Rosse di sera...

di
genere
orge

Il sole stava calando dietro i tetti di Roma, tingendo il cielo di sfumature arancioni e viola che si riflettevano sulle ampie vetrate dell’attico di Gloria. L’aria era pesante di quel calore estivo che si attardava anche a sera, mescolato al profumo dolce e avvolgente degli oli essenziali che diffondevano dalla spa privata adiacente all’ampio salotto di quell’appartamento principesco, un gioiello di eleganza e tecnologia in cima a uno splendido palazzo storico del centro. Le luci soffuse, regolate su una tonalità ambrata, accarezzavano ogni angolo della stanza, creando un’atmosfera intima, quasi ipnotica.

Gloria arrivò dalla camera da letto con un movimento fluido, i suoi lunghi capelli rossi che scendevano in onde setose lungo la schiena nuda, sfiorando appena la curva del suo sedere sodo. Indossava solo una vestaglia di seta nera semi trasparente, leggera come una carezza, che si apriva ad ogni passo, rivelando gambe toniche e muscolose ed un fisico statuario nonostante i suoi 45 anni e due gravidanze, frutto di anni di allenamenti intensi e dedizione, il tutto decorato da diversi tatuaggi che nei punti giusti e con eleganza ne esaltavano ancora di più la sua figura. I suoi piedi scalzi, perfettamente curati, non facevano rumore sul marmo lucido, la sua presenza era travolgente, come un’onda che si infrangeva contro la riva.


Francesco, in attesa, seduto sul divano di pelle bianca, si voltò verso di lei con un sorrisetto compiaciuto, le dita che tamburellavano sul bracciolo in un mix tra l’eccitamento della visione in desabille di una donna così avvenente e l’imbarazzo/timore reverenziale che quella donna fosse la madre della sua fidanzata. Aveva i capelli biondi raccolti in una coda alta, qualche ciocca ribelle che gli cadeva sulla fronte, e gli occhi blu che brillavano di un desiderio appena velato. La camicia di lino che indossava leggermente aperta non riusciva a nascondere i muscoli scolpiti delle braccia e del torso, né l’erezione che premeva contro il tessuto sottile dei bermuda eleganti, un notevole rigonfiamento che non sfuggì agli occhi di Gloria..

Allora, Francesco…» la voce di Gloria era un sussurro roco, carico di promesse. Si fermò davanti a lui, abbastanza vicina da fargli sentire il calore del suo corpo, ma senza toccarlo. «La nostra piccola Elisabetta era impegnata oggi, ed essendo via anche mio marito Paolo e mio figlio Aurelio. Siamo soli.»

Le labbra di Francesco si incurvarono in un ghigno malizioso. «Peccato. Se ci fosse stata Elisabetta magari il dopo cena sarebbe stato più movimentato.»

Gloria rise, una risata bassa e sensuale, mentre con un dito tracciava il contorno del collo del ragazzo, scendendo lentamente verso il petto. «Oh, tesoro, cosa ti fa pensare che non ci possa essere già un pre-cena interessante.» Le sue unghie, dipinte di un rosso scuro, sfiorarono il tessuto della camicia, poi si insinuarono sotto, accarezzando la pelle calda e sudaticcia. «Sei così… teso, sono io che ti agito?» - La mano di Gloria ispezionava il corpo di Francesco disegnandone le linee create dal suo addome scolpito, la sua erezione era sempre più evidente. «Comunque…volevo ringraziarla per l’invito.»

Francesco inspirò bruscamente quando le dita di Gloria gli pizzicarono un capezzolo, già duro per l’eccitazione. «Dovrei essere io a ringraziare te» rispose, la voce più roca del solito - Le sue carezze che si fecero più audaci esplorando anche le gambe di lui, tornite, muscolose, dure come il marmo e permettendo alla vestaglia di aprirsi maggiormente lasciandogli intravedere tutto.
«Ti prego tesoro, dammi del tu altrimenti mi fai sentire ancora più vecchia.» - Quel vedo-non vedo provoca una reazione fisiologica importante, i bottoni dei bermuda potrebbero saltare da un momento all’altro, Gloria aggiunge un po’ di pepe dicendo e incrociando il suo sguardo gli disse «Vedo che la vecchietta ti piace» - aveva degli occhi che stregavano, color smeraldo, in complementarietà col rosso acceso dei suoi capelli.

