Caffè macchiato

Scritto da , il 2019-05-21, genere etero

“Non riuscirai a farmi cambiare idea”
“Cos’è mi sfidi?”
“No, davvero, stamattina non ho tempo, passa Fabio alle 9”
Sono le 8.40, sei già vestito pronto per uscire, per andare a giocare a tennis con il tuo amico.
“Dai non è mica che vai al lavoro, lo chiami e dici che ritardi un po’…” Mi avvicino e ti accarezzo il collo. Ti alzi velocemente dalla sedia, ti allontani e mi tieni a distanza.
“Non mi toccare, ti ho detto di no. Non mi va di farlo aspettare. Possiamo rimandare tranquillamente a dopo”
“Dai mancano ancora 20 minuti. Io mi accontento e... a te un quarto d’ora basta e avanza” ti faccio l’occhiolino. Ti provoco. Tu sorridi ma non cedi.
“Smettila” dice la tua voce, ma non il tuo sguardo che scorre lungo il nuovo babydoll di raso che mi copre appena i glutei. Simuli disinteresse
“E poi vestiti, non ti fa freddo?” In effetti dalla finestra entra una fresca brezza mattutina che contribuisce a mantenere i miei capezzoli dritti e ben visibili anche attraverso la stoffa.
“Aspettavo che mi scaldassi tu…” sorrido continuando a guardarti negli occhi.
Sei divertito, ma anche infastidito. Talmente rigido e rispettoso che mai e poi mai daresti buca al tuo amico. Avete fissato da tempo, ti conosco e so che non c’è neanche una remota possibilità che tu disdica la partita con lui, ed è per questo che mi diverto a provocarti. Tra i tuoi impegni e i miei ultimamente ci siamo visti poco ed è un po’ che non facciamo sesso. Se voglio giocare però non devo tirare troppo la corda, se mi avvicinerò troppo tu te ne andrai e il divertimento sarà finito. Invece, a dispetto delle tue convinzioni, voglio fare in modo che sia tu ad avvicinarti a me e ad implorarmi di non smettere.
“Se pensi di non essere in grado di resistere alle mie provocazioni puoi sempre aspettarlo fuori…”
Così se te ne vai avrò vinto io, ammetterai implicitamente di non avere alcun controllo; ma se rimani ti porterò al limite. Tu, senza dire niente, scosti la sedia dal tavolo e ti metti seduto, accettando la sfida. Ecco un primo passo verso di me. Sorrido, i nostri occhi non si mollano.
Mi siedo e accavallo le gambe; la sottoveste troppo corta copre solo la parte iniziale. Mordo il croissant e lascio che la crema fuoriesca rimanendo appoggiata sulle mie labbra. Mastico lentamente, poi raccolgo la crema con l’indice e inizio a passarmelo sul labbro inferiore mentre apro lentamente la bocca. Lo passo con calma anche sul labbro superiore, poi premo e lo introducono in bocca. Lo lecco e lo succhio in modo allusivo. Vedo il tuo petto alzarsi e abbassarsi profondamente e sento il mio cuore battere più forte. Ti sporgi verso di me e con tono basso e l’espressione divertita mi dici:
“Non te lo farò toccare ne’ tanto meno leccare se è quello a cui stavi facendo riferimento…”
“Oh no, non ti toccherò non temere. Ti porterò all’esasperazione e sarai tu a cedere alla tentazione di prendermi e sbattermi”
“Si si, continua pure a sognare! Io dico che cadrai nella tua stessa trappola ” Ridi divertito.
Ricambio il sorriso, mi alzo e mi volto, interrompendo il contatto oculare e allentando per un attimo la tensione.
“Vuoi un caffè?”
“No grazie”
Apro lo sportello dello scolapiatti e in punta di piedi mi allungo per arrivare a raggiungere la tazzina più lontana. Sento la sottoveste che sale e la parte inferiore dei glutei scoprirsi. Non porto le mutandine e sto iniziando a bagnarmi. Senza neanche voltarmi ti chiedo:
“Scusa non ci arrivo, mi daresti una mano?”
