Blindfolding (Sesso bendato)
di
Valeria29
genere
dominazione
Sono Valeria. Nelle mie fantasie più intime, l’idea di abbandonarmi al piacere con uno sconosciuto ha sempre avuto un fascino irresistibile, un fuoco che arde sotto la pelle. Non è solo il pensiero dell’atto in sé, ma l’ignoto che lo circonda: il brivido di non sapere chi mi sfiorerà, di lasciarmi guidare esclusivamente dal tocco e dal respiro, senza volto, senza nome, solo sensazioni pure e incontrollate. E quando immagino di condividere questa fantasia con Claudio, mio marito, in una dinamica di coppia aperta, la libidine si accende ancora di più. C’è qualcosa di incredibilmente eccitante nel sapere che lui può essere testimone del mio abbandono, nel vedere i suoi occhi accendersi di curiosità e desiderio mentre io esploro i confini del piacere. È un gioco di complicità e trasgressione: io che mi perdo in mani sconosciute, lui che immagina ogni dettaglio, la nostra connessione che si rafforza nel condividere l’inimmaginabile.
Ed è qui che inizia il mio racconto.
Siamo ad Amburgo, nel cuore pulsante di St. Pauli, il celebre quartiere a luci rosse dove ogni desiderio sembra trovare una porta aperta, un luogo che trasuda promesse di esperienze fuori dall’ordinario. Con Claudio al mio fianco, ci addentriamo nelle sue strade affollate, illuminate da neon sgargianti che tingono la notte di colori accesi. L’aria è carica di un’energia elettrica, un misto di eccitazione e curiosità che si respira a ogni passo. Ovunque guardiamo, ci sono persone che si muovono con sguardi complici o furtivi, alcuni in coppia, altri soli, tutti in cerca di qualcosa che spezzi la monotonia del quotidiano. Le vetrine espongono lingerie provocante, mentre insegne al neon sussurrano inviti a varcare soglie misteriose. Ogni angolo sembra nascondere una storia, un segreto, un’opportunità di spingersi oltre. Passiamo davanti a locali con nomi audaci, sentiamo risate e musica che sfuggono dalle porte socchiuse, e il battito del mio cuore accelera, alimentato da un mix di nervosismo e desiderio di scoperta.
Mentre camminiamo, i nostri occhi vengono catturati da un’insegna lampeggiante che spicca tra le altre: “Blindfolding”. Il mio stomaco si stringe, un’ondata di adrenalina mi travolge. Ne avevo sentito parlare, avevo letto qualcosa online, e nelle profondità dei miei pensieri più nascosti, era proprio questo che avevo immaginato per me. Non è un caso che siamo qui, lo sento. Si tratta di sesso con uno sconosciuto, ma non uno qualsiasi: qualcuno senza volto né voce, un’esperienza vissuta completamente al buio, bendata, dove ogni senso si amplifica fino a bruciare. È un gioco di percezione, di abbandono totale, dove il tatto diventa tutto, e la mente si perde in un vortice di sensazioni.
Claudio si accorge del mio sguardo fisso sull’insegna. Si volta verso di me, un sorriso appena accennato sulle labbra, e nei suoi occhi vedo che ha già intuito tutto. “Era questo che cercavi, vero? Ti piacerebbe provare?” mi chiede, con un tono che oscilla tra curiosità e sfida. Il cuore mi batte forte, le sue parole sono esattamente quelle che speravo di sentire. Mi mordo il labbro, un gesto istintivo, e rispondo senza esitazione: “Certo, mi piacerebbe. Se sei d’accordo, ovviamente…” La mia voce trema appena, ma dentro di me c’è una certezza assoluta. Non voglio lasciarmi sfuggire questa occasione.
Lui mi guarda per un lungo istante, il suo sguardo si approfondisce, come se stesse valutando ogni sfumatura della situazione. Poi, con un cenno del capo, dice: “Sono d’accordo. Voglio lasciarti vivere questa cosa. E… credo che mi ecciti l’idea di sapere cosa proverai.” Le sue parole mi colpiscono, accendendo una nuova scintilla dentro di me. Sento il calore salire al viso, ma anche una profonda connessione con lui: stiamo per condividere qualcosa di unico, di intimo, anche se in un modo completamente inaspettato. “Davvero non ti dà fastidio?” insisto, quasi per rassicurarmi. Claudio scuote la testa, il sorriso che si allarga. “No, affatto. Penso che sarà… intenso per te. Entriamo.” Mi prende per mano con una stretta decisa ma rassicurante, e insieme varchiamo la soglia del locale.
All’interno, l’atmosfera è avvolgente, carica di mistero. Una gentile signora ci accoglie con un sorriso professionale ma caldo. “Chi di voi vuole provare?” chiede, guardandoci con occhi che sembrano già sapere la risposta. Senza esitare, faccio un passo avanti, un sorriso timido ma determinato sulle labbra. “Sono io,” dico, mentre Claudio mi stringe brevemente la mano in un gesto di supporto. La signora annuisce e mi fa cenno di seguirla. “Molto bene. Ti spiego tutto mentre ti prepari.”
