L'emancipazione conquistata.(Dal racconto "L'emozione di perdere la verginità")

di
genere
etero

Come vi avevo anticipato nel racconto precedente, la mia storia con Davide si concluse circa due anni dopo l’inizio della nostra relazione. Non ho rimpianti per il tempo trascorso insieme a lui; al contrario, lo considero un periodo prezioso di crescita e scoperta. Davide è stato fondamentale nel guidarmi in un viaggio di esplorazione del mio corpo e delle relazioni interpersonali, aiutandomi a costruire un legame profondo con la mia intimità. Grazie a lui, ho scoperto la bellezza del sesso come unione di passione ed erotismo, un’esperienza che va oltre il semplice desiderio fisico, diventando un momento di vera connessione.
Con il passare del tempo, però, ho notato un cambiamento nel suo modo di relazionarsi con me. All’inizio, quando ci siamo conosciuti, Davide era una figura guida, sempre pronto a insegnarmi come vivere appieno l’amore e le relazioni. Era lui a prendere l’iniziativa, a decidere i momenti e i luoghi in cui condividere la nostra intimità, con una sicurezza che mi rassicurava e mi affascinava. Mi ha aperto un mondo che non conoscevo, insegnandomi a non avere paura dei miei desideri e a esprimermi liberamente. Questo suo ruolo di mentore è stato un dono incredibilmente prezioso, e gliene sarò sempre grata.
Col tempo, però, sono cresciuta. Grazie ai suoi insegnamenti e alla confidenza che mi ha trasmesso, ho iniziato a prendere il controllo, a condurre io stessa il gioco. Sono diventata più sicura di me, più consapevole di ciò che volevo, e ho iniziato a esprimere la mia personalità anche nei momenti più intimi. Questo cambiamento, che in parte è merito suo, credo abbia influenzato il nostro equilibrio. Probabilmente, Davide si è sentito meno protagonista, come se il suo ruolo di guida fosse svanito, lasciandolo in una posizione più passiva. Forse non si sentiva più al centro della relazione, ma quasi un oggetto del mio desiderio, un riflesso della mia nuova autonomia. Nonostante tutto, riconosco il valore di ciò che entrambi abbiamo portato in questa storia. Io ho imparato a conoscere me stessa, a vivere la mia sessualità con autenticità e senza timori, e questo è un merito che attribuisco a lui. D’altra parte, credo che anche Davide abbia trovato in me una compagna capace di crescere, di evolversi e di sorprenderlo, mostrando una forza che forse non si aspettava. La nostra relazione è stata uno scambio reciproco, un cammino in cui entrambi abbiamo dato e ricevuto, anche se alla fine le nostre strade si sono separate.
Scoprii che Davide frequentava un'altra donna e, da quel momento, il nostro rapporto iniziò a incrinarsi irrimediabilmente. Ogni giorno era una discussione, un continuo scontro che consumava le energie di entrambi. I nostri momenti intimi, che un tempo erano stati così intensi e appaganti, si facevano sempre più rari, fino a diventare un peso per me. Non provavo più piacere, né godimento, in quelli che ormai erano solo gesti meccanici, privi di emozione. Era come se una parte essenziale del nostro legame si fosse spezzata, lasciandoci distanti.
In quel periodo di fragilità, quasi come un riflesso o una forma di rivalsa, iniziai a riavvicinarmi a Fabrizio, un amico che già anni prima, quando ero ancora fidanzata con Davide, aveva mostrato interesse per me. Con Davide ero sempre stata fedele, non avevo mai tradito la sua fiducia, ma la situazione che si era creata mi spinse a riconsiderare il mio rapporto con Fabrizio. Ci vedevamo di nascosto, con una certa cautela. Non volevo che Davide lo scoprisse e avesse un motivo in più per troncare definitivamente la nostra relazione, anche se, dentro di me, sentivo che stavamo già scivolando verso la fine.