Sento i passi lenti avvicinarsi e ad un tratto avverto tutto il calore del tuo corpo dietro il mio. Non mi tocchi ma sei così vicino che percepisco la presenza di ogni parte di te a poca distanza da me. Riconosco la forza del tuo desiderio dal ritmo del respiro. Sono stretta tra te e il lavello, in punta di piedi, in un equilibrio fisico e mentale estremamente precario. Come se qualcosa dentro avesse preso fuoco inizio a sudare. Allunghi un braccio e prendi la tazzina. C’è solo una cosa che potrebbe farmi cedere adesso e spingermi a cercare avidamente il tuo corpo, perdendo miseramente e provocando la tua fuga: e siccome mi conosci, sai benissimo quali sono i miei punti deboli. Così accentui il rumore del respiro e spingi delicatamente l’aria con le narici sull’incavo del mio collo, facendomi tremare e sudare al tempo stesso. Oddio, mi sento morire…Chiudo gli occhi per concentrarmi su quell’esplosione di sensazioni e cercare di captare ogni minima pulsione. Mi aggrappo e mi sostengo al piano della cucina e cerco di trattenere la voglia di inarcare la schiena, allontanare il bacino e appoggiare il culo sulla tua erezione che so essere lì, che avverto di riflesso nella mia eccitazione. Come sarebbe bello avere le tua mani tra le cosce qui ed ora! Continuo a tremare ma non ti tocco, resisto, non l’avrai vinta tu. Mi schiarisco la voce e cerco di riprendere il controllo di me stessa.
“Grazie. Adesso fammi spazio così mi faccio il caffè”
Ti allontani e ti rimetti seduto. Con la coda dell’occhio vedo che ti passi una mano tra i capelli, segno che stai faticando anche tu. Preparo il caffè e apro il frigo.
“Accidenti il latte è finito” mi avvicino con la tazzina al tavolo dove sei seduto. Mi sporgo verso di te e lancio un’occhiata alla tua erezione, visibile anche dai pantaloni, e poi ti guardo negli occhi audace
“Me lo macchi tu?”
“Tu devi essere completamente impazzita!” Scuoti la testa, ridi e cerchi di fuggire con lo sguardo da questa situazione che evidentemente fai fatica a sostenere. Ti mordi il labbro e i tuoi occhi scuri e lucidi di eccitazione tornano sui miei.
Appoggio la gamba sul tavolo e mi metto seduta. Piego le ginocchia e apro le gambe. Mi passo un dito in bocca e inizio a masturbarmi lì, seduta sul tavolo davanti a te. Ti fisso negli occhi e adesso davvero non so chi cederà per primo perché io sto facendo una gran fatica a non saltarti addosso. Passo lentamente il dito dentro e fuori dal sesso che tu fissi: respiri a fatica e deglutisci spesso. Nel silenzio della stanza è possibile udire il suono della pelle bagnata che si discosta al mio tocco. Da sopra i pantaloni ti tocchi il pacco con discrezione, come se non volessi ammettere che non ce la fai più. Sento colare gli umori sul tavolo… sta diventando una piacevole tortura….quando ecco che il tuo telefono squilla.
Siamo alla resa dei conti. Continui a guardarmi, non te ne frega niente di che ore sono e questa è la mia piccola vittoria. Il telefono continua a squillare. Tre squilli. Quattro squilli.
“Non rispondere” ti dico mentre continuo a toccarmi ansimante. E tu, maledetto, senza togliermi gli occhi di dosso, prendi il telefono e rispondi.
“Pronto!” sento che è Fabio.
“Ciao, scusa volevo chiederti se posso salire un attimo perché avrei bisogno del bagno”. La delusione mi pervade, la tua risposta è scontata. E adesso?? Non può finire così!
“Certo, sali”. Riattacchi. Nascondo la delusione, ti guardo, sorrido e inarco un sopracciglio.
“Facciamo giocare anche Fabio…?” Mi fulmini con lo sguardo
“Non ci pensare neanche!” Il gioco è finito. Mi intimi di andarmi a vestire. Uffa.
Sospiro amareggiata…Vado in camera, indosso una vestaglia a kimono poco più lunga della sottoveste, vado in cucina e passo la spugna sul tavolo. Tu stai prendendo la borsa e radunando le tue cose all’ingresso. Arriva Fabio, sento che lo saluti e gli indichi la porta del bagno. Dopo poco esce e passa per la cucina a salutarmi. Lo abbraccio e gli do un bacio sulla guancia.
“Fabio ti offro qualcosa…” ti guardo e non resisto “…vuoi un caffè macchiato?”

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