Mi conduce lungo un corridoio illuminato da una luce soffusa, un rosso intenso che tinge ogni cosa di un’aura sensuale e quasi surreale. Entriamo in una stanza altrettanto illuminata da lampade scarlatte, dove l’aria è calda e profumata leggermente di incenso. C’è un letto al centro, coperto da lenzuola nere, e un piccolo tavolo con tutto l’occorrente. La signora mi spiega le istruzioni con voce calma ma ferma. “Devi spogliarti completamente, fare un bidet per essere fresca e comoda, e poi indossare questa vestaglia nera. Sotto, solo l’intimo. Quando sei pronta, metterai questa benda sugli occhi, ti sdraierai sul letto e dirai "Ok, sono pronta". Da lì, tutto sarà una questione di sensazioni. Niente parole, niente volti. Solo il tocco.”
Prendo la vestaglia dalle sue mani, il tessuto scivoloso e fresco tra le dita, e sento un misto di eccitazione e tensione crescere dentro di me. La signora esce dalla stanza per lasciarmi privacy, chiudendo la porta con un click sommesso. Rimango sola, il cuore che martella nel petto. Mi guardo intorno, assimilando ogni dettaglio: il rosso delle pareti sembra pulsare, lo specchio nell’angolo riflette la mia figura mentre inizio a sfilarmi i vestiti, uno a uno, con movimenti lenti, quasi rituali. Ogni gesto sembra amplificato, come se stessi preparando il mio corpo a qualcosa di sacro e proibito allo stesso tempo.
Mi avvicino al piccolo lavabo per il bidet, l’acqua fresca contro la pelle mi dà un brivido, ma mi aiuta a concentrarmi, a ritrovare un po’ di calma. Quando indosso la vestaglia, il tessuto accarezza la mia pelle nuda, e il contrasto con l’intimo che porto sotto mi fa sentire vulnerabile ma anche incredibilmente viva. Mi guardo allo specchio un’ultima volta, i capelli sciolti, gli occhi che brillano di anticipazione. Poi, con mani che tremano appena, prendo la benda nera e me la posiziono sugli occhi, stringendola dietro la testa. Il mondo scompare, sostituito da un’oscurità totale che mi fa percepire ogni suono, ogni battito del mio cuore, con una chiarezza disarmante.
Mi muovo a tentoni verso il letto, le mani che sfiorano le lenzuola lisce mentre mi sdraio. La posizione è comoda, ma ogni muscolo del mio corpo è teso, in attesa. Respiro profondamente, cercando di rilassarmi, lasciando che l’oscurità mi avvolga e che l’aspettativa inizi a trasformarsi in un formicolio sulla pelle. Sento un leggero rumore, forse un passo, o forse è solo la mia immaginazione. Ma sono pronta. Con una voce che cerca di sembrare decisa, anche se dentro sono un groviglio di emozioni, dico: “Ok, sono pronta.”
Tempo un minuto e sento la porta aprirsi con un cigolio lieve, quasi impercettibile, ma abbastanza da farmi sobbalzare. Il cuore mi martella nel petto, un tamburo che riecheggia nell’oscurità della benda. Sono un fascio di nervi e desiderio, il mio corpo già teso in attesa di ciò che sta per accadere. Da un momento all’altro, sarò completamente alla mercé di questo sconosciuto, senza volto, senza identità, un’ombra che mi farà sua. Spero solo che sappia accendere in me un fuoco che non ho mai provato prima, che riesca a spingermi oltre ogni limite. Non ci saranno parole tra noi, solo il linguaggio primordiale dei nostri corpi, pelle contro pelle, respiro contro respiro.
Sento i suoi passi avvicinarsi, poi una mano calda e decisa mi sfiora il polso, invitandomi ad alzarmi. Mi guida con delicatezza, ma c’è una forza sottostante che mi fa tremare di anticipazione. Mi stringe in un abbraccio sotto la vestaglia, il suo respiro mi solletica il collo mentre le sue labbra si posano sulla mia pelle, lasciandomi brividi caldi. Con un movimento lento, quasi rituale, fa scivolare la vestaglia dalle mie spalle, lasciandola cadere a terra con un fruscio leggero. Le sue dita trovano il gancio del reggiseno, lo slacciano con un gesto abile, e un’ondata di vulnerabilità e desiderio mi travolge mentre le sue mani scivolano lungo la mia schiena, fino a stringere i miei glutei con una presa possessiva. Sento la pressione del suo membro contro il mio pube, duro, pulsante, un richiamo irresistibile. Lo afferro con le mani, percependo il calore della sua carne, il sangue che scorre sotto le mie dita. Lui comanda, io obbedisco, abbandonandomi a questa danza di dominio consensuale che mi fa ribollire il sangue.
Le sue mani, grandi e sicure, esplorano ogni centimetro del mio corpo, come se cercassero i miei punti più sensibili, quei segreti che solo il tocco può scoprire. Si sposta dietro di me, il suo torso premuto contro la mia schiena, il suo membro che spinge contro i miei glutei mentre una mano scivola dentro i miei slip, sfiorando il pube con dita esperte. La sua bocca torna sul mio collo, alternando baci e piccoli morsi che mi fanno gemere piano. Poi, con un gesto deciso, mi fa sedere sul bordo del letto. Si piazza davanti a me, e anche senza vederlo, sento la sua presenza imponente. Mi guida, senza parlare, a prendere il suo membro tra le mani. È duro, spesso, un’arma di piacere che promette una notte indimenticabile. “Dannazione, è enorme,” penso, mentre un sorriso si forma sulle mie labbra invisibili sotto la benda. Inizio a muovere le mani su e giù, sentendo la pelle liscia sotto le dita, il calore che aumenta. Un odore muschiato, quello del liquido pre-eiaculatorio, mi colpisce come un afrodisiaco, risvegliando ogni mia percezione. Mi avvicino con la bocca, dapprima con baci leggeri, poi leccate lente lungo l’asta, preparandomi a prenderlo tutto. Quando lo accolgo tra le labbra, la sensazione di pienezza mi travolge. Sento il sangue pulsare, i suoi mugolii sommessi che mi dicono che sto facendo un buon lavoro.
