Il mio niente

di
genere
prime esperienze

È una mite domenica mattina di fine giugno. Abbiamo fatto l'amore e adesso siamo qui a scambiarci battute, umori, carezze, baci e anche capi d'abbigliamento.
Vado in bagno. Quando torno attraverso la stanza, raccolgo la tua camicia dal pavimento e la indosso, senza abbottonarla. La lascio aperta sul mio corpo nudo.
Mi osservi, lo sguardo interessato, accenni un "Ti sta proprio bene. Vediamo se vale lo stesso per me."
Appoggiato alla finestra, con la tua Marlboro stretta tra le labbra, allunghi il braccio verso la spalliera della sedia e prendi la mia vestaglia da camera, una robetta corta di raso con grandi fiori stampati, presa al negozietto all'angolo.
Allacci la cintura in vita.
Inizi a fare una specie di imitazione femminile, cammini in modo accentuato, sculettando, fai il buffone. Sei incredibilmente sexy. Ridiamo, ridiamo, ridiamo.
Sei così attraente, nonostante quella cosetta femminile, anzi pare che il contrasto esalti la tua mascolinità. Vorrei tanto che mi scopassi così.
Anzi, no.
Vorrei essere io a scopare te.

Ci sono momenti in cui vorrei davvero sovvertire l'ordine del mondo, come adesso. Vorrei essere io a penetrarti e tu a ricevere, vorrei usare il sesso per violarti, possederti, farti mio. Vederti godere nel prendere, magari stringerti da dietro, una mano sulla spalla, l'altra sul fianco, intrappolarti, inchiodarti con una parte di me dentro.

Vorrei sapere cosa si prova, vorrei sentire il mio corpo entrare dentro al tuo, aprirti, perfino farti un po' male. Solo un po'. Per vederti resistere al dolore, mansueto, completamente assoggettato al piacere. Senza alcun controllo.
Farti sussultare, inarcare, tendere, contrarre solo attraverso le mie spinte. Percepire i tuoi muscoli cedere, la carne rilassarsi. E, dopo averti piegato, ammansito e schiacciato, avvertire la tua riconoscenza e gratitudine.
Perché questo è l'effetto che tu fai a me.

"A cosa stai pensando?" - mi chiedi mentre sfiori con le narici la linea della mia clavicola.
Sorrido e scuoto la testa. Non so come dirtelo adesso. Probabilmente non te lo dirò mai.
"A niente."

Niente.
Oggi il mio “niente” è l'idea di penetrarti.

Accarezzo il bordo della vestaglia, continuo sulla tua pelle, appoggio i palmi sul petto e lentamente, ti spingo.
Fai un passo indietro.
Un altro ancora.
Ti siedi sul materasso.
Le tue mani sulle cosce mi guidano; prima una gamba, poi l'altra, fino a farmi salire in ginocchio sopra di te.
Mi abbassi la camicia, scoprendomi le spalle. Intreccio le dita tra i tuoi capelli. Le labbra si incontrano. Ci scaldiamo di nuovo.

Dopo poco sei di nuovo dentro di me. Abbiamo tolto le vesti, carino lo scambio ma inizia a fare troppo caldo.
Sono ancora sopra, mi piace avere libertà di movimento, vederti nella tua interezza.
Farti scivolare dentro e fuori.
Spingerti fino in fondo.
Dettare il ritmo del mio godimento.
Mi piace drizzare la schiena per sentirti ancora di più, mi piace usarti, prendermi il mio orgasmo, darmi piacere attraverso il tuo corpo senza occuparmi di te e scoprire che la mia eccitazione, provocata da atti di puro egoismo, incrementa naturalmente la tua. Più mi perdo in queste sensazioni più ti sento ansimare al mio stesso ritmo.
I miei movimenti sono lenti. Voglio assaporare ogni istante. Mi fermo per sentirti pulsare dentro, crescere ancora.
Qualcosa mi dice che sei al limite e l'idea mi fa impazzire.

"Voltati..." mi sussurri.
"No, aspetta ancora un po’..."
"Non è così facile..."
Mentre lo dici sorridi. E io mi innamoro di te, ancora una volta.

