Notturno 2417

Scritto da , il 2017-08-02, genere dominazione

Ancora fermo in stazione, il treno per Parigi era già in ritardo. Annoiata e ancora sola nella mia cuccetta attendevo chiunque potesse tenermi compagnia.
I miei desideri furono subito infranti appena il treno iniziò a muoversi. Una giornata di pioggia che insieme al vento si scagliava sulla vettura e così in ogni intercapedine del metallo freddo. Un biglietto di seconda classe, offerta lampo irrinunciabile; adoro Parigi e non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione.
Per due ore intere, quasi infinite, rimasi in balia dei miei pensieri quasi isolata dal resto del mondo. Alla prima fermata di quel viaggio lunghissimo, salì una donna sulla cinquantina; di bell’aspetto aggiungerei, ben vestita e molto formale. Erano appena le sette di sera e altrettante ore mi separavano dalla meta. Mi distesi sul quel lettino privo di quel calore che solo il letto di casa può donare; abbandonai le scarpe senza troppa cura. Per sconfiggere la noia avevo con me solo un vecchio libro ormai consumato dalle troppe volte che l’avevo sfogliato; in quel momento però non mi andava di leggere, quelle parole potevo quasi recitarle. Presi a fissare il vuoto immaginando tutte le magnifiche cose che avrai fatto da li a poche ore.
Pensavo all’albergo, ai musei e alle strade di quella città sempre capace di regalare nuove emozioni.
Avrei voluto tanto addormentarmi ma il sonno sembrava voltarmi le spalle. Invece, quella donna, che ancora mi aveva rivolto la parola se non per salutare al suo arrivo; prese a chiedermi quale fosse la mia destinazione e i motivi del mio viaggio. Anche lei attendeva di raggiungere lo stesso luogo, non per le stesse ragioni; disse che il suo era un viaggio di lavoro e che sarebbe stata la rappresentante di una mostra di articoli erotici. Mi sentii quasi imbarazzata ma non diedi troppo peso alla cosa. Quell’evento quasi mi incuriosiva e volevo saperne di più; giusto per farmi un po’ di cultura generale.

-”Esiste veramente questo genere di mostre?”-

-”Uh si certo che esistono e non solo a Parigi; ma non fare l’errore di pensare che si tratti di semplici oggetti da sexy shop. L’esposizione è da considerarsi una vera mostra artistica.”-

-”Quindi i pezzi di cui parla sono opere uniche? Oppure finiscono comunque nella vetrina di qualche negozio particolare?”- Le chiesi curiosa.

-”Si certamente, alcune cose sono solo opere d’arte che rimangono tali e fanno solo il giro del mondo, mentre altre sono prodotti commerciali; però ti prego dammi del tu e a proposito, io sono Angela”-

-”Molto bene Angela, io sono Sara”-

-”Ti ringrazio, non vorrei sembrare troppo formale; comunque Sara, ho una figlia che si chiama come te, lei però a differenza tua è un po’ più grande”-

-”Guarda che coincidenza”- le risposi senza sapere che altro aggiungere.

-”Si beh, lei mi avrebbe anche accompagnata ma sai il suo impiego da consulente finanziaria non le ha permesso di seguirmi in questi due giorni.”-

-”Ah dunque anche lei come te ha questa passione particolare”- le chiesi con malizia e sospetto.

-”In effetti è così però è anche colpa mia; sai, sono in possesso di circa centocinquanta falli di tutte le forme, dimensioni e materiali. Mi piace collezionarli e ovviante anche tutto il resto. Lei quindi, sin da piccolina, si è trovata circondata da tutte queste cose, ovviamente senza conoscerne la natura precisa. Però c’è un aneddoto in merito a ciò che ti vorrei raccontare ”-
Cosa stava succedendo? Tutto d’un tratto il dialogo a prese una direzione alquanto ambigua. Tutta quella naturalezza quasi mi stupiva lasciandomi non poco perplessa.

-”Ah si certo, sarei curiosa di sapere cos’hai da raccontarmi”- Cercai di assecondare le sue parole, ero troppo curiosa per ignorare la sua proposta.