Mi fa sdraiare supina sul letto, le sue mani forti mi allargano le gambe con una determinazione che mi fa bagnare ancora di più. “Adesso ci siamo,” penso, il cuore che galoppa mentre immagino cosa sta per succedere. Lui si china su di me, la sua bocca trova i miei seni, succhiando e mordicchiando fino a rendere i capezzoli duri come marmo. Ogni tocco è una scarica elettrica. Poi si adagia su di me, il suo peso un conforto eccitante, il suo membro che cerca l’ingresso tra le mie gambe. Lo sento premere contro la mia figa, sono scivolosa di desiderio, e quando inizia a entrare, lentamente, centimetro dopo centimetro, un gemito mi sfugge dalle labbra. Lo voglio tutto. Con una mano sulla sua schiena e l’altra sui suoi glutei, lo spingo verso di me, desiderosa di sentirlo fino in fondo. “Sì, così, prendimi,” sussurro nella mia mente, mentre inizia a muoversi con affondi decisi, ogni colpo un’esplosione di piacere. I miei gemiti riempiono la stanza, non riesco a contenermi, e per un istante penso a Claudio, là fuori, che aspetta, che magari immagina ogni dettaglio. Questo pensiero mi spinge ancora più in alto, mentre gli orgasmi si susseguono, uno dopo l’altro, un’onda infinita che mi fa perdere il senso di tutto.
Cambiamo posizione, come se ogni volta fosse un nuovo inizio, la libidine che non accenna a diminuire. Mi prende a pecorina, le sue mani sui miei fianchi, i suoi testicoli che sbattono contro i miei glutei con ogni affondo profondo. “Dio, è incredibile,” penso, mentre i miei sensi si annebbiano, il piacere che mi fa tremare. Non so chi sia, non so che volto abbia, ma è un maestro del piacere, un amante che sa esattamente come farmi impazzire.
Poi, all’improvviso, qualcosa cambia. Sento il letto muoversi leggermente sul lato destro, una nuova presenza si fa strada. Una mano sconosciuta, diversa, mi accarezza i fianchi, mandando un brivido violento lungo la schiena. Un secondo uomo. Il cuore mi schizza in gola, un’ondata di eccitazione pura mi travolge. “Chi diavolo è?” mi chiedo, combattuta tra la voglia di strappare la benda e il desiderio di abbandonarmi al mistero. Decido di lasciar fare, di perdermi in questa nuova dimensione di piacere. Le mie percezioni vanno in tilt, il mio corpo trema mentre cerco di capire come si muovano, come si dividano il mio piacere. Trovo il secondo membro con le mani, duro e imponente quanto il primo, e un sorriso interiore si forma mentre penso, “Dannazione, stasera è davvero un sogno.” Lo meno per un po’, godendomi la sensazione di controllo, poi lo porto alla bocca, assaporandolo con avidità mentre il primo sconosciuto continua a martellarmi da dietro. La combinazione è devastante: due corpi, due fonti di piacere, il mio corpo al centro di un turbine di sensazioni. Sono al limite, ogni muscolo teso, ogni respiro un rantolo.
Il ritmo accelera, sono travolta da un’ondata finale. Il primo uomo viene dentro di me, un calore che mi riempie mentre il secondo esplode sui miei seni, il liquido caldo che mi segna. I miei gemiti esplodono nella stanza, il mio corpo si contrae in un orgasmo finale che sembra non finire mai. Mi abbandono sul letto, esausta, il cuore che batte come un tamburo, ma dentro di me c’è una soddisfazione profonda, quasi spirituale. Non ho mai provato nulla di simile, un’estasi che mi ha scosso l’anima. Ogni tocco, ogni affondo, ogni istante di questa esperienza è stato un viaggio oltre i miei limiti, e mi ritrovo a pregustare ancora quei momenti, quasi riluttante a lasciarli andare. Vorrei ringraziarli, chiunque essi siano, per avermi regalato un piacere così puro, così intenso.
Sento la stanza svuotarsi della loro presenza, il silenzio che torna a avvolgermi. Mi ricompongo con mani tremanti, faccio una doccia veloce nel piccolo bagno adiacente, l’acqua che lava via il sudore ma non le emozioni che ancora mi bruciano dentro. Mi rivesto, la benda ormai tolta, e mentre esco dalla stanza, sento il peso di ciò che ho vissuto trasformarsi in un sorriso che non riesco a nascondere. Claudio è lì, seduto in attesa, un’espressione curiosa e un sorriso complice sul volto. Mi guarda, cercando di leggere ogni emozione nei miei occhi, nel mio corpo ancora scosso dall’esperienza. “Allora, com’è andata?” chiede, la voce carica di curiosità e un pizzico di eccitazione. "Bene, direi," rispondo con un sorriso che non riesco a contenere, la soddisfazione che trasuda da ogni poro della mia pelle. "Poi ti racconto tutto." Usciamo dal locale, l’aria fresca della notte di Amburgo che mi accarezza il viso, ma non riesce a spegnere il calore che ancora mi brucia dentro. Claudio cammina al mio fianco, i suoi occhi che mi scrutano con un’urgenza quasi palpabile, cercando di decifrare ogni espressione, ogni gesto. La curiosità gli danza nello sguardo, mista a un’ansia sottile, come se temesse di perdersi anche il più piccolo dettaglio di ciò che ho vissuto. Io, dal canto mio, mi sento un libro chiuso, carico di segreti che non vedo l’ora di rivelare, ma che voglio assaporare ancora per un istante. Il mistero ci avvolge mentre ci dirigiamo verso l’hotel, un silenzio carico di tensione sessuale e attesa che sembra amplificare ogni passo.
