Adesi
di
Dion
genere
trio
Aderivo al suo corpo e sentivo il suo intenso calore e il profumo della sua pelle. Girò la testa di scatto e la sua bocca cercò la mia. Avvicinammo le nostre bocche e giocammo con le lingue e le dita tra le pieghe morbide, dure, scivolose.
Sentivo i loro corpi aprirsi, piegarsi, accogliermi. Sul tappeto, entrambe si inginocchiarono per sentire la consistenza che premeva sulle loro bocche, quando mi spinsero sul pavimento, le loro lingue danzavano e si incrociavano con una maestria. Mari, offrendomi la sua ostrica salmastra, muoveva i suoi seni sul mio corpo e Lii usava la sua lingua come se dipingesse una tela. Sentivo che mi ingoiavano e leccavano, mordevano e alitavano.
Mari mi ghermì con forza e si penetrò: sentii che si dilatava sino a ingoiarmi. Il frutto era maturo e grondava un liquido caldo speziato. Li leccava la sua perla e le sue labbra tumefatte. Pensai che le piacesse guardarmi mentre mi perdevo in quell’eden.
Esplosi, soffocando un urlo che divenne un grugnito incomprensibile, e i liquidi e gli odori si mescolarono.
Essere posseduta brutalmente e coccolata al contempo era il desiderio di Mari e, forse, Lii lo comprese appieno, e non smise di ravanare nel suo scrigno neanche quando la lasciai dilatata e grondante.
Leccai Lii, mentre continuava a far godere Mari, e penetrarla fu come per una lama calda attraversa il burro. I suoi fianchi erano pieni e facile appiglio: ricordavano le odalische che danzavano con sensualità e cupidigia.
L’intensità del piacere era tale che perdemmo il senso del tempo, la misura delle parole. Potevo godere anche rimanendo immobile, ascoltando le loro parole, le vibrazioni, il pulsare dei corpi.
Schiaffeggiavo le sue natiche con forza crescente, ammirando il rossore che si accentuava e l’intimo pulsare. La penetravo e misuravo la sua crescente eccitazione dalla forza con la quale mi stringeva e tratteneva dentro. Sculacciai Lii mentre i miei movimenti si facevano sempre più intensi. Seguivo il ritmo del suo piacere, traendone godimento, e quando sentii che il corpo e la voce crescevano all’unisono capii che l’acme era alle porte e spinsi più a fondo e godemmo insieme.
Sentivo i loro corpi aprirsi, piegarsi, accogliermi. Sul tappeto, entrambe si inginocchiarono per sentire la consistenza che premeva sulle loro bocche, quando mi spinsero sul pavimento, le loro lingue danzavano e si incrociavano con una maestria. Mari, offrendomi la sua ostrica salmastra, muoveva i suoi seni sul mio corpo e Lii usava la sua lingua come se dipingesse una tela. Sentivo che mi ingoiavano e leccavano, mordevano e alitavano.
Mari mi ghermì con forza e si penetrò: sentii che si dilatava sino a ingoiarmi. Il frutto era maturo e grondava un liquido caldo speziato. Li leccava la sua perla e le sue labbra tumefatte. Pensai che le piacesse guardarmi mentre mi perdevo in quell’eden.
Esplosi, soffocando un urlo che divenne un grugnito incomprensibile, e i liquidi e gli odori si mescolarono.
Essere posseduta brutalmente e coccolata al contempo era il desiderio di Mari e, forse, Lii lo comprese appieno, e non smise di ravanare nel suo scrigno neanche quando la lasciai dilatata e grondante.
Leccai Lii, mentre continuava a far godere Mari, e penetrarla fu come per una lama calda attraversa il burro. I suoi fianchi erano pieni e facile appiglio: ricordavano le odalische che danzavano con sensualità e cupidigia.
L’intensità del piacere era tale che perdemmo il senso del tempo, la misura delle parole. Potevo godere anche rimanendo immobile, ascoltando le loro parole, le vibrazioni, il pulsare dei corpi.
Schiaffeggiavo le sue natiche con forza crescente, ammirando il rossore che si accentuava e l’intimo pulsare. La penetravo e misuravo la sua crescente eccitazione dalla forza con la quale mi stringeva e tratteneva dentro. Sculacciai Lii mentre i miei movimenti si facevano sempre più intensi. Seguivo il ritmo del suo piacere, traendone godimento, e quando sentii che il corpo e la voce crescevano all’unisono capii che l’acme era alle porte e spinsi più a fondo e godemmo insieme.
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