Il coinquilino
di
MaxRacconta
genere
tradimenti
Ho informato Federico della mia partenza. Gli ho detto che ero già quasi in stazione e che avrei preso il Frecciarossa per Bari delle dieci e quindici. Siamo coinquilini da quasi un anno, più o meno da quando ho iniziato il percorso di laurea magistrale al Politecnico di Milano. Mi addolora avergli mentito, ma quello che sto per fare risolverà un dubbio che mi trascino dietro da settimane.
Federico segue i corsi dell’ultimo anno. È uscito stamattina presto per recarsi all’università e, conoscendo i suoi orari, so che non rincaserà prima delle diciannove. In questo momento, la sua ragazza, Nathalie, è su un treno proveniente da Genova, sta venendo qui per passare il weekend con il suo moroso e, approfittando della mia assenza, godere assieme un po’ di intimità. Da quanto ne so, dovrebbe arrivare al nostro alloggio verso mezzogiorno, il che vuol dire che ho alcune ore a disposizione per stare da solo con lei e appurare se le attenzioni che mi ha rivolto le altre volte che ci siamo visti me le sono sognate o corrispondono a realtà.
Preferisco non informarla subito della mia presenza, così attendo il suo arrivo chiuso in camera mia. Verso mezzogiorno e venti il cigolio della porta d’ingresso mi avvisa che è arrivata.
Provo a sbirciare dalla fessura della porta socchiusa. La mia camera è buia e sono abbastanza sicuro che non possa vedermi. La seguo con lo sguardo mentre trascina il trolley in casa e richiude la porta dietro di sé. Fa qualche passo nella stanza e si siede sul divano. Prende il telefono, compone un numero e avvicina il dispositivo all’orecchio. Dopo qualche secondo sento la sua voce: «Ciao… sì sono arrivata… tutto bene… okay, ci vediamo stasera… ti amo anch’io».
Rimango a osservarla dallo spiraglio della porta socchiusa mentre giace sul divano, immobile, a fissare il vuoto. È davvero bellissima. Quelle trecce tribali si sposano divinamente con la sua carnagione olivastra. Il corpo magro e rotondetto nei punti giusti, le labbra carnose e quell’aura di sensualità trasmettono una carica sessuale indescrivibile.
Si alza e porta la valigia nella camera di Federico, la quale si trova di fronte alla mia. Lascia la porta aperta, ma va dietro la parete e non riesco a vederla, almeno non del tutto. Presumo stia disfacendo la valigia, perché noto che sta appoggiando delle cose sul letto: abiti, biancheria, asciugamani, flaconcini vari. Poi è la volta dei vestiti che indossa. Toglie la t-shirt e la butta sul letto. Seguono gli shorts e infine anche il reggiseno e le mutandine. È totalmente nuda nascosta dietro la parete della camera. Non posso credere che mi sto perdendo un simile spettacolo. Dai Nathalie, vieni un po’ più avanti! Resto in attesa, auspicando che faccia qualche passo avanti e che entri nella mia visuale. Odo dei rumori, probabilmente starà sistemando qualcosa nell’armadio e, infatti, poco dopo sento l’anta che viene richiusa. Finalmente la intravedo. Ha indossato una cuffietta per capelli, suppongo voglia fare una doccia. Raccoglie un asciugamano sul letto, dopodiché avviene la magia: esce dalla camera e per una frazione di secondo mi ritrovo la sua fica rasata davanti agli occhi. Poi si allontana verso il bagno e miei occhi giacciono sulle sue natiche nude fino a quando scompare dietro la porta.
Sento lo scroscio dell’acqua. Sono tentato di provare a spiarla. Esco dalla mia camera e mi avvicino lentamente alla porta del bagno che è solo socchiusa. Avvicino l’occhio alla fessura e vedo la sua siluette nuda muoversi nella cabina della doccia, ma i vetri opachi intralciano la visuale. Ritorno in camera e aspetto che sia pronta.
