Janira: la brasliana

Scritto da , il 2019-03-07, genere etero

Storia vera
Chattando ho avuto una serie di avventure e di storie e quindi in fasi di stanca del lavoro mi sono messo a circolare sulle varie chat e ad un certo punto eccola li: Janira, brasilera di Rio con cui avevo scambiato più volte parole in chat e con cui potevo dire che ci si iniziava a conoscere. Le avevo inviato mie foto e lei sue, così avevamo continuato a parlare con me che spingevo sull’acceleratore. Avevo avuto una donna di colore e bissare non mi sarebbe dispiaciuto. Janira sembrava disponibile, e simpatica oltre molto carina e formosa. Aveva tutti i caratteri somatici delle donne di colore: naso grosso camuso, labbrone pronunciate e due occhi marroni molto belli da cerbiatta. Il seno era abbondantissimo e l’intero fisico era massiccio con cosce poderose e un culo brasiliano alto e grosso, massiccio. Cosi mi si era presentata nelle foto e così la vidi per skype. Erano passati diversi giorni e poi nulla più. Lei era svanita e la mia curiosità per lei pure. Tutto un tratto non so perché andai a ricercarla. Il tempo in chat passa a vista d’occhio e fra una chiacchiera ed una altra il nostro parlare si spinse sul privato. Non ci eravamo mai visti ma iniziava a intrigarmi. Sembrava disinibita e pure se il suo italiano era infarcito di portoghese non era affatto male. Non ho mai capito bene che tipo di lavoro facesse ma immaginavo una cosa tipo infermiera. Il linguaggio utilizzato si è fatto sempre più spinto: lei mi ha parlato di esperienze con uomini sbagliati io sempre pronta a tranquillizzare finché lei mi ha proposto di incontrarci in una famosa Villa romana, le chiesi quando….e lei sorrise e divertita mi disse: subito... ci diamo una ora di tempo e io penso che siamo entrambi vicini. Passa presto il tempo dai….In men che non si dica mi sono preparato dopo una doccia. All’ingresso della villa, lei mi riconosce subito, io un po’ meno, per i suoi occhialoni scuri che non vuole togliere. Si era presentata vestita totalmente di nero e pesantemente truccata con colori sgargianti, mi fa impressione il rosso sulle sue guance come se vi fosse bisogno: è nera. Inoltre era più in carne di come la immaginassi, su skype non si vede tutto ma anche molto più audace dal vivo, rideva molto e faceva allusioni esplicite al sesso. Camminammo e lei su mia insistenza si liberò degli occhialoni era pomeriggio mi chiese perché non la prendessi sottobraccio e mi chiese della mia vita privata, come fossimo in notevole confidenza. Mi disse che voleva andare al centro. Prendiamo i mezzi quasi deserti e arriviamo a Palazzo Venezia, un bel bar e ci sediamo. Lei rideva e io le chiedo come mai questi sorrisi…. Allora lei ridendo ancora più forte mi disse: Allora? Quando mi vuoi scopare con il tuo cazzone? Prego io le rispondo? E Lei: Guarda che si vede che vuoi scoparmi. Le dissi che si sbagliava e finimmo di consumare. Continuiammo a passeggiare quando in un angolo mi prese da parte e mi baciò con la lingua in modo interminabile stringedomi la patta dei pantaloni. Mi libera la bocca e mi disse: “allora quanto ci vuole ancora? Si girò fece in modo che la abbracciassi e strofinò il suo culo al mio pene. Si voltò verso di me e sorridese…….. allora? Cosa mi faresti? Guarda che sono tutta nera, tutta tutta. Lo so le dico. Sono stato con una donna di colore e lei mi chiese : non ti è piaciuto? Io risposi: veramente molto…..allora disse: “con me impazziresti”. In che senso le dissi, Nel senso che sono certa che vorresti fare delle cose che non hai mai fatto. Mi riteneva un represso costipato con pochissime esperienze e io gli e lo volli far credere ancora di più. Lei si prese dalla parte e inizio a fare la maestrina. Iniziò a raccontarmi le cose secondo lei più erotiche dei suoi incontri e del fatto che pochi uomini avevano saputo soddisfare la sua voglia matta di foda (cazzo in portoghese) en la cona, na bunda e na boca (nella fica, in culo e nella bocca). Continuammo così anche nel passeggiare con lei che si iniziava ad infiammarsi vedendomi poco ricettivo. Mi ripete che lei era di comportamento caliente. Avevamo ricominciato a scherzare. Sorridemmo molto e ci toccammo. Lei ebbe la possibilità di toccare la consistenza del mio cazzo e io la palpai molto accuratamente. Io ero carnalmente interessato a lei e lei non perdeva