Una sera, dopo un ennesimo litigio con Davide, ero a pezzi. Avevo bisogno di sfogarmi, di trovare un po’ di pace, così mi presentai a casa di Fabrizio senza nemmeno avvisarlo. Mi accolse con un’espressione preoccupata ma gentile, facendomi sedere sul divano. Gli raccontai tutto, il motivo della discussione, la frustrazione, il senso di vuoto che mi opprimeva. Fabrizio mi ascoltò con pazienza, senza interrompermi, offrendomi un conforto che in quel momento era vitale per me. Mi capiva, condivideva il mio dolore, e le sue parole erano come un balsamo per le mie ferite. Alla fine, non riuscii a trattenermi: un pianto liberatorio mi travolse, e mi ritrovai tra le sue braccia, in cerca di un sostegno che non trovavo più altrove.
Quell’abbraccio fu per me un rifugio, un momento di forza in mezzo al caos. Sentivo il calore del suo corpo, la solidità della sua presenza, e questo mi dava un enorme beneficio emotivo, come se qualcuno, finalmente, mi stesse davvero vedendo. Poi, con voce bassa e rassicurante, Fabrizio mi sussurrò: “Con me non avresti mai versato una lacrima.” Quelle parole mi colpirono profondamente, facendomi riflettere su quanto avessi bisogno di sentirmi protetta e apprezzata.
Ripensandoci, riconosco i meriti di entrambi in questa vicenda. Davide, nonostante il tradimento e la rottura del nostro legame, è stato per molti anni una figura importante nella mia vita. Mi ha insegnato tanto sull’amore, sulla passione, e su come costruire una relazione, anche se alla fine non siamo riusciti a preservarla. Il suo errore non cancella il buono che c’è stato tra noi, e io stessa non sono stata impeccabile nel gestire la situazione. D’altra parte, Fabrizio ha dimostrato di essere un vero amico, una presenza discreta ma costante, pronta a supportarmi senza giudicarmi. La sua capacità di starmi vicino, di ascoltarmi e di farmi sentire al sicuro in un momento di grande vulnerabilità, è stata un dono prezioso. Credo che entrambi, a modo loro, abbiano contribuito a farmi crescere, anche se in modi diversi e in un contesto così complicato.
Da quel bacio scaturì una scintilla che riaccese la mia anima, spenta da troppo tempo. Fu come tornare indietro, ai giorni della giovinezza, quando un bacio era sufficiente per farmi sentire come se avessi sfiorato il cielo. Non volevo uscire da quello stato di pura estasi, così mi abbandonai completamente alle sue iniziativa. Le sue mani sulla mia pelle risvegliavano stimoli che credevo morti per sempre, accendendo un fuoco che bruciava dentro di me. Con la voce spezzata dall’emozione, gli sussurrai: “Ho voglia di fare l’amore con te.”
Fabrizio non ebbe bisogno di altre parole. Mi sollevò tra le sue braccia con una forza che mi fece sentire desiderata, e mi portò nella sua camera da letto. Ero consapevole di star tradendo Davide, ma in quel momento il bisogno di rivivere emozioni perdute era più forte di qualsiasi senso di colpa. Fabrizio mi spogliò con una lentezza deliberata, i suoi occhi pieni di desiderio mentre si compiaceva del mio corpo. “Sei bellissima,” mormorò, e quelle parole mi fecero arrossire di piacere.
Mi fece sedere sul bordo del letto, mentre si liberava dei vestiti con gesti rapidi e decisi. Allungai una mano verso di lui, invitandolo ad avvicinarsi. Il suo membro, eretto e turgido, era proprio davanti ai miei occhi, e lo accolsi nel palmo della mano, sentendo la sua durezza pulsare sotto le mie dita. Le mie carezze lo facevano gemere piano, e quel suono mi eccitava ancora di più. Mi chinai in avanti, aprendo la bocca per accoglierlo, alternando baci lenti e leccate sul suo glande. Lo cinsi per i fianchi, tenendolo stretto a me, mentre sentivo il suo desiderio crescere ad ogni movimento. Le sue mani si posarono sulla mia testa, guidandomi con delicatezza ma con fermezza, comunicandomi il suo piacere. “Dio, non fermarti,” sussurrò, e quelle parole mi resero viva come non mi sentivo da anni.
