La scommessa
di
MaxRacconta
genere
trio
Rachele era a pecorina sul letto, con la schiena inarcata e il sedere rialzato. Teneva il torace staccato dal materasso e il capo rivolto leggermente all’indietro. Con una mano si reggeva per mantenere l’equilibrio, con l’altra, invece, premeva il piccolo dildo rosa nel suo buco del culo, mentre Andrea, dietro di lei, la scopava nella fica. Lo aveva conosciuto tre giorni prima, l’indomani del suo arrivo a Rimini insieme alle sue amiche. Tra di loro era scattata subito una forte attrazione fisica, tant’è che poche ore dopo si erano fatti la prima scopata. Da allora si erano rivisti ogni giorno e l’avevano fatto più e più volte su quello stesso letto che la notte condivideva con una sua compagna di viaggio, totalmente ignara di riposare sul giaciglio diventato il nido del loro piacere. A Rachele piaceva molto fare sesso con lui: aveva il pene delle dimensioni giuste e poi aveva dimostrato di saperci fare, senza contare che riusciva a farla godere in molti modi, ad esempio stimolandole la clitoride con la lingua, senza fare lo schizzinoso come altri ragazzi con cui era stata.
Andrea, in ginocchio dietro di lei, penetrava con ritmo incessante la fica di Rachele reggendosi ai suoi fianchi. Si fermò qualche istante per afferrarle le braccia, gliele portò dietro la schiena e gliele incrociò. Tenendola per i polsi, riprese a entrare e uscire velocemente dalla sua fica. A ogni colpo, l’urto prodotto contro le natiche di Rachele si propagava lungo il corpo facendole ondeggiare animatamente le tette. I gemiti della ragazza gli davano un senso di potenza. La stava facendo godere intensamente. Anche lui era entusiasta del sesso con lei. Gli era capitato anche altre volte di finire a letto con qualche tipa conosciuta in giro mentre era in vacanza, ma non si era mai imbattuto in una ragazza così disinibita che soddisfaceva i suoi capricci come faceva lei.
Andrea rallentò il ritmo, poi la lasciò e lei cadde con i seni sul materasso. Lui afferrò il piccolo dildo e cominciò a tirarlo delicatamente per estrarlo. I lamenti di Rachele suggerivano che quel gesto non fosse piacevolissimo, ma lei doveva aver intuito le sue intenzioni, perciò lo lasciò fare.
Tirato fuori il piccolo fallo in silicone, Andrea cominciò a spingere la testa del pene contro l’ano di lei. Era più grande del dildo, per cui la penetrazione non fu immediata. Introdusse il pene molto lentamente, indugiando se si accorgeva che per lei il gioco diventava doloroso. Quando riuscì a introdurne quasi metà, cominciò anche a muoverlo un po’ avanti e indietro. Pochi millimetri alla volta, alla fine riuscì a metterlo tutto dentro e forse ne sarebbe entrato anche qualche altro centimetro se lo avesse avuto.
Per Rachele, inizialmente la penetrazione fu fastidiosa, ma poi il suo sfintere acquistò elasticità e il pene iniziò a scivolarle dentro senza difficoltà. Ogni resistenza stava scomparendo e ciò che rimaneva era solo piacere.
Andrea passò gli ultimi momenti di quell’amplesso a schiaffeggiarla sul culo e a spingerle il cazzo dentro più forte che poteva. Quando sentì che stava per venire, rallentò il ritmo, si appoggiò con il petto sulla schiena di Rachele e continuò a penetrarla fino a eiaculare dentro di lei.
Si staccò. Rachele rimase immobile con il sedere rialzato, mentre lui osservava compiaciuto il suo sperma che le fluiva fuori dall’ano.
«Sono sfinita» disse lei, senza muoversi. «Mi hai sfondata, domani non potrò camminare».
«Non sei contenta?» la stuzzicò.
«Lo puoi dire forte». Si rigirò su sé stessa, poi si mise a sedere sul letto. «Alle mie amiche ho raccontato di non sentirmi molto bene e che sarei scesa più tardi in spiaggia. Si staranno chiedendo come mai stia avendo mal di pancia ogni giorno. Chissà se immaginano che invece rimango a casa a scopare».
«Magari lo sanno e ti reggono il gioco».
«Se lo sapessero me lo direbbero. Non sono tutte santarelline. Alcune di loro darebbero di matto se sapessero che mi porto un uomo in camera. Tu che scusa inventi con i tuoi amici?»
Andrea sollevò le spalle. «Io non devo inventare scuse. A loro dico la verità: “Esco con la tipa che ho conosciuto. Ciao”».
«Sanno che sono io la tipa?»
«Ti darebbe fastidio se lo sapessero?»
«No, basta che non lo sappiano le mie amiche».
«Tranquilla, non lo sapranno».
