3D/ATLAS Alien sex

di
genere
fantascienza

Da settimane non si parla d’altro: quel corpo celeste, 3I/Atlas, sta attraversando la nostra galassia a una velocità impressionante. Tra le ipotesi più assurde che circolano, c’è chi sostiene che non sia un semplice asteroide, ma una navicella spaziale aliena. E se fosse vero? Perché dovremmo temerli? Perchè dovrebbero avere intenzioni ostili?
Mentre rimuginavo su questi pensieri, guidavo lungo una strada di campagna isolata, immersa nell’oscurità più totale. Nessun lampione, solo i fari della mia auto a tagliare il buio. All’improvviso, un bagliore accecante mi travolge la visuale. È come se il cielo stesso si fosse squarciato per riversare una luce innaturale sulla strada. Frenando di colpo, il cuore mi martella nel petto. Mi fermo, spengo il motore e cerco di capire cosa diavolo stia succedendo. Dalle tenebre, voci strane, incomprensibili, si fanno strada fino alle mie orecchie. Non sono parole, ma suoni, sempre più forti, sempre più insistenti.
Confusa, scendo dall’auto, i piedi che tremano sull’asfalto freddo. Davanti a me, il bagliore si intensifica, pulsando come un cuore gigante. Poi, dal centro di quella luce, emergono delle sagome. Si materializzano lentamente, come se fossero fatte di energia pura che prende forma solida. Sono esseri alti un metro e ottanta, Orecchie con punta all'insù, sopracciglia in alto ai lati, corpi esili e muscolature ben definite al torace, molto simili ai vulcaniani di Spok. I loro occhi brillano di un celeste elettrico, quasi ipnotico, e indossano tute aderenti color argento che riflettono la luce in mille direzioni. Non riesco a distogliere lo sguardo da loro.
"Chi siete?" domando, la voce che mi trema appena.
In risposta, solo un brusio, un ronzio che sembra provenire da ogni direzione. Non capisco nulla, ma il suono mi avvolge, quasi mi accarezza.
"Chi siete? Cosa volete da me?" ripeto, alzando la voce, come se mi potessero comprendere.
Ancora quel linguaggio alieno, un intreccio di suoni gravi e acuti, non parole.
Dovrei essere agitata, spaventata, ma non lo sono. Un fluido invisibile, una sensazione di tepore, mi avvolge, spegnendo ogni traccia di paura. È come se una forza esterna mi spingesse verso di loro. Mi avvicino, e in un istante il bagliore mi inghiotte. La realtà si dissolve, e mi ritrovo in un luogo che non può essere altro che l’interno di una astronave. È un ambiente surreale, console di controllo fluttuano a mezz’aria, senza alcun supporto visibile, e schermi olografici mostrano galassie che ruotano intorno a se stesse.
Uno degli alieni si avvicina e mi indica una sorta di lettiga, fatta di un materiale trasparente che sembra galleggiare in aria. Mi sdraio senza fare domande, quasi ipnotizzata. Mi posizionano un casco sulla testa, un dispositivo che emette un ronzio basso, quasi musicale. Un sibilo improvviso mi fa sobbalzare, e il macchinario si attiva. Percepisco un formicolio che attraversa il mio cranio, come se migliaia di minuscole scariche elettriche stessero riscrivendo i miei pensieri. Dopo circa cinque minuti, il processo termina. Il casco si solleva, e io mi rialzo, sentendomi diversa.
Uno di loro, si avvicina. La sua presenza è imponente, quasi soffocante. Emette una sequenza di suoni e rumori che dovrebbero essere incomprensibili. Eppure, li capisco. È come se quel trattamento subito prima avesse installato un traduttore invisibile nel mio cervello. Le sue parole, o meglio, i suoi pensieri, mi raggiungono chiari:
"Ti abbiamo connessa alla nostra rete mentale. Siamo viaggiatori dello spazio, esseri che voi chiamate alieni. Veniamo da una galassia molto lontana, i Custodi di Zorath, una civiltà che esplora le dimensioni da milioni dei vostri anni. Il nostro scopo è raccogliere conoscenze, ma anche… connetterci con altre forme di vita.