-”Ecco si, allora, qualche anno fa mentre rientravo a casa dal lavoro, trovai mia figlia, ormai nel pieno della sua adolescenza, comodamente stravaccata sul divano in salotto, mentre si divertiva con un paio di falli che erano esposti sulla vetrina dei liquori”-

-”Oh mio dio, dice sul serio? Non immagino l’imbarazzo di entrambe; penso che mi sotterrerei se mia madre mi trovasse a fare certe cose”- Non volevo crederci era fin troppo assurda quella situazione che si stava creando.

-”Per lei ovviamente fu oltremodo imbarazzante certo; e appena si accorse che la stavo osservando cercò di ricomporsi alla meglio anche se con scarsi risultati; visto che comunque era li, gambe aperte e con in mano una riproduzione di un fallo in legno di fine ottocento”-

-”Come potrei biasimarla sua figlia, non è certo una cosa che ti aspetti tutti i giorni”- Lei mia parole erano banali e stupide, non sapevo proprio cosa dire.

-”Certo non è una cosa che ci si aspetta che accada; ma devo essere sincera, fui molto contenta che mia figlia esprimesse la sua sessualità con così tanta tranquillità. Dovevi vederla, rossa come un pomodoro maturo, io scoppiai a ridere e le dissi: “Sara insomma, con tutti i falli e vibratori che hai a disposizione, proprio un pezzo di antiquariato dovevi scegliere?”. Ovviamente lei rimase del tutto basita ma cosa avrei dovuto dirle? neanche potevo far finta di nulla lasciandola finire, visto anche il fatto che mi ritrovai la sua patatina proprio davanti agli occhi. ”-

Un viaggio del tutto inaspettato, non riuscivo a trattenere l’imbarazzo, era tutto così inverosimile, e poi quella donna, senza alcun briciolo di inibizione che esponeva così apertamente le sue storie. Certo l’argomento mi caricò di mille curiosità alle quali non potei resistere.

-”E poi cosa successe? Voglio dire, riuscì a concludere l’opera?”-

-”Ah io non sarei stata di certo contraria ma come dici tu, non possiamo di certo biasimarla se mi urlo contro un “Mamma!! SPARISCI!” per poi lanciarmi dietro un cuscino”-

-”Angela, ci sono forse stati altri episodi?”- Non potevo non chiederlo.

-”Ah no no, per fortuna per lei; però iniziai a notare che alcuni dei miei vibratori sparivano misteriosamente. Ovviamente li ritrovavo ben nascosti tra le sue cose; e più di una volta è capitato trovarne qualcuno tra i flaconi di bagnoschiuma nel cestello della doccia.”-

-”E scusa tuo marito? Insomma voglio dire, non si trova un po’ a disagio tra tanti potenziali avversari?”- Il dubbio sorse spontaneo.

-”Ahimè, mio marito morì mentre ancora ero incinta di Sara. Ma non parliamo di cose tristi; piuttosto, mi sembra di capire che il tuo sia un viaggio di piacere, giusto?”-

-”Oh Angela, mi dispiace tanto, non avevo proprio idea. Comunque si, passerò quattro giorni di vacanza a Parigi”-

-”Non ti preoccupare Sara, la tua domanda era più che legittima. Ad ogni modo, ti va di accompagnarmi? Dai potrebbe essere divertente, una cosa nuova; magari si, un po’ bizzarra per te, però scusa, che se sai che tu non possa trovare qualcosa di sfizioso da riportare a casa...non so se mi spiego”- Le sue parole neanche cercavano di nascondere quel sottile strano di malizia.

-”Eh non lo so, insomma, non vorrei essere di troppo magari hai anche qualche impegno particolare durante questa mostra”- Le solite convenzioni sociali, però, in effetti, non mi sarebbe dispiaciuto andare a dare un’occhiata. E poi, se anche le altre persone fossero state simpatiche almeno un decimo di quanto lo era Angela di sicuro sarebbe stato divertente prendere parte a quell’evento.