Arrivati nella nostra stanza, l’atmosfera si fa subito intima. Ci sediamo a bordo letto, le luci soffuse che creano un’aura calda intorno a noi. Claudio non perde tempo, la sua voce è un mix di impazienza e desiderio. "Allora, mi vuoi raccontare com’è andata?" chiede, sporgendosi verso di me, le mani che tamburellano nervosamente sul ginocchio. Sento il cuore battermi forte, non solo per ciò che ho vissuto, ma per l’eccitazione di condividere ogni dettaglio con lui. "È stato… travolgente," inizio, la voce che trema leggermente mentre rivivo ogni istante. "Emozioni così forti, così intense, che non so se potrò mai provarle di nuovo. Il suo tocco, il modo in cui mi ha presa… ero completamente alla sua mercé, e ogni affondo, ogni bacio, mi ha mandata in estasi. I miei orgasmi erano come onde, uno dietro l’altro, non riuscivo a fermarli."
Claudio mi ascolta rapito, gli occhi che brillano di una curiosità febbrile. "E come ti sei sentita? Coinvolta, eccitata… quanto?" incalza, la voce bassa, quasi un sussurro, come se ogni parola dovesse essere estorta con delicatezza. "Ero persa," rispondo, guardandolo dritto negli occhi. "Sessualmente, era come se il mio corpo non fosse più mio, ma un giocattolo per il piacere. Mi sono sentita viva come mai prima, senza vincoli, senza pensieri, solo sensazioni."
Poi, con un sorriso malizioso, lascio cadere la novità. "E non era solo uno, sai. A un certo punto, è arrivato un secondo uomo." Gli occhi di Claudio si spalancano, un lampo di sorpresa e desiderio gli attraversa il viso. "Un secondo uomo? Come mai? Non era previsto nello spettacolo!" esclama, il tono che oscilla tra incredulità e una brama evidente di sapere di più. Insiste, quasi affamato di dettagli. "Come hai gestito due maschi contemporaneamente? Raccontami tutto, ogni cosa. Cosa hai fatto, cosa hai provato?"
Le sue domande mi colpiscono, c’è un’intensità che mi sorprende. Sembra sapere più di quanto dovrebbe, ma allo stesso tempo è come se fosse più interessato alle mie emozioni che ai dettagli fisici. "Beh, è stato… pazzesco," confesso, sentendo il calore risalire al viso. "Mentre il primo mi martellava da dietro, ho preso il secondo in bocca. Ero al centro del loro desiderio, il mio corpo tremava sotto i loro colpi. Non so come ho fatto a resistere, ma ogni istante era un’esplosione. Mi sentivo desiderata, posseduta, e… libera." Claudio pende dalle mie labbra, ma c’è qualcosa nei suoi occhi, un luccichio che mi fa riflettere. Un dubbio mi sale, improvviso, come un’illuminazione. "Ma dimmi, per caso… il secondo uomo eri tu?" chiedo, socchiudendo gli occhi con un sorriso sospettoso.
Il suo volto si illumina di un sorriso, un misto di divertimento e pura lussuria. "Mi hai beccato," confessa, ridendo piano. "Ho chiesto alla direzione del locale di partecipare. Ho pagato per avere quel momento, per curiosità, per vederti in quella situazione. E, cazzo, eri così presa, così selvaggia… mi hai dato una carica che non riesco ancora a spegnere." Le sue parole mi colpiscono come una scarica elettrica, il pensiero che fosse lui, che abbia visto e vissuto tutto con me, mi fa ribollire il sangue.
Non ho il tempo di elaborare che mi abbraccia con una forza che mi toglie il fiato, stendendomi sul letto. "Adesso sei mia," ringhia, la voce carica di desiderio represso. Le sue mani sono ovunque, mi spogliano con una fretta avida, mentre io mi abbandono a lui, la mente ancora piena di quei momenti trasgressivi al locale. "Ti ho vista con lui, e ora ti voglio tutta per me," mormora, mordicchiandomi il collo mentre le sue dita scivolano sotto i miei vestiti, trovando la mia pelle già pronta, ancora sensibile. "Dimmi che ti è piaciuto," insiste, mentre mi bacia con una passione che mi fa ansimare. "Mi è piaciuto da morire," gemo, afferrandogli i capelli mentre si spinge contro di me, il suo membro già duro che preme attraverso i vestiti. "Ma ora voglio te, solo te."
