La vendetta della moglie
di
MaxRacconta
genere
tradimenti
Renato se ne stava seduto sul divano della sua camera, in quell’hotel tre stelle a pochi passi dalla spiaggia di Cefalù. Quando il suo amico Mimmo gli aveva proposto di unirsi a lui e alla sua famiglia per trascorrere una settimana in Sicilia durante la settimana di ferragosto, aveva accolto l’ invito senza troppa esitazione. Mimmo aveva organizzato la partenza alcune settimane prima. Oltre a Renato, si erano aggregati anche alcuni familiari di Teresa, la moglie di Mimmo, contando alla partenza ben nove persone.
Renato confidava che stare qualche giorno lontano da Napoli lo avrebbe aiutato a non pensare a Daniela, la sua oramai ex moglie, ma il video che gli aveva mandato in mattinata lo aveva turbato oltremodo. Aveva provato a guardarlo, ma ogni volta era preso da un tale disagio da indurlo a distogliere gli occhi dallo schermo. Ancora una volta decise di farsi male premendo il tasto play. Provò a osservare ogni gesto, ogni piccolo movimento di lei per cercare di scovare qualche minuscolo dettaglio che potesse convincerlo che fosse tutta una farsa, una gigantesca messa in scena montata al solo scopo di indispettirlo. Ma non c’era nulla di sospetto, era tutto crudelmente reale. Si sforzò di proseguire con la visione. Reggeva lo smartphone nervosamente e di tanto in tanto lo scuoteva dalla rabbia mentre assisteva ad alcune scene che gli facevano particolarmente male. Alla fine lasciò cadere il telefono sul divano e si coprì il volto con le mani. Trascorse alcuni minuti a rimuginare fissando il soffitto e strofinandosi nervosamente le caviglie con le punte delle infradito.
Ad un tratto sentì bussare alla porta. Pensò si trattasse di Mimmo. Non vedendolo scendere in spiaggia, doveva essersi preoccupato e ora era salito per sincerarsi che fosse tutto a posto. Andò ad aprire e, con sua sorpresa, di fronte alla porta trovò Jenny, la figlia di Mimmo.
Entrò prepotentemente, vestita solo di un micro bikini i cui lembi di stoffa erano talmente piccoli che a malapena si intravedeva la fantasia ginger fluo di colore fucsia del tessuto di cui erano composti. I contorni constavano di un filo giallo fortemente in contrasto con la pelle abbronzata. «Si può sapere cosa ci fai qua?» domandò con tono severo. «Giù si stanno preoccupando. Mio padre dice che non rispondi nemmeno alle chiamate e ai messaggi».
Renato rimase un tantino disorientato da quella durezza. Mimmo aveva provato a chiamarlo una solo volta verso ora di pranzo e, non avendo avuto risposta gli aveva inviato anche un messaggio su WhatsApp che lui aveva deliberatamente ignorato. «Mi dispiace, non volevo farvi stare in ansia. Ho ricevuto una notizia e non l’ho presa bene. Volevo rimanere un po’ da solo per elaborarla. Comunque, sto bene. Puoi dire a tuo padre che può stare tranquillo».
Jenny lo guardò di sbieco, intuendo la possibile natura della notizia di cui parlava. «Non dirmi che riguarda tua moglie, ti prego!»
Jenny era una ragazza molto irriverente. L’aveva vista crescere, perciò lei si prendeva molta confidenza con lui, soprattutto in assenza di suo padre. Renato eluse la sua domanda, lasciando capire che la notizia riguardava proprio la persona che aveva nominato. Tuttavia, il tono della ragazza gli parve eccessivamente severo per essere reale e vi percepì l’intenzione di esagerare volutamente la questione, per far sembrare il suo comportamento più grave di quello che era realmente. In un primo momento, pensò che la ragazza volesse solo fare l’adulta, ostentando una saggezza di cui non poteva disporre alla sua età.
«Non ti capisco, sai» fece Jenny, muovendo qualche passo verso l’interno della stanza. «Oramai è finita da mesi. Dovresti rassegnarti». Si avvicinò al mini frigo, collocato a terra accanto a un mobile. Renato la seguì con lo sguardo, mentre lei si inclinava per aprire il portello e sbirciare l’interno del frigo. «Ti rubo una coca» gli disse, ripagandolo con l’esibizione del suo sedere rotondo, tagliato a metà dal filo del tanga del bikini. Bevve alcuni sorsi dalla lattina, poi la appoggiò sul mobile e si avvicinò a lui. «Allora? Quale sarebbe la notizia?»
«È una questione privata».
Gli diede le spalle, quasi come se volesse dargli l’opportunità di osservarle meglio il culo. Amava lasciarsi guardare: glielo aveva fatto intendere in diverse occasioni. Riprese la lattina dal mobile, fece ancora qualche sorso, dopodiché la posò di nuovo. Si voltò e lo fissò negli occhi, continuando a mostrare quell’aria severa da finta adulta. «Dimmi di cosa si tratta». Addolcendo il tono, aggiunse: «Puoi confidarti con me, sai. Non lo dirò a nessuno».
Renato rifletté qualche istante. «Sei troppo giovane, non capiresti».
«Che commento idiota! Vuoi davvero trattarmi come una bambina? Ho venti anni, sono adulta. Sono una donna. Forse dovresti cominciare a farci caso».