Il giovane non attese oltre: con un movimento rapido, afferrò i fianchi di Gloria e la tirò a sé, facendola sedere a cavalcioni sulle sue gambe. La seta della vestaglia scivolò via, scoprendo le cosce lisce e il pube rasato, dove un sottile strato di umidità tradiva quanto fosse già eccitata. «Cazzo, sei bollente» mormorò contro le sue labbra, prima di catturarle in un bacio vorace.

Gloria gemette nella sua bocca, le mani che si aggrappavano alle spalle larghe di Francesco mentre lui la stringeva contro il suo corpo muscoloso. Le loro lingue si intrecciarono in un duello sensuale, bagnato e affamato, e quando si staccarono per riprendere fiato, lei lasciò sfuggire un sospiro tremante. «Voglio vederti tutto» disse, le dita che già lavoravano per sbottonargli e sfilargli la camicia. Il tessuto si sollevò, scoprendo un torso scolpito, completamente depilato, dove ogni muscolo era definito, la pelle abbronzata che luccicava di un leggero strato di sudore. Gloria non resistette: chinò la testa e passò la lingua lungo il solco tra i pettorali, assaporando il sapore salato della sua pelle, prima di mordicchiargli un capezzolo stuzzicandoglielo a mo’ di tortura con la lingua.

«Mio Dio» imprecò Francesco, le dita che si conficcavano nei suoi capelli rossi. «Se continui così, mi fai venire ancora prima di iniziare.» - Sapeva benissimo che quello era un punto di non ritorno e la miccia era stata accesa.

Gloria lo fece alzare in piedi, un armadio di 190 centimetri, pur avendo soli 18 anni la sua visione in quello stato avrebbe fatto vibrare di piacere qualunque donna, si mise in ginocchio davanti a lui e slaccio i pantaloncini liberando la sua virilità enorme, marmorea e pulsante, costretta fino a quel momento in quei pantaloncini attillati, un totem di carne che puntava verso l’alto con una leggera inclinazione a destra che esaltava maggiormente la perfezione di quell’adone - Gloria era fradicia, sentiva gli umori colare dal suo sesso che ardeva di voglia e pregustava cio che sarebbe arrivato poi - «Hai capito Elisabetta che buongustaia» disse lei prima di afferrarlo con entrambe le mani e lavorarlo sapientemente con movimenti decisi riservando alla sua bocca e alla sua lingua la cappella gonfia e pulsante; Francesco era li, la testa indietro, gli occhi ribaltati dall’estasi continua che provava, il battito irregolare, una mano tra i capelli di Gloria che accompagnava il movimento preciso e continuo del suo pompino - Gloria smise un attimo solo per chiedere a lui «Ti fidi di me?» - lui prontamente con voce roca rispose «Certo mia regina» - Lei bagna di saliva il dito medio, poi, mentre con una mano riprende la stimolazione dell’asta e con la bocca quella del glande, con quel dito gli entra nell’ano andando a stimolare la zona prostatica; Una scarica elettrica lo attraversa bastano pochi movimenti congiunti per farlo ruggire come il re della savana «Gloria sto per venire» - lei spalanca le fauci fameliche e dice «Dammi da bere tesoro mio» - fiotti di nettare bollente le riempiono la gola colandole al lato della bocca e bagnandole quel corpo meraviglioso ormai sudato dal calore e dalla passione tra i due, Gloria beve tutto, poi il suo sguardo si fa ancora più malizioso.



Gloria rise di nuovo, questa volta con un suono più oscuro, quasi predatorio. Si alzò in piedi con un movimento sinuoso, lasciando che la vestaglia scivolasse completamente via dalle spalle, rivelando il suo corpo in tutta la sua gloria. Il seno, piccolo ma sodo, aveva capezzoli scuri e eretti, e la vita stretta si allargava in fianchi generosi che culminavano in un sedere tondo e compatto, perfetto per essere afferrato, morso, penetrato, e una figa grondante di umori. «Allora portami dove vuoi scoparmi» disse, la voce un ordine vellutato, «Questo era solo un antipasto».

Francesco non ebbe bisogno di altre parole - aggiunse solo «ogni tuo desiderio è un ordine»; La afferrò per la vita e sollevandola come se non pesasse nulla. Gloria avvolse le gambe intorno ai suoi fianchi, sentendo il suo cazzo di nuovo duro premere contro il suo ingresso bagnato, mentre lui la trasportava verso la spa privata. L’aria umida e il profumo li avvolse non appena varcarono la soglia,si vedeva qualcuno nella sauna ma era fatta in modo che dall’esterno non si potesse vedere internamente e loro erano troppo presi. Senza esitazione, Francesco la spinse contro il muro di piastrelle fredde, il contrasto con il calore dei loro corpi che li fece gemere entrambi.

