Valeria e l'amante sconosciuto

di
genere
prime esperienze

Sono Valeria, 38 anni, sposata con Mario da 15 anni. Ogni estate, a giugno, ci trasferiamo nella nostra casetta vicino al mare, un luogo di pace dove il rumore delle onde mi accompagna nelle giornate spesso solitarie. Mario, per motivi di lavoro, non è sempre con me, e capita che trascorra lunghi periodi da sola. Tuttavia, non mi sento mai davvero isolata grazie al buon rapporto che ho con i vicini, sempre pronti a tenermi compagnia con chiacchiere e inviti. Mario, d’altronde, ha l’abitudine di rientrare all’improvviso senza avvisarmi, non per controllarmi, ma semplicemente perché è fatto così.

Era un giovedì sera, mi ero addormentata da un paio d’ore, avvolta dal silenzio della casa, quando un tocco leggero mi fece sobbalzare. Aprii gli occhi nel buio, intravvedendo solo un’ombra accanto a me. “Oh, Mario, sei tornato?” mormorai, ancora mezza assonnata.

Non ci fu risposta, ma la sua mano scivolò lungo il mio corpo, accarezzandomi con una lenta determinazione che mi fece accelerare il battito. Capii subito cosa voleva. Fare l’amore con lui non mi ha mai stancato, così mi avvicinai, lasciando che il calore del suo corpo mi avvolgesse. Era già nudo, e quando le mie mani sfiorarono la sua pelle, sentii il suo membro turgido, duro come non mai, quasi più grande del solito, pulsante di desiderio. “Sei così eccitato stasera,” sussurrai con un sorriso, ma lui non rispose, limitandosi a respirare pesantemente vicino al mio orecchio.

Mi fece voltare a pancia in giù, il suo peso sulla mia schiena, il suo fiato caldo sul collo. Le sue mani scivolarono sotto di me, afferrandomi i seni con una stretta decisa, mentre il suo membro si insinuò tra le mie cosce, trovando subito la strada dentro di me. Gemetti piano mentre iniziava a muoversi, con affondi profondi e ritmici, più intensi di quanto ricordassi. “Oh, Mario, sì…” mormorai, spingendo il bacino contro di lui, seguendo il suo ritmo. Ogni colpo sembrava raggiungere punti che non aveva mai toccato prima, facendomi tremare di piacere.

Poi, con un movimento rapido, mi fece mettere a quattro zampe. “Così, amore, mettilo tutto dentro,” sussurrai con una voce roca. Mi afferrò le spalle, tirandomi verso di lui mentre spingeva ancora più forte, riempiendomi completamente. Sentivo il suo bacino sbattere contro di me, il suono dei nostri corpi che si univano, il mio respiro che si spezzava in gemiti incontrollati. “Non fermarti, ti prego,” lo implorai, mentre le sue mani scivolavano sui miei fianchi, guidandomi in un ritmo quasi selvaggio.

A un certo punto, mentre ero ancora persa nel piacere, mi fece voltare di lato, sollevando una delle mie gambe per penetrarmi da una nuova angolazione. Fu allora che accadde qualcosa di insolito, un’idea improvvisa che rese tutto ancora più eccitante. Prese dal comodino una mascherina, che la tenevo lì a portata di mano per quando c'è troppa luce e me la fece indossare

Pensai “Sarà più intenso, immaginando di farlo, con chissà, magari, con uno sconosciuto.” Il buio totale amplificò ogni sensazione: il tocco delle sue mani ruvide sulla mia pelle, l’odore del suo sudore misto al mio, il suono del suo respiro affannoso. Non potevo vedere nulla, ma sentivo tutto, ogni spinta più profonda, ogni carezza più audace.

“Dio, quanto è eccitante,” grugnii, mentre le sue mani mi stringevano i glutei, spingendomi contro di lui con una forza che mi fece quasi urlare. Non avevo mai provato un’intensità simile, il piacere mi travolgeva come un’onda, e sentivo le contrazioni crescere dentro di me. “Sto venendo, non ce la faccio più,” gemetti, e in quel momento lo sentii perdere il controllo. Con un ultimo affondo, esplose dentro di me, il calore del suo sperma che mi riempiva, inondandomi, mentre anch’io raggiungevo l’orgasmo, tremando sotto di lui.

Quando si sfilò, lasciandomi ansimante sul letto, si allontanò dalla stanza. Pensai fosse andato a lavarsi, così, ancora stordita, mi tolsi la benda e salii al piano di sopra per usare il bagno di servizio. Tornata giù, Mario non era ancora a letto. Mi sdraiai, esausta, aspettando il suo ritorno, ma la stanchezza mi vinse e mi addormentai.

La mattina dopo, mi svegliai e notai che Mario non era accanto a me. Mi alzai, un po’ confusa, e lo cercai per casa, ma non c’era traccia di lui. Presi il cellulare e lo chiamai. “Mario, ma dove sei?” chiesi, con un tono preoccupato.

“Sto andando al lavoro,” rispose con voce calma.

“Ma non mi potevi avvisare che saresti andato via?”

“Cosa stai dicendo, cara?” replicò, perplesso. “Andato via da dove?”

“Dalla casa in cui mi trovo,” insistetti.

“Valeria, sono cinque giorni che sono in città. Credo tu abbia fatto un sogno strano, o magari hai bevuto qualcosa di troppo stamattina,” disse con una risata leggera.

Rimasi in silenzio, un brivido mi corse lungo la schiena. Riflettei su quella notte: gli atteggiamenti, i movimenti così intensi, quasi estranei, quella benda che mi aveva impedito di vedere. Un pensiero terribile mi attraversò la mente: non era Mario. Avevo fatto sesso con uno sconosciuto. Ma chi poteva essere?

“Scusa, Mario, non dare peso a quello che dico, ho un forte mal di testa e non connetto,” mentii, cercando di chiudere la conversazione.

“Oh, mi dispiace, cara. Prendi qualcosa per fartelo passare.”

“Hai ragione, prenderò una pasticca.”

“Comunque, tornerò dopodomani e mi fermerò per due giorni,” aggiunse.

“Ok, caro, ti aspetto.”

Chiusa la telefonata, mi sedetti sul letto, il cuore che batteva all’impazzata. Chi era stato a intrufolarsi nella mia camera? Chi si era sostituito a Mario? Il pensiero mi tormentava. Poteva essere uno dei vicini, qualcuno che mi conosceva bene, che sapeva dei miei orari e delle assenze di mio marito. Nei giorni successivi, in spiaggia, iniziai a osservare tutti con attenzione, studiando le loro espressioni quando incrociavano il mio sguardo, cercando un segno di complicità, un accenno di desiderio. Mi ritrovai persino a scrutare i loro corpi, immaginando chi potesse avere quel membro che avevo sentito così potente e preponderante dentro di me.

Il mistero rimase irrisolto. So solo che, nonostante l’inquietudine, quella notte mi aveva fatto provare un piacere che non riuscivo a dimenticare. E la cosa più assurda è che, ogni volta che faccio sesso con Mario, la mia mente tornava a quello sconosciuto, al suo tocco, al suo ritmo, a quell’intensità che mi aveva sconvolto l’anima e il corpo.

scritto il
2025-10-14
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