Il cubano
di
valchiria96
genere
etero
«Oh cazzo si! Più veloce, più veloce dai!» Sono io, sul divano nel soggiorno di Riccardo mentre mi scopa da dietro, a pecorina. Mi ha afferrata per le chiappe e mi tira a se con tanta forza da volermele strappare via.
Me lo sta dando nel culo e non sembra aver voglia fermarsi, ansima e sbuffa come un toro. Ad ogni colpo la mia faccia affonda nel cuscino e stiamo andando avanti così da almeno venti minuti.
Si asciuga la fronte con una mano e mi piazza con decisione tre schiaffoni sulla natica destra.
«Ti piace così eh?» chiede Riccardo mente me ne assesta un quarto ancora più forte sull'altra. «Te lo sfondo questo culo!»
«Si ma conservane un po' per la prossima volta» replico io mentre continuo a massaggiarmi il clitoride.
«Cazzo sto per venire Sara!» E io penso «allora anche lui ha un limite» , così lo incoraggio un po'.
«Vuoi venirmi in faccia?» e lui «No, no che in faccia, ti vengo dentro».
Gli do il colpo di grazia, «Allora riempimi stallone!»
Così lui affonda il suo cazzo più che può e, gemendo sonoramente, sfoga il suo orgasmo facendo pulsare quel palo di carne, riversandomi dentro il suo carico di sborra bollente. Resta così per un po', tipo un cane dopo la monta, per poi buttarsi, sospirando, di fianco a me esausto.
«Ti sei proprio svuotato eh?» gli chiedo mentre mi sistemo appoggiando la testa sulla sua spalla.
«Oh si piccola, non ne avrò più per almeno una settimana!»
«Ahah che scemo che sei» Riccardo osanna sempre il mio culo, è il suo Sacro Graal anche se il più delle volte me lo suona come fosse un bongo.
«Dico sul serio, non ti fai mai scopare nel culo, così quando capita ti faccio scontare tutto» Ed è vero, non si risparmia, lo adora, io lo so e lo tengo al guinzaglio.
Lo guardo, tengo su la testa con una mano, l'altra sul suo petto, la mia gamba destra accavallata tra le sue e la mia fica adagiata sulla sua coscia. Mi accarezza i capelli, poi la mia bocca passando il suo pollice sulle labbra per poi affondarlo leggermente sfiorando i miei denti.
Riccardo mi fissa le tette poi si fionda con la bocca su quella sinistra succhiandomi con prepotenza il capezzolo che subito si inturgidisce.
«Ti piacciono le mie tette?» Gli chiedo con voce carica di malizia.
«Tettine vorrai dire ahah!»
Strizzo con forza il suo capezzolo destro, lui urla. «Ma che stronzo! Tettine saranno quelle di tua sorella io ho una seconda, scarsa»
Riccardo rincara la dose. «Già, mia sorella però ha una terza piena»
«Beh allora le spagnole fattele fare da lei ciccio! Da adesso in poi basta venirmi sulle tette» un castigo per lui piuttosto crudele «Ora, per farti perdonare, mi porti un gin tonic, prepari una canna e poi magari potrei anche pensare di passarci su»
Non se lo fa ripetere, si alza di scatto e corre in cucina per prepararmi un drink, alla canna ci penso io ed inizio a far su. Recupero i miei jeans dal pavimento e tiro fuori il necessario, così mi sistemo seduta e poggiando i piedi sul tavolino in vetro lì davanti.
Finisco di rollare e la chiudo nel modo in cui mi ha insegnato una amica che, a detta sua, è il modo migliore per chiudere una canna dopo il sesso. Per me è una stronzata ma Riccardo ci ha preso gusto da quando gli ho fatto vedere la prima volta. In sostanza, invece di leccare la cartina per incollarla, va passata sulla fica, se è bagnata ovviamente. E che non mi si venga a dire che non regalo delle perle uniche.
Riccardo intanto torna con il mio drink, io accendo e lui «Pussy joint?» ed io «Yeah baby!»
Resto li a godermi un po' di relax buttando giù qualche sorso. «Scusa se te lo dico, a letto ci sai anche fare ma come barista sei proprio pessimo!»
