Gusti strani 6

Scritto da , il 2020-04-17, genere pulp

Era tutto molto strano per mè, ancora prima di partire con i due tizi, avevo passato i miei momenti ad ambientarmi nel collegio.
Pur essendo vincolata solo dalle 20 alle 8 come moglie del Don, il resto della giornata mi risultava difficile passarla come volevo, intanto c'erano le lezioni, che era pur vero, le seguivamo come meglio credevamo, intendo come abbigliamento, alcune erano libere di indossare quello che credeva meglio, io ero una di quelle, altre/i avevano abbigliamento imposto, a secondo se appartenevano a qualcuno e che grado gerarchico aveva quel qualcuno.
Bisogna spiegare che ogni alunno, o alunna, di fatto era di qualcuno, a volte i precettori o il personale aveva più di una proprietà.
Io ero fortunata, avevo solo lui, ma come imparerò col tempo, lui mi donava, come piaceva dire, ad altri, tipo ai donatori, persone facoltose che donavano danaro al collegio, o amici dl Don, o persone che vantavano crediti o altro, la mia vita divenne negli anni del collegio, una vera e propria prostituzione.
Ripeto, a mè andò alla grande, ad altri invece non andò così bene, se eri protetta da insegnanti o persone d'ufficio, eri la loro amante, e soddisfavi lui o lei e via, ma se eri con personale di bassi ranghi, allora ti andava peggio.
Chi apparteneva a personale di cucina o delle pulizie ecc, servivano per far arrotondare lo stipendio di queste persone, ero una schiava a tutti gli effetti, a qualsiasi ora servivi, venivi prelevata e messa a disposizione di chiunque pagasse, all'interno del collegio, vi era una zona, collegata con l'esterno, dove molte di noi, venivano fatte prostituire, per pochi soldi a persone veramente porche.
Mi ricordo una coppia di fratelli, lei diciannove anni, lui sedici, erano di un bidello, un uomo sulla sessantina, un ciccione sudaticcio, mezzo calvo, trasandato, un laido, quando passavo per i corridoi mi piantava gli occhi addosso, mi spogliava mentre camminavo, io ancheggiavo sulle mie scarpe tacco 10, la mia gonna svolazzava, e si vedeva il mio culetto nudo senza slip, e a volte facevo apposta a fermarmi da lui a chiacchierare, spesso mi sedevo sulla sua postazione, e mi spuntava il cazzo, lo facevo indurire, e lui impazziva, mi diceva, sei fortunata non posso toccarti, ma se se eri mia eri già per strada a prostituirti, come d'altronde, faceva fare ai due fratelli, di mattino, erano costretti a studiare in reggicalze calze tacchi e basta, se lei aveva le sue cose un paio di slip e basta, appena suonava la campanella, a turno li portava nello sgabuzzo , li legava e li violentava, lei aveva già abortito trè volte, e il fratello, era ormai devastato da quello che gli faceva, poi dopo aver fatto i pochi compiti, li portava fuori, e li riportava in collegio, verso le trè di notte, li portava a battere in un paese vicino.
Una sera, lei era veramente distrutta non stava bene, vomitava, sicuramente era gravida, così chiesi il permesso al Don di assentarmi per una notte, mi disse di si, e mi presentai dal maiale, senti, dissi, se li lascia casa questa sera vengo io al roro posto, e per non sentirmi dire di nò, lasciai cadere il vestito a terra, rimasi nudo, solo autoreggenti e tacchi, ero stupenda, lo presi per mano e lo portai nello sgabuzzino, fino a domattina sono tua, mi misi stesa a pancia sopra, allargai le coscie e dissi, allora mi vuoi o nò?, estrasse in pochi secondi il suo cazzo, era ben messo, non era il Don, manon era male, come un animale me lo piantò diretto nel culo, sobbalzai, sorrisi e me lo gustai, ci sapeva fare il maiale, e mentre mi pompava afferrò il mio cazzo, e inizio a segarmi, piano porco, e del Don se lo rovini ti strappa il cazzo, lui rise, vedrai puttana, che fine ti farà fare il Don, la vacca risposi ed è quello che meglio so fare stronzo, e mi riempì di sperma.
Bene lurida vacca, ora vieni con mè, salii in auto, e dopo una mezz'ora mi scaricò, in una strada laterale alla provinciale, ritorno verso le due, non devo sentire lamentele, e se ne andò.
passai la serata a soddisfare uomini di tutte le età, e gusti, di bocca di mano di culo, con uno o due o trè per volta, e alla fine quando rientrai mi sentivo lurida, piena di sperma ma felice, entrai in camera, andai in bagno per lavarmi ma il Don mi disse, ben arrivata troia vieni qui, lo raggiunsi, era steso sul letto, al suo fianco c'era un ragazzino delle medie, e con la manina stava segando il mostro, il Don sorrideva, siediti sopra troia, ma sono sporca Amore dissi, siediti lurida troia, mi sedetti sopra e scivolai dal tanto sperma che avevo nel culo, guardai il ragazzino, ad un tratto il Don gli fece segno, lui si avvicinò e iniziò a farmi un pompino, era bravino, il Don mi disse, era di don felice, ora lo prendiamo noi, tù gli dico, ma sei matto lo rompi è piccolissimo, non ora scema più avanti quando lo avrai preparato per bene, e pochi attimi dopo venni in bocca al ragazzino, e il Don dentro di mè, mi staccai e feci per andare in bagno, dove vai? mi chiese, alavarmi, risposi, ora dormi, e domattina vai in classe coì, l'indomani mattina camminavo per i corridoi, nuda, sporca e con lo sperma secco sui capelli sul corpo dappertutto, portavo al collo un biglietto, che diceva, per oggi sono la puttana di tutti, un buco da riempire, o un urinatoio.
Credo di aver passato uno dei giorni più belli della mia vita, non ero più intoccabile, più maschi mi hanno stuprata, alcune donne anno voluto il mio cazzo, molti mi usarono come cesso, fù stupendo, e alla sera, a letto con lui, mi avvicinai, lo baciai, e gli dissi, Don, ti prego, sono tua fammi quello che vuoi, dammi a chi vuoi, ma sposami, ti prego, lui mi afferrò mi girò lo piantò nel culo, e mentre mi pompava, mi disse, tra qualche mese, quando sarai uscita dalla clinica, diverrai mia moglie, e ricordati sarà per sempre.

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