Ibiza

di
genere
etero

Siamo giunte al Nocturna, uno dei più famosi locali sul mare di Ibiza. Saranno le due di notte e in giro c’è il delirio totale. La musica è alta e la sala è così affollata che è quasi impossibile muoversi da un punto all’altro.
Veronica è già al terzo drink. Credo che questa notte molte lingue faranno visita alla sua bocca. Silvia invece è la solita bacchettona. Il suo bicchiere è ancora pieno e penso che anche qui, nel mezzo del divertimento più sfrenato, si metterà di impegno per non cedere a nessuna tentazione. Riguardo a me, voglio divertirmi e basta. Ho bevuto due gin tonic; sono un po’ brilla, ma lucida, almeno quel tanto che basta per non lasciarmi limonare dal primo ragazzo che mi metterà la mano sul culo. Sono aperta a ogni piacevole evenienza, ma da chi farmi mettere la lingua in bocca lo deciderò io.
Ho visto già diversi uomini gironzolare intorno a Veronica. Devo ammettere che è una bomba sexy. Quel mini abito dorato risalta la sua abbronzatura colorita e aderisce perfettamente alla sua siluette, mettendo in risalto le sue curve mozzafiato. Io ho optato per qualcosa di più casual: un abito corto, di colore nero, attillato, in modo che aderisca alle mie curve, abbastanza scollato, per indurre in tentazione, e sottile, per sentire ogni contatto quasi come se fosse diretto sulla pelle. Silvia invece ha scelto un abbigliamento più sobrio: un abito bianco in pizzo con girocollo, con sottoveste coordinata, e lungo fino alle ginocchia. Non è aderente come quello mio e di Veronica, ma avendo qualche chiletto da nascondere, tutto sommato non è stata poi una cattiva scelta.
Anch’io ho avuto diversi ragazzi che mi ronzavano intorno, ma dopo averci ballato per un po’ li ho allontanati. Ora c’è un tipo alle mie spalle che mi si vorrebbe strusciare addosso. Con le braccia penzolanti, fingendo di ballare, mi sfiora il culo con il dorso della mano. Ma davvero pensa che non me ne accorga? È carino e decido di incoraggiarlo. Così mi accosto un poco a lui e, mentre continuo a ballare tenendo in alto le mani, volto leggermente lo sguardo nella sua direzione, muovo la testa fingendo di cantare e sculetto quasi a contatto con il suo corpo. Lui preme il dorso della mano sulla mia natica. Io continuo a ballare, indifferente al suo contatto. Poi, finalmente, prende confidenza, appoggia le mani sui miei fianchi e comincia a ballare dietro di me. Ma è innamorato del mio sedere e non appena si sente autorizzato, abbassa le mani per palparmelo. Lo lascio fare per qualche secondo, poi mi separo da lui e volgo lo sguardo altrove. Prova a riavvicinarsi, ma lo ignoro per fargli capire che il gioco è finito. Hai avuto quello che desideravi, dovrai accontentarti! È belloccio, ma troppo giovane: avrà vent’anni o poco più e io non voglio passare la mia ultima notte a Ibiza con un ragazzetto che potrebbe avere quasi dieci anni meno di me e che, per quanto ne so, potrebbe essere ancora vergine.
La serata è al culmine. Il dj e l’alcol a fiumi stanno mandando tutti in estasi. Vedo Veronica limonare con un ragazzo, mentre Silvia balla timidamente dietro di lei. Gruppi di persone danzano e saltano sui tavoli. Ragazze mezze nude fanno impazzire gli ormoni dei maschietti e li mandano in visibilio. Un giovane particolarmente vivace per due volte si è fermato a dare un bacio sulla chiappa a una ragazza che balla in bikini su un cubo mentre le passava accanto.
Un uomo sui trenta, bassino e occhialuto, cerca di farsi strada provando ad avvicinarsi a me. È l’immagine dello stereotipo del secchione. Mi domando cosa ci faccia in un posto simile. Si fa coraggio e tenta un approccio. Lo liquido immediatamente. Se fossimo a scuola forse te la farei annusare per convincerti a farmi copiare i compiti, ma qui ho altri piani.