«Oh ma dai, cosa c'è che non va questa volta?»
«L'altra volta hai lesinato sul gin e questa volta ci hai messo tutta la bottiglia!»
«Non te ne va bene una però!»
Lo prendo ancora un po' in giro, allora lui prende a farmi il solletico, così mi rovescio il bicchiere addosso.
Riccardo quindi, per rimediare al danno, inizia a leccare tutto il drink dal mio corpo, dalle tette fin sulla topa.
«Vedi, problema risolto ahah!» Esclama lui ridendo.
Do gli ultimi tiri e getto tutto nel posacenere. «Fortuna che sono nuda, non posso dire lo stesso per il divano però!»
«Ma no tranquilla» prosegue Riccardo «ne ha viste di peggio, tra me e te, mia sorella e la sua ragazza, che sarà mai un gin tonic?»
Alzo gli occhi al cielo «Si beh, preferisco non sapere»
E lui «Nono, ti dico che le ho beccate a sforbiciare tempo fa»
«Ma cristo santo! Sei serio?»
«Parola di scout! E non mentirei mai su una sforbiciata!»
Di nuovo alzo gli occhi al cielo incredula «Lungi da me mettere in dubbio la tua passione per le lesbiche»
E Riccardo «E quanto sarebbe eccitante se ci sforbiciassi tu con lei!»
«Cheee!? Ti fai le seghe su di me che scopo con tua sorella!?» Mentre gli urlo contro, a Riccardo torna duro, la mia però è tutta scena, ho avuto più di qualche pensiero su Martina e, a dirla tutta, ci sarebbe più di qualche cosetta che mi farei fare da lei. E lui non posso certo biasimarlo, lei è un bocconcino niente male e alla quale darei più di qualche morso sulle chiappe.
«Dai Sara, stavo solo scherzando, ti pare che mi faccio le seghe su mia sorella?»
Io continuo a recitare la mia parte «No ma scommetto che quella scena non te la toglierai più dalla testa, vero?» E lui «No, infatti, quando una cosa così la vedi dal vivo però, è tutta un'altra storia ahahah!»
«Tu, sei, proprio, un, idiota!»
Riccardo allora si alza e va verso il mobile sotto la tv, dall'altra parte della stanza.
«Dove vai ora?»
«Prendo una cosa, sai per farmi perdonare»
Torna a sedersi di fianco a me portandosi dietro una scatola di legno, la apre e tira fuori un sigaro cubano.
Sono un po' perplessa, lui mi guarda sorridendo e dice «Hai già capito vero?»
«Cosa c'è da capire? Accendi dai, ho sempre voluto provare un cubano»
Riccardo scuote la testa «No no no, per gustare al meglio un sigaro così va prima inumidito ma mi sono scordato il rum» allora lui scatta di nuovo e si precipita a recuperare due bicchieri e la bottiglia dalla vetrinetta tornando poi di corsa da me. «Come dicevo, un buon sigaro va inumidito e gustato con del buon rum, anche se quello che ho io in realtà è da poveri» Inizio a sospettare dove voglia andare a parare, l'idea mi stuzzica così decido di semplificargli la cosa stendendomi di schiena, lasciando una gamba sulla seduta e l'altra sollevata sullo schienale.
Riccardo mi sorride e aggiunge «Vedo che hai capito maialina» mentre spunta le estremità del sigaro.
