Il Clitoride di mia cognata

Scritto da , il 2012-07-03, genere sentimentali

Il clitoride di mia cognata
Se ci credi, si avverano anche le cose insperate.
Era da qualche giorno che, quando ero in sella alla mia moto, avvertivo un rumore strano.
Oggi avevo appuntamento dal dentista, mi sono sbrigato prima del previsto, essendo di strada dal concessionario, quando sono stato di fronte ho messo la freccia e sono arrivato al suo ingresso, con disappunto ho letto l’orario dell’officina, mancavano ancora 30 minuti buoni.
Nei pressi abita anche mia cognata, sapevo da una telefonata fra lei e mia moglie, che oggi non era andata al lavoro per una visita dal dermatologo. Ho selezionato il suo numero, quando m’ha risposto, le ho spiegato per sommi capi dov’ero e perché, mi disse di andare da lei a bere un caffè o altro. Non me lo sono fatto ripetere due volte.
In poco tempo ero sotto casa sua, ho suonato, m’ha aperto la portineria, sono salito, ha aperto la sua porta.
Era molto contenta dell’improvvisata, m’ha abbracciato e baciato sulle guance. Lei era splendida, già è una bella donna, alta, in carne, mora mora, tette belle grosse, poi indossava un vestito corto, un po’ largo, arricciato sul seno, lo metteva ancor più in evidenza. Era scalza, ho ammirato subito i suoi piedi lunghi affusolati, che da sempre mi piacciono, con un balzo era tornata sul divano. Mi ha pregato di sedermi, offrendomi da bere. Ho optato per un the freddo, nel contempo m’invitava a spogliarmi un po’, dato il caldo opprimente, e il fatto che non funzionava il condizionatore. Intanto che mi versava la bevanda, m’ero tolto la camicia e l’avevo posata sulla sedia nella camera guardaroba.
Vedendomi a dorso nudo, indossando ancora i pantaloni, mi disse “vuoi metterti in libertà? Togli anche i pantaloni o ti vergogni farti vedere da tua cognata con i boxer?”
Visto che insisteva, mi sono accinto a togliere scarpe e calze, e per ultimi i pantaloni. Mi sono guardato allo specchio, che c’era nella camera dove ho depositato tutto, non ero male, il cazzo però s’era indurito e stava facendo capolino dalle mutande, con la mano, l’ho accarezzato e contemporaneamente l’ho “sdraiato” per traverso, quasi ora usciva di lato.
Entrando in salotto, mia cognata, non ho ancora fatto conoscere il suo nome, si chiama Monica, fa subito una battuta, finalmente ti vedo nudo, mi sembra di notare che li al basso vi siano movimenti.
Vedi bene, gli occhi vogliono la loro parte, e tutto viene trasmesso all’uccello.
Mi sono andato a sedere sul divano, ch’era bello grande ad angolo.
Monica era quasi coricata sulla parte più lunga, con la schiena appoggiata al bracciolo, io m’ero posizionato sull’altro lato. I suoi piedi sfioravano appena appena il mio braccio, ho allungato la mano ed ho iniziato ad accarezzarle i piedi, mi piacciono tanto, e sottolineo “Monica, hai proprio dei bei piedi”, noto che provi gusto nell’accarezzarmeli, giocaci pure, non mi dispiace, anzi e bello sentirseli accarezzare. Ho osato, mi sono girato con il busto verso di lei, ho alzato il piede destro ed ho iniziato a baciarlo e a leccarlo. Lei di tutta risposta s’è messa a strusci are l’altro piede sopra ai boxer, mi stava massaggiando il cazzo, come detto già bello duro. A questo punto, ho pigiato sull’acceleratore, il mio piede destro è andato all’attacco, s’è intrufolato sotto al vestito, Monica stava al gioco, ha allargato le gambe e ha permesso il contatto fra il mio piede e le sue mutante, continuavo a muovere le dita del piede come se fossero quelle della mano, stavo accarezzando il pube, la passera.