Renato lo notava eccome. Si concesse qualche secondo per osservarla meglio. Aveva un viso ovale dai lineamenti morbidi e delicati, due occhi azzurro mare e le labbra sottili che bramavano di essere baciate. Un caschetto biondo le scendeva fino all’altezza delle spalle, lasciando libera la visuale del corpo dal collo in giù. I seni piccoli e sodi non erano particolarmente valorizzati dal pezzo superiore del bikini, troppo minimal per donare volume. In compenso, il pezzo di sotto conquistava tutta l’attenzione, coprendo appena il pube e lasciando intravedere parti di pelle più chiara sottoposte alla ceretta. Era un corpo slanciato, le cui forme avrebbero potuto diventare più pronunciate nel giro di qualche anno, ma erano già perfettamente in grado di stimolare le fantasie di un uomo, anche se quell’uomo aveva quasi il doppio dei suoi anni. Si decise a parlarle, anche se non ne comprendeva bene il motivo. «Non è una vera e propria notizia. Mi ha mandato un video».
Jenny lo fissò con aria dubbiosa. «Che genere di video?» domandò.
«Un suo video» si limitò a dire Renato.
«Hot?»
Renato annuì, poi distolse lo sguardo da lei e si sedette sul divano. Si soffermò di nuovo a osservarla e si rese conto che era troppo in ordine per venire dalla spiaggia. Non un capello fuori posto, né tracce di sabbia sulla pelle e nemmeno sulle infradito. «Non eri al mare con gli altri?» le chiese.
Lei ignorò la domanda e dichiarò diretta: «Lo voglio vedere».
«Cosa?»
«Il video».
«Sei impazzita? Non se ne parla».
«Perché ti ha irritato così tanto?»
«Serve chiederlo? Perché è con un altro uomo».
Jenny spalancò la bocca dallo stupore. «Devo assolutamente vederlo» tornò a ripetere.
«Ti ho già detto che non se ne parla». Renato ebbe la percezione che la ragazza fosse più arrapata che curiosa.
«Potrei darti un parere».
«Che genere di parere potresti darmi nel vedere il video di due persone che scopano?»
«Quindi è proprio un video esplicito?»
Renato non rispose. Si limitò ad abbassare la testa in segno di assenso.
Jenny notò lo smartphone sul margine destro del divano. Con uno scatto repentino si fiondò ad afferrarlo, non lasciando il tempo a Renato di impedirle di appropriarsene. Lui non reagì, così lei gli sedette accanto e accese lo schermo. Era bloccato. «Dai, sbloccalo! Ma che ti frega? Pensi davvero che tornerai con una che ti tratta in questo modo?»
L’osservazione era giusta. Oramai le speranze di tornare con Daniela erano praticamente nulle. Il video glielo aveva mandato per infierire, facendogli provare lo stesso dolore che aveva provato lei quando era venuta a conoscenza dei suoi tradimenti. Il rapporto con Daniela, oramai, si basava su spregi e provocazioni. Non aveva più alcun interesse nel salvaguardare il suo onore. Allungò una mano e sbloccò lo schermo con la sua impronta. «È tra le prime conversazioni su WhatsApp».
«Guardiamolo insieme» suggerì avvicinandosi a lui, come se stesse per iniziare un film romantico.
L’obiettivo era fisso su un letto matrimoniale, al centro del quale era sdraiato un uomo nudo con due cuscini sotto la testa. La definizione era piuttosto buona: dovevano aver utilizzato uno smartphone di ultima generazione per registrare il filmato. L’uomo teneva le gambe leggermente aperte, rendendo visibile il suo pene parzialmente in erezione. Una leggera ombra si mosse davanti al letto. Poi una donna nuda vi salì sopra, ponendosi davanti all’uomo, il quale piegò le ginocchia e allargò leggermente le gambe per farle spazio. Gli si posizionò di fronte, dando le spalle alla videocamera, si inclinò su di lui, offrendo il suo lato B all’obiettivo, e avvicinò la bocca al pene per prenderlo in bocca.
Sul volto di Renato era delineata un’espressione seria, ma non rivelava segni di rabbia.
«Si vede solo il culo» commentò Jenny. «Sicuro che sia lei? Sembra più magra di Daniela».
«Come se io non conoscessi il culo di mia moglie» rispose seccato. «Da quando mi ha lasciato si è rimessa in forma. Più avanti comunque si vede anche il volto».
Daniela continuò a lavorare con la bocca finché il pene non fu totalmente turgido, dopodiché si sollevò. L’uomo distese le gambe e lei sedette su di lui all’altezza del bacino. Adagio, provò a far entrare il pene nella vagina che in un primo momento mostrò un po’ di reticenza. Si bagnò le dita di saliva e provò a inumidirla, poi provò a introdurvi di nuovo il pene. L’uomo la aiutò a spingere e stavolta entrò fino in fondo. Daniela cominciò a muoversi lentamente, andando su e giù con il bacino, accelerando via via il ritmo.
Jenny alzò il volume. Il telefono cominciò a emettere i gemiti di piacere che Daniela si procurava dimenandosi sul sesso dell’uomo.
Daniela si abbassò sull’uomo per baciarlo. Poi sollevò leggermente i glutei e si aggrappò alla spalliera del letto, mentre lui cominciò a spingere il pene dal basso verso l’alto nella sua fica. Le afferrò saldamente le natiche con le grosse mani, aprendole leggermente per agevolare la penetrazione. Si muoveva molto rapidamente e il suo bacino faceva risuonare degli schiocchi rapidi e netti a contatto con la pelle di lei. I gemiti di Daniela si fecero più forti, testimoniando un piacere via via crescente.
«Accidenti Renato, tua moglie è indiavolata» commentò Jenny. «Guarda come cavalca» aggiunse, sottolineando un concetto quantomeno ovvio.