Poi me lo passa sotto il naso facendolo poi scorrere sul mio collo fino a lasciarlo tra le mie tette. Al che io ce le stringo intorno come se fosse un cazzo. Poi lo stronzo prosegue «Uhm, finalmente qualcosa proporzionato alle tue tettine» Neanche rispondo, mi limito ad alzare il dito medio. Allora lui sfila il cubano da i miei seni e riprende a farlo scorrere giù, verso la pancia, oltrepassa l'ombelico e, arrivato sul monte di venere, lo lascia scivolare tra la mie grandi labbra. Così, inizia a passarlo più e più volte sul mio sesso, rigirandolo e picchettandolo sul clitoride. Penso che ormai potrebbe anche essere sufficiente ma Riccardo mi anticipa «Credo che così non basti proprio» e non faccio in tempo ad aggiungerle altro che me lo spinge dentro fino in fondo, lasciandolo scomparire nella mia fica. Lo lascio fare e lui inizia a masturbarmi dolcemente, di tanto in tanto il sigaro viene fuori a fare capolino e Riccardo ne approfitta per stantuffarmi un po' con quell'insolito dildo per poi spingerlo di nuovo dentro di me. Il tempo passa e con esso la mia eccitazione sale, i miei gemiti si fanno più frequenti e il mio respiro più affannoso ma non è abbastanza «Quanto ancora credi serva che resti lì dentro? Ho voglia di te» ma Riccardo non vuole saperne e risponde «Il tempo che serve perché tu venga». Si distende tra le mie gambe cominciando a baciare il mio interno coscia, mi fa sussultare, e prosegue. Pian piano sale, quei baci si fanno più intensi, più caldi e la sua lingua comincia a lambire la mia pelle. È sempre più vicino, proprio quello che desidero. Lento, si fa desiderare, e io divento sempre più un fuoco, le mie mani massaggiano le tette mentre con pollice e indice strizzo e tiro i miei capezzoli rosa turgidi. Così alla fine è lì, dove lo sto aspettando, Riccardo allora affonda la sua lingua sul clitoride e prosegue succhiandolo avidamente. Gemo più forte.
I nostri sguardi si incrociano mentre il mio piccolo bottoncino del piacere è ancora tra le sue labbra. Non molla la presa, l'allenta si ma non lo lascia andare. Ha la sua preda, il suo pezzo di carne.
Sono trafitta da scosse di piacere che infiammano i miei lombi risalendo lunga la mia schiena. Infine la sua lingua, inizia a muoversi con voluttà tra le mie labbra lappando ogni singola goccia del mio piacere intenso.
«Vengo!» Esclamo tra un gemito e l'altro. Con una mano sulla testa di Riccardo, lo spingo con forza contro di me e così lui, senza interrompere quel turbinio di leccate mi fa esplodere in un orgasmo che fa contorcere ogni singolo muscolo del mio corpo. Il bacino si alza, le dita dei piedi si stringono, le gambe tremano e quel povero sigaro è pressato in quella morsa dirompente della mia topa incandescente.
«woow, accidenti, sei stato bravo» le mie parole sono sospirate.
Riccardo si rimette seduto asciugandosi la bocca col dorso della mano.
«Non è colpa mia» ribatte lui «Sei tu che hai l'orgasmo facile quando te la lecco!»
Non ha tutti i torti.
«Allora che dici ormai sarà un colabrodo quel coso!» gli dico
«Uhm, tu dici? Io lo lascerei al caldo altri dieci minuti»
«Dai che scemo! Tiralo fuori su!»
Riccardo si allunga verso il tavolo di fronte per prendere l'accendino e mi dice
«Va bene ok, spingilo un po' fuori, non tutto però»
«Non vorrai accenderlo mentre lo ho ancora mezzo dentro!?»
e lui disinvolto risponde «Certo che lo accendo così!»
«Ah Cristo, vedi di non bruciarmi o le prendi!»
Provo a spingere fuori il sigaro, impresa non esattamente semplice così Riccardo mi da una mano, lo sistema a modo e lo accende.
«Oh! Stai attento» esclamo, e lui «Si, stai tranquilla»
Una leggera fumata si alza dalla mia fica. L'odore di tabacco inizia a solleticarmi il naso, la fiamma impiega un po' prima di accendere del tutto l'estremità del cubano. Riccardo allora lo sfila via del tutto portandosi dietro una sottile bava di umori che raccoglie prontamente con lingua.
«Sei proprio un porcello te eh?» sghignazzo io.
«Scusa, quando mangi non fai la scarpetta?»
Riccardo da' qualche bel tiro formando dei gran nuvolotti di fumo denso. Intanto riempio i bicchieri col rum, ne passo uno a lui e gli sfilo il cubano dalle mani. Così, torno a sedermi stravaccandomi per bene con i piedi sul tavolo in vetro, il bicchiere poggiato sulla pancia e il sigaro tra i denti.