-”Ma no Sara, non dirlo neanche, mi farebbe veramente molto piacere e poi come vedi sono sola, mia figlia è impegnata e se così non fosse mi avrebbe accompagnata di sicuro. Comunque visto che ti chiami proprio come lei potresti anche spacciarti per tale. Che ne dici? Dai ti divertirai e se così non dovesse essere, ti prometto che la sera ti porterei in uno di quei ristoranti che solo Parigi può offrire”-

Certo una proposta allettante, considerando anche il fatto che sarei andata in giro solo con me stessa perché non approfittarne?

-”Va bene Angela ci sto, verrò con te, tu però dovrai consigliarmi eh!!”- Le risposi sorridendo.

-”Che bello, mi fai proprio contenta; e va bene sarà la tua guida tra tutti quei cazzoni artistici.”- Scoppiammo in una simpatica risata.

-”Dimmi però, sarei curiosa di sapere come è nata questa tua passione”-

-”Ah nulla di più semplice, c’è chi colleziona libri, altri collezionano film o cd; io colleziono falli che lasciatelo dire, è non poco eccitante”-

-”Ah, si certo, lo credo bene; e gli hai provati tutti?”-

-”No beh, tutti no, considera che alcuni hanno un certo valore e sono molto molto raffinati. Però se la cosa ti può interessare, in questo monto, indosso qualcosa di molto particolare”-

Oh Mio Dio! Cosa? Le mie orecchie non si era sbagliate, avevo capito fin troppo bene. Santo cielo, era incredibile.

-”Ah. Cosa? Non ti seguo”- fingendomi incredula.

-”Uh beh, porto sempre qualcuno dei miei giocattolini con me e certe volte anche dentro di me; sai non si sa mai che non mi venga una voglia particolare e in questo caso specifico, indosso un piccolo plug anale”-

-”Come scusa?”- le chiesi basita

-”Si dai, è un fallo in silicone con alla base una piccola ancora per far si che il tutto non si perda nel tuo di dietro ”- Le sue parole venivano fuori con una naturalezza disarmante.
-”Ah si, so bene cosa di cosa si tratta; ma perché indossarlo anche in queste occasioni?”- replicai.

-”Ma come perché, Sara dai, è eccitante sentirsi piena in contesti meno intimi delle quattro mura di casa. Nascondere a tutti il proprio segreto godendosi ciò che si nasconde sotto i pantaloni. Sai, credo proprio che dovresti provare.”- Il suo sembrava quasi un invito; ma come si può essere così sfacciati? Pensai tra me e me. Ovviamente non la giudicai per questo, anzi, era ammirevole quel suo carattere così aperto e disponibile.

-”Cosa? Qui? Ora?”- le mie parole, uscirono quasi a monosillabi, che altro avrei dovuto rispondere? Certo era che, per qualche motivo, la cosa mi solleticava la fantasia. Però in treno, con lei; forse era un po’ troppo eccessivo e poi non è che la conoscessi così bene. Quest’ultimo punto però, ripensandoci ora, non faceva altro che farmi galoppare la mente.

-”Perché no? Se lo desideri, ho qualcosa anche per te in valigia, perché non dai un’occhiata? Magari trovi qualcosa di tuo gradimento, se avessi saputo che ti avrei incontrata avrei di certo avrei anche portato qualcosa di speciale; ma ad ogni modo, non giro certo a mano vuote”-

Non dissi una parola, la osservai semplicemente, mentre si alzava per recuperare la valigia che era poggiata proprio accanto alla mia, sulla mensola sopra la porta della cuccetta.
Angela tirò fuori un sacchetto in stoffa dal suo bagaglio e si sedette sul mio lettino. Ero seduta con le gambe distese sul lenzuolo mentre la schiena poggiava sulla parete della porta.

-”Allora, Sara, vediamo un po’ cos’ho con me”- Iniziò a tirar fuori, uno dopo l’altro i suoi trastulli da viaggio, c’erano un paio di vibratori in metallo di cui uno dorato e lungo mentre l’altro era argentato e leggermente più corto. In oltre, tra le altre cose, ricacciò anche un plug anale particolarmente ingombrante. Per ultimo, ma non meno importante, mi mostrò un piccolo vibratore a forma di ovulo in plastica rosa, non era esattamente leggero e poteva essere azionato a distanza.