Passano più di venti minuti quando sento i suoi passi dirigersi verso la camera di Federico. Stavolta chiude la porta ed esce qualche minuto dopo con indosso solo un completino intimo, composto di brassière e perizoma abbinati, di colore grigio antracite e fascia bianca firmato Calvin Klein.
Si appoggia di nuovo sul divano. Stavolta si sdraia, con la schiena appoggiata alla spalliera, le gambe piegate e lo smartphone tra le mani.
So che potrebbe essere una cazzata, ma non posso tirarmi indietro. Se lo facessi, non potrei giustificare la mia presenza qui. A quest’ora, il treno sul quale dovrei trovarmi sarà quasi arrivato a Roma. Nessuna scusa sembrerebbe plausibile e non credo che avrei modo di lasciare l’appartamento senza farmi notare. Inutile restare qui a rimuginarci sopra. D’impulso esco dalla mia stanza, mi blocco per un secondo, poi adagio muovo qualche passo verso il piccolo salottino dove Nathalie si rilassa beatamente.
Non appena mi vede si muove di scatto per la sorpresa, ma mi riconosce e si mette a sedere. «Riccardo, mi hai spaventata!»
«Scusami, non volevo».
Si rende conto di essere un po’ svestita e finge un leggero imbarazzo poggiando le braccia sulle gambe per coprirsi alla meglio. «Da quanto sei qui? Federico mi aveva detto che eri partito stamattina».
«Infatti, è quello che gli ho detto». Faccio qualche passo verso di lei.
Solleva lo sguardo per fissarmi negli occhi. «Allora, perché sei qui?»
«Per te!»
Mi guarda con aria interrogativa o, più probabilmente, finge soltanto di non capire. «Che significa per me?»
Mi chino leggermente per afferrarle le mani, ma le ritrae.
«Che significa?» torna a ripetere.
La guardo negli occhi. «Lo so che lo vuoi!»
Forse tanta fermezza l’ha spiazzata, ma d’istinto direi che stia valutando la situazione.
Le accarezzo la guancia e le sollevo leggermente il viso. Avvicino la testa alla sua e sussurro: «Lo so che lo vuoi!»
«Ti sbagli!» dice sommessamente.
Scuoto leggermente il capo, poi avvicino le mie labbra alle sue e per un momento si sfiorano. «Dovrai rifiutarmi con più decisione se vuoi che mi fermi». La bacio di nuovo, stavolta con più insistenza. In un primo momento prova a opporre resistenza, ma poi cede.
Si alza e mi avvolge il collo con le braccia. Io la afferro per le natiche e la bacio con foga. Le nostre lingue si scatenano. Poi con una mano va sul mio pacco, immagino per appurare se sono già eccitato. Lo sono, così scivola giù e mi tira giù i bermuda e gli slip. Afferra il mio pene con una mano e comincia a massaggiarlo. Lentamente avvicina la lingua al glande. Lo sfiora delicatamente, poi lo avvolge con le labbra e inizia a succhiarmelo, senza andare molto in profondità. Lo molla e lo solleva un poco per portare la bocca sui testicoli. Me li lecca, con delicatezza. Ne mette in bocca uno, poi l’altro, li lecca di nuovo entrambi e infine ritorna sul glande. Lo mette un'altra volta in bocca, ma stavolta va più in profondità. Inizia a spompinarmi con movimenti decisi e io la accompagno nel movimento tenendo una mano dietro la sua testa. La incito a fermarsi e ad alzarsi. La bacio di nuovo in bocca, poi la spingo sul divano, le indico di inginocchiarsi e inarcare la schiena, facendo sporgere il culo fuori. Agguanto le sue natiche e mi ci fiondo con la bocca per baciarle. Afferro l’elastico degli slip per abbassarglieli e nel frattempo lei si toglie il reggiseno. Mi disfo anch’io dei vestiti per stare più libero. Torno tra le sue chiappe, le apro un poco con le mani e mi tuffo con la lingua sulla sua fica. Che spettacolo! Alterno la bocca e le dita per stimolarla. Non appena comincio a sentirla bagnata, mi sollevo e avvicino il pene alla vulva. Spingo lentamente il glande contro la sua vagina. Nathalie sembra molto eccitata ed emette deboli gemiti mentre entro dentro di lei. Acquisto presto velocità nei movimenti e altrettanto celere è la sua reazione al cazzo che le entra ed esce dalla fica. La scopo forte. Le schiaffeggio il culo, forse il più bello che abbia mai visto: rotondo, sodo, tonico. «Visto che lo volevi?» Non bada a quanto ho detto e continua ad assecondare il mio membro mentre le urla del suo piacere si diffondono nella stanza. «Allora, lo volevi o no?» chiedo con più insistenza.