«Ti voglio adesso» ringhiò Gloria, le unghie che gli graffiavano la schiena mentre lui le divaricava le gambe con un ginocchio. Non ci furono preamboli: Francesco puntò il suo cazzo, grosso e venato alla sua apertura, e con una spinta decisa lo affondò dentro di lei in un solo, fluido movimento.

«Ahhh, sì!» Gloria gettò indietro la testa, i capelli rossi che si appiccicavano alla pelle sudata mentre lui la riempiva completamente, allargandola con una forza che le mozzava il fiato. «Dio, sei enorme, sapere che possiedi anche mia figlia così mi fa impazzire»

Francesco non le diede tregua. La penetrò con colpi profondi e regolari, il suo bacino che sbatteva contro il suo con un ritmo implacabile, ogni affondo accompagnato dal suono bagnato della sua figa che lo inghiottiva avidamente. «Ti piace, regina?» le chiese, la voce gutturale, mentre le mordeva il collo. «Ti piace come ti scopo contro il muro come una poco di buono?»

«Di più» ansimò lei, le mani che gli artigliavano i capelli biondi. «Più forte, per favore, scopami di più non ho mai avuto un animale come te dentro»

Lui ubbidì, aumentando il ritmo, i muscoli delle braccia che si tendevano mentre la teneva sollevata, il suo cazzo che martellava dentro di lei con una precisione brutale. Gloria sentiva ogni centimetro di lui, ogni venatura che sfregava contro le sue pareti interne, mandandola sempre più vicina all’orgasmo. «Non fermarti» supplicò, le parole che si trasformavano in gemiti rotti. «Sto per venire, cazzo» e venne, venne copiosamente rimanendo impalata a quell’enorme scettro del piacere, e lui all’unisono con lei, le riversò all'interno un altro carico abbondante e denso di sborra che la riempì completamente.

Gloria disse - abbassando lo sguardo - «Francesco, scusa se ti ho tenuto nascosto una cosa riguardo Elisabetta, puoi punirmi come meglio credi, me lo merito», con un movimento deciso, premette un pulsante nascosto nella boiserie del muro, un gesto che era il segnale convenuto. Non un allarme, ma l'anticipo di un piacere. La porta scorrevole, mimetizzata del lussuoso locale adibito a sauna, si aprì immediatamente e con un sibilo sommesso.

Ne uscì Elisabetta, una visione sconvolgente di carne e desiderio, simile a sua madre ma con la alcune differenze, i suoi capelli ora erano raccolti in treccine, era leggermente più bassa ma con un seno ben più generoso almeno una quarta, inoltre era alternativa diciamo, aveva diversi piercing che costellavano il suo corpo, lingua, svariati alle orecchie, naso, ombelico e capezzoli, e diversi tatuaggi più audaci e colorati di quelli di mamma le decoravano quel corpo atletico scattante dedito all’allenamento e al rigore alimentare, desiderabile, dandole un'aura potente, impossibile da non notare.

Era completamente nuda, la pelle ancora lucida e arrossata dal vapore caldo. L'umidità della sauna aveva intensificato il suo profumo naturale, un miscuglio inebriante di sudore e eccitazione. Dalla bocca semiaperta, turgida per il recente lavoro, le colava lento e denso un rivolo di sborra, che le macchiava il mento e il collo. Altrettanto abbondante era il liquido che le scendeva dalle labbra vaginali, scivolando copiosamente lungo le cosce, testimonianza del godimento appena provato. Le sue mani, tuttavia, erano il vero centro focale della scena, curate e con degli artigli verdi che abbinavano ai suoi occhi smeraldo, stringevano con presa ferrea due cazzi gonfi, imponenti e duri, tirandoli come se fossero dei guinzagli molto rigidi;

I due ragazzi che si portava appresso erano Valerio e Michael, due amici di Francesco, entrarono nella stanza, due stangoni muscolosi, due veri tori da monta. I loro occhi si illuminarono di una brama primitiva e intensa alla vista della scena proposta da Gloria e Francesco ; Avevano cambiato posizione, ora erano al centro della stanza. di fronte alla porta della sauna, lei era in punta di piedi con il corpo aderente a lui, il membro di Francesco, ancora perfettamente in erezione, infilato tutto dentro di lei, la teneva stretta in una morsa di piacere inflessibile, la schiena inarcata e il respiro affannoso, in una posizione di sottomissione estatica, la reggeva per le tette giocando maliziosamente con le dita con i suoi capezzoli turgidi e baciava, mordeva e leccava avidamente il suo collo sudato facendole emettere continui gemiti di piacere.