Rallentarono il ritmo e poco dopo Daniela si voltò, dando le spalle all’uomo e rivolgendo finalmente il volto verso l'obiettivo, quasi come se volesse lasciarsi guardare negli occhi mentre la sua vendetta era in corso.
Riprese di nuovo lei il controllo, andando su e giù con il bacino. Durante il movimento, l’uomo la aiutava a mantenere l’equilibrio reggendola sui fianchi.
«Guarda come ballonzolano le tette!» osservò Jenny, senza mostrare particolare tatto nei confronti di Renato che non stava certamente assistendo a quella scena con lo stesso entusiasmo.
«Ricordati che quella donna è mia moglie».
«Non è più tua moglie. Ti ha chiesto il divorzio. E poi un po’ te lo meriti visto che sei stato prima tu a tradire lei».
«So di essere colpevole. Ma io l’ho fatto per debolezza, lei lo fa per vendetta».
«È una donna ancora giovane e attraente. Deve pur soddisfare i suoi appetiti sessuali».
«Già, ma potrebbe anche evitare di umiliarmi così».
Jenny gli fece cenno di tacere. «Cazzo!» esclamò assistendo alla scena successiva.
Daniela si era posizionata a novanta gradi, con la schiena inarcata, la testa poggiata su un cuscino e i genitali rivolti verso l’obiettivo. L’uomo, leggermente piegato sulle gambe dietro di lei, stava spingendo il pene contro l’ano di Daniela.
«Glielo sta mettendo nel culo!» esclamò Jenny, esaltandosi. Si mordicchiò le labbra. Si stava eccitando e non si preoccupava di nasconderlo. Mentre con una mano continuava a reggere il telefono, portò l’altra all’altezza del pube. Con discrezione, cominciò a sfregare la vulva con le dita sopra il costume, osservando Renato con la coda dell’occhio per comprendere la sua reazione.
Intanto l’uomo si era fatto spazio nel culo di Daniela e la stava penetrando da dietro mentre lei stringeva il cuscino con le mani in preda agli spasmi di piacere.
Jenny iniziò a tastare le sue zone erogene con più decisione. Renato aveva lo sguardo puntato verso il basso e sembrava essersi incantato. Non le era chiaro se avesse gli occhi rivolti sullo schermo o in mezzo alle sue cosce. Lo osservò tra le gambe e notò che il suo pene stava prendendo volume sotto i bermuda. Si stava eccitando anche lui. Si domandò cosa lo stimolasse di più, lei o sua moglie. A ogni modo, per rendere più caldo il gioco, slacciò uno dei lacci laterali dello slip del bikini e infilò la mano all’interno. Massaggiava la sua fica con movimenti sensuali, rivelando sul volto evidenti segni di eccitazione.
Renato sollevò lo sguardo e la fissò negli occhi. Lei voltò la testa verso di lui e abbozzò un sorriso.
«Sei una puttanella arrapata. Non è così?»
Lei annuì, continuando a mordersi le labbra per il piacere che si stava procurando. Accostò la testa a quella di Renato e sensualmente sussurrò: «Sono una puttanella che deve soddisfare le proprie voglie. Proprio come tua moglie». Sfiorò con la bocca il mento di Renato, che in un primo momento stette al gioco senza reagire. Mosse la testa sfiorandogli la pelle lungo il collo come una leggera carezza. Risollevandosi trovò la bocca di Renato pronta ad attaccarsi alla sua. Lasciò cadere il telefono sul divano, appoggiò una mano sulla gamba di lui e aprì la bocca per lasciarlo entrare con la lingua. Si mosse con la mano verso il suo sesso e sentì il pene oramai completamente eretto che la attendeva. Sollevò una gamba e gli montò in groppa, sedendo sulle sue gambe.
Renato continuò a baciarla avidamente. La avvolse con le braccia e con la bocca cominciò a esplorarle il collo, le spalle e poi i seni.
Jenny slacciò il reggiseno del bikini e se ne disfò. Non appena i suoi capezzoli furono liberi, Renato ci si fiondò con la lingua e cominciò a mordicchiarli. Lei si divincolò dalla presa e scivolò giù, in ginocchio davanti a lui. Allungò le mani all’altezza della vita e gli abbassò i bermuda e gli slip per tirargli fuori il pene. Introdusse la testa fra le sue gambe e con la lingua cominciò a sfiorargli il glande. Scese lungo il corpo del membro fino a sfiorare i testicoli, per poi risalire di nuovo fino alla punta del pene. Lo avvolse tra le labbra per sollecitarlo. Via via, ne imboccava sempre di più, fino a prenderlo quasi interamente nella bocca.
«Quanti pompini hai fatto per essere così brava?» le domandò retoricamente Renato.
Con la bocca ancora piena del suo pene, accennò un ghigno. Lo tirò fuori e provocatoriamente rispose: «Le puttanelle fanno un sacco di pompini». Lo riprese subito in bocca e andò avanti ancora per qualche decina di secondi, dopodiché si alzò, slacciò l’altro laccetto degli slip e se ne liberò. Sedette di nuovo in braccio a Renato, allargando le gambe e appoggiando le ginocchia sul divano.
Condusse il pene nella vagina che entrò senza molta fatica. «Sei bagnata, eh!»