«Sì!» mormora gemendo.
«Lo vuoi ancora?»
«Sì!»
«Ti piace come ti scopo?»
«Sì!» geme forte. «Mi piace!»
«Dillo che lo vuoi! Dillo forte!»
«Lo voglio!»
«Non ho sentito!»
«Lo voglio» ripete più forte.
«Che cosa vuoi?»
«Voglio il tuo cazzo!»
«E dove lo vuoi?»
«Nella fica! Lo voglio nella fica. Sì, mettimelo tutto nella fica».
La afferro forte sui fianchi e accelero il ritmo più che posso. Il mio corpo, scontrandosi con le sue natiche, produce un rumore secco sovrastato solo dall’intensità dei suoi lamenti. Nathalie viene e si sottrae alla penetrazione. Una generosa quantità di liquido inonda il pavimento, schizzando anche il divano. Lei crolla e si distende per riprendere fiato. Mi avvicino alla sua testa e le bacio la guancia e il collo. Gira leggermente la testa verso di me e mi offre la bocca. La bacio. Le nostre lingue si uniscono. Nel mentre le allungo una mano tra le natiche e raggiungo la fica per stimolarla.
Si solleva e mi indica di sedermi sul divano. Eseguo, dopodiché lei viene a sedersi sopra di me. Vuole guidare lei il gioco adesso! Adagio lascia che il mio membro le scivoli nella vagina. Reggendosi alla spalliera del divano, si tuffa con le labbra sulle mie e comincia a muoversi su e giù. Io la accompagno nel movimento tenendola per le natiche, più che altro per la brama di palpargliele.
Via via aumenta la velocità del bacino, raggiungendo un ritmo frenetico. Come cavalca! Ero certo che fosse una furia quando scopa.
Le mollo una pacca sulla natica e lei risponde con un gemito. Gliene do un’altra alla quale segue un altro lamento. Così, mentre lei continua ad andare su e giù, a due mani continuo ad assestarle delle sonore pacche sui glutei rendendo man mano sempre più visibili i segni delle dita. A un certo punto rimodula la cadenza con cui si muove, rendendo i movimenti più brevi e più rapidi. Dalla sua espressione desumo che stia per venire di nuovo e, infatti, un attimo dopo si solleva e un’altra ondata di liquido si riversa dalla sua vagina bagnando me e il pavimento sul quale si è formata una piccola chiazza. Si riappoggia sulle mie gambe e si accascia su di me per riprendere fiato. Ansima forte sul mio petto. Porto una mano sul suo seno sinistro e sento il suo battito accelerato. Dopo un minuto o due si risolleva per ricominciare, ma vuole che torni io a dirigere il gioco. Si posiziona all’impiedi, vicino all’estremità del divano, leggermente protesa in avanti. Accorro dietro di lei e glielo metto di nuovo dentro. Oramai la sua fica è un lago, mi sembra di tenere il cazzo in un secchio d’acqua tiepida. Acquisto subito velocità nelle spinte facendo suonare le sue natiche ogni volta che incontrano il mio corpo. Nathalie continua a gemere, ma in maniera più contenuta. Dopo un po’, si raddrizza per fermarmi: vuole cambiare di nuovo posizione. Si piega in avanti, appoggia il ventre sulla spalliera del divano, inarca la schiena e, con i gomiti e il petto, si appoggia sulla seduta del divano.