“Ti voglio,” disse poi, con voce roca di desiderio. Mi distesi sul letto, e lui si sdraiò sopra di me, il suo peso un conforto e una promessa. Con le mani immerse nei suoi capelli, lo tenni incollato a me, riempiendolo di baci profondi e sguardi carichi di passione. Le sue labbra esplorarono il mio corpo: i miei seni si inarcarono sotto i suoi baci, i capezzoli che si indurivano ad ogni tocco, mentre la sua mano si insinuava tra le mie cosce, accarezzando le mie zone più intime. Brividi di piacere mi attraversavano, facendomi gemere piano. “Toccami ancora,” lo implorai, e lui sorrise, intensificando i movimenti, le sue dita che scivolavano dentro di me con una precisione che mi faceva contorcere.
Sentivo il suo membro premere contro la mia coscia, caldo e insistente. “Prendimi,” gli sussurrai all’orecchio, il fiato corto. Non se lo fece ripetere. Entrò in me con un movimento lento, riempiendomi completamente. La sensazione della sua carne che si faceva strada dentro di me, la sua imponenza che mi possedeva, mi fece sentire viva come non mai. “Sì, così… così…” ripetevo, quasi cantando, mentre lui aumentava il ritmo, assecondando ogni mio desiderio con una foga che mi mandava in estasi. MI voltava a suo piacimento in posizioni che sembravano uscite dal Kamasutra: smorzacandela, pecorina, il dondolo, ogni posizione un’esplorazione nuova e selvaggia del nostro piacere. Ogni posizione era un’esplorazione nuova e selvaggia del nostro piacere. Gli orgasmi arrivavano uno dopo l’altro, una fonte inesauribile di energia che ci teneva incollati, incapaci di staccarci. Ogni affondo, ogni gemito, ci inebriava la mente, portandoci verso un culmine che sembrava inevitabile.
Tornati nella posizione del missionario, sentii le sue mani afferrarmi le cosce, sollevandole leggermente mentre le mie gambe si incrociavano sui suoi glutei, spingendolo ancora più a fondo dentro di me. Il suo respiro era pesante, un ringhio basso che mi faceva rabbrividire. “Cazzo, sei stupenda,” mormorò, i suoi occhi fissi nei miei, carichi di un desiderio che mi bruciava dentro. Io gli strinsi le spalle, le unghie che affondavano nella sua pelle mentre il piacere mi montava dentro come un’onda pronta a infrangersi. “Non fermarti, ti prego,” ansimai, e lui accelerò, ogni colpo profondo e deciso, il nostro sudore che si mescolava, i nostri corpi che sbattevano insieme in un ritmo frenetico.
“Vieni con me,” gli sussurrai, la voce spezzata dal piacere, e lui annuì, il volto teso, i muscoli contratti. Lo sentii irrigidirsi, il suo respiro diventare un rantolo mentre io stesso sentivo il culmine avvicinarsi, un calore incandescente che mi esplodeva dal ventre. “Ora, ora!” gridai, e lui grugnì, spingendo un’ultima volta con una forza che mi fece tremare. Esplodemmo insieme, un’ondata di estasi che ci travolse come un uragano, i nostri corpi che si scuotevano in spasmi incontrollabili. Sentii il suo calore riempirmi mentre il mio piacere mi lacerava, un grido soffocato che mi uscì dalla gola, le gambe che tremavano attorno a lui. Rimanemmo così, avvinghiati, senza fiato, mentre ondate di piacere ci scuotevano ancora, i nostri cuori che battevano all’unisono. “Dannazione…” mormorò lui contro il mio collo, la voce roca, mentre io gli accarezzavo la schiena, ancora persa in quell’estasi travolgente. Ogni muscolo del mio corpo sembrava pulsare, sazio e allo stesso tempo desideroso di ricominciare.
Da quel momento, diventammo una coppia. Con Davide, inevitabilmente, arrivò la rottura: il nostro rapporto era ormai consumato, logoro. Tuttavia, non potrò mai dimenticare ciò che mi ha dato e insegnato durante gli anni trascorsi insieme. È stato un capitolo importante della mia vita, anche se ormai appartiene al passato, mentre con Fabrizio ho trovato una nuova passione, un nuovo inizio.
scritto il
2025-11-06
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