Riccardo allora mi lascia sola per un momento e va in bagno. Sono lì beata a sorseggiare il mio rum quando rientra Martina ritrovandomi in quello stato, nuda e fumando i sigari del padre.
«Ma ciao Sara! È già il mio compleanno per caso?» Esclama lei con un ghigno maliziato.
Penso, devo giocarmela bene, inutile sentirsi in imbarazzo ora, la frittata ormai è fatta.
«Sorpresaaa!» Esclamo io «Perdonami, mi sarei messa un fiocco in testa ma non l'ho proprio trovato».
Martina allora si avvicina a me con fare provocante e da dietro mi infila una bacio sulla guancia, mi sfila il sigaro dalla bocca e sussurrandomi in modo sensuale all'orecchio dice «Sei fortunata che sono fidanzata, non reggeresti il ritmo con me». Così lei gira i tacchi e si avvia verso il piano superiore lasciandomi di ghiaccio. Poi in prossimità delle scale si volta verso di me e aggiunge, facendomi l'occhiolino «Ah, scusa, questo finisco di fumarlo io se non ti dispiace» . Io le sorrido e faccio per buttare giù un altro sorso di rum quando, ormai al piano di sopra, sento Martina esclamare «Ehi! Ma che cazzo avete combinato con questo sigaro?»
Ed io da sotto, a gran voce e trattenendo a stento una risata «È meglio che tu non lo sappia!»
Sento allora Martina che borbotta qualcosa del tipo «Gesù, mi sa che sono io che non reggerei il ritmo con quella troietta».
Poi tornando a fare capolino dalle scale mi chiede titubante «Non starò fumando la sborra di mio fratello spero!»
Ed io penso, al diavolo, ormai il ghiaccio è frantumato e così le rispondo.
«Tranquilla, quella è al sicuro nel mio culo ma è il mio di orgasmo che stai fumando»
Intanto Riccardo torna dal bagno guardandomi un po' impietrito cercando anche di mantenere una certa compostezza alla vista del sigaro nelle mani di Martina che, scoppiando a ridere di gusto, esclama «Beh fratellino, ora siamo pari!»
Me lo sta dando nel culo e non sembra aver voglia fermarsi, ansima e sbuffa come un toro. Ad ogni colpo la mia faccia affonda nel cuscino e stiamo andando avanti così da almeno venti minuti.
Si asciuga la fronte con una mano e mi piazza con decisione tre schiaffoni sulla natica destra.
«Ti piace così eh?» chiede Riccardo mente me ne assesta un quarto ancora più forte sull'altra. «Te lo sfondo questo culo!»
«Si ma conservane un po' per la prossima volta» replico io mentre continuo a massaggiarmi il clitoride.
«Cazzo sto per venire Sara!» E io penso «allora anche lui ha un limite» , così lo incoraggio un po'.
«Vuoi venirmi in faccia?» e lui «No, no che in faccia, ti vengo dentro».
Gli do il colpo di grazia, «Allora riempimi stallone!»
Così lui affonda il suo cazzo più che può e, gemendo sonoramente, sfoga il suo orgasmo facendo pulsare quel palo di carne, riversandomi dentro il suo carico di sborra bollente. Resta così per un po', tipo un cane dopo la monta, per poi buttarsi, sospirando, di fianco a me esausto.
«Ti sei proprio svuotato eh?» gli chiedo mentre mi sistemo appoggiando la testa sulla sua spalla.
«Oh si piccola, non ne avrò più per almeno una settimana!»
«Ahah che scemo che sei» Riccardo osanna sempre il mio culo, è il suo Sacro Graal anche se il più delle volte me lo suona come fosse un bongo.
«Dico sul serio, non ti fai mai scopare nel culo, così quando capita ti faccio scontare tutto» Ed è vero, non si risparmia, lo adora, io lo so e lo tengo al guinzaglio.
Lo guardo, tengo su la testa con una mano, l'altra sul suo petto, la mia gamba destra accavallata tra le sue e la mia fica adagiata sulla sua coscia. Mi accarezza i capelli, poi la mia bocca passando il suo pollice sulle labbra per poi affondarlo leggermente sfiorando i miei denti.