Andrea le si avvicinò e la baciò. Sedette accanto a lei al centro del letto, le sollevò le gambe e gliele fece distendere perpendicolarmente sopra alle sue. Cercò di nuovo la sua bocca e cominciò a baciarla calorosamente. Con un braccio le avvolse la schiena e con la mano dell’altro cominciò a palparle le tette. «Quanto sei bona!» esclamò. «Continuerei a scoparti senza sosta».
«Non credo che ci riusciresti» borbottò lei mentre lui continuava a ficcarle la lingua in bocca.
«Facciamo un gioco!» propose lui, staccandosi dalle sue labbra. «Ti va?»
«Lo sai che sono aperta alle trasgressioni. Cos’hai in mente?»
«Una scommessa» disse lui con tono incerto.
Lei lo fissò con aria sospettosa. Se esitava a parlarle, voleva dire che si trattava di qualcosa di poco convenzionale. «Sii chiaro. Cosa vorresti fare?»
«Vediamo se riesci a farmi venire solo con la bocca?»
Rachele trovò la proposta un tantino deludente. «Tutto qui?»
«In realtà no. Dovrebbe esserci un premio per il vincitore».
Cominciò a capire. Ora le avrebbe svelato la vera perversione «Che premio hai in mente?»
«Se vinco io, ti lasci scopare a turno da me e i miei amici».
«Ma siete in quattro. Sono tre giorni che scopiamo, non reggerei».
«Ti prendi un giorno intero per riprenderti. Magari facciamo domani sera, o dopodomani se preferisci».
«Non mi va. Non mi piacciono i tuoi amici. Al massimo potrei farlo con te e un altro, il tipo palestrato non sembra male».
«Tutti e quattro o niente. Mi eccita tantissimo l’idea di vederti sfondata da più cazzi».
«Non mi va di essere la puttana che vi chiavate a turno».
«Potresti trovarlo divertente. Pensaci!»
Rachele si prese qualche momento per riflettere. In fondo doveva solo fargli un pompino e farlo venire. Quante volte lo aveva fatto? Non le sembrò un’impresa poi tanto difficile. «Se vincessi io invece cosa ci guadagnerei?»
«Io ho scelto il mio premio. Tu scegli il tuo se vuoi».
«D’accordo». Recuperò il piccolo dildo finito nell’angolo del letto e glielo mostrò. «Se vinco io, mi scopi, da solo ovviamente, con questo ficcato nel culo».
«Ma lo abbiamo appena fatto!» fece lui sorpreso.
«Non nel mio. Nel tuo culo» disse lei con tono deciso.
«Cosa? Io non mi metterò mai quel coso nel culo».
«Be’, allora dovrai impegnarti per non venire se vuoi vincere la scommessa».
Andrea accettò la proposta, più che altro perché era sicuro di vincere. Il suo pene era prossimo a una nuova erezione. Lo esibì e disse: «Come vedi io sono quasi pronto per cominciare».
Lei lo guardò perplessa. «È stato un bel po’ nel mio culo. Credo dovresti farmi la cortesia di lavarlo prima che lo metta di nuovo in bocca».
Andrea la assecondò. Di ritorno dal bagno, si sdraiò a schiena in giù sul letto, con le gambe leggermente divaricate e il pene quasi del tutto flaccido. Rachele si inginocchiò accanto a lui e stava per prenderglielo in mano. «Puoi toccarlo solo con la bocca» precisò.
Rachele scosse le spalle, come per dire “Che sarà mai!”. Abbassò la testa sui suoi genitali e afferrò il pene tra le labbra. Dapprima si preoccupò di farglielo venire duro, risultato ottenuto in meno di un minuto. Non appena raggiunse l’erezione completa, cominciò a far entrare e uscire freneticamente il cazzo di Andrea dalla sua bocca, stringendolo forte tra le labbra per sollecitarlo più che poteva. Di tanto in tanto tendeva a portare la mano alla base del pene per aiutarsi a guidarlo, ma lui la ammoniva dicendo che doveva usare solo la bocca.
Rachele fu sorpresa da quanto gli fosse venuto duro e, trascorso qualche minuto impegnata in quel pompino, iniziò a prendere coscienza del fatto che non sarebbe stato facile riuscire a farlo eiaculare dopo che era venuto già due volte nell’ultima mezz’ora. Il bastardo sapeva di riuscire a reggere, per questo aveva ceduto accettando quello che gli aveva proposto. Era sicuro che, sebbene lei fosse abile con la bocca, difficilmente avrebbe retto così tanto da farlo venire ancora. Presto cominciò ad avvertire segni di stanchezza, e anche di nausea perché in fondo non era piacevole avere una massa di carne che arriva fino in gola, torna indietro e poi di nuovo dritta fino alla gola. «Basta!» esclamò quando non ce la fece più.
«Ti arrendi?»