«Sono fradicia» ammise. Cominciò a muoversi su e giù con il bacino, mentre Renato la accompagnava nel movimento con le mani aggrappate alle sue chiappe. Cavalcava con foga, facendo penetrare il pene fino in fondo, quasi volesse inghiottire anche i testicoli, mentre lui era attaccato con la bocca a un capezzolo come se si aspettasse di trarne del latte. Jenny abbassò la testa per baciarlo: non le bastava avere il suo cazzo nella fica, desiderava che le penetrasse anche la bocca con la lingua. La accontentò. Lei saltava sul pene con movimenti molto vigorosi per trarne il massimo del piacere. Cominciando ad avvertire qualche segno di stanchezza, si fermò per recuperare fiato. Lui ne approfittò per prendere il controllo. Le mollò due schiaffi sincroni sulle natiche, gliele afferrò con le mani e le resse forte mentre spingeva il pene su e giù con colpi molto forti, affinché ogni volta che le entrava nella fica, lei si sentisse travolgere da quella massa di carne che la penetrava.
A quella raffica di martellate, Jenny rispose con dei sonori gemiti di piacere che riempirono la stanza e che probabilmente arrivarono anche alle camere vicine.
Renato si fermò e le indicò di alzarsi per cambiare posizione. Lei gli afferrò la t-shirt per levargliela: lo voleva totalmente nudo, come lo era lei. Tolta la maglietta, rimasero qualche secondo in piedi a sbaciucchiarsi, ma il suo pene rigido premeva contro il pube di lei e non poteva aspettare. Così la afferrò per i glutei e la sollevò da terra, mentre lei si avvinghiò a lui con le gambe intorno al corpo. La portò fino al letto e la fece sdraiare con la schiena, lasciandole le gambe fuori che lui sollevò e bloccò reggendole con le spalle. Introdusse il pene nella vagina e riprese a scoparla.
Jenny abbassò le gambe, tenendole un po’ piegate, e le allargò per agevolarlo nella penetrazione. Renato si aggrappò ai suoi seni e li utilizzò come presa mentre spingeva con impeto il cazzo nella sua fica. Era così bagnata che ne avrebbe potuti prendere anche due insieme. Ma Renato si muoveva bene e la stava facendo godere di brutto. Era esattamente come lo aveva sempre immaginato, forse anche meglio.
«Le puttanelle non fanno solo i pompini allora!» la stuzzicò.
«Le puttanelle fanno cose che nemmeno immagini» rispose ansimando.
«Oh! Me le devi insegnare allora».
Jenny si dimenava dal piacere. Ma non ne aveva mai abbastanza. Allungò la mano sulla fica, in cerca della clitoride per stimolarla e massimizzare il piacere, mentre lui continuava a penetrarla.
Renato si concesse una tregua. Le afferrò le gambe e la aiutò a rigirarsi, facendola mettere a pancia in giù sul letto. Salì con le ginocchia sul materasso, si allungò per prendere il cuscino e glielo dispose sotto al ventre.
«Sì!» esclamò lei, intuendo in che posizione volesse scoparla. «Mi piace prenderlo così. Sfondami».
Senza esitare, Renato si mise dietro di lei e le infilò di nuovo il pene nella vagina che era oramai una caverna di liquido, risultato del suo piacere. Con le mani teneva aperte le natiche di Jenny, mentre con movimenti obliqui del bacino dall’alto verso il basso faceva entrare e uscire il suo pene dalla fica. Ogni volta che il suo pube si schiantava sulle chiappe sode di Jenny, produceva uno schiocco deciso sovrastato solo dai lamenti frutto del godimento di lei. Di tanto in tanto le mollava qualche schiaffo sulle natiche. Vi si aggrappava con forza e spingeva il pene più che poteva. Voleva sentirla godere. «Domani in spiaggia si vedranno i lividi sul tuo culo. Lo capiranno tutti che ti sei fatta scopare come una troia».
Lei ansimava. «Sì». Spalancò la bocca per respirare. «Lo sapranno tutti che mi piace farmi scopare come una troia».
Renato continuava a penetrarla senza sosta. L’elasticità del materasso fungeva da molla, facendo sì che a ogni colpo il culo di Jenny rimbalzasse aiutando la sua fica ad andare naturalmente incontro al pene.
Jenny si aggrappò con le unghie e con i denti alle lenzuola, mentre i muscoli del suo corpo vibravano per il piacere dell’orgasmo che stava avendo.
Anche Renato stava per venire. Durante gli ultimi colpi, sfoggiò il massimo della rudezza, afferrandole i capelli con una mano e continuando ad affondare il pene nella vagina fino a quando cominciò a percepire contrazioni in tutto il corpo che preannunciavano l’orgasmo. Tirò fuori il pene dalla fica e si spostò più avanti, all’altezza della bocca di lei.
Jenny si stava ancora riprendendo quando lui la incitò a voltarsi.
Non appena la ragazza girò la testa verso di lui, le infilò prepotentemente il pene in bocca. «Lo volevi, no? Eccolo!» Le bloccò la testa con una mano tenendola per i capelli e cominciò a entrare e uscire dalla sua bocca come fosse una fica.
Lei annaspava un poco, ma rideva. Quel grosso pene le arrivava fino in gola; le venne qualche colpo di tosse perché per un momento le mancò il respiro. Ma rideva, perché aveva ottenuto esattamente ciò che voleva. Era soddisfatta perché lui aveva ceduto alle sue avances.
Renato mollò la presa. Estrasse il cazzo dalla bocca di Jenny ed eiaculò sul suo volto. Nel mentre, lei chiuse gli occhi. Lui sbatté il pene ancora semirigido tre quattro volte sulla guancia della ragazza, poi glielo ficcò di nuovo in bocca per farle assaporare il suo sperma. Lei sembrava riceverlo di gusto, con un ghigno di appagamento stampato sul viso. Renato si scostò, le diede un ultimo schiaffo sul culo e disse: «La puttanella è soddisfatta?»