L'aria, già carica di vapore, sudore e feromoni, divenne improvvisamente più densa, satura dell'anticipazione di un amplesso a cinque. Elisabetta sorrise, il suo viso incorniciato dal caos bagnato dei capelli, uno sguardo che prometteva un'orgia senza riserve.

«Amore di mamma, ragazzi» ansimò lei, un sorrisetto malizioso che le curvava le labbra mentre era ancora avvinghiata da Francesco che aveva nuovamente iniziato a sbatterla con vigore. «Unitevi alla festa.» - Lui aggiunse «Amore,era questo l'impegno allora, che brava puttanella che sei, così giovane e così troia.» - «Tutta sua madre, dico bene Gloria?» - Lei annuisce non riuscendo a smettere di gemere rumorosamente - poi lui continua «hai scelto tra i miei amici i più prestanti e i più dotati» rivolse lo sguardo a loro dicendo «Amici, sembra che Eli vi abbia fatto godere per bene, sapete che ora mi dovete un favore, anzi almeno due, e si chiamano Vanessa e Beatriz» - alludendo alle loro fidanzate.



Uno di loro, Valerio, moro, capelli rasati, coperto di tatuaggi con gli addominali scolpiti e due spalle imponenti, non perse tempo. Si avvicinò e si inginocchiò davanti a loro, la lingua che si allungava per leccare il clitoride di Gloria ogni volta che Francesco si ritraeva, prima di affondare di nuovo dentro di lei.

«Cazzo, sì» gemette Francesco, sentendo le labbra del ragazzo che sfioravano anche il suo cazzo ogni volta che usciva dalla figa fradicia di Gloria. «Vi piace vedere come la scopo, eh? Non vedete l’ora che sia il vostro turno vero?»

L'atmosfera nella stanza si era fatta incandescente, carica di un desiderio palpabile. Elisabetta, con una disinvoltura che rasentava l'audacia, si avvicinò e iniziò a baciare con foga, in un limonare appassionato e profondo, prima il suo fidanzato, le cui labbra rispondevano con eguale intensità. Subito dopo, senza soluzione di continuità, le sue attenzioni si rivolsero a sua madre, in un gesto che univa intimità familiare e trasgressione.

Con un movimento sinuoso, Elisabetta cambiò posizione, assumendo la posizione a quattro zampe, un'offerta visiva perfetta e invitante. Le sue attenzioni si rivolsero a Valerio, i cui occhi erano incollati alla vulva di Gloria, inebriato dal profumo del suo sesso e con l'erezione rigida e puntata verso l'alto. Dietro di lei, Michael, il ragazzo di colore, imponente e massiccio – oltre 200 cm di altezza e più di 100 kg di peso, con un membro che raggiungeva comodamente i 25 cm di lunghezza e i 19 di circonferenza – si era posizionato con calma predatoria. Era già appoggiato all'apertura di Elisabetta, che era umida, desiderosa e pronta ad accoglierlo.

Elisabetta portò due dita alla bocca, le inumidì abbondantemente con la saliva, e poi, senza dare alcun preavviso, le infilò con decisione nell'ano di Valerio. Iniziò una sapiente e intensa stimolazione prostatica che trasformò il suo già eccitato pene in un bastone d’acciaio, teso e duro. Non sprecando l'occasione, con la mano libera, Elisabetta cominciò a segarlo, accelerando ulteriormente l'eccitazione.

Michael scambiò uno sguardo d'intesa e di fuoco con Francesco, un attimo di complicità virile, e poi, con una spinta poderosa e decisa, entrò completamente in Elisabetta. Lei inarcò la schiena, un gemito rauco e liberatorio le sfuggì dalle labbra, mentre urlava le parole che tutti volevano sentire: «Cazzo, sì, scopami forte!» La penetrazione era completa, e la stanza risuonò del ritmo che stava per iniziare, un ritmo dettato dalla lussuria e dal desiderio condiviso.Michael scambiò uno sguardo d'intesa, carico di desiderio e di una promessa non detta, con Francesco. Gli occhi di entrambi bruciavano di un fuoco virile, un attimo di intensa complicità che sigillava il loro intento comune. Era un consenso silenzioso, un'elettricità palpabile che riempiva l'aria satura. Poi, senza esitazione, Michael raccolse tutte le sue forze, e con una spinta poderosa, determinata e risoluta, superò ogni resistenza, entrando completamente e profondamente in Elisabetta.

