piscina sul resto del corpo. Per la verità anche mio marito è stato scrutato con puntigliosa precisione. Me la farei leccare da quella lì. Non è una bellezza: ha le tette grosse (ti pareva!), un po' cascanti ma non mosce, poco sottile la vita (se fosse proporzionata alle caviglie il suo girovita starebbe sotto i quaranta centimetri, invece sembra quello di un uomo, ma senza pancia). I capelli di un biondo innaturale, sfiniti dalle tinture, un'espressione piatta sul viso irregolare, spigoloso, duro; gli occhi nocciola sono languidi. Andrebbe bene anche un'altra, una qualsiasi, ma questa mi ha scrutata praticamente da quando siamo entrati e questo è un atteggiamento che mi stimola parecchio. Ho sentito il suo sguardo passarmi su ogni micron quadrato di pelle, soprattutto dove la sensibilità è maggiore; anche allo sguardo. Ho percepito i suoi occhi scorrere vagabondando sulla mia pelle, l'ho sentito fisso su capezzoli e passera. Le ho anche facilitato l'impresa poco dopo essere entrati nella sauna. È per questo suo scrutarmi cannibale che ho voglia di farmela. Ad un certo punto ha tirato fuori la lingua: ce l'ha proprio lunga. L'ha fatta scorrere sulle labbra. L'ho immaginata, quella lingua, scorrere fra le mie, quelle della passera, ovviamente. La vorrei su di me, dentro, dappertutto. La vorrei soprattutto a leccarmi il buco del culo, per permettere a mio marito di sbattermi dentro il cazzo più facilmente, più forte.
Mio marito mi prende per mano, rientriamo in albergo, prendiamo gli accappatoi. Ascensore; andiamo in camera. La mia voglia è evidente, lui sembra meno vivo dal punto di vista amatorio. Lo è invece dal punto vista intellettuale: mi fa ridere descrivendo gli sguardi della tipa. Alla fine sguinzagliamo la lussuria e ne riempiamo la camera.
È caldo, nella sala da pranzo. Sono vestita come d'estate, con poca roba addosso e molta in vista. Però ora si tratta di abiti belli caldi. Mio marito riceve una telefonata e si stacca dalla fila del buffet. Ero la penultima e divento l'ultima. Osservo il menu. Sento una mano sfiorarmi, più un'impressione di carezza che un tocco. Mi giro: c'è dietro di me la tizia del pomeriggio, nella sauna, quella che mi mangiava cogli occhi. Mi chiede, in tedesco, qualcosa. Potrebbe essere un'indicazione sul menu, o che ore siano, o se io sia disposta ad un rapporto sessuale con lei. Non conosco il tedesco. I suoi occhi mi scrutano, mi sembra di sentire il suo sguardo sfiorarmi di nuovo l'ampia superficie di cute all'aria. Ovviamente mi eccito. Traduce in un inglese talmente storpio che me ne accorgo perfino io stessa, io che pure arrivo sì e no al livello elementare. The cat is on the table, per intenderci; se fosse sotto al tavolo comincerebbero le difficoltà. Le sorrido con un punto di domanda. Divento terzultima nella fila col ritorno di mio marito; non per questo m'avvicino all'ambito banco di scelta. La donna accenna delusa a cedere il posto a mio marito, che galantemente la lascia davanti e risponde alla domanda che lei aveva rivolto a me. Poi, mi traduce che chiedeva se poteva sedersi al tavolo con noi e ha risposto affermativamente. Senza chiedere la mia opinione, ovviamente. Non è mancanza di rispetto, si tratta di conoscenza. Gli occhi di lei dondolano fra di noi. Mi sembra quasi di percepirli di nuovo su di me e di accorgermi che passano su di lui per poi tornare a me. Ora che è vestita e truccata sembra molto meglio che nuda. Le gambe poi sono davvero un capolavoro e i tacchi alti dei sandali le esaltano. Le danno una parvenza di eleganza contrastante con la sua palese grossolanità. A tavola parliamo. Non mi dimentico di far intravvedere le mie tette, non di più: la passera è già stata scrutata a sufficienza