Riccardo mi fissa le tette poi si fionda con la bocca su quella sinistra succhiandomi con prepotenza il capezzolo che subito si inturgidisce.
«Ti piacciono le mie tette?» Gli chiedo con voce carica di malizia.
«Tettine vorrai dire ahah!»
Strizzo con forza il suo capezzolo destro, lui urla. «Ma che stronzo! Tettine saranno quelle di tua sorella io ho una seconda, scarsa»
Riccardo rincara la dose. «Già, mia sorella però ha una terza piena»
«Beh allora le spagnole fattele fare da lei ciccio! Da adesso in poi basta venirmi sulle tette» un castigo per lui piuttosto crudele «Ora, per farti perdonare, mi porti un gin tonic, prepari una canna e poi magari potrei anche pensare di passarci su»
Non se lo fa ripetere, si alza di scatto e corre in cucina per prepararmi un drink, alla canna ci penso io ed inizio a far su. Recupero i miei jeans dal pavimento e tiro fuori il necessario, così mi sistemo seduta e poggiando i piedi sul tavolino in vetro lì davanti.
Finisco di rollare e la chiudo nel modo in cui mi ha insegnato una amica che, a detta sua, è il modo migliore per chiudere una canna dopo il sesso. Per me è una stronzata ma Riccardo ci ha preso gusto da quando gli ho fatto vedere la prima volta. In sostanza, invece di leccare la cartina per incollarla, va passata sulla fica, se è bagnata ovviamente. E che non mi si venga a dire che non regalo delle perle uniche.
Riccardo intanto torna con il mio drink, io accendo e lui «Pussy joint?» ed io «Yeah baby!»
Resto li a godermi un po' di relax buttando giù qualche sorso. «Scusa se te lo dico, a letto ci sai anche fare ma come barista sei proprio pessimo!»
«Oh ma dai, cosa c'è che non va questa volta?»
«L'altra volta hai lesinato sul gin e questa volta ci hai messo tutta la bottiglia!»
«Non te ne va bene una però!»
Lo prendo ancora un po' in giro, allora lui prende a farmi il solletico, così mi rovescio il bicchiere addosso.
Riccardo quindi, per rimediare al danno, inizia a leccare tutto il drink dal mio corpo, dalle tette fin sulla topa.
«Vedi, problema risolto ahah!» Esclama lui ridendo.
Do gli ultimi tiri e getto tutto nel posacenere. «Fortuna che sono nuda, non posso dire lo stesso per il divano però!»
«Ma no tranquilla» prosegue Riccardo «ne ha viste di peggio, tra me e te, mia sorella e la sua ragazza, che sarà mai un gin tonic?»
Alzo gli occhi al cielo «Si beh, preferisco non sapere»
E lui «Nono, ti dico che le ho beccate a sforbiciare tempo fa»
«Ma cristo santo! Sei serio?»
«Parola di scout! E non mentirei mai su una sforbiciata!»
Di nuovo alzo gli occhi al cielo incredula «Lungi da me mettere in dubbio la tua passione per le lesbiche»
E Riccardo «E quanto sarebbe eccitante se ci sforbiciassi tu con lei!»
«Cheee!? Ti fai le seghe su di me che scopo con tua sorella!?» Mentre gli urlo contro, a Riccardo torna duro, la mia però è tutta scena, ho avuto più di qualche pensiero su Martina e, a dirla tutta, ci sarebbe più di qualche cosetta che mi farei fare da lei. E lui non posso certo biasimarlo, lei è un bocconcino niente male e alla quale darei più di qualche morso sulle chiappe.
«Dai Sara, stavo solo scherzando, ti pare che mi faccio le seghe su mia sorella?»
Io continuo a recitare la mia parte «No ma scommetto che quella scena non te la toglierai più dalla testa, vero?» E lui «No, infatti, quando una cosa così la vedi dal vivo però, è tutta un'altra storia ahahah!»
«Tu, sei, proprio, un, idiota!»