«Sì, ma sei stato sleale. Lo sapevi».
«Potevi immaginarlo. Pagherai il tuo pegno?»
«Sì, ma adesso tu pagherai il tuo» disse montando su di lui.
«Mi sacrificherò» disse ironicamente.
Rachele si portò il pene nella fica e cominciò a cavalcare.
Chiacchieravano vivacemente radunati in soggiorno quando sentirono bussare alla porta. «Chi può essere?» domandò Leo rivolgendosi agli altri.
«La sorpresa di cui vi parlavo» rispose Andrea, recandosi ad aprire.
Rachele entrò in casa e salutò i presenti mostrando un po’ di imbarazzo.
Andrea la cinse con un braccio e la invitò a seguirla in camera. «Gli altri ancora non sanno nulla» le sussurrò all’orecchio. «Li ho solo avvisati che ci sarebbe stata una sorpresa».
Rachele non apprezzò molto quell’atteggiamento. Avrebbe preferito che i ragazzi fossero già preparati a quell’incontro. Le disse di aspettare in camera mentre provvedeva a mettere al corrente tutti riguardo a quello che aveva preparato. Con suo rammarico, gli altri ragazzi non furono travolti dall’entusiasmo nell’apprendere che il programma era di fare tutti sesso con Rachele.
Leo e Michele si mostrarono subito contrari, asserendo che non avrebbero preso parte a un’ammucchiata. L’unico che si soffermò a valutare la cosa fu Eduardo, il quale, dopo un po’ di indecisione, acconsentì. «Non ho mai fatto sesso con un altro uomo presente» ammise. «Mi fa strano. Però Rachele è troppo figa, voglio farmela».
Andrea andò in camera a ragguagliare Rachele, la quale era distesa al centro del letto a due piazze, ancora vestita, mentre era impegnata a battere le dita sullo schermo dello smartphone. «Leo e Michele non ci stanno. Eduardo ha accettato».
Rachele rimase qualche istante in silenzio a riflettere, poi chiese: «Eduardo è il ragazzo palestrato?»
«Sì».
«Uh!» Il suono prolungato emesso dalla bocca di Rachele suggeriva che non era affatto dispiaciuta. Le scappò una risatina. «Hai rischiato di farti mettere un dildo nel culo per chiedermi una cosa che avrei fatto anche senza scommettere».
«Già!»
«Adesso dove sono gli altri?»
«Eduardo ora ci raggiunge. Gli altri due sono usciti. Ti era già capitato di fare una cosa a tre?».
«Sì, qualche volta. Con due uomini e anche con un uomo e una donna».
Andrea la raggiunse sul letto, sedette accanto a lei e avvicinò la testa alla sua. «Sei proprio una gran troia».
Rachele si morse il labbro e, con tono sommesso e sensuale, disse: «Sai che mi eccita sentirmelo dire?»
«Allora continuerò a ripetertelo».
Entrò in camera anche Eduardo, il quale a prima vista non sembrò molto a suo agio.
«Comincia il gioco!» esclamò Andrea. «Pronta?»
«Certo!» Fece appena in tempo a rispondere e un attimo dopo si ritrovò in bocca la lingua di Andrea, che intanto aveva già cominciato ad accarezzarle delicatamente una gamba.
Eduardo si avvicinò e sedette ai piedi del letto, un po’ impacciato, mentre osservava gli altri due limonare e scambiarsi effusioni.
Andrea cominciò a entrare nel vivo del gioco, palpando con vigore le tette di Rachele. Poi le allungò una mano tra le gambe premendo energicamente sulla vulva per farsi sentire.
Rachele si staccò un attimo per togliere la canotta bianca che indossava. Rivolta a Eduardo, disse: «Toglimi le scarpe». Questi ubbidì, togliendole le scarpe e i fantasmini, dopodiché Rachele sbottonò gli shorts di jeans e li fece scivolare giù, fino alle ginocchia, rivolgendosi di nuovo a Eduardo per chiedergli di toglierli. Di nuovo, lui eseguì pedissequamente senza prendere alcun tipo di iniziativa. «Dovresti unirti al gioco» gli disse Rachele. Così, Eduardo salì anche lui sul letto e, timidamente, cominciò ad accarezzarle le gambe nude, soffermandosi in particolare sull’interno delle cosce, mentre lei continuava a limonare con Andrea.
Anche Andrea iniziò a spogliarsi. Nel mentre, lei si tolse il reggiseno e fece scivolare giù le mutandine. Ancora una volta affidò a Eduardo il compito di levargliele, più che altro per cercare di coinvolgerlo di più. «Spogliati anche tu» lo sollecitò. Per incoraggiarlo, si esibì in qualche mossa sensuale. Mentre era seduta, allargò bene le gambe e gli mise sotto gli occhi la sua fica depilata. Cominciò a sfiorarla con le dita e allargò le piccole labbra mostrandogli l’apertura della vagina.