Mi stavo eccitando sopra alla soglia, di li a poco superavo il limite del non ritorno. Sottolineavo alla cara cognata, che io ero con un solo capo d’abbigliamento, i boxer, lei come minimo ne indossava ancora due, mutandine e vestito, sempre che no avesse anche il reggiseno.
Precisò che le tette erano libere, sotto al vestito, e credetemi era molto evidente, acconsentì a togliere il vestito, ho accolto l’evento con soffuso applauso, ed un complimento, tette spettacolari.
Aveva due bocce strepitose, l’areola molto grande, il capezzolo enorme, tondo, rigonfio. Non esitai un istante, con la lingua sono andato subito a leccare quella bella abbondanza, leccavo e mordicchiavo i capezzoli, ma anche tutte le tettone nella loro maestosità, l’avevo strinta a me, le ho infilato, la lingua in bocca, volevo ringraziarla per quanto mi stava offrendo.
Mi sono alzato in piedi e ho calato i boxer, il cazzo, dalla posizione orizzontale coercitiva nei boxer, s’era messo sull’attenti, era duro, e diritto.
Monica, s’era messa in ginocchio, era arrivata al mio pisello e aveva iniziato a baciarlo e a leccarlo.
L’ho invitata a togliere le mutande, volevo ammirare e soprattutto leccare la sua figa. Repentinamente le ho tolto le mutandine, erano a vita bassa, ero estasiato avevo il naso e gli occhi a pochi centimetri da una meraviglia di boschetto. Il primo istinto è stato quello di dare due baci ed una leccatina al pelo nero .
L’ho fatta sdraiare, le gambe erano piegate e divaricate, mi sono tuffato sulla sua passera, tenevo le labbra larghe, era in bella mostra un clitoride enorme, duro, ritto, un cazzino di un centimetro, ma che spettacolo.
Mi sono concentrato su di lui, con lingua e dito era diventato rosso ed anche un po’ più grosso, lei ansimava, agitava le braccia e ripeteva continuamente fammi venire, fammi sborrare.
Ora, tanto era il godere, quasi tremava, continuavo a leccare, da quel cazzino duro inziò a zampillare una sostanza biancastra, dal sapore acidulo, arrivarono due schizzi che m’investirono il viso, si era messa ad urlare il suo godere. Io ero arrapato, il cazzo duro emanava le prime goccine, quelle trasparenti, e sono anche dolci, le prese con l’indice e le lecco, era ancora bella cala, l’ho fatta sedere sul mio cazzo, lei aveva piegato le ginocchia ed allargato le gambe, la sua figa era lubrificata, dopo la venuta, infilare la mia asta è stato semplice, alzavo e abbassavo il suo culo, ed ogni volta veniva giù ad appoggiarsi sulle mie palle. Era un vortice di azioni, limonavavo, mi stuzzicava i miei capezzolini che si erano induriti, sempre su e già, si sentiva lo schiac di quando c’è tanto liquido, la imploravo di continuare, stavo esplodendo, il primo fiotto andò su nella sua figa, poi il secondo ed un terzo. Continuavo a limonare e a leccarla, strapazzavo le sue enormi tette, l’avevo alzata e fatta sdraiare a fianco, non volevo che la quantità di sborra scaricatale in figa, uscisse ad imbrattare il divano, com’era successo una volta. Monica, non si lasciò sfuggire la possibilità di leccare il mio cazzo, assaporando quel po’ di sborra che vi era ancora.
Ora ero io che volevo gustarmi la figa di mia cognata, arricchita del mio nettare, mi arrapava molto, prima ne deglutii un po’ poi ne porsi, con la lingua, un po’ a Monica, limonammo scambiandoci la sborra dalla bocca.
Dovevo portare la moto dal concessionario, siamo andati in bagno io ho lavato il suo sesso e lei il mio.
Un ultima leccata alla sua passera, l’ho fatta sedere sulla lavatrice, allargando le gambe aveva messo in mostra il suo gioiello, l’ho leccato più e più volte.
La prima era stata fatta, non sarebbe certo stata l’ultima. La strada ormai era aperta.












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