Riccardo allora si alza e va verso il mobile sotto la tv, dall'altra parte della stanza.
«Dove vai ora?»
«Prendo una cosa, sai per farmi perdonare»
Torna a sedersi di fianco a me portandosi dietro una scatola di legno, la apre e tira fuori un sigaro cubano.
Sono un po' perplessa, lui mi guarda sorridendo e dice «Hai già capito vero?»
«Cosa c'è da capire? Accendi dai, ho sempre voluto provare un cubano»
Riccardo scuote la testa «No no no, per gustare al meglio un sigaro così va prima inumidito ma mi sono scordato il rum» allora lui scatta di nuovo e si precipita a recuperare due bicchieri e la bottiglia dalla vetrinetta tornando poi di corsa da me. «Come dicevo, un buon sigaro va inumidito e gustato con del buon rum, anche se quello che ho io in realtà è da poveri» Inizio a sospettare dove voglia andare a parare, l'idea mi stuzzica così decido di semplificargli la cosa stendendomi di schiena, lasciando una gamba sulla seduta e l'altra sollevata sullo schienale.
Riccardo mi sorride e aggiunge «Vedo che hai capito maialina» mentre spunta le estremità del sigaro.
Poi me lo passa sotto il naso facendolo poi scorrere sul mio collo fino a lasciarlo tra le mie tette. Al che io ce le stringo intorno come se fosse un cazzo. Poi lo stronzo prosegue «Uhm, finalmente qualcosa proporzionato alle tue tettine» Neanche rispondo, mi limito ad alzare il dito medio. Allora lui sfila il cubano da i miei seni e riprende a farlo scorrere giù, verso la pancia, oltrepassa l'ombelico e, arrivato sul monte di venere, lo lascia scivolare tra la mie grandi labbra. Così, inizia a passarlo più e più volte sul mio sesso, rigirandolo e picchettandolo sul clitoride. Penso che ormai potrebbe anche essere sufficiente ma Riccardo mi anticipa «Credo che così non basti proprio» e non faccio in tempo ad aggiungerle altro che me lo spinge dentro fino in fondo, lasciandolo scomparire nella mia fica. Lo lascio fare e lui inizia a masturbarmi dolcemente, di tanto in tanto il sigaro viene fuori a fare capolino e Riccardo ne approfitta per stantuffarmi un po' con quell'insolito dildo per poi spingerlo di nuovo dentro di me. Il tempo passa e con esso la mia eccitazione sale, i miei gemiti si fanno più frequenti e il mio respiro più affannoso ma non è abbastanza «Quanto ancora credi serva che resti lì dentro? Ho voglia di te» ma Riccardo non vuole saperne e risponde «Il tempo che serve perché tu venga». Si distende tra le mie gambe cominciando a baciare il mio interno coscia, mi fa sussultare, e prosegue. Pian piano sale, quei baci si fanno più intensi, più caldi e la sua lingua comincia a lambire la mia pelle. È sempre più vicino, proprio quello che desidero. Lento, si fa desiderare, e io divento sempre più un fuoco, le mie mani massaggiano le tette mentre con pollice e indice strizzo e tiro i miei capezzoli rosa turgidi. Così alla fine è lì, dove lo sto aspettando, Riccardo allora affonda la sua lingua sul clitoride e prosegue succhiandolo avidamente. Gemo più forte.
I nostri sguardi si incrociano mentre il mio piccolo bottoncino del piacere è ancora tra le sue labbra. Non molla la presa, l'allenta si ma non lo lascia andare. Ha la sua preda, il suo pezzo di carne.
Sono trafitta da scosse di piacere che infiammano i miei lombi risalendo lunga la mia schiena. Infine la sua lingua, inizia a muoversi con voluttà tra le mie labbra lappando ogni singola goccia del mio piacere intenso.
«Vengo!» Esclamo tra un gemito e l'altro. Con una mano sulla testa di Riccardo, lo spingo con forza contro di me e così lui, senza interrompere quel turbinio di leccate mi fa esplodere in un orgasmo che fa contorcere ogni singolo muscolo del mio corpo. Il bacino si alza, le dita dei piedi si stringono, le gambe tremano e quel povero sigaro è pressato in quella morsa dirompente della mia topa incandescente.