Andrea, eccitato dal suo corpo nudo, si intromise, andando deciso con la mano tra le gambe di lei per solleticarle la fica. A sua volta, Rachele gli afferrò il pene e iniziò a masturbarlo. Dopo un minuto, lui si sdraiò a schiena in giù sul letto, mentre lei, in ginocchio accanto a lui, abbassò la testa tra le sue gambe e cominciò a fargli un pompino.
Nel frattempo, anche Eduardo si era disfatto degli indumenti, rimanendo solo con i boxer. Osservava incantato il culo di Rachele e ne percepiva l’effetto nelle proprie mutande, con il pene che spingeva contro il tessuto elastico. Vinse la timidezza e si portò dietro di lei. Appoggio le mani sui suoi fianchi, le lasciò scivolare sulle natiche e infine portò una mano sulla sua fica. Cominciò a solleticarla, in maniera sempre più decisa e, con altrettanta decisione, alla fine tirò giù i boxer e spinse dentro la punta del pene, mentre lei, quasi indifferente, continuava a lavorare con la bocca, chinata sui genitali di Andrea.
Eduardo aumentava il ritmo un poco alla volta. Quando le sue spinte si fecero piuttosto energiche, Rachele iniziò a manifestare i primi segni di piacere, emettendo piccoli gemiti smussati dal pene di Andrea che entrava e usciva dalla sua bocca.
Cambiarono posizioni. Rachele si sollevò e sedette sul pene di Andrea, dandogli la schiena. Cominciò a muovere il bacino sopra di lui, mentre questi la seguiva nel movimento affondandole le mani nelle natiche. Eduardo si pose in piedi sul letto, di fronte alla ragazza, leggermente piegato sulle gambe, per portare il pene all’altezza della sua bocca. Mentre Rachele lo spompinava, lui fu attratto dalle sue tette traballanti, così si inclinò leggermente per palparle.
Qualche minuto dopo, lei si mise di nuovo a pecorina sul letto. Stavolta fu Andrea ad andarle dietro, il quale cominciò a sbatterglielo nel culo. La cosa la eccitò particolarmente: lo si percepiva da come si dimenava e accompagnava la penetrazione muovendo il sedere avanti e indietro, come se non fosse soddisfatta delle spinte di Andrea. Intanto, Eduardo era disteso perpendicolare a Rachele, mentre questa teneva la testa china sul suo pene.
La chicca finale fu proposta da Rachele. «Ho la fica e il culo aperti e due cazzi a disposizione. Ora mi fate una doppia» disse con tono imperativo.
Il volto di Andrea suggeriva che l’idea lo stuzzicava. In fondo, era coerente con la sua idea iniziale di provare qualcosa di trasgressivo.
Eduardo invece esibì qualche perplessità. «Non so se ci riesco». Ma Andrea e Rachele cercarono di rendergli la cosa più semplice. «Tu mettiti sdraiato» suggerì Andrea. «Lei si siede su di te e le scopi la fica normalmente e io dietro le prendo il culo». Sembrò a tutti una buona idea.
Non appena Rachele si accovacciò su Eduardo, portatosi il pene nella fica, cominciò a muoversi rapidamente su e giù. Andrea si inginocchiò dietro di lei, le indicò di fermarsi un momento e le infilò il pene nel culo. I primi tentativi di movimento si conclusero un po’ maldestramente. Ma poi riuscirono a sincronizzarsi e a trovare un loro ritmo. Nonostante i due ragazzi non riuscissero a penetrarla a fondo come avrebbero fatto individualmente, i sonori lamenti di Rachele, l’espressione di piacere sul suo volto e le contrazioni muscolari evidenti sul suo corpo testimoniavano che era in preda a un intenso orgasmo.
Eduardo segnalò che stava per venire. I due si fermarono per consentirgli di sollevarsi dal letto, dopodiché Rachele si mise di nuovo a novanta gradi e Andrea, dietro di lei, continuò a scoparla nel culo. Eduardo si stava sollazzando in piedi sul letto per venire, ma Rachele lo interruppe, allungando una mano per afferrargli il cazzo. Voleva essere lei a farlo venire, così gli indicò di avvicinarsi e alternando mano e bocca, lo stimolò fino a quando un getto di sperma partì dal suo pene e le inondò il volto.
Andrea era ancora dietro di lei a insistere nel suo culo. A un certo punto, le contrazioni orgasmiche portarono Rachele a sottrarsi alla penetrazione e a crollare sul materasso. Andrea riprese fiato qualche secondo, poi la spronò a sollevare un poco il ventre per rendere più agevole la penetrazione. Si accovacciò sul suo sedere e le infilò di nuovo il cazzo nel culo. Lei continuava a emettere gemiti di piacere molto intensi. Per rendere tutto più eccitante, Andrea approfittò della posizione per mollarle sonori schiaffi sulle natiche, cosa che Rachele sembrò gradire. Anche lui cominciò a percepire che stava per venire. Rallentò il ritmo e godette del piacere che gli attraversava il corpo mentre il suo pene si svuotava nel culo di lei. Tirò fuori il membro che cominciava a diventare flaccido e lo strofinò sulle natiche di Rachele.