«Non lo sentirai un po’ troppo in quella posizione?» le chiedo perplesso.
«Forse è quello che voglio!» risponde senza indugio.
Malgrado sia venuta già due volte, realizzo che non riuscirò a saziare del tutto le sue voglie. Mi avvicino, mi aggrappo alle sue natiche e muovo di nuovo il membro nella sua fica con insistenza. Come avevo previsto, lo sente molto e ricomincia a gemere in modo deciso. Alla fine solleva un poco le gambe da terra e le allarga per accogliermi meglio. Durante queste ultime battute mi impegno affinché lo senta tutto. E lo sente, perché urla e si dimena più di prima. «Sto per venire» le dico in preda all’eccitazione. «Ti vengo dentro?»
«No!» mormora continuando a gemere.
Ancora tre o quattro spinte e mi stacco da lei. Un piccolo fiotto di liquido schizza fuori dalla fica. Mentre lei riprende fiato, afferro il mio membro e comincio a stimolarlo lentamente con la mano. Qualche secondo dopo, Nathalie si solleva dal divano e si precipita in ginocchio davanti a me. Apre la bocca e glielo metto dentro. Comincia a darsi da fare. Lascia scorrere sapientemente le sue labbra sul corpo del mio pene, fino a farselo arrivare in gola. Inizio ad avvertire i primi segni che preannunciano l’orgasmo. Un’ondata di vibrazioni percorre il mio corpo. Sento il mio pene eruttare nella bocca calda di Nathalie. Lo succhia ancora per qualche secondo, poi lo molla e tracce del mio seme le si riversano dalla bocca. «Da quanto tempo desideravi succhiarmelo?» le chiedo.
Non risponde, si limita ad abbozzare un sorriso beffardo.
«Scommetto che non è la prima volta che tradisci Federico!»
Solleva le spalle, come a dire “E allora?”
Si alza da terra e con la mano si pulisce un po’ di sperma dalle labbra. Poi si dirige verso il bagno. «Vado a pulirmi» dice voltandosi. «Preparati a rifarlo!»
Annuisco. Ci puoi contare che lo rifacciamo, oggi, domani e nei mesi a venire. Diventeremo grandi compagni di scopate.
Federico segue i corsi dell’ultimo anno. È uscito stamattina presto per recarsi all’università e, conoscendo i suoi orari, so che non rincaserà prima delle diciannove. In questo momento, la sua ragazza, Nathalie, è su un treno proveniente da Genova, sta venendo qui per passare il weekend con il suo moroso e, approfittando della mia assenza, godere assieme un po’ di intimità. Da quanto ne so, dovrebbe arrivare al nostro alloggio verso mezzogiorno, il che vuol dire che ho alcune ore a disposizione per stare da solo con lei e appurare se le attenzioni che mi ha rivolto le altre volte che ci siamo visti me le sono sognate o corrispondono a realtà.
Preferisco non informarla subito della mia presenza, così attendo il suo arrivo chiuso in camera mia. Verso mezzogiorno e venti il cigolio della porta d’ingresso mi avvisa che è arrivata.
Provo a sbirciare dalla fessura della porta socchiusa. La mia camera è buia e sono abbastanza sicuro che non possa vedermi. La seguo con lo sguardo mentre trascina il trolley in casa e richiude la porta dietro di sé. Fa qualche passo nella stanza e si siede sul divano. Prende il telefono, compone un numero e avvicina il dispositivo all’orecchio. Dopo qualche secondo sento la sua voce: «Ciao… sì sono arrivata… tutto bene… okay, ci vediamo stasera… ti amo anch’io».
Rimango a osservarla dallo spiraglio della porta socchiusa mentre giace sul divano, immobile, a fissare il vuoto. È davvero bellissima. Quelle trecce tribali si sposano divinamente con la sua carnagione olivastra. Il corpo magro e rotondetto nei punti giusti, le labbra carnose e quell’aura di sensualità trasmettono una carica sessuale indescrivibile.