Dopo un po’, io, Veronica e Silvia ci ritroviamo tutte e tre vicine. Cerchiamo di comunicare urlandoci parole all’orecchio. Veronica dice di aver limonato con un paio di ragazzi niente male. Io confesso di essere ancora a quota zero, notizia che sembra rincuorare Silvia che ovviamente non si lascia andare. Anche quando io e Veronica andiamo a prendere un altro drink lei si astiene. Siamo lì, ancora a sorseggiare la bevanda, quando avvistiamo il tipo che immaginiamo sarà il nostro paladino della serata. Alto almeno uno e ottanta, palestrato e bello come un apollo. Biondo, con un ciuffo foltissimo tirato all’indietro, un filino di barba ben curata e uno sguardo magnetico. Ha un abbigliamento semplice: un paio di bermuda neri e una camicia di lino beige sbottonata sul petto e con le maniche arrotolate fino ai gomiti. Lo vediamo scrutare nella nostra direzione. Io e Veronica ci scambiamo un rapido sguardo come per chiederci chi di noi due stesse puntando.
Si avvicina lentamente senza smettere di ballare. È a pochi passi da noi e ci fissa con insistenza. Giunge di fronte a me, mi guarda dritto negli occhi e mi invita a ballare con lui. Mi dispiace, Veronica, ha scelto me.
Ci gettiamo nella mischia, ballando a contatto ravvicinato con la musica che ci bombarda i timpani senza tregua. Riesce a comunicarmi qualcosa in un inglese stentato dal forte accento iberico. Credo che abbia detto di chiamarsi Flàvio e di essere portoghese. Alla domanda «How old are you?» credo che abbia risposto «Twen-ti sé-ven». Probabilmente deve anche aver provato a farmi qualche complimento carino, ma non sono riuscita ad afferrare le parole esatte. Tranquillo caro! Non devi farmi innamorare di te. Voglio solo ricordarmi di quest’ultima notte che trascorrerò qui.
È un tipo diretto. Tempo qualche minuto e mi ritrovo le sue labbra incollate alle mie. Mi tiene per i fianchi. Io gli avvolgo le braccia intorno al collo e questo lo incoraggia ad atteggiamenti più decisi. Sento le sue mani scendere sul culo. Grande trovata indossare questo abito sottilissimo: mi sembra di sentire il calore delle sue dita sulla pelle. Su, massaggiami per bene! Comincia a darci dentro anche con la lingua. Ho il presentimento che questa notte sarà indimenticabile. Le effusioni che ci stiamo scambiando mi stanno facendo arrapare come non mai.
A un certo punto si stacca da me e mi invita a seguirlo. Cerchiamo un varco nella folla per sgattaiolare via. Prendiamo la passerella che scende in spiaggia, dove la folla si dirada via via che ci allontaniamo dal locale. Non appena mettiamo piede sulla sabbia sono costretta a togliere le scarpe con i tacchi e a portarle in mano. Arriviamo quasi a riva, dove il debole bagliore delle luci sparse si perde tra le onde del mare. Nei paraggi intravedo le ombre di altre coppiette che si sono appartate per amoreggiare. Il tipo continua a tirarmi con la mano, fino a giungere in un angolo defilato della spiaggia dove sono disposti gli ultimi lettini. Se devo essere onesta, pur essendo aperta a vari scenari, non immaginavo che lo avrei fatto in un luogo pubblico, sotto gli occhi di qualche spettatore occasionale. Tuttavia, oramai è tardi per avere ripensamenti. Intendo andare fino in fondo. Chi se ne frega se mentre chiavo con questo bellimbusto qualcuno si soffermerà a godersi lo spettacolo. Non c’è nessuno che possa riconoscermi e nessuno ne saprà mai niente, a parte le mie due compagne di viaggio. Domani sera saremo in Italia sedute con i nostri amici a bere un bicchiere di vino e a raccontare quanto siano incantevoli i posti che abbiamo visitato in questi giorni.