Ripresero fiato un minuto, poi lei si rigirò e rivolgendosi a entrambi disse: «Prima di salutare Rimini dobbiamo assolutamente rifarlo».
Andrea, in ginocchio dietro di lei, penetrava con ritmo incessante la fica di Rachele reggendosi ai suoi fianchi. Si fermò qualche istante per afferrarle le braccia, gliele portò dietro la schiena e gliele incrociò. Tenendola per i polsi, riprese a entrare e uscire velocemente dalla sua fica. A ogni colpo, l’urto prodotto contro le natiche di Rachele si propagava lungo il corpo facendole ondeggiare animatamente le tette. I gemiti della ragazza gli davano un senso di potenza. La stava facendo godere intensamente. Anche lui era entusiasta del sesso con lei. Gli era capitato anche altre volte di finire a letto con qualche tipa conosciuta in giro mentre era in vacanza, ma non si era mai imbattuto in una ragazza così disinibita che soddisfaceva i suoi capricci come faceva lei.
Andrea rallentò il ritmo, poi la lasciò e lei cadde con i seni sul materasso. Lui afferrò il piccolo dildo e cominciò a tirarlo delicatamente per estrarlo. I lamenti di Rachele suggerivano che quel gesto non fosse piacevolissimo, ma lei doveva aver intuito le sue intenzioni, perciò lo lasciò fare.
Tirato fuori il piccolo fallo in silicone, Andrea cominciò a spingere la testa del pene contro l’ano di lei. Era più grande del dildo, per cui la penetrazione non fu immediata. Introdusse il pene molto lentamente, indugiando se si accorgeva che per lei il gioco diventava doloroso. Quando riuscì a introdurne quasi metà, cominciò anche a muoverlo un po’ avanti e indietro. Pochi millimetri alla volta, alla fine riuscì a metterlo tutto dentro e forse ne sarebbe entrato anche qualche altro centimetro se lo avesse avuto.
Per Rachele, inizialmente la penetrazione fu fastidiosa, ma poi il suo sfintere acquistò elasticità e il pene iniziò a scivolarle dentro senza difficoltà. Ogni resistenza stava scomparendo e ciò che rimaneva era solo piacere.
Andrea passò gli ultimi momenti di quell’amplesso a schiaffeggiarla sul culo e a spingerle il cazzo dentro più forte che poteva. Quando sentì che stava per venire, rallentò il ritmo, si appoggiò con il petto sulla schiena di Rachele e continuò a penetrarla fino a eiaculare dentro di lei.
Si staccò. Rachele rimase immobile con il sedere rialzato, mentre lui osservava compiaciuto il suo sperma che le fluiva fuori dall’ano.
«Sono sfinita» disse lei, senza muoversi. «Mi hai sfondata, domani non potrò camminare».
«Non sei contenta?» la stuzzicò.
«Lo puoi dire forte». Si rigirò su sé stessa, poi si mise a sedere sul letto. «Alle mie amiche ho raccontato di non sentirmi molto bene e che sarei scesa più tardi in spiaggia. Si staranno chiedendo come mai stia avendo mal di pancia ogni giorno. Chissà se immaginano che invece rimango a casa a scopare».
«Magari lo sanno e ti reggono il gioco».
«Se lo sapessero me lo direbbero. Non sono tutte santarelline. Alcune di loro darebbero di matto se sapessero che mi porto un uomo in camera. Tu che scusa inventi con i tuoi amici?»
Andrea sollevò le spalle. «Io non devo inventare scuse. A loro dico la verità: “Esco con la tipa che ho conosciuto. Ciao”».
«Sanno che sono io la tipa?»
«Ti darebbe fastidio se lo sapessero?»
«No, basta che non lo sappiano le mie amiche».
«Tranquilla, non lo sapranno».
Andrea le si avvicinò e la baciò. Sedette accanto a lei al centro del letto, le sollevò le gambe e gliele fece distendere perpendicolarmente sopra alle sue. Cercò di nuovo la sua bocca e cominciò a baciarla calorosamente. Con un braccio le avvolse la schiena e con la mano dell’altro cominciò a palparle le tette. «Quanto sei bona!» esclamò. «Continuerei a scoparti senza sosta».
«Non credo che ci riusciresti» borbottò lei mentre lui continuava a ficcarle la lingua in bocca.
«Facciamo un gioco!» propose lui, staccandosi dalle sue labbra. «Ti va?»