Jenny si concesse qualche momento per riprendere fiato, poi si sollevò e si mise a sedere sul letto. «La puttanella vuole che la scopi un’altra volta». Si leccò un lato delle labbra dov’era colato dello sperma, dopodiché si sdraiò di nuovo, aprì le gambe e si portò una mano sulla fica.
«Tra qualche minuto la puttanella avrà quello che vuole» preannunciò Renato.
Renato confidava che stare qualche giorno lontano da Napoli lo avrebbe aiutato a non pensare a Daniela, la sua oramai ex moglie, ma il video che gli aveva mandato in mattinata lo aveva turbato oltremodo. Aveva provato a guardarlo, ma ogni volta era preso da un tale disagio da indurlo a distogliere gli occhi dallo schermo. Ancora una volta decise di farsi male premendo il tasto play. Provò a osservare ogni gesto, ogni piccolo movimento di lei per cercare di scovare qualche minuscolo dettaglio che potesse convincerlo che fosse tutta una farsa, una gigantesca messa in scena montata al solo scopo di indispettirlo. Ma non c’era nulla di sospetto, era tutto crudelmente reale. Si sforzò di proseguire con la visione. Reggeva lo smartphone nervosamente e di tanto in tanto lo scuoteva dalla rabbia mentre assisteva ad alcune scene che gli facevano particolarmente male. Alla fine lasciò cadere il telefono sul divano e si coprì il volto con le mani. Trascorse alcuni minuti a rimuginare fissando il soffitto e strofinandosi nervosamente le caviglie con le punte delle infradito.
Ad un tratto sentì bussare alla porta. Pensò si trattasse di Mimmo. Non vedendolo scendere in spiaggia, doveva essersi preoccupato e ora era salito per sincerarsi che fosse tutto a posto. Andò ad aprire e, con sua sorpresa, di fronte alla porta trovò Jenny, la figlia di Mimmo.
Entrò prepotentemente, vestita solo di un micro bikini i cui lembi di stoffa erano talmente piccoli che a malapena si intravedeva la fantasia ginger fluo di colore fucsia del tessuto di cui erano composti. I contorni constavano di un filo giallo fortemente in contrasto con la pelle abbronzata. «Si può sapere cosa ci fai qua?» domandò con tono severo. «Giù si stanno preoccupando. Mio padre dice che non rispondi nemmeno alle chiamate e ai messaggi».
Renato rimase un tantino disorientato da quella durezza. Mimmo aveva provato a chiamarlo una solo volta verso ora di pranzo e, non avendo avuto risposta gli aveva inviato anche un messaggio su WhatsApp che lui aveva deliberatamente ignorato. «Mi dispiace, non volevo farvi stare in ansia. Ho ricevuto una notizia e non l’ho presa bene. Volevo rimanere un po’ da solo per elaborarla. Comunque, sto bene. Puoi dire a tuo padre che può stare tranquillo».
Jenny lo guardò di sbieco, intuendo la possibile natura della notizia di cui parlava. «Non dirmi che riguarda tua moglie, ti prego!»
Jenny era una ragazza molto irriverente. L’aveva vista crescere, perciò lei si prendeva molta confidenza con lui, soprattutto in assenza di suo padre. Renato eluse la sua domanda, lasciando capire che la notizia riguardava proprio la persona che aveva nominato. Tuttavia, il tono della ragazza gli parve eccessivamente severo per essere reale e vi percepì l’intenzione di esagerare volutamente la questione, per far sembrare il suo comportamento più grave di quello che era realmente. In un primo momento, pensò che la ragazza volesse solo fare l’adulta, ostentando una saggezza di cui non poteva disporre alla sua età.
«Non ti capisco, sai» fece Jenny, muovendo qualche passo verso l’interno della stanza. «Oramai è finita da mesi. Dovresti rassegnarti». Si avvicinò al mini frigo, collocato a terra accanto a un mobile. Renato la seguì con lo sguardo, mentre lei si inclinava per aprire il portello e sbirciare l’interno del frigo. «Ti rubo una coca» gli disse, ripagandolo con l’esibizione del suo sedere rotondo, tagliato a metà dal filo del tanga del bikini. Bevve alcuni sorsi dalla lattina, poi la appoggiò sul mobile e si avvicinò a lui. «Allora? Quale sarebbe la notizia?»
«È una questione privata».
Gli diede le spalle, quasi come se volesse dargli l’opportunità di osservarle meglio il culo. Amava lasciarsi guardare: glielo aveva fatto intendere in diverse occasioni. Riprese la lattina dal mobile, fece ancora qualche sorso, dopodiché la posò di nuovo. Si voltò e lo fissò negli occhi, continuando a mostrare quell’aria severa da finta adulta. «Dimmi di cosa si tratta». Addolcendo il tono, aggiunse: «Puoi confidarti con me, sai. Non lo dirò a nessuno».
Renato rifletté qualche istante. «Sei troppo giovane, non capiresti».
«Che commento idiota! Vuoi davvero trattarmi come una bambina? Ho venti anni, sono adulta. Sono una donna. Forse dovresti cominciare a farci caso».
Renato lo notava eccome. Si concesse qualche secondo per osservarla meglio. Aveva un viso ovale dai lineamenti morbidi e delicati, due occhi azzurro mare e le labbra sottili che bramavano di essere baciate. Un caschetto biondo le scendeva fino all’altezza delle spalle, lasciando libera la visuale del corpo dal collo in giù. I seni piccoli e sodi non erano particolarmente valorizzati dal pezzo superiore del bikini, troppo minimal per donare volume. In compenso, il pezzo di sotto conquistava tutta l’attenzione, coprendo appena il pube e lasciando intravedere parti di pelle più chiara sottoposte alla ceretta. Era un corpo slanciato, le cui forme avrebbero potuto diventare più pronunciate nel giro di qualche anno, ma erano già perfettamente in grado di stimolare le fantasie di un uomo, anche se quell’uomo aveva quasi il doppio dei suoi anni. Si decise a parlarle, anche se non ne comprendeva bene il motivo. «Non è una vera e propria notizia. Mi ha mandato un video».