Ci spogliamo in una frenesia di mani e respiri affannosi, i nostri corpi che si cercano come se fosse la prima volta. Mi penetra con un affondo deciso, e io mi inarco sotto di lui, gridando il suo nome mentre il ricordo di quella serata al locale si mescola al piacere del momento. "Sei stata una dea là dentro," geme, muovendosi dentro di me con una foga che mi fa perdere la testa. "E ora sei la mia dea." Ogni colpo è un sigillo, un legame che si rafforza dopo ciò che abbiamo condiviso. Raggiungiamo l’orgasmo insieme, un’esplosione che mi lascia tremante tra le sue braccia, il cuore che batte all’impazzata. Restiamo così, avvinghiati, il nostro respiro che si calma lentamente, sigillando una serata che non dimenticheremo mai.
Ed è qui che inizia il mio racconto.
Siamo ad Amburgo, nel cuore pulsante di St. Pauli, il celebre quartiere a luci rosse dove ogni desiderio sembra trovare una porta aperta, un luogo che trasuda promesse di esperienze fuori dall’ordinario. Con Claudio al mio fianco, ci addentriamo nelle sue strade affollate, illuminate da neon sgargianti che tingono la notte di colori accesi. L’aria è carica di un’energia elettrica, un misto di eccitazione e curiosità che si respira a ogni passo. Ovunque guardiamo, ci sono persone che si muovono con sguardi complici o furtivi, alcuni in coppia, altri soli, tutti in cerca di qualcosa che spezzi la monotonia del quotidiano. Le vetrine espongono lingerie provocante, mentre insegne al neon sussurrano inviti a varcare soglie misteriose. Ogni angolo sembra nascondere una storia, un segreto, un’opportunità di spingersi oltre. Passiamo davanti a locali con nomi audaci, sentiamo risate e musica che sfuggono dalle porte socchiuse, e il battito del mio cuore accelera, alimentato da un mix di nervosismo e desiderio di scoperta.
Mentre camminiamo, i nostri occhi vengono catturati da un’insegna lampeggiante che spicca tra le altre: “Blindfolding”. Il mio stomaco si stringe, un’ondata di adrenalina mi travolge. Ne avevo sentito parlare, avevo letto qualcosa online, e nelle profondità dei miei pensieri più nascosti, era proprio questo che avevo immaginato per me. Non è un caso che siamo qui, lo sento. Si tratta di sesso con uno sconosciuto, ma non uno qualsiasi: qualcuno senza volto né voce, un’esperienza vissuta completamente al buio, bendata, dove ogni senso si amplifica fino a bruciare. È un gioco di percezione, di abbandono totale, dove il tatto diventa tutto, e la mente si perde in un vortice di sensazioni.
Claudio si accorge del mio sguardo fisso sull’insegna. Si volta verso di me, un sorriso appena accennato sulle labbra, e nei suoi occhi vedo che ha già intuito tutto. “Era questo che cercavi, vero? Ti piacerebbe provare?” mi chiede, con un tono che oscilla tra curiosità e sfida. Il cuore mi batte forte, le sue parole sono esattamente quelle che speravo di sentire. Mi mordo il labbro, un gesto istintivo, e rispondo senza esitazione: “Certo, mi piacerebbe. Se sei d’accordo, ovviamente…” La mia voce trema appena, ma dentro di me c’è una certezza assoluta. Non voglio lasciarmi sfuggire questa occasione.
Lui mi guarda per un lungo istante, il suo sguardo si approfondisce, come se stesse valutando ogni sfumatura della situazione. Poi, con un cenno del capo, dice: “Sono d’accordo. Voglio lasciarti vivere questa cosa. E… credo che mi ecciti l’idea di sapere cosa proverai.” Le sue parole mi colpiscono, accendendo una nuova scintilla dentro di me. Sento il calore salire al viso, ma anche una profonda connessione con lui: stiamo per condividere qualcosa di unico, di intimo, anche se in un modo completamente inaspettato. “Davvero non ti dà fastidio?” insisto, quasi per rassicurarmi. Claudio scuote la testa, il sorriso che si allarga. “No, affatto. Penso che sarà… intenso per te. Entriamo.” Mi prende per mano con una stretta decisa ma rassicurante, e insieme varchiamo la soglia del locale.
All’interno, l’atmosfera è avvolgente, carica di mistero. Una gentile signora ci accoglie con un sorriso professionale ma caldo. “Chi di voi vuole provare?” chiede, guardandoci con occhi che sembrano già sapere la risposta. Senza esitare, faccio un passo avanti, un sorriso timido ma determinato sulle labbra. “Sono io,” dico, mentre Claudio mi stringe brevemente la mano in un gesto di supporto. La signora annuisce e mi fa cenno di seguirla. “Molto bene. Ti spiego tutto mentre ti prepari.”
Mi conduce lungo un corridoio illuminato da una luce soffusa, un rosso intenso che tinge ogni cosa di un’aura sensuale e quasi surreale. Entriamo in una stanza altrettanto illuminata da lampade scarlatte, dove l’aria è calda e profumata leggermente di incenso. C’è un letto al centro, coperto da lenzuola nere, e un piccolo tavolo con tutto l’occorrente. La signora mi spiega le istruzioni con voce calma ma ferma. “Devi spogliarti completamente, fare un bidet per essere fresca e comoda, e poi indossare questa vestaglia nera. Sotto, solo l’intimo. Quando sei pronta, metterai questa benda sugli occhi, ti sdraierai sul letto e dirai "Ok, sono pronta". Da lì, tutto sarà una questione di sensazioni. Niente parole, niente volti. Solo il tocco.”