occasione di fermarsi e chiedermi di togliere il mio cazzo dai pantaloni perché lo voleva succhiare. Io risi molto a Roma non si poteva fare quello e allora lei mi disse che potevamo andare in albergo. Mi chiese di prendere un gelato e lo facemmo in una gelateria al centro con lei che provocava vistosamente facendo piedino e inumidendo con la sua rosa lingua le labbra grandi. Si avvicinava a me sorridendo e mi diceva togliti il cazzone di fuori che lo voglio toccare. Ad un certo punto ero eccitato e non riuscivo più a resistere mentre lei iniziava a dirmi peggio per te non sai che ti perdi ma che sei frocio... non ti piacciono le donne?. Vuoi andare con i maschi e sorrideva. Finimmo con il non parlare più fino ad arrivare ad un locale in centro muti. Si rese conto che qualche cosa era cambiato nel mio atteggiamento ma continuava a ridere. La feci entrare con una lieve spinta senza chiederle se volesse e al cameriere che ci venne incontro dissi che ci accomodavamo in un posto appartato. Scegliemmo il tavolo poi la feci alzare e le dissi andiamo al bagno. La donna rimase sorpresa e con un sorriso disse: tu devi andare al bagno io vado dopo a lavare le mani. Le risposi: non hai capito tu vieni al bagno con me e la sospinsi tanto che cedette. Con un sorriso finto mi feci indicare le toilette dopodichè feci entrare Janira in quella delle donne e subito dietro di lei mi infilai io. Vi erano quattro bagni con porta la spinsi in quello centrale. La sbattei con le mani al muro e chiusi la porta a chiave. Lei non fiatò le alzai il vestito. Il suo culo era grosso con le chiappe morbide ma elastiche mentre la vagina depilata mi sembrava molto larga. Le misi le indice e medio di una mano nell’ano e sprofondò tutto dentro segno che ne aveva presi di cazzi eccome. Le dita dell’altra in fica con violenza e La donna sentì quello che doveva sentire. Dentro di me non pensaI altro che farle capire quanto si sbagliasse. Cercò di voltarsi e affannando e gemendo diceva: coloca tuo pau na minha bunda ripetendolo ossessivamente ma io non avevo alcuna intenzione di scoparla li, volevo solo rimestarla a dovere. Aveva iniziato una sorta di nenia lamentela a voce alta ma io la feci tacere dandole un morso sulla spalla: zitta, stai zitta, muta capito e avevo affondato la mano intera in vagina. Senza risponderle continuavo a martellarle culo e fica senza tregua torturando il clitoride. La nera si era accartocciata e ora mi incitava: rasgue a minha bunda e continuava così mentre le mie mani si bagnarono con lei che si mordeva le labbra fino a farle livide. Adesso ti piace porca….a ti piace?. Lei cercava il cazzo voleva esserepresa. Era una maiala ma servivano le protezioni del caso. Poche volte mi ero posto problemi ma in questo mi parve il caso. Provò in tutti i modi a prendere il pene ma fui irremovibile le feci fare tutte le contorsioni che era in grado di fare. Non vi furono particolari problemi non bussarono alla porta e io feci tutto quello che volli e quando ne ebbi abbastanza la sculacciai sulle natiche e la costrinsi a rivestirsi. Si voltò nuovamente e mi baciò a tutta lingua mentre io le strinsi il senone una quarta abbondante. Protestò ma la trascinai su quasi a viva forza. Raggiungemmo il tavolo con Janira che aveva modificato totalmente il modo con cui mi guardava. Il ristorante aveva pochi clienti su più sale e Janira non faceva altro che provare a toccare il mio coso e farmi il piedino. Decidemmo di prendere un antipasto, un vino bianco e poi un secondo. A metà della serata la nera era molto insistente e con un sorriso a 36 denti mi disse avvicinandosi e con voce suadente: est todo molhado. Decida fazer algo ed io: prego? Parla in italiano.... sono tutta bagnata ti decidi di fare qualche cosa? Sorridevo in me stesso compiaciuto senza far trasparire nulla rimasi infatti serio e impenetrabile e più apparivo così più Janira dava segni di irrequietezza, con me che facevo finta di nulla ma ero carico come un cannone e il mio cazzo era di marmo. Mi chiese cosa le avevo fatto visto che non riusciva a stare. Ad un certo punto si alzò mentre mangiavamo il secondo. Aspettai per circa 10 minuti al tavolo poi uno squillo di telefono: era lei dal bagno mi disse di andare e io non mi mossi dal tavolo, passò altro tempo e fu un messaggio: Estou masturbar para voce ed io: bene vieni quando hai finito!
