Giorno 15

Scritto da , il 2016-03-05, genere bisex

Nessuna risposta all’ultimo messaggio inviato a Davide. Non si nega per ferire me, ed io non me ne preoccupo, perché non esiste il quotidiano tra noi. Non può. Non ce lo possiamo permettere e forse nemmeno lo vorremmo.
Ragiono invece su come certe sfumature possano farti piombare in uno stato di amarezza che diventa difficile scrollarsi di dosso.
Dovevamo incontrarci, ma non accadrà. Non ho problemi ad aspettare. È la consapevolezza del perché, non del quando, a spaventarmi.
Dirsi addio è doloroso. Sapere di non poter concedersi la consolazione di trasformare la mancanza in abitudine lo è ancora di più. Tra noi ci saranno altri momenti come questo. Ci diremo addio ancora .. e ancora.

A questo punto però ho voglia di distrarmi, e soprattutto di stare se non bene, almeno meglio di come mi sento ora. Così prendo il telefono in mano e chiamo Luca. È da qualche giorno che ho voglia di sentirlo.
Non ci sono mezze parole per auto-invitarsi nel week end. Non mi piace farlo, ma ho bisogno di cambiare aria.
È giovedì, vorrei partire domani sera.
“Ciao Luca!”
“Ciao Tesoro come stai?”
“In questo momento direi piuttosto inacidita. Ti chiamo per sapere se ti va di passare il week end con me. Questa volta l’aereo lo prenderei io per venire da te. Che dici?”
“Devono proprio averla combinata grossa per spingerti a tanto”
“Infatti … spero tu possa darmi una mano a distrarmi.”
“Ti prenoto io il volo e starai da me”
“Ogni tanto riesci a sorprendermi!”
Pochi messaggi per metterci d’accordo sui piccoli dettagli e mi ritrovo su un aereo. Sei ore di volo sono un’infinità per me. Ascolto musica per non dover ascoltare i miei pensieri. Un palliativo che non funziona al cento per cento, visto che le tracce negli auricolari vengono scelte proprio in base ai miei umori. E brano dopo brano mi ricordano proprio che sono nervosa, arrabbiata e forse anche davvero delusa.
Per fortuna so distrarmi sempre in qualche modo, e ad un certo punto chiudo gli occhi e penso all’ultima volta che ho visto Luca. Molto di me ho scoperto quella notte in un anonimo letto, in uno squallido appartamento in città, in cui molti corpi prima dei nostri si erano uniti senza troppi complimenti al padrone di casa. Molto di se stesso Luca ha svelato. Una circostanza inaspettata ed un piccolo gesto nato inconsapevolmente, hanno fatto incrociare i nostri sguardi al momento opportuno. Mi muovevo sul suo corpo e ho visto i suoi occhi, la sua voglia di chiedere, ho letto le sue parole, e ancor prima che suono venisse pronunciato ho incoraggiato il suo desiderio. Questo pensiero mi fa eccitare. E forse gli devo davvero dire che tanti miei orgasmi celano silente questa immagine di noi due, complici, che non si è mai sbiadita nella mia mente.
Mi guardo intorno. Sono tutti seduti composti, ognuno sulla sua poltrona. Seduto di fianco a me c’è un bambino, accanto a lui un uomo che immagino essere suo padre. Il piccolo mi mostra il gioco che tiene in mano, un robot di plastica di cui va molto orgoglioso. Non disattendo la sua aspettativa di meraviglia, e dimostro la giusta attenzione alle sue parole. Il mio atteggiamento sembra essere gradito anche dal padre, almeno a giudicare dallo sguardo generoso che tiene fisso su di me, apprezzando forse più del dovuto il mio interessamento al bambino. Approfitto dell’occasione per far scomodare l’uomo che forse ora mi guarderà il culo mentre mi allontanerò per andare alla toilette.
Penso alla voglia di questo sconosciuto crescere nei suoi pantaloni, aggiungo questa immagine alle già raccolte fantasie su di Luca e alle mie aspettative per il week end. Ad ogni passo nel corridoio dell’aereo, sorridendo a quanti incrociano il mio sguardo, sento colare il mio piacere, una volta chiusa la porta alle mie spalle lo lascio andare, e fissandomi allo specchio mi sforzo di rimanere in silenzio mentre godo.

Guardo l’orologio una volta tornata al mio posto. Mancano circa due ore all’atterraggio. Sono un po’ stanca e riesco ad addormentarmi.