Prendo la vestaglia dalle sue mani, il tessuto scivoloso e fresco tra le dita, e sento un misto di eccitazione e tensione crescere dentro di me. La signora esce dalla stanza per lasciarmi privacy, chiudendo la porta con un click sommesso. Rimango sola, il cuore che martella nel petto. Mi guardo intorno, assimilando ogni dettaglio: il rosso delle pareti sembra pulsare, lo specchio nell’angolo riflette la mia figura mentre inizio a sfilarmi i vestiti, uno a uno, con movimenti lenti, quasi rituali. Ogni gesto sembra amplificato, come se stessi preparando il mio corpo a qualcosa di sacro e proibito allo stesso tempo.
Mi avvicino al piccolo lavabo per il bidet, l’acqua fresca contro la pelle mi dà un brivido, ma mi aiuta a concentrarmi, a ritrovare un po’ di calma. Quando indosso la vestaglia, il tessuto accarezza la mia pelle nuda, e il contrasto con l’intimo che porto sotto mi fa sentire vulnerabile ma anche incredibilmente viva. Mi guardo allo specchio un’ultima volta, i capelli sciolti, gli occhi che brillano di anticipazione. Poi, con mani che tremano appena, prendo la benda nera e me la posiziono sugli occhi, stringendola dietro la testa. Il mondo scompare, sostituito da un’oscurità totale che mi fa percepire ogni suono, ogni battito del mio cuore, con una chiarezza disarmante.
Mi muovo a tentoni verso il letto, le mani che sfiorano le lenzuola lisce mentre mi sdraio. La posizione è comoda, ma ogni muscolo del mio corpo è teso, in attesa. Respiro profondamente, cercando di rilassarmi, lasciando che l’oscurità mi avvolga e che l’aspettativa inizi a trasformarsi in un formicolio sulla pelle. Sento un leggero rumore, forse un passo, o forse è solo la mia immaginazione. Ma sono pronta. Con una voce che cerca di sembrare decisa, anche se dentro sono un groviglio di emozioni, dico: “Ok, sono pronta.”
Tempo un minuto e sento la porta aprirsi con un cigolio lieve, quasi impercettibile, ma abbastanza da farmi sobbalzare. Il cuore mi martella nel petto, un tamburo che riecheggia nell’oscurità della benda. Sono un fascio di nervi e desiderio, il mio corpo già teso in attesa di ciò che sta per accadere. Da un momento all’altro, sarò completamente alla mercé di questo sconosciuto, senza volto, senza identità, un’ombra che mi farà sua. Spero solo che sappia accendere in me un fuoco che non ho mai provato prima, che riesca a spingermi oltre ogni limite. Non ci saranno parole tra noi, solo il linguaggio primordiale dei nostri corpi, pelle contro pelle, respiro contro respiro.
Sento i suoi passi avvicinarsi, poi una mano calda e decisa mi sfiora il polso, invitandomi ad alzarmi. Mi guida con delicatezza, ma c’è una forza sottostante che mi fa tremare di anticipazione. Mi stringe in un abbraccio sotto la vestaglia, il suo respiro mi solletica il collo mentre le sue labbra si posano sulla mia pelle, lasciandomi brividi caldi. Con un movimento lento, quasi rituale, fa scivolare la vestaglia dalle mie spalle, lasciandola cadere a terra con un fruscio leggero. Le sue dita trovano il gancio del reggiseno, lo slacciano con un gesto abile, e un’ondata di vulnerabilità e desiderio mi travolge mentre le sue mani scivolano lungo la mia schiena, fino a stringere i miei glutei con una presa possessiva. Sento la pressione del suo membro contro il mio pube, duro, pulsante, un richiamo irresistibile. Lo afferro con le mani, percependo il calore della sua carne, il sangue che scorre sotto le mie dita. Lui comanda, io obbedisco, abbandonandomi a questa danza di dominio consensuale che mi fa ribollire il sangue.
Le sue mani, grandi e sicure, esplorano ogni centimetro del mio corpo, come se cercassero i miei punti più sensibili, quei segreti che solo il tocco può scoprire. Si sposta dietro di me, il suo torso premuto contro la mia schiena, il suo membro che spinge contro i miei glutei mentre una mano scivola dentro i miei slip, sfiorando il pube con dita esperte. La sua bocca torna sul mio collo, alternando baci e piccoli morsi che mi fanno gemere piano. Poi, con un gesto deciso, mi fa sedere sul bordo del letto. Si piazza davanti a me, e anche senza vederlo, sento la sua presenza imponente. Mi guida, senza parlare, a prendere il suo membro tra le mani. È duro, spesso, un’arma di piacere che promette una notte indimenticabile. “Dannazione, è enorme,” penso, mentre un sorriso si forma sulle mie labbra invisibili sotto la benda. Inizio a muovere le mani su e giù, sentendo la pelle liscia sotto le dita, il calore che aumenta. Un odore muschiato, quello del liquido pre-eiaculatorio, mi colpisce come un afrodisiaco, risvegliando ogni mia percezione. Mi avvicino con la bocca, dapprima con baci leggeri, poi leccate lente lungo l’asta, preparandomi a prenderlo tutto. Quando lo accolgo tra le labbra, la sensazione di pienezza mi travolge. Sento il sangue pulsare, i suoi mugolii sommessi che mi dicono che sto facendo un buon lavoro.