-”Non ti fai mancare proprio nulla eh? Cosa mi dici di quell’ovetto rosa?”- Non poche fantasie mi passarono per la testa in quei pochi secondi.

-”Vedo che l’hai notato eh? Beh questo è un simpatico giochino, tanto piccolo ma straordinariamente potente. Non so se hai fatto caso anche a quest’altro pezzo; si è un telecomando ed il funzionamento del tutto, come puoi ben immaginare, è molto semplice.

-”Si, si, vedo vedo; però dimmi, potente quanto?”- la mia curiosità cresceva a dismisura, quell’affarino, insieme a quel filo rosa per estrarlo, sembrava molto simile ad un tampax vibrante.

-”Eh, quanto forte, dipende da cosa intendi tu per forte; non so bene come tu sia abituata; però...”-

-”Beh, Angela, ho il mio personale me è un classicissimo vibro, nulla di particolare, vibra abbastanza da svolgere a pieno il suo lavoro, ecco”-

-”Allora non sei del tutto estranea alla cosa; ed io che iniziavo a preoccuparmi un po’. Dai perché non lo provi? Vedrai ti piacerà e sopratutto non ti nascondo che con questo si possono fare dei giochini molto molto interessanti”-

Morivo dalla voglia di stare al gioco, provare qualcosa di nuovo, l’idea di essere in treno con lei iniziava ad eccitarmi. Anche le voci che provenivano dagli scompartimenti vicini contribuivano a rendere l’idea ancora più allettante; mi sentivo quasi in mezzo alla gente, solo che loro non potevano vedere ma io potevo percepirli.

-”Ok Angela, mi hai convinta; dammi quel coso, vado in bagno lo indosso e ritorno”- mi buttai a pesce in quella storia, senza troppi problemi, mi convinsi ad accettare quel suo piccante dono.

-”Ma quale bagno! Indossalo qui no? Cos’è? Non dirmi che ti vergogni? Dai non essere timida su! Abbassa quei pantaloncini e fai vedere a questa bella signora cosa nascondi li sotto.”-

Quasi rimasi pietrificata dal suo entusiasmo, la cosa però si faceva eccitante e lei sembrava non voler togliere il piede dall’acceleratore.

-”Dai Sara, non farti pregare! Che motivo hai ad essere imbarazzata? Fossi ancora giovane come te non sai quante cosa farei! E poi se li sotto sei bella quanto lo sei in viso azzarderei anche un’altra piccola proposta ”- Il suo sorriso era smagliante, mi tranquillizzavano i suoi modi e nonostante la situazione, riusciva a mantenere comunque un certo livello di serietà.

-”Adesso però voglio sentire questa proposta che vorresti avanzare”-

-”Molto bene allora; che ne dici se fossi io a fare tutto?”-

Mah!? Tutta questa determinazione da dove diavolo le veniva? Iniziai ad avere qualche dubbio sul fatto che questo genere di giochini non gli abbia fatti anche con la figlia. Visto il tipo, non mi stupirebbe minimamente.

-”Va bene te lo concedo, però prima bisogna vedere se la mia micetta è bella abbastanza...”- il mio tono era eccitato e il mio sguardo era ormai perso su quel piccolo arnese, tanto, da non riuscire a pensare quasi ad altro.

Non se lo fece ripetere due volte; rimise tutto dov’era eccetto ciò che sarebbe diventato il terzo protagonista della serata. Quella sera, indossavo un paio di pantaloncini in cotone, delle culotte e una felpa che avevo indossato poco dopo essere salita sul treno.
Angela prese a sfilarmi tutto insieme, agguantò gli elastici e via tutto, giù, fino alle caviglie.

-”Oh, dai, ora apri un po’ queste gambine, fammi dare un’occhiata.”- Non mi lasciò neanche il tempo di farlo da sola che già, senza neanche finire la frase, si creò lo spazio necessario per poter vedere cosa si nascondeva tra le mie cosce.