Jenny lo fissò con aria dubbiosa. «Che genere di video?» domandò.
«Un suo video» si limitò a dire Renato.
«Hot?»
Renato annuì, poi distolse lo sguardo da lei e si sedette sul divano. Si soffermò di nuovo a osservarla e si rese conto che era troppo in ordine per venire dalla spiaggia. Non un capello fuori posto, né tracce di sabbia sulla pelle e nemmeno sulle infradito. «Non eri al mare con gli altri?» le chiese.
Lei ignorò la domanda e dichiarò diretta: «Lo voglio vedere».
«Cosa?»
«Il video».
«Sei impazzita? Non se ne parla».
«Perché ti ha irritato così tanto?»
«Serve chiederlo? Perché è con un altro uomo».
Jenny spalancò la bocca dallo stupore. «Devo assolutamente vederlo» tornò a ripetere.
«Ti ho già detto che non se ne parla». Renato ebbe la percezione che la ragazza fosse più arrapata che curiosa.
«Potrei darti un parere».
«Che genere di parere potresti darmi nel vedere il video di due persone che scopano?»
«Quindi è proprio un video esplicito?»
Renato non rispose. Si limitò ad abbassare la testa in segno di assenso.
Jenny notò lo smartphone sul margine destro del divano. Con uno scatto repentino si fiondò ad afferrarlo, non lasciando il tempo a Renato di impedirle di appropriarsene. Lui non reagì, così lei gli sedette accanto e accese lo schermo. Era bloccato. «Dai, sbloccalo! Ma che ti frega? Pensi davvero che tornerai con una che ti tratta in questo modo?»
L’osservazione era giusta. Oramai le speranze di tornare con Daniela erano praticamente nulle. Il video glielo aveva mandato per infierire, facendogli provare lo stesso dolore che aveva provato lei quando era venuta a conoscenza dei suoi tradimenti. Il rapporto con Daniela, oramai, si basava su spregi e provocazioni. Non aveva più alcun interesse nel salvaguardare il suo onore. Allungò una mano e sbloccò lo schermo con la sua impronta. «È tra le prime conversazioni su WhatsApp».
«Guardiamolo insieme» suggerì avvicinandosi a lui, come se stesse per iniziare un film romantico.
L’obiettivo era fisso su un letto matrimoniale, al centro del quale era sdraiato un uomo nudo con due cuscini sotto la testa. La definizione era piuttosto buona: dovevano aver utilizzato uno smartphone di ultima generazione per registrare il filmato. L’uomo teneva le gambe leggermente aperte, rendendo visibile il suo pene parzialmente in erezione. Una leggera ombra si mosse davanti al letto. Poi una donna nuda vi salì sopra, ponendosi davanti all’uomo, il quale piegò le ginocchia e allargò leggermente le gambe per farle spazio. Gli si posizionò di fronte, dando le spalle alla videocamera, si inclinò su di lui, offrendo il suo lato B all’obiettivo, e avvicinò la bocca al pene per prenderlo in bocca.
Sul volto di Renato era delineata un’espressione seria, ma non rivelava segni di rabbia.
«Si vede solo il culo» commentò Jenny. «Sicuro che sia lei? Sembra più magra di Daniela».
«Come se io non conoscessi il culo di mia moglie» rispose seccato. «Da quando mi ha lasciato si è rimessa in forma. Più avanti comunque si vede anche il volto».
Daniela continuò a lavorare con la bocca finché il pene non fu totalmente turgido, dopodiché si sollevò. L’uomo distese le gambe e lei sedette su di lui all’altezza del bacino. Adagio, provò a far entrare il pene nella vagina che in un primo momento mostrò un po’ di reticenza. Si bagnò le dita di saliva e provò a inumidirla, poi provò a introdurvi di nuovo il pene. L’uomo la aiutò a spingere e stavolta entrò fino in fondo. Daniela cominciò a muoversi lentamente, andando su e giù con il bacino, accelerando via via il ritmo.
Jenny alzò il volume. Il telefono cominciò a emettere i gemiti di piacere che Daniela si procurava dimenandosi sul sesso dell’uomo.
Daniela si abbassò sull’uomo per baciarlo. Poi sollevò leggermente i glutei e si aggrappò alla spalliera del letto, mentre lui cominciò a spingere il pene dal basso verso l’alto nella sua fica. Le afferrò saldamente le natiche con le grosse mani, aprendole leggermente per agevolare la penetrazione. Si muoveva molto rapidamente e il suo bacino faceva risuonare degli schiocchi rapidi e netti a contatto con la pelle di lei. I gemiti di Daniela si fecero più forti, testimoniando un piacere via via crescente.
«Accidenti Renato, tua moglie è indiavolata» commentò Jenny. «Guarda come cavalca» aggiunse, sottolineando un concetto quantomeno ovvio.
Rallentarono il ritmo e poco dopo Daniela si voltò, dando le spalle all’uomo e rivolgendo finalmente il volto verso l'obiettivo, quasi come se volesse lasciarsi guardare negli occhi mentre la sua vendetta era in corso.
Riprese di nuovo lei il controllo, andando su e giù con il bacino. Durante il movimento, l’uomo la aiutava a mantenere l’equilibrio reggendola sui fianchi.