Mi fa sdraiare supina sul letto, le sue mani forti mi allargano le gambe con una determinazione che mi fa bagnare ancora di più. “Adesso ci siamo,” penso, il cuore che galoppa mentre immagino cosa sta per succedere. Lui si china su di me, la sua bocca trova i miei seni, succhiando e mordicchiando fino a rendere i capezzoli duri come marmo. Ogni tocco è una scarica elettrica. Poi si adagia su di me, il suo peso un conforto eccitante, il suo membro che cerca l’ingresso tra le mie gambe. Lo sento premere contro la mia figa, sono scivolosa di desiderio, e quando inizia a entrare, lentamente, centimetro dopo centimetro, un gemito mi sfugge dalle labbra. Lo voglio tutto. Con una mano sulla sua schiena e l’altra sui suoi glutei, lo spingo verso di me, desiderosa di sentirlo fino in fondo. “Sì, così, prendimi,” sussurro nella mia mente, mentre inizia a muoversi con affondi decisi, ogni colpo un’esplosione di piacere. I miei gemiti riempiono la stanza, non riesco a contenermi, e per un istante penso a Claudio, là fuori, che aspetta, che magari immagina ogni dettaglio. Questo pensiero mi spinge ancora più in alto, mentre gli orgasmi si susseguono, uno dopo l’altro, un’onda infinita che mi fa perdere il senso di tutto.
Cambiamo posizione, come se ogni volta fosse un nuovo inizio, la libidine che non accenna a diminuire. Mi prende a pecorina, le sue mani sui miei fianchi, i suoi testicoli che sbattono contro i miei glutei con ogni affondo profondo. “Dio, è incredibile,” penso, mentre i miei sensi si annebbiano, il piacere che mi fa tremare. Non so chi sia, non so che volto abbia, ma è un maestro del piacere, un amante che sa esattamente come farmi impazzire.
Poi, all’improvviso, qualcosa cambia. Sento il letto muoversi leggermente sul lato destro, una nuova presenza si fa strada. Una mano sconosciuta, diversa, mi accarezza i fianchi, mandando un brivido violento lungo la schiena. Un secondo uomo. Il cuore mi schizza in gola, un’ondata di eccitazione pura mi travolge. “Chi diavolo è?” mi chiedo, combattuta tra la voglia di strappare la benda e il desiderio di abbandonarmi al mistero. Decido di lasciar fare, di perdermi in questa nuova dimensione di piacere. Le mie percezioni vanno in tilt, il mio corpo trema mentre cerco di capire come si muovano, come si dividano il mio piacere. Trovo il secondo membro con le mani, duro e imponente quanto il primo, e un sorriso interiore si forma mentre penso, “Dannazione, stasera è davvero un sogno.” Lo meno per un po’, godendomi la sensazione di controllo, poi lo porto alla bocca, assaporandolo con avidità mentre il primo sconosciuto continua a martellarmi da dietro. La combinazione è devastante: due corpi, due fonti di piacere, il mio corpo al centro di un turbine di sensazioni. Sono al limite, ogni muscolo teso, ogni respiro un rantolo.
Il ritmo accelera, sono travolta da un’ondata finale. Il primo uomo viene dentro di me, un calore che mi riempie mentre il secondo esplode sui miei seni, il liquido caldo che mi segna. I miei gemiti esplodono nella stanza, il mio corpo si contrae in un orgasmo finale che sembra non finire mai. Mi abbandono sul letto, esausta, il cuore che batte come un tamburo, ma dentro di me c’è una soddisfazione profonda, quasi spirituale. Non ho mai provato nulla di simile, un’estasi che mi ha scosso l’anima. Ogni tocco, ogni affondo, ogni istante di questa esperienza è stato un viaggio oltre i miei limiti, e mi ritrovo a pregustare ancora quei momenti, quasi riluttante a lasciarli andare. Vorrei ringraziarli, chiunque essi siano, per avermi regalato un piacere così puro, così intenso.
Sento la stanza svuotarsi della loro presenza, il silenzio che torna a avvolgermi. Mi ricompongo con mani tremanti, faccio una doccia veloce nel piccolo bagno adiacente, l’acqua che lava via il sudore ma non le emozioni che ancora mi bruciano dentro. Mi rivesto, la benda ormai tolta, e mentre esco dalla stanza, sento il peso di ciò che ho vissuto trasformarsi in un sorriso che non riesco a nascondere. Claudio è lì, seduto in attesa, un’espressione curiosa e un sorriso complice sul volto. Mi guarda, cercando di leggere ogni emozione nei miei occhi, nel mio corpo ancora scosso dall’esperienza. “Allora, com’è andata?” chiede, la voce carica di curiosità e un pizzico di eccitazione. "Bene, direi," rispondo con un sorriso che non riesco a contenere, la soddisfazione che trasuda da ogni poro della mia pelle. "Poi ti racconto tutto." Usciamo dal locale, l’aria fresca della notte di Amburgo che mi accarezza il viso, ma non riesce a spegnere il calore che ancora mi brucia dentro. Claudio cammina al mio fianco, i suoi occhi che mi scrutano con un’urgenza quasi palpabile, cercando di decifrare ogni espressione, ogni gesto. La curiosità gli danza nello sguardo, mista a un’ansia sottile, come se temesse di perdersi anche il più piccolo dettaglio di ciò che ho vissuto. Io, dal canto mio, mi sento un libro chiuso, carico di segreti che non vedo l’ora di rivelare, ma che voglio assaporare ancora per un istante. Il mistero ci avvolge mentre ci dirigiamo verso l’hotel, un silenzio carico di tensione sessuale e attesa che sembra amplificare ogni passo.