-”Vedi? Io lo sapevo! Una fichetta perfetta, senza l’ombra di una sbavatura. Anche se credo non ti starebbe male un piccolo triangolino sul pube, magari una strisciolina piuttosto che depilarla del tutto. Va beh, deve piacere a te dopotutto, no?”-

Non so descrivere bene quali fossero le mie emozioni in quel momento; certo che essere li, con la mercanzia in esposizione mentre una donna esprimeva il suo giudizio in merito era abbastanza strano.

-”Allora il verdetto?”- chiesi quasi con ansia ed evidente eccitazione.

-”Come dicevo, il tuo, è un sesso che farebbe gola a chiunque, quindi non posso che ribadire il fatto che ora dovrò prendermene cura personalmente”-
-”Cosa? Così? Non sono neanche minimamente bagnata!”- le sue intenzioni in quel momento non mi furono del tutto chiare; certo, le avevo concesso di infilarmi qualcosa tra le gambe, non certo di tuffarsi con la lingua tra le mie labbra.

-”Sara non preoccuparti, ho io quello che fa al caso nostro.”- Afferrò la borsetta dalla quale estrasse un piccolo flaconcino di lubrificante alla fragola. -”Ecco vedi, nessun problema, non dirmi che pensavi che andassi in giro senza questo?”- Beh almeno non si fece degli strani film mentali, non che quello che stava per succedere fosse molto diverso ma comunque restava leggermente meno folle.
Senza perdersi troppo in chiacchiere, sulle dita si fece colare qualche goccia di quel liquido alla frutta. Me ne passò un po’ tra le labbra, lubrificando quel buchino che ancora non voleva sentirne di schiudersi. Finito di preparare il mio corpo, prese ad oliare anche quell’ovetto rosa; poi con assoluta delicatezza me lo appoggio sulla fica. -”Allora sei pronta? Vado?”- il mio sguardo sostituì le parole, lei colse al volo quel messaggio iniziando a spingere lentamente l’ovulo dentro di me fino a farlo scomparire del tutto. Io la guardai violare il corpo, i nostri occhi si incrociarono un attimo mentre lei non smetteva di sorridermi.

-”Ora Sara, puoi anche rivestirti, avanti, non vorrai mica che qualcuno entri e ti veda così?”-

-”Scusa ma non lo attivi?”- le chiedo, mentre ritiro su i pantaloncini.

-”Oh no no; questo gioco non sarai tu a condurlo, deciderò io se e quando attivarlo. Per ora ti basti sapere che mi è venuta una discreta fame e vorrei andare nel vagone ristorante a mangiare qualcosa. Che ne dici? Vieni con me?”-

Che donna perversa che era. Se l’era studiata proprio bene la cosa e sapevo benissimo che sarei cascata in qualche enorme figura di merda. Guardandola in modo molto poco perplesso le dissi.

-”Ho capito dove vuoi arrivare; andiamo forza”-

-”Vedo che sei sveglia. Dai che ora ci divertiamo”-

Il vagone ristorante si trovava, giusto due carrozze avanti alla nostra; non ci volle molto per raggiungerlo e quando fummo li, scoprii con non poco rammarico che c’erano diverse persone tra i tavoli. Ci dirigemmo al bancone, dove ordinai una piadina e una lattina di coca. Angela invece si tuffò su l’insalata ai pomodori ed un succo di frutta alla pesca.
Nello stesso momento in cui il barista mi rivolse la parola, quell’impercettibile affarino che portavo dentro inizio ad agitarsi. Maledetta, pensai. Diavolo vibrava che era una meraviglia; credo che quell’uomo mi prese per una completa idiota visto che per i primi due secondi rimasi completamente a bocca aperta. Per tutta la durata della mia ordinazione Angela tenne attivo quell’affare. All’inizio però, non fu così eccitante come mi aspettavo ma ben presto mi resi conto che tutto era dovuto al fatto che quel ovetto non era ancora sceso in profondità.