Flàvio sembra aver trovato il lettino su cui farmi sua. Mi siedo su un lato. Do un’occhiata nei paraggi, volgo lo sguardo nella direzione del mare. Poi mi volto verso di lui e lo trovo già con la patta abbassata e il pene di fuori a pochi centimetri dalla mia bocca. Vuole un pompino, fantastico! Non era quello che mi aspettavo, ma decido di accontentarlo. È alto e devo sollevare un po’ la testa per arrivare a imboccarlo. Dopo pochi secondi già comincio a sentirlo duro. Quantomeno non sembra soffrire di ansia da prestazione. Non ho mai trovato emozionante fare pompini, perciò mi aiuto con la mano a trastullarlo. Lui però sembra più interessato a mettermelo in bocca, così mi posa una mano dietro la testa e mi accompagna nel movimento. Comincio ad averne abbastanza. Mi fermo, persuasa che ora sia pronto a scoparmi. Ma ho appena il tempo di riprendere fiato che già mi ritrovo il suo pene che preme di nuovo contro le mie labbra. La cosa mi piace sempre meno. Continuo a fargli il pompino, in maniera un po’ goffa, sperando che la prestazione deludente lo porti a cambiare strategia, ma, a quanto pare, non sembra intenzionato a mollare. Cerco di staccarmi di nuovo. Lui mi regge la testa per immobilizzarmela e per ficcarmelo di nuovo in gola. A quel punto gli afferro le mani e lo induco a fermarsi. «Stop, stop!» ripeto più volte. «Senti stronzo, o mi scopi o te ne vai. I pompini fatteli fare da tua sorella». Mi guarda perplesso, chiaramente non ha capito che deve sbattermelo nella fica. «Fuck me or fuck you!» Così non può non capirlo. L’espressione indecisa che compare sul suo volto lo spoglia di tutto il fascino che aveva mostrato in un primo momento. Ma è serio? Gli sto offrendo la fica e lui indugia? La cosa sta prendendo una brutta piega, così faccio per alzarmi e andare via, ma lui mi afferra per le spalle e mi incita a restare. «Okay, okay» mi dice come rassegnato. «Condom?» chiedo con tono non particolarmente gentile. Lui annuisce e comincia a frugare nelle tasche. Ne tira fuori uno. Si siede sul lettino accanto a me. Prova ad aprire l’involucro con le mani, ma non cede, così lo incide con i denti. Tira fuori il profilattico e lo appoggia sulla punta del pene che intanto sta cominciando a perdere l’erezione. Lo aiuto a indossarlo, in modo da stimolarlo per farglielo tornare duro. Mi alzo, così lui può stendersi sul lettino. Mi siedo sulle sue gambe e sollevo la gonna fin sopra la schiena. Mi chino su di lui, in cerca delle sue labbra. Il bastardo allontana la bocca. Evidentemente lo secca baciarmi sapendo che ho tenuto in bocca il suo gioiello. Mi auguro che almeno riesca a farmi godere. Mi struscio un po’ con il culo su di lui per farlo eccitare ancora, dopodiché con la mano sposto il perizoma per scoprire la fica. Gli afferro il pene e lo spingo dentro. Inizio a muovere il bacino per cercare di darmi piacere. Non mi frega più niente di lui. Mi sento delusa, voglio solo che mi faccia godere e poi potrà andarsene a fanculo. Il suo pene è duro e lo avverto quando entra ed esce. Comincio a cavalcare con foga. Mi mette le mani sul culo accompagnandomi nel movimento. Ma non ho il tempo di illudermi di poterne trarre godimento che già sul suo volto vedo i segni che preannunciano che sta per venire. Un attimo dopo sento il suo arnese svuotarsi, scaricando nel profilattico il frutto del suo piacere. Inutile continuare a dimenarmi. In pochi secondi il suo pene si affloscia e quasi non lo sento più. «Sorry» mi dice con espressione mortificata. Sorry un cazzo! Per questo eri indeciso? Non volevi sprecare un profilattico sapendo che saresti durato meno di due minuti?
Mi sposto per farlo alzare. Si sistema i pantaloni e la camicia, poi accenna un saluto e se ne va. Io resto rannicchiata sul lettino, con la gonna alzata e il filo del perizoma scostato su una chiappa. Sono talmente delusa che non trovo nemmeno la forza di ricompormi.
Poco distante, dietro di me, odo delle voci. Potrebbero essere persone che si sono appartate per scopare, perciò mi volto con discrezione per non farmi notare. Invece sono solo due ragazzi che ci spiavano facendo finta di conversare. Immagino che anche loro siano rimasti delusi. Be’, per vostra fortuna ho lasciato il culo al vento. Avete comunque potuto godervi lo spettacolo. Adesso fottetevi anche voi. Mi alzo per sistemarmi le mutande e la gonna. I due guardoni capiscono di essere stati scoperti e si allontanano. Recupero le scarpe, finite sotto al lettino, e, adagio, a piedi nudi, risalgo verso il locale. Spero che le mie amiche non siano occupate. Voglio tornare all’alloggio quanto prima e attendere che venga presto domani. Appena torno in Italia devo farmi una scopata da paura.
scritto il
2025-11-11
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