«woow, accidenti, sei stato bravo» le mie parole sono sospirate.
Riccardo si rimette seduto asciugandosi la bocca col dorso della mano.
«Non è colpa mia» ribatte lui «Sei tu che hai l'orgasmo facile quando te la lecco!»
Non ha tutti i torti.
«Allora che dici ormai sarà un colabrodo quel coso!» gli dico
«Uhm, tu dici? Io lo lascerei al caldo altri dieci minuti»
«Dai che scemo! Tiralo fuori su!»
Riccardo si allunga verso il tavolo di fronte per prendere l'accendino e mi dice
«Va bene ok, spingilo un po' fuori, non tutto però»
«Non vorrai accenderlo mentre lo ho ancora mezzo dentro!?»
e lui disinvolto risponde «Certo che lo accendo così!»
«Ah Cristo, vedi di non bruciarmi o le prendi!»
Provo a spingere fuori il sigaro, impresa non esattamente semplice così Riccardo mi da una mano, lo sistema a modo e lo accende.
«Oh! Stai attento» esclamo, e lui «Si, stai tranquilla»
Una leggera fumata si alza dalla mia fica. L'odore di tabacco inizia a solleticarmi il naso, la fiamma impiega un po' prima di accendere del tutto l'estremità del cubano. Riccardo allora lo sfila via del tutto portandosi dietro una sottile bava di umori che raccoglie prontamente con lingua.
«Sei proprio un porcello te eh?» sghignazzo io.
«Scusa, quando mangi non fai la scarpetta?»
Riccardo da' qualche bel tiro formando dei gran nuvolotti di fumo denso. Intanto riempio i bicchieri col rum, ne passo uno a lui e gli sfilo il cubano dalle mani. Così, torno a sedermi stravaccandomi per bene con i piedi sul tavolo in vetro, il bicchiere poggiato sulla pancia e il sigaro tra i denti.
Riccardo allora mi lascia sola per un momento e va in bagno. Sono lì beata a sorseggiare il mio rum quando rientra Martina ritrovandomi in quello stato, nuda e fumando i sigari del padre.
«Ma ciao Sara! È già il mio compleanno per caso?» Esclama lei con un ghigno maliziato.
Penso, devo giocarmela bene, inutile sentirsi in imbarazzo ora, la frittata ormai è fatta.
«Sorpresaaa!» Esclamo io «Perdonami, mi sarei messa un fiocco in testa ma non l'ho proprio trovato».
Martina allora si avvicina a me con fare provocante e da dietro mi infila una bacio sulla guancia, mi sfila il sigaro dalla bocca e sussurrandomi in modo sensuale all'orecchio dice «Sei fortunata che sono fidanzata, non reggeresti il ritmo con me». Così lei gira i tacchi e si avvia verso il piano superiore lasciandomi di ghiaccio. Poi in prossimità delle scale si volta verso di me e aggiunge, facendomi l'occhiolino «Ah, scusa, questo finisco di fumarlo io se non ti dispiace» . Io le sorrido e faccio per buttare giù un altro sorso di rum quando, ormai al piano di sopra, sento Martina esclamare «Ehi! Ma che cazzo avete combinato con questo sigaro?»
Ed io da sotto, a gran voce e trattenendo a stento una risata «È meglio che tu non lo sappia!»
Sento allora Martina che borbotta qualcosa del tipo «Gesù, mi sa che sono io che non reggerei il ritmo con quella troietta».
Poi tornando a fare capolino dalle scale mi chiede titubante «Non starò fumando la sborra di mio fratello spero!»
Ed io penso, al diavolo, ormai il ghiaccio è frantumato e così le rispondo.
«Tranquilla, quella è al sicuro nel mio culo ma è il mio di orgasmo che stai fumando»
Intanto Riccardo torna dal bagno guardandomi un po' impietrito cercando anche di mantenere una certa compostezza alla vista del sigaro nelle mani di Martina che, scoppiando a ridere di gusto, esclama «Beh fratellino, ora siamo pari!»
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