-”Sara, ascolta”- mi sussurò in un orecchio -”Se lo stringi dentro di te vedrai che ti farà impazzire molto presto”-

Ci accomodammo ad un tavolino già occupato da un ragazzo forse poco più piccolo di me. Ovviamente il posto vicino a lui doveva essere mio di diritto. Angela si sedette proprio di fronte a me. Sapevo che prima o poi avrebbe premuto ancora quel pulsante, però per quanto mi sforzassi di farmi cogliere preparata, non riuscì mai a prevedere le sue mosse.
Appena sferrai il primo morso a quella piadina ecco che lo sentii ripartire. Quasi mi andò di traverso tutto. Ormai tutto era posizionato al meglio; la mia fica tremava sotto gli impulsi di quell’intruso.
Non ci volle molto prima che iniziai ad eccitarmi sul serio; le mie mani ormai a stento portavano alla mia bocca quel pasto. Mi sforzavo di sembrare normale, di non dare nell’occhio e per i primi cinque minuti andò tutto per il meglio; poi invece, di colpo, tutto inizio a precipitare in un vortice di emozioni.

-”Ciao! Io sono Nicola e tu invece?”- Cosa diavolo vuole ora questo? Mi chiesi seimila volte in un solo secondo. No no no, questa non ci voleva, pensai!!

Bevvi un sorso di coca e cercai, in tre secondi, di darmi una calmata cercando di apparire seria e tranquilla.

-”Ciao! Io sono Sara, piacere di conoscerti!”- Ok potevo quasi farcela, dovevo solo ignorare quell’apparecchio dentro di me. Angela mi guardava con soddisfazione cercando di carpire ogni mia espressione.

-”Piacere mio; allora Sara, anche tu in viaggio per via dell’Erasmus? “-

-”Ah no, in realtà è solo una vacanza di qualche giorno, sai ho trovato un’offerta in rete qualche giorno fa.”-

-”Ah ma guarda un po’ che fortuna, beh io sarò li per sei mesi almeno”-

Tanto piacere per te! Pensai con cattiveria, vedi se questo doveva decidere di provarci proprio ora!!
Angela, per fortuna, decise che ne avevo avuto abbastanza per quel momento e spense il dispositivo.
Tirai un sospiro di sollievo anche se un po’ me la presi.

Volevo solo che quella stupida discussione finisse presto, neanche mi piaceva quel ragazzo e neanche l’avrei rivisto quindi che senso aveva continuare. Continuammo a parlare per tutto il resto del pasto. Poi, una volta finito di mangiare e di bere l’ultimo sorso di coca cercai in qualche modo di fermare li il discorso. Angela a quel punto venne in mio soccorso.

-”Sara, io tornerei in cabina però tu fai con calma non ti preoccupare”- Mi disse con un certo tono di complicità.

-”Ah ma quindi lei è tua madre?”- chiese Nicola quasi stupito. Che poi stupito, ci siamo sedute insieme, poteva benissimo essere mia madre.

-”Si è proprio lei!”- risposi a lui -”Comunque mamma”- mi rivolsi ad Angela -”Credo che ti seguirò, sono decisamente stanca”-

Nicola un po’ deluso, non poté fare altro che salutarmi. Tornammo in cabina e circa a metà del percorso, ancora una volta sentii un moto scuotermi dall’interno.

-”Sei proprio malefica”- le sussurrai.

-”Dimmi che ti dispiace”- replico con tono sarcastico.

Arrivate nel nostro scompartimento, prendemmo posto sui rispettivi letti. Mi distesi a pancia in giù e presi a godermi quel turbinio di sensazioni. Come consigliatomi poco prima iniziai anche a stringere l’ovulo dentro di me; e come previsto da lei, l’effetto fu triplicato. Le mie culotte ormai iniziavano scorgere i miei umori che ben presto bagnarono quel tessuto.

-”Vedo che finalmente ti stai lasciando andare! Brava ragazza; fai sentire alla tua mammina come godi”-

-”E’ fantastico Angela, veramente fantastico”- le mie parole uscivano indebolite dalla mia bocca. -”Se vuoi, puoi avere le mie mutandine; non credo sia il caso di andarci in giro tutto il giorno, domani”- la mia bocca le allungò un sorriso eccitato.