«Guarda come ballonzolano le tette!» osservò Jenny, senza mostrare particolare tatto nei confronti di Renato che non stava certamente assistendo a quella scena con lo stesso entusiasmo.
«Ricordati che quella donna è mia moglie».
«Non è più tua moglie. Ti ha chiesto il divorzio. E poi un po’ te lo meriti visto che sei stato prima tu a tradire lei».
«So di essere colpevole. Ma io l’ho fatto per debolezza, lei lo fa per vendetta».
«È una donna ancora giovane e attraente. Deve pur soddisfare i suoi appetiti sessuali».
«Già, ma potrebbe anche evitare di umiliarmi così».
Jenny gli fece cenno di tacere. «Cazzo!» esclamò assistendo alla scena successiva.
Daniela si era posizionata a novanta gradi, con la schiena inarcata, la testa poggiata su un cuscino e i genitali rivolti verso l’obiettivo. L’uomo, leggermente piegato sulle gambe dietro di lei, stava spingendo il pene contro l’ano di Daniela.
«Glielo sta mettendo nel culo!» esclamò Jenny, esaltandosi. Si mordicchiò le labbra. Si stava eccitando e non si preoccupava di nasconderlo. Mentre con una mano continuava a reggere il telefono, portò l’altra all’altezza del pube. Con discrezione, cominciò a sfregare la vulva con le dita sopra il costume, osservando Renato con la coda dell’occhio per comprendere la sua reazione.
Intanto l’uomo si era fatto spazio nel culo di Daniela e la stava penetrando da dietro mentre lei stringeva il cuscino con le mani in preda agli spasmi di piacere.
Jenny iniziò a tastare le sue zone erogene con più decisione. Renato aveva lo sguardo puntato verso il basso e sembrava essersi incantato. Non le era chiaro se avesse gli occhi rivolti sullo schermo o in mezzo alle sue cosce. Lo osservò tra le gambe e notò che il suo pene stava prendendo volume sotto i bermuda. Si stava eccitando anche lui. Si domandò cosa lo stimolasse di più, lei o sua moglie. A ogni modo, per rendere più caldo il gioco, slacciò uno dei lacci laterali dello slip del bikini e infilò la mano all’interno. Massaggiava la sua fica con movimenti sensuali, rivelando sul volto evidenti segni di eccitazione.
Renato sollevò lo sguardo e la fissò negli occhi. Lei voltò la testa verso di lui e abbozzò un sorriso.
«Sei una puttanella arrapata. Non è così?»
Lei annuì, continuando a mordersi le labbra per il piacere che si stava procurando. Accostò la testa a quella di Renato e sensualmente sussurrò: «Sono una puttanella che deve soddisfare le proprie voglie. Proprio come tua moglie». Sfiorò con la bocca il mento di Renato, che in un primo momento stette al gioco senza reagire. Mosse la testa sfiorandogli la pelle lungo il collo come una leggera carezza. Risollevandosi trovò la bocca di Renato pronta ad attaccarsi alla sua. Lasciò cadere il telefono sul divano, appoggiò una mano sulla gamba di lui e aprì la bocca per lasciarlo entrare con la lingua. Si mosse con la mano verso il suo sesso e sentì il pene oramai completamente eretto che la attendeva. Sollevò una gamba e gli montò in groppa, sedendo sulle sue gambe.
Renato continuò a baciarla avidamente. La avvolse con le braccia e con la bocca cominciò a esplorarle il collo, le spalle e poi i seni.
Jenny slacciò il reggiseno del bikini e se ne disfò. Non appena i suoi capezzoli furono liberi, Renato ci si fiondò con la lingua e cominciò a mordicchiarli. Lei si divincolò dalla presa e scivolò giù, in ginocchio davanti a lui. Allungò le mani all’altezza della vita e gli abbassò i bermuda e gli slip per tirargli fuori il pene. Introdusse la testa fra le sue gambe e con la lingua cominciò a sfiorargli il glande. Scese lungo il corpo del membro fino a sfiorare i testicoli, per poi risalire di nuovo fino alla punta del pene. Lo avvolse tra le labbra per sollecitarlo. Via via, ne imboccava sempre di più, fino a prenderlo quasi interamente nella bocca.
«Quanti pompini hai fatto per essere così brava?» le domandò retoricamente Renato.
Con la bocca ancora piena del suo pene, accennò un ghigno. Lo tirò fuori e provocatoriamente rispose: «Le puttanelle fanno un sacco di pompini». Lo riprese subito in bocca e andò avanti ancora per qualche decina di secondi, dopodiché si alzò, slacciò l’altro laccetto degli slip e se ne liberò. Sedette di nuovo in braccio a Renato, allargando le gambe e appoggiando le ginocchia sul divano.
Condusse il pene nella vagina che entrò senza molta fatica. «Sei bagnata, eh!»
«Sono fradicia» ammise. Cominciò a muoversi su e giù con il bacino, mentre Renato la accompagnava nel movimento con le mani aggrappate alle sue chiappe. Cavalcava con foga, facendo penetrare il pene fino in fondo, quasi volesse inghiottire anche i testicoli, mentre lui era attaccato con la bocca a un capezzolo come se si aspettasse di trarne del latte. Jenny abbassò la testa per baciarlo: non le bastava avere il suo cazzo nella fica, desiderava che le penetrasse anche la bocca con la lingua. La accontentò. Lei saltava sul pene con movimenti molto vigorosi per trarne il massimo del piacere. Cominciando ad avvertire qualche segno di stanchezza, si fermò per recuperare fiato. Lui ne approfittò per prendere il controllo. Le mollò due schiaffi sincroni sulle natiche, gliele afferrò con le mani e le resse forte mentre spingeva il pene su e giù con colpi molto forti, affinché ogni volta che le entrava nella fica, lei si sentisse travolgere da quella massa di carne che la penetrava.
