Cognatina, scopatina

Scritto da , il 2012-07-13, genere sentimentali


La strada era stata aperta, ora sarebbe stato più facile.
L’altra sera ci eravamo dati appuntamento a casa mia, cognate con mariti, suocera, miei figli con le morose, io con mia moglie. Grigliata in terrazzo, arrivato l’estate è bello trascorrere le sere in compagnia.
Eravamo giunti alla fine della cena, in tavola era stata portata l’anguria, tagliata a pezzettoni, mia cognata lancia un urlo, s’era dimenticata la crostata di frutta che aveva preparato per l’occasione.
Lei e il marito, si lanciano accuse incrociate dandosi la colpa l’un l’altro.
In ogni modo bisogna andare a prenderla, mi offro di utilizzare la mia moto, accompagnato da mio cognato, lui s’inalbera sostenendo, che fosse sua moglie la responsabile della dimenticanza e quindi sarebbe toccato a lei.
Qualche improperio da parte di Monica, mia cognata, poi sbottando, “e va bene, andrò io, prenderò un po’ d’aria fresca, andando con la moto.”
Virtualmente mi stavo sfregando le mani, avevo ottenuto che venisse mia cognata, senza destare sospetti di averlo voluto. Ci congediamo dalla compagnia, dicendo che avremmo impiegato poco tempo, salvo imprevisti.
Indossati i caschi, saliti entrambi, ed inforcata la moto, siamo partiti a tutta birra, per andare a casa di Monica. Ci parlavamo dal microfono dell’impianto inserito nei caschi, avevo detto a mia cognata di fare attenzione, indossando un vestito leggero e immaginando, che sotto non aveva le mutande, di non far svolazzare il vestito e mostrare le sue magnifiche gambe, ed altro, a tutti i passanti.
Mi pose la domanda, perché ipotizzavo che fosse senza slip.
La risposta fu che più che immaginare speravo.
Mi disse che potevo verificare di persona.
Tolsi la mano sinistra dal manubrio e la portai dietro, lei aveva fatto in modo di agevolare il mio movimento, ed avevo infilato sotto il vestito la mia mano in esplorazione.
Avevo percorso, accarezzandola, tutta la coscia, ero arrivato all’inguine e poco più avanti, al tatto avevo avvertito il pelo del suo pube, un po’ più avanti il pelo era bagnato, le dita sempre in esplorazione, erano arrivate alla figa, di mia cognata, ch’era fradicia.
Diedi una bella “ravanata” infilando due dita nella passera, che tanto mi aveva fatto impazzire circa un mese fa. Alzando la visiera del casco, avevo prima annusato e poi succhiato le dita dal buon sapore di figa.
Nel frattempo eravamo giunti a casa di Monica, ci siamo infilati nell’ascensore per raggiungere l’ultimo piano. Appena azionato il pulsante e partiti, ho infilato la lingua in bocca a mia cognata limonandola, non si sotrasse anzi s’era messa lei a dirigere il gioco, con la mano le avevo alzato la gonna, avevo abbassato la testa ed ero andato a baciarla in mezzo alle gambe.
Eravamo entrati in casa ed in un nano secondo le avevo tolto il vestito, intanto che limonavamo mi spogliavo con il suo aiuto, entrambi nudi, io con un cazzo duro e diritto, voglioso di entrare nella tana calda di Monica, che nel frattempo, probabilmente molto eccitata al punto d’avere i capezzoli duri e ritti.
Ci eravamo sdraiati sul tappeto, non ci eravamo parlati, entrambi volevamo fare sesso, pur sapendo che dovevamo dedicare poco tempo, ci aspettavano per la crostata.
Le avevo alzato entrambe le gambe, fino a farle toccare con la punta dei piedi, il tappeto all’altezza della nuca, tenendole un po’ divaricate, avevo iniziato a leccarla dal culo alla passera.
Mi ero girato posizionandomi sopra al suo viso per darle modo di baciarmi e leccarmi la mia asta e le mie palle, un 69 arcuato.
Però volevo affrettare i tempi, l’avevo fatta sdraiare sopra al mio corpo, aiutato da lei le avevo infilato il cazzo nella sua calda e bagnatissama figa.
Abbiamo iniziato una danza, del su e giù, baciandola, palpandole le belle tette grosse e come ho già sottolineato, con i suoi splendidi capezzoli irti, non potevo dedicare il tempo necessario al suo fantastico e gonfio clitoride.
La cavalcavo e la baciavo, poco dopo era arrivato il suo urlo di godimento, si era avvinghiata a me, voleva portarmi in estasi, voleva la mia sborra, quando aveva capito che ero sul punto di schizzare, aveva alzato il bacino, si era messa in ginocchio e aveva dato gli ultimo colpi con la bocca, a casa aveva mangiato a sufficienza ma le mancava il dolce, si slurpò tutta la sborra che il mio cazzo emise, concluse con un bacio, ed una leccata a tutto il pacco, con divagazione al buchetto del culo, che tengo sempre ben depilato.
In fretta e furia siamo ritornati a casa mia con la crostata.

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