«Lo sai che sono aperta alle trasgressioni. Cos’hai in mente?»
«Una scommessa» disse lui con tono incerto.
Lei lo fissò con aria sospettosa. Se esitava a parlarle, voleva dire che si trattava di qualcosa di poco convenzionale. «Sii chiaro. Cosa vorresti fare?»
«Vediamo se riesci a farmi venire solo con la bocca?»
Rachele trovò la proposta un tantino deludente. «Tutto qui?»
«In realtà no. Dovrebbe esserci un premio per il vincitore».
Cominciò a capire. Ora le avrebbe svelato la vera perversione «Che premio hai in mente?»
«Se vinco io, ti lasci scopare a turno da me e i miei amici».
«Ma siete in quattro. Sono tre giorni che scopiamo, non reggerei».
«Ti prendi un giorno intero per riprenderti. Magari facciamo domani sera, o dopodomani se preferisci».
«Non mi va. Non mi piacciono i tuoi amici. Al massimo potrei farlo con te e un altro, il tipo palestrato non sembra male».
«Tutti e quattro o niente. Mi eccita tantissimo l’idea di vederti sfondata da più cazzi».
«Non mi va di essere la puttana che vi chiavate a turno».
«Potresti trovarlo divertente. Pensaci!»
Rachele si prese qualche momento per riflettere. In fondo doveva solo fargli un pompino e farlo venire. Quante volte lo aveva fatto? Non le sembrò un’impresa poi tanto difficile. «Se vincessi io invece cosa ci guadagnerei?»
«Io ho scelto il mio premio. Tu scegli il tuo se vuoi».
«D’accordo». Recuperò il piccolo dildo finito nell’angolo del letto e glielo mostrò. «Se vinco io, mi scopi, da solo ovviamente, con questo ficcato nel culo».
«Ma lo abbiamo appena fatto!» fece lui sorpreso.
«Non nel mio. Nel tuo culo» disse lei con tono deciso.
«Cosa? Io non mi metterò mai quel coso nel culo».
«Be’, allora dovrai impegnarti per non venire se vuoi vincere la scommessa».
Andrea accettò la proposta, più che altro perché era sicuro di vincere. Il suo pene era prossimo a una nuova erezione. Lo esibì e disse: «Come vedi io sono quasi pronto per cominciare».
Lei lo guardò perplessa. «È stato un bel po’ nel mio culo. Credo dovresti farmi la cortesia di lavarlo prima che lo metta di nuovo in bocca».
Andrea la assecondò. Di ritorno dal bagno, si sdraiò a schiena in giù sul letto, con le gambe leggermente divaricate e il pene quasi del tutto flaccido. Rachele si inginocchiò accanto a lui e stava per prenderglielo in mano. «Puoi toccarlo solo con la bocca» precisò.
Rachele scosse le spalle, come per dire “Che sarà mai!”. Abbassò la testa sui suoi genitali e afferrò il pene tra le labbra. Dapprima si preoccupò di farglielo venire duro, risultato ottenuto in meno di un minuto. Non appena raggiunse l’erezione completa, cominciò a far entrare e uscire freneticamente il cazzo di Andrea dalla sua bocca, stringendolo forte tra le labbra per sollecitarlo più che poteva. Di tanto in tanto tendeva a portare la mano alla base del pene per aiutarsi a guidarlo, ma lui la ammoniva dicendo che doveva usare solo la bocca.
Rachele fu sorpresa da quanto gli fosse venuto duro e, trascorso qualche minuto impegnata in quel pompino, iniziò a prendere coscienza del fatto che non sarebbe stato facile riuscire a farlo eiaculare dopo che era venuto già due volte nell’ultima mezz’ora. Il bastardo sapeva di riuscire a reggere, per questo aveva ceduto accettando quello che gli aveva proposto. Era sicuro che, sebbene lei fosse abile con la bocca, difficilmente avrebbe retto così tanto da farlo venire ancora. Presto cominciò ad avvertire segni di stanchezza, e anche di nausea perché in fondo non era piacevole avere una massa di carne che arriva fino in gola, torna indietro e poi di nuovo dritta fino alla gola. «Basta!» esclamò quando non ce la fece più.
«Ti arrendi?»
«Sì, ma sei stato sleale. Lo sapevi».
«Potevi immaginarlo. Pagherai il tuo pegno?»
«Sì, ma adesso tu pagherai il tuo» disse montando su di lui.
«Mi sacrificherò» disse ironicamente.
Rachele si portò il pene nella fica e cominciò a cavalcare.
Chiacchieravano vivacemente radunati in soggiorno quando sentirono bussare alla porta. «Chi può essere?» domandò Leo rivolgendosi agli altri.
«La sorpresa di cui vi parlavo» rispose Andrea, recandosi ad aprire.