Quando scendo dall’aereo accendo il telefono. Luca mi ha già scritto. Non ho bagaglio caricato in stiva da recuperare. Non faccio in tempo a togliermi la giacca (fa un caldo a cui non sono abituata) e a visualizzare il suo messaggio, che alzando lo sguardo lo vedo.

Mi sorride. E come sempre io sento il mio sorriso nascere dal cuore illuminandomi il volto. Quanto mi piace! Lo trovo fisicamente eccitante. Ogni volta che lo vedo non riesco a non pensare che voglio fare sesso con lui. È più forte di me. Abbiamo a volte lavorato insieme dividendo lo stesso ufficio, ed è stato fisicamente stancante.
Questa volta lo bacio io. Non aspetto le sue solite battute e non gli lascio il tempo di fare lo stronzo. I suoi baci sono uno dei piaceri della vita a cui non potrò mai rinunciare, sono incapace di resistere all’attrazione della sua bocca.
Mi prende la valigia, mi offre un caffè e mi porta in spiaggia. Facciamo una passeggiata a piedi nudi e iniziamo a parlare un po’.
Mi chiede cosa mi abbia spinto così lontano da casa ed in maniera così inaspettata. Conosce Davide, quindi gli racconto come sono andate le cose senza stare a scendere troppo nei particolari.
“Come mai non ti vedo particolarmente affranta? Mi devi dire altro?”
“Sì, di farti i fatti tuoi!”
Forse mi vede un po’ diversa dall’ultima volta, così gli faccio notare che in effetti è passato molto tempo dal nostro ultimo incontro. So che non farà altre domande a proposito e smetto di mettermi sulla difensiva.

Mi porta a casa sua. Durante il tragitto in auto mi porge una penna e mi dà una busta contenente un foglio di carta bianco. Mi spiega che devo esprimere tre desideri per il week-end, e che sarà sua premura contribuire quanto più possibile a realizzarli.
Poi devo chiudere la busta e lasciarla nel porta oggetti scendendo dall’auto.
Mi sento come un bambino nel paese dei balocchi. Gli ripeto quello che devo fare per essere sicura di aver capito bene. E inizio a pensare a quello che mi piacerebbe realizzare con Luca in questi giorni. Non è un uomo che vuole comandarmi. Altrimenti non mi avrebbe nemmeno chiesto, mi avrebbe semplicemente ordinato. È un uomo che vuole farmi godere e che sa perfettamente cosa ci accomuna. Anche se so che fondamentalmente rimane uno stronzo (ma quale dei miei uomini non lo è? Io li attiro come il miele con le api, e nonostante tutto mi piacciono così).
Non con tutti i partner si condividono le stesse fantasie, per fortuna. So cosa desidero con lui.

“Voglio fare sesso con due donne e voglio che tu ci guardi, senza intervenire.”
Questo gli farà nascere un ghigno sul volto. So bene quanto la situazione ecciti anche lui.

“Voglio che mi porti fuori a cena”
Non siamo mai andati a cena insieme. Di solito non abbiamo tutto questo tempo. E quello a disposizione viene interamente dedicato al sesso. Questa volta è diverso, perché non approfittarne?

“Voglio scopare con te. Da soli”
Quando siamo soli ed io sono nelle sue mani, sento crescere il desiderio ad ogni suo gesto, e sono i momenti in cui forse senza volerlo Luca comunica con me. Non mi lascia altro modo per mettermi in contatto con lui. Una volta gli ho chiesto quale fosse il suo problema con me. “È che tu mi piaci troppo”. Ovviamente non ci ho creduto, ma ho molto apprezzato il suo gesto.

Ripiego il foglio, lo inserisco nella busta, apro il cassetto del cruscotto e vi ripongo parte delle volontà che mi hanno spinto così lontano da casa in questi giorni.

Quando arriviamo mi fa strada. Ci baciamo ogni due passi quindi impieghiamo più del dovuto a varcare la soglia di casa.
Mi mostra ogni cosa, ogni stanza, poi mi invita a farmi una doccia. Mi dice di dover uscire un attimo. Non faccio domande e una volta sola inizio a rilassarmi. Quando incontri nuovamente una persona che non vedi da tanto, troppo tempo .. ti accorgi solo nell’istante in cui la ritrovi quanto realmente ti sia mancata! Sino a quando la lontananza tiene separati, è più facile mentire a se stessi. Stando uno davanti all’altra si può continuare a mentire a chi ci sta di fronte, ma non alla propria anima.
La tensione emotiva mi abbandona leggermente, ed inizio a respirare più lentamente. Il cuore diminuisce i suoi battiti. Il calore al viso scompare, per farsi avvertire con intensità maggiore tra le mie gambe. Non so nemmeno cosa stessi pensando, ma improvvisamente un bollente brivido ha attraversato il mio ventre e ha raggiunto le mie cosce.
Avverto una strana sensazione a muovermi nella casa di Luca da sola, eppure mi sento a mio agio. Mi faccio la doccia e poi lo aspetto. Non tarda molto. Mi trova in camera, mi avverte che sta entrando e mi comunica che usciremo a cena.
Non faccio in tempo a dire nulla perché veniamo interrotti dal suono del citofono.
“Chi è?”
“Sono le due donne che avevi chiesto”
Capisco che verranno a cena con noi.
Lo guardo e vedo che è soddisfatto.
“Sei proprio uno stronzo!”
“Sono qui per te, non per me.”