Il loro pianeta è un mondo agonizzante, divorato da un’autodistruzione incessante, frutto di un progresso tecnologico sfrenato e di un cambiamento climatico devastante. Un destino che ricorda pericolosamente il nostro. Spinti dalla disperazione, hanno abbandonato la loro casa ormai morente, intraprendendo un viaggio epico attraverso l’immensità dello spazio, alla ricerca di nuovi pianeti da colonizzare e rendere simili al loro, da “umanizzare”. Per anni luce hanno vagato nel vuoto cosmico, incontrando solo delusioni e mondi inospitali, fino a quando i loro strumenti non hanno captato un segnale promettente: il nostro pianeta. La Terra, così simile al loro per struttura e condizioni di abitabilità.
Da tempo ci osservano, nascosti nell’ombra. Hanno studiato la nostra cultura, i nostri comportamenti, le nostre abitudini. E tra le molte similitudini, una li ha colpiti in modo particolare: la nostra profonda inclinazione per i rapporti interpersonali, soprattutto l’intensità e il piacere che deriva dal sesso. Essendo mammiferi come noi, condividono questa pulsione primordiale, questo bisogno viscerale. Il loro lungo viaggio, la solitudine dello spazio e l’astinenza forzata hanno trasformato quel desiderio in una fame vorace, quasi insostenibile. Per placarla, spesso, rapiscono donne del nostro pianeta, portandole a bordo delle loro navi per soddisfare i loro istinti primordiali.
Capisco immediatamente qual'è il mio ruolo. Non c’è bisogno di parole: il loro linguaggio mi trasmette con chiarezza le loro intenzioni. Non provo paura, sono invasa da una tranquillità indotta, sono qui per loro, per appagare quella fame che li consuma. Ma sono tanti, così tanti. I loro occhi alieni, penetranti, mi scrutano con un desiderio che quasi mi travolge.
"Come potrò mai soddisfare un’intera schiera di creature così affamate?"
Mi spiegano, nel loro modo strano e diretto, che sarò sottoposta a un processo di “rigenerazione della carica sessuale”. Un trattamento che, a quanto pare, mi renderà capace di sostenere più rapporti nel corso della giornata senza crollare. Non so se sia tecnologia o biologia aliena, ma il pensiero mi incuriosisce più di quanto mi spaventi.
Mi conducono in una vasta sala illuminata da una luce soffusa, un bagliore azzurrino che sembra pulsare come un cuore vivo. Qui, l’aria è densa di un’energia indefinita, un misto di calore e tensione. Davanti a me, lo spettacolo è inequivocabile: diversi alieni, con i loro corpi slanciati e movimenti fluidi, sono già impegnati in atti carnali con altrettante donne terrestri. Le loro figure si intrecciano in un balletto primordiale, i suoni dei loro sospiri e gemiti riempiono lo spazio. Eppure, non provo paura. Una strana tranquillità mi avvolge, indotta forse dall’atmosfera di questo luogo o da qualche sostanza nell’aria che placa ogni resistenza. Mi quasi ipnotizzata, mentre alcuni di loro si avvicinano, pronti a reclamarmi.
Mi invitano a spogliarmi, non c’è imbarazzo, solo un’energia che mi spinge a obbedire. Mentre i miei vestiti cadono a terra, anche loro si liberano delle loro tuniche sottili. Ma ciò che cattura davvero la mia attenzione, facendomi trattenere il respiro, è l’imponenza dei loro attributi sessuali. Sono enormi, eretti e pulsanti di energia. Un calore improvviso mi invade, un misto di desiderio e libidine, che mi fa tremare le gambe.
Mi fanno sdraiare su una specie di lettiga, un superficie liscia e tiepida che si adatta al mio corpo come se fosse viva. Uno di loro si avvicina con in mano un casco trasparente. Me lo posizionano con delicatezza sulla testa, e non appena le ventose si attaccano alla mia pelle, una sensazione strana mi pervade. È come se una corrente elettrica leggera mi attraversasse il cranio, per poi irradiarsi in tutto il corpo. In pochi secondi, una nuova linfa scorre nelle mie vene. Il cuore batte più veloce, ogni nervo del mio corpo si accende, e un’ondata di libidine mi travolge, cruda e incontrollabile. Sono lì, sdraiata, con il respiro corto, desiderosa di sentire dentro di me quei membri vigorosi che mi fissano come una promessa.
Il più alto, con occhi che brillano di un verde intenso, si avvicina. La sua presenza è magnetica. “Sei pronta,” mi dice nella mia mente, e non è una domanda. Annuisco con il capo. Si posiziona sopra di me, il suo membro enorme che sfiora la mia pelle, e il contatto mi fa gemere prima ancora che accada qualcosa. Quando finalmente entra in me, la sensazione è indescrivibile, un misto di pienezza e pressione che mi fa inarcare la schiena. Non è solo piacere fisico; è come se la sua energia si mescolasse alla mia, un amplesso alieno che va oltre il corpo, toccando qualcosa di profondo dentro di me.