Ancora un altro messaggio: Eu coloquei meus dedos no pequeno orificio na bunda ed io bene quando hai finito lavati le mani e vieni a mangiare il secondo. Passarono altri minuti e finalmente la vidi arrivare non la degnai di uno sguardo e lei dopo aver cercato di attrarre la mia attenzione iniziò a mangiare....finimmo e io sorrisi più volte alle sue battute che timidamente cercava di fare. Chiedemmo il conto e mentre io pagavo Janira Passeggiammo e Janira mi chiese se capivo il portoghese ed io gli risposi che non lo conoscevo bene ma che le cose che mi aveva detto io le avevo capite.... parlammo del più e del meno e intanto arrivammo alla metropolitana prendemmo la scala mobile, lei si mise avanti e inarcò il suo fantastico culo verso dietro e iniziò ad ondeggiare ritmando come fosse la penetrazione. Il mio cazzo si impennò paurosamente e lei si voltò e per tutto il tratto della discesa sorrise dicendo: oda, foda, foda que eu sou louco para o seu galo.... e sorridendo...hai capito anche questo?...io non le risposi la presi e la spinsi verso i bagni ma erano chiusi l’ora era tarda per cui aspettammo la metro mentre lei sorrideva scioccamente complice forse anche il vino. Arrivò e i vagoni erano quasi tutti liberi. Lei si sedette sopra di me ripetendo a voce bassa foda, foda, foda, foda e toccava, rimestava, abbrancava. Quando arrivammo alla mia fermata la feci scendere e la salutai, fu allora che mi prese e mi disse vieni con me. Fu un istante pensai che era meglio giocare io in casa, non la conoscevo di fatto per cui la spinsi catapultandola anche un po’ rozzamente dal vagone e scendemmo con lei che provò un certo disappunto mentre io la trascinai per le scale con la forza necessaria ma niente di più. Le dissi pochissime parole del tipo ora vieni da me e basta. Camminammo per una decina di minuti il quartiere era ancora vivo. Salimmo in ascensore e lei stranamente aveva perso la verve. Aprii casa e portai Janira nel mio solito soggiorno, sul tappeto a pecorina, senza fare parole alzai la gonna della donna le schiaffai l’indice il medio e l’aulare nell’ano e ricominciai a penetrarla come avevo fatto nella toilette del ristorante. Janira muta sino ad Ad allora iniziò a protestare, mentre io la infilavo senza pietà con le dita. L’altra mano avevo deciso di dedicarla a mungere le tettone e In men che non si dica lei iniziò a frizionarsi il clitoride e scese a volteggiare con una mano nelle grandi labbra pastrugnando la vagina. Fu una serie di scene fantastiche. La porca sudava e parlava tanto, parlava troppo ma a me piaceva molto quando la donna si esprime. Poteva dire tutto quello che voleva tanto eravamo a casa e mi era già capitato di avere focosissimi rapporti notturni senza alcun tipo di problema. Janira aveva iniziato a muoversi come nella penetrazione e andava a ritmo sempre più frenetico, grugnendo e gemendo perfetto così. Non appena provava a abbassare il ritmo io la sculacciavo sulle natiche e lei ripartiva come un treno. L’ano era pronto ma la spostai ancora. Volevo vederla davanti e la nera non fece problemi si voltò e mi si presentò davanti. Aveva due tettone gonfie e rotonde, tutto era tranne che magra e aveva due capezzoloni scuri con la mammella grossa. Giocai con i suoi capezzoloni, turgidi come chiodi e lei mi si inginocchiò cercando il cazzo che svettava. Voleva prenderlo in bocca e fece tutto per inserirselo. Era scatenata e cercava il cazzo in ogni modo ma io non volevo fosse lei in preda a questa specie di trance a decidere. Più insisteva più io la mungevo e la titillavo, la masturbavo ma non gli e lo davo. Non chiedere il cazzo tanto non te lo do....hai capito. Martellata dal mio gioco di dita Janira sembrava un misto tra l’isterico e l’invasato. La sua voce era rotta dall’eccitamento, mi chiedeva cosa volessi e io ad un certo punto decisi cosa volevo. Le infilai il cazzone in bocca e lei succhiò con una avidità che mi tolse il fiato. Pompava che era una meraviglia e io pensai solo a quella magnifica bocca nera che mi stava portando in paradiso. Non fu facile per lei. Io sono molto resistente e il pene così duro era molto difficile da gestire, grosso. Janira dimostrò abilità straordinarie e sebbene non ci credessi con sapienti giochi di mano, lingua e labbra mi fece esplodere dentro di se con una inondazione di tutta la faccia sino ai capelli, le orecchie e il seno. Era sempre più sfrenata e