Si alza e porta la valigia nella camera di Federico, la quale si trova di fronte alla mia. Lascia la porta aperta, ma va dietro la parete e non riesco a vederla, almeno non del tutto. Presumo stia disfacendo la valigia, perché noto che sta appoggiando delle cose sul letto: abiti, biancheria, asciugamani, flaconcini vari. Poi è la volta dei vestiti che indossa. Toglie la t-shirt e la butta sul letto. Seguono gli shorts e infine anche il reggiseno e le mutandine. È totalmente nuda nascosta dietro la parete della camera. Non posso credere che mi sto perdendo un simile spettacolo. Dai Nathalie, vieni un po’ più avanti! Resto in attesa, auspicando che faccia qualche passo avanti e che entri nella mia visuale. Odo dei rumori, probabilmente starà sistemando qualcosa nell’armadio e, infatti, poco dopo sento l’anta che viene richiusa. Finalmente la intravedo. Ha indossato una cuffietta per capelli, suppongo voglia fare una doccia. Raccoglie un asciugamano sul letto, dopodiché avviene la magia: esce dalla camera e per una frazione di secondo mi ritrovo la sua fica rasata davanti agli occhi. Poi si allontana verso il bagno e miei occhi giacciono sulle sue natiche nude fino a quando scompare dietro la porta.
Sento lo scroscio dell’acqua. Sono tentato di provare a spiarla. Esco dalla mia camera e mi avvicino lentamente alla porta del bagno che è solo socchiusa. Avvicino l’occhio alla fessura e vedo la sua siluette nuda muoversi nella cabina della doccia, ma i vetri opachi intralciano la visuale. Ritorno in camera e aspetto che sia pronta.
Passano più di venti minuti quando sento i suoi passi dirigersi verso la camera di Federico. Stavolta chiude la porta ed esce qualche minuto dopo con indosso solo un completino intimo, composto di brassière e perizoma abbinati, di colore grigio antracite e fascia bianca firmato Calvin Klein.
Si appoggia di nuovo sul divano. Stavolta si sdraia, con la schiena appoggiata alla spalliera, le gambe piegate e lo smartphone tra le mani.
So che potrebbe essere una cazzata, ma non posso tirarmi indietro. Se lo facessi, non potrei giustificare la mia presenza qui. A quest’ora, il treno sul quale dovrei trovarmi sarà quasi arrivato a Roma. Nessuna scusa sembrerebbe plausibile e non credo che avrei modo di lasciare l’appartamento senza farmi notare. Inutile restare qui a rimuginarci sopra. D’impulso esco dalla mia stanza, mi blocco per un secondo, poi adagio muovo qualche passo verso il piccolo salottino dove Nathalie si rilassa beatamente.
Non appena mi vede si muove di scatto per la sorpresa, ma mi riconosce e si mette a sedere. «Riccardo, mi hai spaventata!»
«Scusami, non volevo».
Si rende conto di essere un po’ svestita e finge un leggero imbarazzo poggiando le braccia sulle gambe per coprirsi alla meglio. «Da quanto sei qui? Federico mi aveva detto che eri partito stamattina».
«Infatti, è quello che gli ho detto». Faccio qualche passo verso di lei.
Solleva lo sguardo per fissarmi negli occhi. «Allora, perché sei qui?»
«Per te!»
Mi guarda con aria interrogativa o, più probabilmente, finge soltanto di non capire. «Che significa per me?»
Mi chino leggermente per afferrarle le mani, ma le ritrae.
«Che significa?» torna a ripetere.
La guardo negli occhi. «Lo so che lo vuoi!»
Forse tanta fermezza l’ha spiazzata, ma d’istinto direi che stia valutando la situazione.
Le accarezzo la guancia e le sollevo leggermente il viso. Avvicino la testa alla sua e sussurro: «Lo so che lo vuoi!»
«Ti sbagli!» dice sommessamente.