-”Che dolce che sei, figliola”- le sue parole si fecero, via via, sempre più dolci. -”Ti dirò che, se acconsentissi, le prenderei anche subito.”- Quasi non l’ascoltavo, ero in preda ad un vortice di emozioni; non era tutto così intenso come potrebbe sembrare, anzi, l’effetto era tenue ma costante; e lentamente mi accompagnava verso la vetta del piacere.

-”Prendile pure, sono tue”- quella frase si pronunciò quasi da sola; realizzai un’istante dopo che gli slip ancora li avevo addosso. Non riuscii però a rimangiarmi la parola data, e non curante di ciò che sarebbe successo, lasciai che Angela si prendesse ciò che le avevo appena concesso.
Si alzò dal suo letto e senza troppa difficoltà prese ancora una volta a sfilarmi i pantaloncini; poi, una volta libera da quelli, fu la volta dell’ultimo strato e quindi restando completamente scoperta.
Non vidi cosa stesse combinando, i miei occhi erano chiusi, la lasciavo muoversi liberamente. Udii solo un suo lungo sospiro.

-”Hai un odore fantastico Sara”- queste furono le sue parole dopo aver scandito ogni composto aromatico proveniente dal quel misto di cotone e umori caldi. Non si limitò solo ad annusare, intuii perfettamente che iniziò anche a leccare, dalla stoffa, quei succhi densi.
-”Spiegami Ragazza, come fai ad essere così dolce? ”- il suo tono era confuso, un misto tra eccitazione e desiderio; il conto alla rovescia, comunque, era ormai partito nella mia testa, aspettavo che da un momento all’altro si sarebbe tuffata tra le mie gambe. -”Dicono che il segreto sia mangiare tanta frutta”- questa fu la mia risposta alla sua lussuriosa domanda. -”Allora deduco che tu abbia preso questo suggerimento alla lettera”- … in un certo senso era vero... -”Però , però; però”- continuo lei.

-”Cosa c’è Angela?”- le chiesi curiosa

-”Vedi, credo che questo tuo bel culetto sia un tantino invidioso di quanto accade nella sua controparte”- Il suo desiderio è oltremodo chiaro ed io stento a dirle che si sbaglia.

-”Cosa proponi allora? ”- le lascio carta bianca, mentre i miei occhi si richiudo ancora una volta.

-”Voglio lasciarti scegliere di nuovo; devi solo dirmi il colore che preferisci, argento oppure oro?”-

-”Perché non provi a lanciare una moneta? Lasciamo decidere alla sorte; che ne dici?”-

-”No, quale sorte”- mi risponde allargandomi leggermente le chiappe. -”Non sembra che tu l’abbia usato molto questo lato vero?”-

-”No Angela infatti; ma non è certo un verginello il mio culetto”-

-”Peccato, speravo di poter essere io a deflorarlo; ma poco male, spetterà all’argento questa sera”-

Ancora una volta, Angela, si bagno le dita di quel lubrificante profumato. Questa volta però, non si limitò solo a spalmarmelo leggermente; ma invece, affondò con il suo indice dritta nel mio culo. La sentii distintamente scivolare dentro me; mentre, poco a poco, iniziava a scoparmi dietro. Cominciai a perdermi tra i suoi affondi sempre più lunghi e veloci. I miei gemiti non tardarono ad arrivare; lievi e come piccoli respiri più intensi, uscivano indisturbati dalla mia bocca.
Ad un tratto, qualcosa prese a vibrare in modo evidente e molto poco discreto. I miei umori intanto fluivano copiosi sul lenzuolo. Umori nei quali, Angela intinse quel freddo fallo metallico facendolo scorrere tra le mie grandi labbra. Già in moto, sfiorò più volte il clitoride facendomi schizzare di piacere; quel trattamento però non era riservato al mio bottoncino speciale. Dopo poco istanti, lei, ritrasse il suo dito; e con piacevole lentezza prese penetrarmi con il vibratore. Centimetro dopo centimetro, il mio buchino iniziò a rilassarsi accogliendo, quasi con gioia, quell’ospite curioso.