ricominciò a segarmi e succhiare facemmo un 69. Mi ritrovai infatti il mio volto coperto dalla sua vagina zuppa mentre lei succhiava il cazzo dall’altra parte. Ci volle un po’ ma mi ripresi e iniziai a succhiare clito e grandi labbra alternativamente in maniera lenta e assillante, costante...andando con le dita e la lingua in profondità costringendola ad orgasmarmi più volte in faccia. La sollevai di peso e senza darle un attimo di tregua le imposi una pecorina furiosa con lei che rideva e urlava: fode me ver que eu sei porra ruidosamente, mais ruidosamente, me esmaga esmaga. Destrua minha boceta. Janira invece aspettava che io venissi ma io non venivo...mentre lei veniva. Lei diceva: chega, para o gozo chega, chega. La misi a pecorina e la infilai nel buco del culo. Anche quella fu una magnifica cavalcata e la profondità che Janira sapeva dare mi dimostrò che ne aveva presi tanti. Era davvero molto esperta. Non fu facile neanche nel culo. Sfondavo ma non riuscivo ad arrivare. La presi a questo punto e decisi di mettere il cazzone tra le tettone la costrinsi a stringerle e partii con lei sfinita. Ero orgoglioso di averla sfranta lei che faceva tutte quelle storie sulla sua forza e resistenza. Mi aveva detto che lei non si sfiniva mai ed eccola sfinita sul divano ad aspettare solo il mio secondo orgasmo, ma niente….le dissi che non sarei venuto. Era stanca mi chiese se avevo un letto e la accompagnai in camera da letto. Sorrise di nuovo. Vide che stavo andando via e mi disse: non dormi con me? Io sorrisi e le dissi che se fossi rimasta nel letto con lei non avrebbe riposato lei e neanche io. Alle 5 di mattina Janira venne mi prese e mi portò sul letto e io calamitato dal suo corpo nero e dal suo sorriso smagliante andai e mi coricai al suo fianco. La leccai e la succhiai adorandola in tutti i modi possibili e immaginabili e lei zampillò di nuovo felice. Era contenta e io entrai, la penetrai con forza come voleva lei in vagina dopo averla omaggiata con i lunghissimi preliminari e poi le depositai il mio seme godendo insieme. Janira mise il pene in bocca e ricominciò a spompinarmi. Mi masturbò e mi offrì le sue tettone mature. Volli la donna nera…. Volli la sua fica e poi il culo e poi la fica e poi bocchini e poi lei di sopra a cavalcare, mentre io le mungevo le tette ondeggianti sulla mia bocca. Questo orgasmo fu intensissimo e Janira con un grido si accasciò per raccoglierlo tutto in se stessa La baciai mentre l’ultimo schizzo stava esaurendosi in lei. Rimanemmo ad abbracciarci e a giocare per molto tempo. Feci per alzarmi e andare in bagno e mi arrivò in pieno viso una cuscinata con la nera che rideva e voleva ingaggiare battaglia. Scherzando mi catapultai su di lei ma lei aveva preso saldamente in mano e dopo averlo massaggiato vigorosamente lo rimise nella sua bocca con me che tra il divertito e lo scanzonato le chiesi di andare a fare una doccia...lei mi guardò...rise e ricominciò quello che aveva iniziato. Anche in questo caso non fu una cosa rapidissima finché lei non decise di utilizzare mordicchiamenti ai testicoli e infilare il dito medio ed anulare di netto nel mio buchetto rettale. Aveva le unghie lunghe la stronza e mi fece un male cane ma fece effetto e arrivai nella sua bocca riempiendo la gola visto che la tenevo stretta alla nuca. Passammo un’altra fantastica ora di passione in giochetti erotici e poi ci alzammo. Facemmo la doccia, Janira mi mise le mani all’interno della vagina. Mi guidò fino ad un certo punto e poi si posizionò di spalle tenendosi alla porta della cabina della doccia accese l’acqua inserì il mio pene nel culo e io partii a sfondare con lei che apriva le natiche e si masturbava il clitoride godendo. Sentirla così mi fece arrivare quasi subito e lei voltandosi verso di me rise in modo evidente. Muoveva il culo in un modo vorticoso e in quel momento capii. Fu una goduria. Janira riprese il cazzo e per il cazzo mi tolse dalla doccia si posizionò davanti allo specchio nella posizione a 90 gradi e così facendo mi infilò il pene dopo avergli dato una serie di buoni massaggi e ottime succhiate dandomi una serie di pacche sul culo e incitandomi. Fatto il culo e fatta la vagina ci riimmergemmo nella doccia e non potè mancare l’enesimo pompino che fu grandioso. Soddisfatti, ci vestimmo uscimmo in giro per Roma, metropolitana, sorrisi, e gioia.

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