“Ti piace?” mi chiede, la voce mentale che si infiltra nei miei pensieri mentre si muove lentamente, con un ritmo che sembra calcolato per farmi impazzire. “Sì… sì,” riesco a rispondere, ansimando, le sue mani che si aggrappano sotto di me. Ogni spinta è più intensa della precedente, e il casco sembra amplificare ogni sensazione, rendendo il piacere quasi insostenibile. Ma non sono sola con lui. Un altro alieno si avvicina, il suo membro altrettanto imponente, mi si propone, e senza pensarci troppo mi giro leggermente, desiderosa di accoglierlo tra le labbra. La mia mente è annebbiata dal desiderio, non c’è spazio per la razionalità.
“Prendimi anche tu,” sussurro, sorprendendomi della mia audacia. Lui non esita, si posiziona dietro di me, prendendo posto del suo simile, e quando entra, un gemito profondo mi sfugge. Essere scopata da due esseri così diversi, mi manda in estasi. Non sono più io a controllare il mio corpo; sono loro. E io mi arrendo completamente.
Le sensazioni sono uniche, come se ogni cellula del mio corpo fosse viva e urlasse di piacere. Il casco continua a inviarmi impulsi, mantenendo alta la mia eccitazione anche quando penso di non poterne più. Ma c’è di più: provo un legame con loro, come se attraverso questo atto ci stessimo scambiando qualcosa di più profondo, un’energia che non so spiegare.
Non so quanto tempo sia trascorso, ma quando il primo si ritira, lasciandomi tremante e sudata, l'altro prende il suo posto. Non c’è stanchezza, solo una fame che non si spegne. Le loro mani esplorano ogni centimetro di me, stimolando punti che non sapevo nemmeno di avere. Uno di loro si china e usa una sorta di lingua, lunga e flessibile, per leccarmi in posti che mi fanno urlare. “Non smettere,” lo imploro, e lui emette un suono basso, quasi un ringhio, mentre continua.
Il piacere è così intenso che mi sento vulnerabile, esposta, ma allo stesso tempo potente. È come se stessi dando loro qualcosa di cui hanno disperatamente bisogno, e questo mi fa sentire importante, quasi sacra. Ogni loro tocco, ogni spinta, mi avvicina a un picco che non ho mai conosciuto prima. Quando finalmente esplodo in un orgasmo che mi scuote dalla testa ai piedi, urlo senza ritegno, e loro sembrano assorbire la mia energia.
Distesa sulla lettiga, con il respiro corto e affannoso, il corpo ancora tremante per gli ultimi spasmi di piacere che mi hanno travolta. La mia figa è ricoperta da umori, un misto del mio e di quello alieno, un odore strano, che mi inebria i sensi. Ho appena finito di soddisfare due di loro, creature alte e slanciate, con corpi luminescenti, e membri impressionanti che mi hanno riempita e spinta oltre ogni limite conosciuto. Sento ancora il calore del loro seme alieno dentro di me, una sensazione viscida e ardente che mi fa rabbrividire.
Uno dei due, mi dice "Presto assumerai il fluido magico. Ti rigenererà. E poi… altri due dei nostri saranno pronti per te.”
Il pensiero mi fa contrarre lo stomaco, un misto di stanchezza e appagamento, ma la promessa di quel fluido e di altri corpi alieni da esplorare mi fa pulsare tra le gambe. Annuisco debolmente, incapace di parlare, mentre mi porgono una fiala luminescente. Il liquido al suo interno brilla di un verde acido, quasi ipnotico. Lo bevo d’un fiato, e subito una vampata di energia mi attraversa, come se un fuoco liquido scorresse nelle vene. La stanchezza svanisce, sostituita da un desiderio bruciante, da un desiderio che si accende di nuovo.
La porta della camera si apre, e altri due nuovi alieni si materializzano. Sono ancora più imponenti dei precedenti, con corpi muscolosi che sembrano scolpiti nella luce stessa. I loro membri, già eretti, sono enormi, con un glande ruvido che promette sensazioni indescrivibili. Uno dei due si avvicina, mi guarda. “Sei pronta, umana?” mi chiede, la voce un ringhio gutturale che mi fa venire la pelle d’oca.
“Sì,” riesco a rispondere, la voce roca, mentre mi sollevo dalla lettiga, sentendo già l’umidità tra le cosce.