Scuoto leggermente il capo, poi avvicino le mie labbra alle sue e per un momento si sfiorano. «Dovrai rifiutarmi con più decisione se vuoi che mi fermi». La bacio di nuovo, stavolta con più insistenza. In un primo momento prova a opporre resistenza, ma poi cede.
Si alza e mi avvolge il collo con le braccia. Io la afferro per le natiche e la bacio con foga. Le nostre lingue si scatenano. Poi con una mano va sul mio pacco, immagino per appurare se sono già eccitato. Lo sono, così scivola giù e mi tira giù i bermuda e gli slip. Afferra il mio pene con una mano e comincia a massaggiarlo. Lentamente avvicina la lingua al glande. Lo sfiora delicatamente, poi lo avvolge con le labbra e inizia a succhiarmelo, senza andare molto in profondità. Lo molla e lo solleva un poco per portare la bocca sui testicoli. Me li lecca, con delicatezza. Ne mette in bocca uno, poi l’altro, li lecca di nuovo entrambi e infine ritorna sul glande. Lo mette un'altra volta in bocca, ma stavolta va più in profondità. Inizia a spompinarmi con movimenti decisi e io la accompagno nel movimento tenendo una mano dietro la sua testa. La incito a fermarsi e ad alzarsi. La bacio di nuovo in bocca, poi la spingo sul divano, le indico di inginocchiarsi e inarcare la schiena, facendo sporgere il culo fuori. Agguanto le sue natiche e mi ci fiondo con la bocca per baciarle. Afferro l’elastico degli slip per abbassarglieli e nel frattempo lei si toglie il reggiseno. Mi disfo anch’io dei vestiti per stare più libero. Torno tra le sue chiappe, le apro un poco con le mani e mi tuffo con la lingua sulla sua fica. Che spettacolo! Alterno la bocca e le dita per stimolarla. Non appena comincio a sentirla bagnata, mi sollevo e avvicino il pene alla vulva. Spingo lentamente il glande contro la sua vagina. Nathalie sembra molto eccitata ed emette deboli gemiti mentre entro dentro di lei. Acquisto presto velocità nei movimenti e altrettanto celere è la sua reazione al cazzo che le entra ed esce dalla fica. La scopo forte. Le schiaffeggio il culo, forse il più bello che abbia mai visto: rotondo, sodo, tonico. «Visto che lo volevi?» Non bada a quanto ho detto e continua ad assecondare il mio membro mentre le urla del suo piacere si diffondono nella stanza. «Allora, lo volevi o no?» chiedo con più insistenza.
«Sì!» mormora gemendo.
«Lo vuoi ancora?»
«Sì!»
«Ti piace come ti scopo?»
«Sì!» geme forte. «Mi piace!»
«Dillo che lo vuoi! Dillo forte!»
«Lo voglio!»
«Non ho sentito!»
«Lo voglio» ripete più forte.
«Che cosa vuoi?»
«Voglio il tuo cazzo!»
«E dove lo vuoi?»
«Nella fica! Lo voglio nella fica. Sì, mettimelo tutto nella fica».
La afferro forte sui fianchi e accelero il ritmo più che posso. Il mio corpo, scontrandosi con le sue natiche, produce un rumore secco sovrastato solo dall’intensità dei suoi lamenti. Nathalie viene e si sottrae alla penetrazione. Una generosa quantità di liquido inonda il pavimento, schizzando anche il divano. Lei crolla e si distende per riprendere fiato. Mi avvicino alla sua testa e le bacio la guancia e il collo. Gira leggermente la testa verso di me e mi offre la bocca. La bacio. Le nostre lingue si uniscono. Nel mentre le allungo una mano tra le natiche e raggiungo la fica per stimolarla.
Si solleva e mi indica di sedermi sul divano. Eseguo, dopodiché lei viene a sedersi sopra di me. Vuole guidare lei il gioco adesso! Adagio lascia che il mio membro le scivoli nella vagina. Reggendosi alla spalliera del divano, si tuffa con le labbra sulle mie e comincia a muoversi su e giù. Io la accompagno nel movimento tenendola per le natiche, più che altro per la brama di palpargliele.