Arrivati nella nostra stanza, l’atmosfera si fa subito intima. Ci sediamo a bordo letto, le luci soffuse che creano un’aura calda intorno a noi. Claudio non perde tempo, la sua voce è un mix di impazienza e desiderio. "Allora, mi vuoi raccontare com’è andata?" chiede, sporgendosi verso di me, le mani che tamburellano nervosamente sul ginocchio. Sento il cuore battermi forte, non solo per ciò che ho vissuto, ma per l’eccitazione di condividere ogni dettaglio con lui. "È stato… travolgente," inizio, la voce che trema leggermente mentre rivivo ogni istante. "Emozioni così forti, così intense, che non so se potrò mai provarle di nuovo. Il suo tocco, il modo in cui mi ha presa… ero completamente alla sua mercé, e ogni affondo, ogni bacio, mi ha mandata in estasi. I miei orgasmi erano come onde, uno dietro l’altro, non riuscivo a fermarli."
Claudio mi ascolta rapito, gli occhi che brillano di una curiosità febbrile. "E come ti sei sentita? Coinvolta, eccitata… quanto?" incalza, la voce bassa, quasi un sussurro, come se ogni parola dovesse essere estorta con delicatezza. "Ero persa," rispondo, guardandolo dritto negli occhi. "Sessualmente, era come se il mio corpo non fosse più mio, ma un giocattolo per il piacere. Mi sono sentita viva come mai prima, senza vincoli, senza pensieri, solo sensazioni."
Poi, con un sorriso malizioso, lascio cadere la novità. "E non era solo uno, sai. A un certo punto, è arrivato un secondo uomo." Gli occhi di Claudio si spalancano, un lampo di sorpresa e desiderio gli attraversa il viso. "Un secondo uomo? Come mai? Non era previsto nello spettacolo!" esclama, il tono che oscilla tra incredulità e una brama evidente di sapere di più. Insiste, quasi affamato di dettagli. "Come hai gestito due maschi contemporaneamente? Raccontami tutto, ogni cosa. Cosa hai fatto, cosa hai provato?"
Le sue domande mi colpiscono, c’è un’intensità che mi sorprende. Sembra sapere più di quanto dovrebbe, ma allo stesso tempo è come se fosse più interessato alle mie emozioni che ai dettagli fisici. "Beh, è stato… pazzesco," confesso, sentendo il calore risalire al viso. "Mentre il primo mi martellava da dietro, ho preso il secondo in bocca. Ero al centro del loro desiderio, il mio corpo tremava sotto i loro colpi. Non so come ho fatto a resistere, ma ogni istante era un’esplosione. Mi sentivo desiderata, posseduta, e… libera." Claudio pende dalle mie labbra, ma c’è qualcosa nei suoi occhi, un luccichio che mi fa riflettere. Un dubbio mi sale, improvviso, come un’illuminazione. "Ma dimmi, per caso… il secondo uomo eri tu?" chiedo, socchiudendo gli occhi con un sorriso sospettoso.
Il suo volto si illumina di un sorriso, un misto di divertimento e pura lussuria. "Mi hai beccato," confessa, ridendo piano. "Ho chiesto alla direzione del locale di partecipare. Ho pagato per avere quel momento, per curiosità, per vederti in quella situazione. E, cazzo, eri così presa, così selvaggia… mi hai dato una carica che non riesco ancora a spegnere." Le sue parole mi colpiscono come una scarica elettrica, il pensiero che fosse lui, che abbia visto e vissuto tutto con me, mi fa ribollire il sangue.
Non ho il tempo di elaborare che mi abbraccia con una forza che mi toglie il fiato, stendendomi sul letto. "Adesso sei mia," ringhia, la voce carica di desiderio represso. Le sue mani sono ovunque, mi spogliano con una fretta avida, mentre io mi abbandono a lui, la mente ancora piena di quei momenti trasgressivi al locale. "Ti ho vista con lui, e ora ti voglio tutta per me," mormora, mordicchiandomi il collo mentre le sue dita scivolano sotto i miei vestiti, trovando la mia pelle già pronta, ancora sensibile. "Dimmi che ti è piaciuto," insiste, mentre mi bacia con una passione che mi fa ansimare. "Mi è piaciuto da morire," gemo, afferrandogli i capelli mentre si spinge contro di me, il suo membro già duro che preme attraverso i vestiti. "Ma ora voglio te, solo te."
Ci spogliamo in una frenesia di mani e respiri affannosi, i nostri corpi che si cercano come se fosse la prima volta. Mi penetra con un affondo deciso, e io mi inarco sotto di lui, gridando il suo nome mentre il ricordo di quella serata al locale si mescola al piacere del momento. "Sei stata una dea là dentro," geme, muovendosi dentro di me con una foga che mi fa perdere la testa. "E ora sei la mia dea." Ogni colpo è un sigillo, un legame che si rafforza dopo ciò che abbiamo condiviso. Raggiungiamo l’orgasmo insieme, un’esplosione che mi lascia tremante tra le sue braccia, il cuore che batte all’impazzata. Restiamo così, avvinghiati, il nostro respiro che si calma lentamente, sigillando una serata che non dimenticheremo mai.
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