A quella raffica di martellate, Jenny rispose con dei sonori gemiti di piacere che riempirono la stanza e che probabilmente arrivarono anche alle camere vicine.
Renato si fermò e le indicò di alzarsi per cambiare posizione. Lei gli afferrò la t-shirt per levargliela: lo voleva totalmente nudo, come lo era lei. Tolta la maglietta, rimasero qualche secondo in piedi a sbaciucchiarsi, ma il suo pene rigido premeva contro il pube di lei e non poteva aspettare. Così la afferrò per i glutei e la sollevò da terra, mentre lei si avvinghiò a lui con le gambe intorno al corpo. La portò fino al letto e la fece sdraiare con la schiena, lasciandole le gambe fuori che lui sollevò e bloccò reggendole con le spalle. Introdusse il pene nella vagina e riprese a scoparla.
Jenny abbassò le gambe, tenendole un po’ piegate, e le allargò per agevolarlo nella penetrazione. Renato si aggrappò ai suoi seni e li utilizzò come presa mentre spingeva con impeto il cazzo nella sua fica. Era così bagnata che ne avrebbe potuti prendere anche due insieme. Ma Renato si muoveva bene e la stava facendo godere di brutto. Era esattamente come lo aveva sempre immaginato, forse anche meglio.
«Le puttanelle non fanno solo i pompini allora!» la stuzzicò.
«Le puttanelle fanno cose che nemmeno immagini» rispose ansimando.
«Oh! Me le devi insegnare allora».
Jenny si dimenava dal piacere. Ma non ne aveva mai abbastanza. Allungò la mano sulla fica, in cerca della clitoride per stimolarla e massimizzare il piacere, mentre lui continuava a penetrarla.
Renato si concesse una tregua. Le afferrò le gambe e la aiutò a rigirarsi, facendola mettere a pancia in giù sul letto. Salì con le ginocchia sul materasso, si allungò per prendere il cuscino e glielo dispose sotto al ventre.
«Sì!» esclamò lei, intuendo in che posizione volesse scoparla. «Mi piace prenderlo così. Sfondami».
Senza esitare, Renato si mise dietro di lei e le infilò di nuovo il pene nella vagina che era oramai una caverna di liquido, risultato del suo piacere. Con le mani teneva aperte le natiche di Jenny, mentre con movimenti obliqui del bacino dall’alto verso il basso faceva entrare e uscire il suo pene dalla fica. Ogni volta che il suo pube si schiantava sulle chiappe sode di Jenny, produceva uno schiocco deciso sovrastato solo dai lamenti frutto del godimento di lei. Di tanto in tanto le mollava qualche schiaffo sulle natiche. Vi si aggrappava con forza e spingeva il pene più che poteva. Voleva sentirla godere. «Domani in spiaggia si vedranno i lividi sul tuo culo. Lo capiranno tutti che ti sei fatta scopare come una troia».
Lei ansimava. «Sì». Spalancò la bocca per respirare. «Lo sapranno tutti che mi piace farmi scopare come una troia».
Renato continuava a penetrarla senza sosta. L’elasticità del materasso fungeva da molla, facendo sì che a ogni colpo il culo di Jenny rimbalzasse aiutando la sua fica ad andare naturalmente incontro al pene.
Jenny si aggrappò con le unghie e con i denti alle lenzuola, mentre i muscoli del suo corpo vibravano per il piacere dell’orgasmo che stava avendo.
Anche Renato stava per venire. Durante gli ultimi colpi, sfoggiò il massimo della rudezza, afferrandole i capelli con una mano e continuando ad affondare il pene nella vagina fino a quando cominciò a percepire contrazioni in tutto il corpo che preannunciavano l’orgasmo. Tirò fuori il pene dalla fica e si spostò più avanti, all’altezza della bocca di lei.
Jenny si stava ancora riprendendo quando lui la incitò a voltarsi.
Non appena la ragazza girò la testa verso di lui, le infilò prepotentemente il pene in bocca. «Lo volevi, no? Eccolo!» Le bloccò la testa con una mano tenendola per i capelli e cominciò a entrare e uscire dalla sua bocca come fosse una fica.
Lei annaspava un poco, ma rideva. Quel grosso pene le arrivava fino in gola; le venne qualche colpo di tosse perché per un momento le mancò il respiro. Ma rideva, perché aveva ottenuto esattamente ciò che voleva. Era soddisfatta perché lui aveva ceduto alle sue avances.
Renato mollò la presa. Estrasse il cazzo dalla bocca di Jenny ed eiaculò sul suo volto. Nel mentre, lei chiuse gli occhi. Lui sbatté il pene ancora semirigido tre quattro volte sulla guancia della ragazza, poi glielo ficcò di nuovo in bocca per farle assaporare il suo sperma. Lei sembrava riceverlo di gusto, con un ghigno di appagamento stampato sul viso. Renato si scostò, le diede un ultimo schiaffo sul culo e disse: «La puttanella è soddisfatta?»
Jenny si concesse qualche momento per riprendere fiato, poi si sollevò e si mise a sedere sul letto. «La puttanella vuole che la scopi un’altra volta». Si leccò un lato delle labbra dov’era colato dello sperma, dopodiché si sdraiò di nuovo, aprì le gambe e si portò una mano sulla fica.
«Tra qualche minuto la puttanella avrà quello che vuole» preannunciò Renato.
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