Via via aumenta la velocità del bacino, raggiungendo un ritmo frenetico. Come cavalca! Ero certo che fosse una furia quando scopa.
Le mollo una pacca sulla natica e lei risponde con un gemito. Gliene do un’altra alla quale segue un altro lamento. Così, mentre lei continua ad andare su e giù, a due mani continuo ad assestarle delle sonore pacche sui glutei rendendo man mano sempre più visibili i segni delle dita. A un certo punto rimodula la cadenza con cui si muove, rendendo i movimenti più brevi e più rapidi. Dalla sua espressione desumo che stia per venire di nuovo e, infatti, un attimo dopo si solleva e un’altra ondata di liquido si riversa dalla sua vagina bagnando me e il pavimento sul quale si è formata una piccola chiazza. Si riappoggia sulle mie gambe e si accascia su di me per riprendere fiato. Ansima forte sul mio petto. Porto una mano sul suo seno sinistro e sento il suo battito accelerato. Dopo un minuto o due si risolleva per ricominciare, ma vuole che torni io a dirigere il gioco. Si posiziona all’impiedi, vicino all’estremità del divano, leggermente protesa in avanti. Accorro dietro di lei e glielo metto di nuovo dentro. Oramai la sua fica è un lago, mi sembra di tenere il cazzo in un secchio d’acqua tiepida. Acquisto subito velocità nelle spinte facendo suonare le sue natiche ogni volta che incontrano il mio corpo. Nathalie continua a gemere, ma in maniera più contenuta. Dopo un po’, si raddrizza per fermarmi: vuole cambiare di nuovo posizione. Si piega in avanti, appoggia il ventre sulla spalliera del divano, inarca la schiena e, con i gomiti e il petto, si appoggia sulla seduta del divano.
«Non lo sentirai un po’ troppo in quella posizione?» le chiedo perplesso.
«Forse è quello che voglio!» risponde senza indugio.
Malgrado sia venuta già due volte, realizzo che non riuscirò a saziare del tutto le sue voglie. Mi avvicino, mi aggrappo alle sue natiche e muovo di nuovo il membro nella sua fica con insistenza. Come avevo previsto, lo sente molto e ricomincia a gemere in modo deciso. Alla fine solleva un poco le gambe da terra e le allarga per accogliermi meglio. Durante queste ultime battute mi impegno affinché lo senta tutto. E lo sente, perché urla e si dimena più di prima. «Sto per venire» le dico in preda all’eccitazione. «Ti vengo dentro?»
«No!» mormora continuando a gemere.
Ancora tre o quattro spinte e mi stacco da lei. Un piccolo fiotto di liquido schizza fuori dalla fica. Mentre lei riprende fiato, afferro il mio membro e comincio a stimolarlo lentamente con la mano. Qualche secondo dopo, Nathalie si solleva dal divano e si precipita in ginocchio davanti a me. Apre la bocca e glielo metto dentro. Comincia a darsi da fare. Lascia scorrere sapientemente le sue labbra sul corpo del mio pene, fino a farselo arrivare in gola. Inizio ad avvertire i primi segni che preannunciano l’orgasmo. Un’ondata di vibrazioni percorre il mio corpo. Sento il mio pene eruttare nella bocca calda di Nathalie. Lo succhia ancora per qualche secondo, poi lo molla e tracce del mio seme le si riversano dalla bocca. «Da quanto tempo desideravi succhiarmelo?» le chiedo.
Non risponde, si limita ad abbozzare un sorriso beffardo.
«Scommetto che non è la prima volta che tradisci Federico!»
Solleva le spalle, come a dire “E allora?”
Si alza da terra e con la mano si pulisce un po’ di sperma dalle labbra. Poi si dirige verso il bagno. «Vado a pulirmi» dice voltandosi. «Preparati a rifarlo!»
Annuisco. Ci puoi contare che lo rifacciamo, oggi, domani e nei mesi a venire. Diventeremo grandi compagni di scopate.
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