Rachele entrò in casa e salutò i presenti mostrando un po’ di imbarazzo.
Andrea la cinse con un braccio e la invitò a seguirla in camera. «Gli altri ancora non sanno nulla» le sussurrò all’orecchio. «Li ho solo avvisati che ci sarebbe stata una sorpresa».
Rachele non apprezzò molto quell’atteggiamento. Avrebbe preferito che i ragazzi fossero già preparati a quell’incontro. Le disse di aspettare in camera mentre provvedeva a mettere al corrente tutti riguardo a quello che aveva preparato. Con suo rammarico, gli altri ragazzi non furono travolti dall’entusiasmo nell’apprendere che il programma era di fare tutti sesso con Rachele.
Leo e Michele si mostrarono subito contrari, asserendo che non avrebbero preso parte a un’ammucchiata. L’unico che si soffermò a valutare la cosa fu Eduardo, il quale, dopo un po’ di indecisione, acconsentì. «Non ho mai fatto sesso con un altro uomo presente» ammise. «Mi fa strano. Però Rachele è troppo figa, voglio farmela».
Andrea andò in camera a ragguagliare Rachele, la quale era distesa al centro del letto a due piazze, ancora vestita, mentre era impegnata a battere le dita sullo schermo dello smartphone. «Leo e Michele non ci stanno. Eduardo ha accettato».
Rachele rimase qualche istante in silenzio a riflettere, poi chiese: «Eduardo è il ragazzo palestrato?»
«Sì».
«Uh!» Il suono prolungato emesso dalla bocca di Rachele suggeriva che non era affatto dispiaciuta. Le scappò una risatina. «Hai rischiato di farti mettere un dildo nel culo per chiedermi una cosa che avrei fatto anche senza scommettere».
«Già!»
«Adesso dove sono gli altri?»
«Eduardo ora ci raggiunge. Gli altri due sono usciti. Ti era già capitato di fare una cosa a tre?».
«Sì, qualche volta. Con due uomini e anche con un uomo e una donna».
Andrea la raggiunse sul letto, sedette accanto a lei e avvicinò la testa alla sua. «Sei proprio una gran troia».
Rachele si morse il labbro e, con tono sommesso e sensuale, disse: «Sai che mi eccita sentirmelo dire?»
«Allora continuerò a ripetertelo».
Entrò in camera anche Eduardo, il quale a prima vista non sembrò molto a suo agio.
«Comincia il gioco!» esclamò Andrea. «Pronta?»
«Certo!» Fece appena in tempo a rispondere e un attimo dopo si ritrovò in bocca la lingua di Andrea, che intanto aveva già cominciato ad accarezzarle delicatamente una gamba.
Eduardo si avvicinò e sedette ai piedi del letto, un po’ impacciato, mentre osservava gli altri due limonare e scambiarsi effusioni.
Andrea cominciò a entrare nel vivo del gioco, palpando con vigore le tette di Rachele. Poi le allungò una mano tra le gambe premendo energicamente sulla vulva per farsi sentire.
Rachele si staccò un attimo per togliere la canotta bianca che indossava. Rivolta a Eduardo, disse: «Toglimi le scarpe». Questi ubbidì, togliendole le scarpe e i fantasmini, dopodiché Rachele sbottonò gli shorts di jeans e li fece scivolare giù, fino alle ginocchia, rivolgendosi di nuovo a Eduardo per chiedergli di toglierli. Di nuovo, lui eseguì pedissequamente senza prendere alcun tipo di iniziativa. «Dovresti unirti al gioco» gli disse Rachele. Così, Eduardo salì anche lui sul letto e, timidamente, cominciò ad accarezzarle le gambe nude, soffermandosi in particolare sull’interno delle cosce, mentre lei continuava a limonare con Andrea.
Anche Andrea iniziò a spogliarsi. Nel mentre, lei si tolse il reggiseno e fece scivolare giù le mutandine. Ancora una volta affidò a Eduardo il compito di levargliele, più che altro per cercare di coinvolgerlo di più. «Spogliati anche tu» lo sollecitò. Per incoraggiarlo, si esibì in qualche mossa sensuale. Mentre era seduta, allargò bene le gambe e gli mise sotto gli occhi la sua fica depilata. Cominciò a sfiorarla con le dita e allargò le piccole labbra mostrandogli l’apertura della vagina.
Andrea, eccitato dal suo corpo nudo, si intromise, andando deciso con la mano tra le gambe di lei per solleticarle la fica. A sua volta, Rachele gli afferrò il pene e iniziò a masturbarlo. Dopo un minuto, lui si sdraiò a schiena in giù sul letto, mentre lei, in ginocchio accanto a lui, abbassò la testa tra le sue gambe e cominciò a fargli un pompino.