Ti sfioro le labbra con le mie, mentre continuo a ondeggiare con calma. Il mio bacino si allontana di poco, si solleva poi lentamente, spinge in profondità. Un gran calore mi assale. Dev’essere giunto anche a te perché mi afferri le natiche e le distanzi tirandole ai lati. L’aria fresca raggiunge i nostri corpi a contatto.

Senza troppa fatica potresti in un attimo ribaltarmi sul letto, ma non lo fai. Mi ripeti guardandomi negli occhi:

"Voltati"

E io vorrei indugiare, solo per sentirtelo ripetere ancora, per ascoltare la differenza tra il primo invito, la richiesta e l'ordine. Ma so che è l'ultimo avvertimento se non voglio che tutto finisca qui.

Mi sfilo e mi stendo supina, sollevo le braccia sopra la testa.
Sono accaldata.
Mi osservi un attimo, il tuo sguardo luccica. Rimani alla mia destra, carponi, mi succhi un capezzolo, sparisce nella tua bocca, lo mordi, lo sai che mi fa impazzire. Inarco la schiena per la scarica di ossitocina appena ricevuta, molli la presa e ti immergi tra le mie gambe. Di solito per godere pienamente di un buon cunnilingus chiudo gli occhi e lascio che la mente scivoli proprio lì, dove la tua lingua scorre.
Ma oggi decido di guardarti.
E quella che mi si presenta è una delle scene più erotiche ed eccitanti che abbia mai visto: hai gli occhi chiusi, la bocca sulle mie labbra, mi baci con una passione che è puro sesso, traspare tutto il trasporto che ti attraversa.
Sei altrove.
Quel bacio è quasi un affare tra te e la mia intimità. Se non fosse che sento la tua lingua guizzare e il tuo palato succhiarmi, potrebbe non essere me che stai suggendo.
Mi abbandono al piacere. Il tuo corpo è perpendicolare al mio, voglio toccarti, allungo il braccio, mi sposto fino a raggiungere il tuo sesso. Sei duro, umido. Ti stringo, tiro, cerco i testicoli, li afferro, ci gioco un po'. Sei molto, molto bagnato, saranno i miei umori oppure il sudore non saprei ma è una delizia.
Continui a perderti tra le mie cosce, senza fretta ci dedichiamo ai nostri corpi al limite, è fantastico potremo andare avanti ancora e ancora.
Arrivo con le dita al perineo, sfioro il tuo ano, quasi per sbaglio.

Ed in quel momento ripenso al mio “niente”.

Non so se può piacerti.
Non so se hai mai provato.
Ci conosciamo da un po' ma forse non abbastanza. A me piace, ma non per tutti è così.
Lo sfioro di nuovo, questa volta con cognizione.
Tu non ti sposti, ma nemmeno ti predisponi, sei ancora immerso tra le mie gambe.
Dio quanto sei bagnato!

Cosa sarebbe il sesso senza iniziativa?
I miei battiti accelerano.
Allungo ancora la mano.
Sfioro, giro intorno…

Decisa, spingo un dito.
Tutto dentro.

Nessun attrito.
Scivola agevolmente.

Il piacere mi illumina il cervello e mi provoca una contrazione tra le gambe.

È un attimo.

Lo scatto di un centometrista allo sparo del via, i cavalli alla caduta del canapo, il gatto che sente sbattere a terra una pentola, il salto del capriolo che ti attraversa la strada, la reazione della mano ad una scossa elettrica, l'effetto degli schizzi di olio bollente sulla pelle…

Niente, tutto questo non è niente. Nessuna di queste cose regge il confronto in termini di rapidità, immediatezza ed intensità rispetto al balzo di mezzo metro che fai tu, crollandomi addosso subito dopo.

Cazzo.

"Scusa! Scusa! Scusa! …Ho provato ma se non ti piace non lo faccio più, giuro!"

Il silenzio è rotto solo dai tuoi respiri ancora rapidi.
Passano alcuni secondi. Resti immobile. Nessuna risposta.

"Mi dispiace..." ti accarezzo la schiena, non so che diavolo dire.

Poi inizi a ridere. Finalmente. Meno male. Rido anch’io, la tensione cala.
Ti sollevi appena, vedo il tuo volto, sento scivolare qualcosa.
Mi tocco la pancia.
Mi scopro completamente ricoperta di sperma.




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scritto il
2025-07-10
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