Tremule
di
Dion
genere
trio
Anelavo sentire il fuoco che ardeva nei loro corpi, assaporare le loro essenze, ascoltare le loro voci tremule, addolcite dall’eccitazione.
Sul bordo del letto, le natiche aperte e la schiena leggermente concava, evidenziavano le fattezze nascoste, mostrate con sfrontato desiderare. Cominciai ad accarezzarle, leggeri schiaffi sulle natiche le arrossarono evidenziando le stupende forme e lo sfumare dei colori dal porpora al bruno.
Le mie dita cercavano fessure che riempivano, esploravano. Assaporai ogni piega e affondai la lingua nelle fessure umide, inebriandomi delle loro fragranze.
Continuavano a baciarsi con la cupidigia che ammalia ed eccita. Affondai dentro Lii che ansimando titillava la lingua di Mari che ondeggiava il bacino per sentire le mie dita più dentro. Le penetrai passando da l’una all’altra, alternando dita, sesso, lingua. Leccavo e violavo le loro conchiglie e gli anelli che pulsavano come brune meduse. Sentivo le labbra di Lii intorno alla mia asta, sempre più serrate, finché godetti a fiotti, spruzzando il mio nettare sulla sua schiena, tra le pieghe delle natiche separate come certi frutti maturi.
Sul bordo del letto, le natiche aperte e la schiena leggermente concava, evidenziavano le fattezze nascoste, mostrate con sfrontato desiderare. Cominciai ad accarezzarle, leggeri schiaffi sulle natiche le arrossarono evidenziando le stupende forme e lo sfumare dei colori dal porpora al bruno.
Le mie dita cercavano fessure che riempivano, esploravano. Assaporai ogni piega e affondai la lingua nelle fessure umide, inebriandomi delle loro fragranze.
Continuavano a baciarsi con la cupidigia che ammalia ed eccita. Affondai dentro Lii che ansimando titillava la lingua di Mari che ondeggiava il bacino per sentire le mie dita più dentro. Le penetrai passando da l’una all’altra, alternando dita, sesso, lingua. Leccavo e violavo le loro conchiglie e gli anelli che pulsavano come brune meduse. Sentivo le labbra di Lii intorno alla mia asta, sempre più serrate, finché godetti a fiotti, spruzzando il mio nettare sulla sua schiena, tra le pieghe delle natiche separate come certi frutti maturi.
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