Nel frattempo, anche Eduardo si era disfatto degli indumenti, rimanendo solo con i boxer. Osservava incantato il culo di Rachele e ne percepiva l’effetto nelle proprie mutande, con il pene che spingeva contro il tessuto elastico. Vinse la timidezza e si portò dietro di lei. Appoggio le mani sui suoi fianchi, le lasciò scivolare sulle natiche e infine portò una mano sulla sua fica. Cominciò a solleticarla, in maniera sempre più decisa e, con altrettanta decisione, alla fine tirò giù i boxer e spinse dentro la punta del pene, mentre lei, quasi indifferente, continuava a lavorare con la bocca, chinata sui genitali di Andrea.
Eduardo aumentava il ritmo un poco alla volta. Quando le sue spinte si fecero piuttosto energiche, Rachele iniziò a manifestare i primi segni di piacere, emettendo piccoli gemiti smussati dal pene di Andrea che entrava e usciva dalla sua bocca.
Cambiarono posizioni. Rachele si sollevò e sedette sul pene di Andrea, dandogli la schiena. Cominciò a muovere il bacino sopra di lui, mentre questi la seguiva nel movimento affondandole le mani nelle natiche. Eduardo si pose in piedi sul letto, di fronte alla ragazza, leggermente piegato sulle gambe, per portare il pene all’altezza della sua bocca. Mentre Rachele lo spompinava, lui fu attratto dalle sue tette traballanti, così si inclinò leggermente per palparle.
Qualche minuto dopo, lei si mise di nuovo a pecorina sul letto. Stavolta fu Andrea ad andarle dietro, il quale cominciò a sbatterglielo nel culo. La cosa la eccitò particolarmente: lo si percepiva da come si dimenava e accompagnava la penetrazione muovendo il sedere avanti e indietro, come se non fosse soddisfatta delle spinte di Andrea. Intanto, Eduardo era disteso perpendicolare a Rachele, mentre questa teneva la testa china sul suo pene.
La chicca finale fu proposta da Rachele. «Ho la fica e il culo aperti e due cazzi a disposizione. Ora mi fate una doppia» disse con tono imperativo.
Il volto di Andrea suggeriva che l’idea lo stuzzicava. In fondo, era coerente con la sua idea iniziale di provare qualcosa di trasgressivo.
Eduardo invece esibì qualche perplessità. «Non so se ci riesco». Ma Andrea e Rachele cercarono di rendergli la cosa più semplice. «Tu mettiti sdraiato» suggerì Andrea. «Lei si siede su di te e le scopi la fica normalmente e io dietro le prendo il culo». Sembrò a tutti una buona idea.
Non appena Rachele si accovacciò su Eduardo, portatosi il pene nella fica, cominciò a muoversi rapidamente su e giù. Andrea si inginocchiò dietro di lei, le indicò di fermarsi un momento e le infilò il pene nel culo. I primi tentativi di movimento si conclusero un po’ maldestramente. Ma poi riuscirono a sincronizzarsi e a trovare un loro ritmo. Nonostante i due ragazzi non riuscissero a penetrarla a fondo come avrebbero fatto individualmente, i sonori lamenti di Rachele, l’espressione di piacere sul suo volto e le contrazioni muscolari evidenti sul suo corpo testimoniavano che era in preda a un intenso orgasmo.
Eduardo segnalò che stava per venire. I due si fermarono per consentirgli di sollevarsi dal letto, dopodiché Rachele si mise di nuovo a novanta gradi e Andrea, dietro di lei, continuò a scoparla nel culo. Eduardo si stava sollazzando in piedi sul letto per venire, ma Rachele lo interruppe, allungando una mano per afferrargli il cazzo. Voleva essere lei a farlo venire, così gli indicò di avvicinarsi e alternando mano e bocca, lo stimolò fino a quando un getto di sperma partì dal suo pene e le inondò il volto.
Andrea era ancora dietro di lei a insistere nel suo culo. A un certo punto, le contrazioni orgasmiche portarono Rachele a sottrarsi alla penetrazione e a crollare sul materasso. Andrea riprese fiato qualche secondo, poi la spronò a sollevare un poco il ventre per rendere più agevole la penetrazione. Si accovacciò sul suo sedere e le infilò di nuovo il cazzo nel culo. Lei continuava a emettere gemiti di piacere molto intensi. Per rendere tutto più eccitante, Andrea approfittò della posizione per mollarle sonori schiaffi sulle natiche, cosa che Rachele sembrò gradire. Anche lui cominciò a percepire che stava per venire. Rallentò il ritmo e godette del piacere che gli attraversava il corpo mentre il suo pene si svuotava nel culo di lei. Tirò fuori il membro che cominciava a diventare flaccido e lo strofinò sulle natiche di Rachele.
Ripresero fiato un minuto, poi lei si rigirò e rivolgendosi a entrambi disse: «Prima di salutare Rimini dobbiamo assolutamente rifarlo».
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