Il primo alieno mi afferra per i fianchi con mani possenti, le sue dita che sembrano ventose, aderendo alla mia pelle con una pressione deliziosa. Mi tira verso di lui, posizionandomi a quattro zampe sulla piattaforma fluttuante al centro della stanza. Il secondo si inginocchia davanti a me, il suo membro a pochi centimetri dalla mia bocca. Lo guardo, incantata dalla sua forma aliena, e non resisto: lo prendo tra le labbra, assaporando il gusto salato e metallico della sua pelle. Geme, un suono profondo che vibra nell’aria, mentre inizio a succhiare, muovendo la testa su e giù, la lingua che esplora ogni rigonfiamento, ogni venatura.
Dietro di me, l’altro alieno si posiziona, e sento la punta del suo membro premere contro la mia figa. Sono già bagnata, pronta, e quando mi penetra con una spinta decisa, un gemito mi sfugge, soffocato dal membro che ho in bocca. Mi riempie completamente, il suo ritmo che accelera mentre mi stringe i fianchi, spingendomi a muovermi al suo passo. Ogni affondo mi fa tremare, il piacere che monta come un’onda inarrestabile.
L'alieno che ho davanti intreccia le sue mani nei miei capelli, guidandomi nei movimenti, mentre il suo respiro si fa più rapido. Sento il suo membro pulsare contro la mia lingua, e so che è vicino.
Nel frattempo, l’altro che è dietro di me cambia posizione, tirandomi su per farmi appoggiare contro il suo torace, le sue braccia che mi avvolgono mentre continua a spingere dentro di me. La nuova angolazione colpisce punti sensibili e un urlo di piacere mi sfugge quando un orgasmo mi travolge, facendomi tremare tra le sue braccia. Lui non si ferma, continuando a muoversi, prolungando il mio piacere mentre sento il suo membro gonfiarsi, pronto a esplodere. Un attimo dopo sento il calore del suo seme venire dentro di me, mentre anche l'altro mi riempie la bocca. Ingoio tutto, ansimando, mentre lui si ritira, lasciandomi libera di gemere senza freni.
Crolliamo tutti e tre sulla piattaforma, i nostri respiri affannosi che si mescolano nell’aria. Il mio corpo è un fascio di nervi esposti, ogni tocco, anche il più lieve, mi fa sobbalzare. Sono soddisfatta, appagata, ma so che questo non è tutto. Uno di loro sorride “Riposati, umana,” dice. “Ce ne sono altri che ti aspettano, devi ricaricarti."
Mi porge nuovamente quel fluido magico verde acido che brilla come un neon nell’oscurità dell’astronave. Il liquido scivola lungo la gola, pungente e dolce allo stesso tempo, e in pochi istanti una nuova scarica di energia mi esplode dentro, cancellando ogni traccia di fatica. Il cuore batte più forte, la pelle si accende di una nuova sensibilità, e un desiderio famelico che mi stringe lo stomaco. Sono di nuovo pronta.
Altri due nuovi alieni entrano. Sembrano fatti a stampa, muscolosi con i membri sono già eretti.
Sento nuovamente il calore crescere dentro di me. Il primo alieno si avvicina, le sue mani mi afferrano i fianchi con una presa ferrea. Mi tira verso di lui, indicandomi di posizionarmi sopra di lui, a smorzacandela, mentre il secondo si posiziona di lato a me, con il suo membro a pochi centimetri dalla mia bocca.
Sotto di me, sento il pene del primo alieno premere contro la mia figa. Sono già bagnata, il corpo che freme di anticipazione. Con una spinta lenta ma potente mi penetra, riempiendomi completamente. Un gemito mi sfugge, soffocato dal membro che nel frattempo ho già in bocca. La sensazione di essere oggetto di entrambi è travolgente, un misto di piacere e pressione che mi manda fuori di testa.
Il secondo alieno si ritira dalla mia bocca e va a posizionarsi dietro di me, sento le sue mani che aprono delicatamente i miei glutei. "Oddio cosa vorra fare?", pensai, mentre sento
ivo già la punta del suo membro premere contro il mio ano. Trattengo il fiato, un mix di tensione e il desiderio che mi stringe il petto, mentre lui entra piano. Sarà l'eccitazione, il fluido magico ma non avverto nessun dolore, solo una sensazione intensa, quasi al limite del sopportabile, quando entrambi sono dentro di me, un’onda di piacere mi travolge. Sono piena, avvolta tra i due corpi, completamente alla loro mercé, e ogni loro movimento sincronizzato mi fa urlare.