Gloria era in preda a un'estasi totale, travolta da un turbine inebriante di sensazioni. Ogni nervo del suo corpo era in fiamme, un ardore di piacere alimentato dal ritmo incessante e implacabile del rapporto. Francesco la penetrava con forza, il suo membro paragonabile per dimensioni a quello di Michael (anche se di tre centimetri più corto), che la martellava senza tregua. Era un colpo vigoroso, un ariete muscoloso che la raggiungeva in profondità, toccando un punto proibito e facendole inarcare la schiena in un arco di pura estasi. Contemporaneamente, Valerio, il moro, le procurava un altro intenso piacere orale. Con una dedizione quasi sacrale, le succhiava il clitoride come se fosse l'ultima cosa che avrebbe mai assaggiato, maneggiando la lingua con abilità e foga, alternando tocchi delicati a pressioni intense che le strappavano gemiti gutturali.
Non era finita. Le sue mani, abili e vogliose, le attorcigliavano i capezzoli, provocandole un dolore piacevole che si fondeva con la tempesta sensoriale che la stava travolgendo. Riuscì a mormorare: «Non… non fermatevi», ma le parole le si smorzarono in un grido strozzato e roco quando Francesco la penetrò con un affondo particolarmente violento e profondo. Quella spinta fu il colpo di grazia: l'orgasmo la investì con una violenza inaudita, un'ondata di piacere così intensa da farle vedere letteralmente le stelle, un bianco accecante dietro le palpebre. Eiaculò in maniera copiosa, bagnando completamente Valerio ed Elisabetta, con Michael che era dietro di lei.

L'orgia era un balletto di corpi e umori. Valerio, non pago di averle leccato via l'anima, impazziva con le due dita di Elisabetta nel suo culo, mentre il suo cazzo segato pulsava eccitato pronto a schizzare e venne anche lui con un geyser di sborra che salì in alto, con Gloria che provò a berne un sorso al volo, prima di ricadere sul suo addome dove la Milf della stanza si gettò a leccare. A pochi centimetri, Elisabetta godeva come una puttana sotto i colpi profondi e cadenzati di Michael. Era un ritmo tribale, un battito di carne che riempiva l'aria.

Francesco e Michael, in un turbinio di ardente passione e virilità dominante, si erano impossessati della scena, i loro corpi muscolosi e vibranti di desiderio in perfetta armonia con i gemiti e i sospiri delle loro compagne. Francesco era concentrato sulla sua rossa del momento, i capelli color fuoco che contrastavano magnificamente con la sua pelle diafana, mentre Michael, con un sorriso sornione, si dedicava alla sua, un turbine di curve sinuose.

La tensione erotica era palpabile, ogni spinta, ogni bacio, era un'accelerazione verso il culmine atteso. I due amici, in un'intesa quasi telepica sviluppata attraverso anni di avventure condivise, si erano involontariamente sincronizzati. Le loro respirazioni si fecero più affannose, i loro movimenti più rapidi e potenti, fino a quando, in un boato liberatorio di piacere, schizzarono insieme.

Non fu una semplice eiaculazione; fu un'ondata, un vero e proprio "litro" (così amavano scherzosamente definirla) di sborra densa e calda che le riempì completamente, un'inondazione interna che sigillò il loro dominio. Le due donne, ormai esauste ma con gli occhi che brillavano di appagamento, giacevano ansimanti, il corpo ancora scosso dai postumi del piacere.

Con la tempesta placata, l'atmosfera si fece più languida. Francesco, con un gesto premuroso, sollevò la sua compagna, mentre Michael si occupava della sua. Insieme, si diressero verso il santuario del relax: la vasca idromassaggio. L'acqua calda e le bolle promettevano di sciogliere ogni tensione, un momento di quiete (o apparente tale) per recuperare le forze.

La vasca idromassaggio non era solo un luogo per rilassarsi; era un palcoscenico per l'intima convivialità, un modo per prolungare l'intimità, ammirare i corpi bagnati che si sfioravano con promesse silenziose. Era un momento di ricarica, una tregua tattica. Lo sapevano tutti: il prossimo round non era lontano. L'appetito non era placato, ma solo temporaneamente saziato, e l'acqua e il calore stavano già lavorando per riaccendere la fiamma in vista della prossima, inevitabile, esplosione di piacere
scritto il
2025-12-30
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