La mia testa comodamente poggiata sulle mie mani che si incontravano proprio sotto la mia fronte.
La mia schiena perfettamente distesa e ancora al riparo sotto la felpa.
L’idea di sentirmi scopata, violata e sodomizzata da una donna quasi del tutto sconosciuta, non faceva altro che aumentare il mio desiderio; e la mia passione cresceva come anche il ritmo del mio respiro.

-”Così, si; brava ragazza, godi; fammi sentire il mio piacere”- le parole di Angela si fecero intense e provocatorie. Il suo ritmo prese ad aumentare e il mio culo, ormai inerme sotto i suoi colpi, non poté fare altro che abbandonare anche l’ultima linea di difesa; aprendosi per lei e concedendole una strada del tutto in discesa. -”Sara, voglio sentirti venire, voglio vederti contorcerti dal piacere”- ogni sua parola era come una spinta verso l’inevitabile; ormai imminente, mentre la mia schiena già iniziava ad inarcarsi, riuscii solo a pronunciare poche parole. -”Sto venendo!”- solo due parole alla fine, seguite da un lungo e intenso gemito, quasi rauco ed io, incapace di soffocarlo, non potei far altro che lasciarlo andare. Un orgasmo non dei più intensi, fu dolce e meravigliosamente lungo. Angela, a sua volta,accompagnò il più grande dei miei piaceri per tutta la sua durata, continuando a scoparmi fino alla fine di quel lungo gemito. Spense infine entrambi i dispositivi lasciandoli ancora dentro di me per qualche minuto, mentre intanto, si sedette sul suo letto e prese a guardare il mio corpo. Quel ferro che sporgeva tra i miei glutei, le sue dita ancora colme dei miei succhi. Restai immobile, mentre lei iniziò a privarsi dei jeans; la osservavo col filo dell’occhio e scoprii che non indossava alcun genere di intimo. La sua fica, perfettamente curata, era ricoperta da un sottile manto di peli scuri che a stento lasciano visione delle sue labbra tanto sottili. Angela si voltò mostrandomi il culo, si chinò lasciando che le sue chiappe sia aprissero permettendomi di vedere l’estremità di ciò che ancora aveva dentro.

-”Vedi Sara? È questo di cui ti parlavo. Che dici ti piace?”- Quasi non sapevo cosa risponderle; se avessi detto di si con buona probabilità mi avrebbe proposto di provarlo mentre dicendo di no mi sarei quasi sentita in colpa.

-”Magari domani trovo qualcosa della mia misura”- risposi del tutto convinta.

-”Eh si, te lo lascerei provare ma temo sia un po’ troppo eccessivo per il tuo giovane culo; ma non preoccuparti domani ho intenzione di farti un gran bel regalo”-

Al quel punto, mentre era ancora in piedi, prese a toccarsi e le sue dita solcarono le sue labbra. Era proprio li, davanti ai miei occhi, quasi volesse dare spettacolo di quel momento. Si poggiò, col sedere, sul finestrino della cabina, mentre, chinandosi in avanti, prese a masturbarsi con più intensità; la sua mano correva sul quel clitoride che iniziava a chiedere pietà. I suoi occhi sbarrati non lasciavo spazio neanche a un mio sguardo. Il suo odore cominciò a spandersi nell’aria mentre, poco a poco il mio ne fu sovrastato. I suoi primi umori, furono per le sue dita, il via libera per più profondi piaceri. Non si dava tregua ed io non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso; e tra un suo affondo e l’altro, -”Guarda ragazza, guarda come mi hai fatta eccitare; è tua la colpa se ora ti fotterei facendoti strillare, è solo perché ora non possiamo che devo sfogarmi in questo modo, ma domani vedrai; si lo vedrai, mentre ti renderò schiava del piacere e del dolore”- le sue parole, sottovoce, risuonavano come sconnesse e prive di logica; era il suo orgasmo a parlare, non di certo la sua testa. Ma se così non fosse allora scoprirò, tra non molto, il significato di sottomissione.

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