Sento i loro membri pulsare dentro di me, i loro gemiti che si mescolano ai miei. Poi, come se fossimo connessi, il piacere esplode per tutti e tre contemporaneamente. Urlo, il corpo che si tende mentre un orgasmo devastante mi scuote, facendomi tremare tra i loro corpi. Loro vengono un istante dopo, riempiendomi da entrambe le parti con il loro seme alieno, un calore bruciante che prolunga il mio piacere. I loro ruggiti riempiono la stanza, i corpi che si irrigidiscono mentre si svuotano dentro di me.
Crolliamo sulla piattaforma, un groviglio di arti e respiri affannosi. Il mio corpo pulsa ancora, ogni nervo ipersensibile, mentre il loro calore mi avvolge. Sono appagata, svuotata, ma so che non è finita. MI ricaricheranno ancora.
Non ricordo quante volte ho fatto sesso con questi esseri venuti dallo spazio. Dieci? Venti? Ho perso il conto. Ogni incontro è un’esplosione di sensazioni che mi travolgono, un piacere che sembra non avere limiti. Mi sento potente, al centro dell’attenzione, una regina del desiderio che soddisfa e viene soddisfatta oltre ogni immaginazione. Non mi sono mai sentita così viva, così piena, così incredibilmente appagata.
Ogni alieno che ho incontrato ha un corpo diverso, una pelle diversa, membri dalle forme eccezionali che mi hanno portata a picchi di estasi che non credevo possibili. Eppure, nonostante l’intensità di ogni momento, c’è una sorta di routine che si è instaurata: stessi gemiti gutturali, stessi affondi che mi riempiono, stessi orgasmi che mi scuotono fino al midollo. Il fluido magico che mi fanno bere mi rigenera ogni volta, cancellando la stanchezza e accendendo di nuovo la mia fame. Ma una parte di me, in un angolo remoto della mente, inizia a chiedersi se ci sia un limite, se questo ciclo infinito di piacere possa mai finire.
All’improvviso, mentre sono persa in questi pensieri, la stanza intorno a me sembra dissolversi. Una nube densa, luminosa, mi avvolge, e il mio corpo si fa leggero, come se stessi fluttuando. Non capisco cosa stia succedendo; un senso di vertigine mi stringe lo stomaco, e poi, con un tonfo sordo, mi ritrovo distesa a terra. L’erba sotto di me è umida, l’aria fresca della notte mi accarezza la pelle nuda. Sbatto le palpebre, confusa, e riconosco il luogo: sono vicino alla mia auto, nello stesso spiazzo isolato dove tutto è iniziato, dove ho visto quella luce abbagliante e sono stata rapita dagli alieni.
“Un sogno?” mormoro tra me e me, la voce roca, mentre mi passo una mano sui capelli arruffati. “Non può essere stato solo un sogno…” Mi tocco il corpo, e un brivido mi attraversa. Tra le gambe sono ancora bagnata, il ricordo del piacere ancora vivo nelle contrazioni residue che mi fanno tremare. La mia pelle porta ancora l’odore di quei corpi alieni, del loro seme, qualcosa di selvaggio. No, non è stato un sogno. È successo davvero, ho fatto sesso con gli alieni.
Mentre mi rialzo a fatica, le gambe ancora molli, un lampo di luce squarcia il cielo notturno sopra di me. È un bagliore intenso, argenteo, che disegna un arco perfetto prima di svanire nello spazio profondo, come un addio silenzioso. I miei occhi rimangono fissi su quel punto, il cuore che batte forte, un misto di nostalgia e stupore. Porto una mano al petto e sussurro al vento: “Grazie… grazie per avermi fatto provare sensazioni che non dimenticherò mai. E poi dicono che gli alieni sono brutti mostriciattoli e cattivi.”
Un sorriso mi sfugge mentre scuoto la testa. Mi avvicino alla mia auto, le chiavi ancora infilate nel quadro. Entro in macchina, accendo il motore, e mentre guido verso casa, non posso fare a meno di pensare a ogni momento passato su quell’astronave. Ogni tocco, ogni spinta, ogni orgasmo devastante. Una parte di me sa che niente sarà mai come prima. Non dopo aver provato un piacere così alieno, così assoluto. E mentre la strada scorre davanti ai miei occhi, sento ancora un’eco di calore tra le gambe, un promemoria di ciò che è stato…
Chissà se racconteranno di me nell'universo.


scritto il
2025-10-28
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