in sauna. È vero, anche le tette, ma proprio qui in mezzo a tutti... e per andare in sauna mi ero tolta i piercing. Adesso li indosso e li sento sempre meglio. Se mostrassi la passera perderei il controllo seduta stante. Mio marito mi aiuta a capire quello che lei dice. Di tanto in tanto riusciamo a capirci senza interprete. Di tanto in tanto penso che sia invadente: vede una coppia in sauna, la rivede a cena e l'abborda chiedendo di mangiare in compagnia, mi lancia occhiate esplicite, questo già in sauna, sembra quasi si prenda confidenza con mio marito... Chiaro rimane che l'oggetto primo del desiderio sono io. Non è necessario che a lui dica che ci sto: lo sa benissimo da sé. Ci salutiamo con un apparente “ognuno per la propria strada”. È ovvio, però, che non sia così, lo sappiamo tutti. Forse se ne accorgono anche altri avventori Avvolti in caldi cappotti imbottiti usciamo per vedere un po' il paese in notturna. Nevischia e in giro non c'è nessuno. La nevicata, che rapidamente si sta intensificando, crea un silenzio solenne e rilassante. Mio marito mi bacia e m'infila una mano sotto il cappotto. Mi tocca e io dimostro di essere pronta, come sempre. Gli dico ridendo che ho contrassegnato la sedia con la mia liquida disponibilità.
Sto pensando alla tizia a tavola con noi. Ai suoi occhi impudichi che scrutano la mia impudica nudità. La mia troiaggine? Mi andrebbe proprio una cosuccia a tre, ma mi sembra che quel che avevo inteso sia invece stato un travisamento.
Bussano: dallo spioncino la vedo. Apro la porta, nuda, e già prima che sia chiusa mi trovo con le sue mani che mi sfiorano, mi stimolano, mi circondano. Il sesso non dà problemi linguistici. L'aiuto a svestirsi, le tolgo il reggiseno mentre ci avviciniamo al letto, con le lingue a sondarsi senza pudore, con le mani a studiare la carne l'una dell'altra. Si sdraia sul letto e spalanca le gambe. Mi offre la vista di un perizoma bianco, un filo dietro ma un abbondante triangolo bianco davanti. Un triangolo bianco col perimetro rosso fuoco. Il segnale di dare la precedenza. A chi? A che cosa? E come posso spiegarle questa mia risata? La soffoco addentando il pezzetto di stoffa, strappandolo. Ma è tutto inutile: ritenta, sarai più fortunata, peggio che al superenalotto. Perplessità per lei, grande, che mi guarda interrogativa. Imbarazzo per me, che continuo ad essere attratta da quel comico parallelismo. Dura pochi secondi, che a me sembrano un'eternità. A lei non so. Ammetto comunque d'aver provocato un'incrinatura nel reciproco coinvolgimento. Interviene mio marito. Mi chiude la bocca col cazzo, spinge forte. Le sue mani ci abbrancano. Ora è solo perdizione. Mentre mio marito mi scopa noi femmine facciamo un sessantanove, poi lei ed io invertiamo le parti. Quando lui la penetra lei s'irrigidisce e sgrana gli occhi, come se li avesse spinti fuori per contenerlo. Per qualche secondo si lamenta. Non s'aspettava che fosse così grosso. Attendeva invece la mia gelosia. Per chi? Non c'è gelosia, c'è collaborazione. C'è amplificazione. Quello che vogliamo noi due è solo godere e a questo scopo vai bene anche tu. Vai bene per entrambi. Mio marito esce dalla sua figa e prova ad incularla. Lei grida, si scansa bruscamente e s'irrigidisce. Che stupida! Benché non fossi perfettamente lucida, avevo stimato che quel forellino avesse ricevuto parecchi passaggi, è pur vero che mio marito per un'inculata rappresenta un'esperienza piuttosto forte ed impegnativa. Mi offro io alla sodomia. Mi sacrifico? Certo che no. Le mostro soltanto quanto sia bello, facile, soddisfacente prendersi così mio marito.


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2022-12-07
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