Beviamo qualcosa e usciamo velocemente dall’appartamento. Da come mi osservano suppongo Luca abbia già raccontato loro del mio desiderio.
In macchina mi fa salire accanto a sé. Ammetto di essere infastidita. Avrei voluto cenare sola con lui. Con le ragazze avrei voluto fare sesso, non conversazione. Quindi me ne sto in silenzio qualche minuto. Sino a quando mi viene un’idea.
Predo il telefono e mando un messaggio a Luca. “Vediamo un po’ chi è più troia di noi tre!” Si accorge che lo smartphone ha vibrato. Nel momento in cui prende in mano il telefono inizio a bagnarmi. Lo legge e ride senza guardarmi. Ho voglia di farmi scopare da lui, ma sono consapevole del fatto che ci vorrà ancora molto tempo.

Quando entriamo nel ristorante ci notano tutti. Diamo davvero l’impressione di essere state “noleggiate” dal nostro “amico”. Riesco a rendere provocante ogni mio gesto. Chi mi guarda non pensa che io stia portando alla bocca del cibo. O che io stia bevendo vino. Ho negli occhi la voglia di sesso. Le mie mani non stanno ferme. Ma non cercano lui. Luca ha scelto di portarle a cena, quindi ora si gode lo spettacolo, ma non potrà parteciparvi. Mentre parlo le mie mani scompaiono sotto il tavolo, le mie dita si fanno strada sotto il vestito, alzandolo, per poter entrare dentro di me. Sono bagnata. Le tiro fuori e porto le mani sul tavolo. Sento come mi guarda. So che altri lo stanno facendo. Dentro sto impazzendo dalla voglia di sfogarmi. Fuori sembro una troia conscia del suo desiderio, ma completamente padrona di se stessa. Mi costa fatica, ma non lo sfioro nemmeno con un dito.
Tocco loro. Non il corpo. Le mani, il viso. Parliamo. Lentamente entriamo in confidenza. Dobbiamo fare sesso, quindi iniziamo la danza dei nostri preliminari. Al termine della cena, una volta al parcheggio, ci baciamo e ci mettiamo le mani addosso.
Luca mi chiama da dentro la macchina e mi dice di mettermi addosso quello che ha in mano e che mi sta porgendo. Si tratta semplicemente di un paio di calzoncini di jeans molto corti e di una canotta bianca. Una delle due ragazze mi passa una giacca di finta pelle rossa. Non faccio domande. Mi cambio e salgo in macchina.

Quando arriviamo al locale, ed entriamo, mi sembra di essere in un video di Nicki Minaj. Impossibile non essere troie qua dentro. Da questo momento in poi mi basta sapere che lui mi sta guardando. Non mi interessa vederlo a mia volta. E perdendomi con le ragazze nel locale non lo cerco più nemmeno con lo sguardo. Balliamo, beviamo, entriamo in contatto. Ci esibiamo. Non siamo certo le uniche a fare sesso. In molti cercano di allungare le mani ma noi non accettiamo inviti. Luca mi ha portato due donne a cui piace, come a me, godere con un corpo femminile. Ed è esattamente quello che facciamo.

Solo quando capisce che ci siamo cibate abbastanza si insinua tra noi. Io ho ancora i pantaloncini abbassati. Siamo tutte e tre ancora scomposte, accaldate e sudate. Adesso mi lascio baciare. Mi faccio rapire dalla sua bocca. Può portarmi dove vuole. Mi mette addosso la giacca, saluta le sue amiche che hanno già incontrato qualche conoscente che darà loro un passaggio e mi porta a casa. Da soli, ci uniamo sino al mattino. Quando esausti crolliamo abbracciati nel letto, ho l’impressione di aver fatto l’amore per la prima volta con lui.

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