Il mantello rosso
di
Perseus
genere
confessioni
La macchina procedeva lentamente sulla stradina di campagna nelle colline che circondavano il paese.
Alla guida un uomo non più giovanissimo ed a fianco una giovane avvolta in un mantello rosso e con il cappuccio calato sugli occhi.
L’uomo guidava con una sola mano sul volante e l’altra sul pomello del cambio, strano modo di guidare ma lui guidava sempre così.
La donna allungo la mano che si posò sulla mano appoggiata sul pomello del cambio, le dita si intrecciarono e con una forte stretta le dita si strinsero ancora di più sul pomello del cambio.
La macchina rallentò l’andatura, la strada era deserta rallentò ancora per svoltare in una stradina di campagna non asfaltata, percorse qualche centinaio di metri fino ad arrestarsi in prossimità di una sbarra che chiudeva il passaggio.
L’uomo scese, alzo la sbarra e riprese la marcia, scese nuovamente dalla macchina per chiudere la sbarra che delimitava le proprietà, si inoltrò ancora percorrendo la stradina che si inoltrava fra i filari di viti.
Ad un certo punto si fermò e parcheggio la macchina tra due filari, scese e con gesto cavalleresco aprì la portiera per fare scendere la donna.
Dalla portiera aperta scese una figura non molto alta e ricoperta interamente dal mantello rosso.
L’uomo fece un profondo sospiro ripensando alla storia di quel mantello, storia che lo riportò ai momenti felici e spensierati trascorsi in un week-end a Venezia.
Ricordava come allora quel week-end, la giornata trascorsa a visitare musei e terminata con una sorpresa per lei, una breve escursione in gondola, cosa che aveva desiderato ma non l’aveva chiesta ma lui l’aveva sorpresa con questo gesto.
La notte, la seconda fino a quel momento, che avevano trascorso nudi su quel letto nella stanza dell’albergo, la deliziosa colazione del mattino seguente, la passeggiata per le calli di Venezia un po' infreddolita per la giornata che si presentava uggiosa ed umida, poi la felpa grigia con la vistosa scritta VENEZIA che le aveva comperato in una bancarella per proteggerla dal freddo.
Ricordava la passeggiata sul ponte di Rialto curiosando tra le vetrine che si affacciavano sul ponte e poi la pioggerellina che iniziava a cadere e il fenomeno dell’acqua alta che accennava a farsi vedere.
Ricorda le parole che lei gli disse:
-Vorrei tornare a Venezia con l’acqua alta, mettermi gli stivali e passeggiare per le calli con l’acqua alta.
Girovagando per le calli si erano imbattuti nelle bancarelle che vendevano i caratteristici oggetti veneziani e fra questi le maschere.
-Mi piacerebbe avere una maschera ed anche un mantello e quando verrai a trovarmi mi farò trovare avvolta solo dal mantello.
Passarono ancora qualche decina di minuti a passeggiare osservando il fenomeno dell’acqua alta, improvvisamente lui notò che in una bancarella in un angolo stavano appesi dei mantelli colorati, si fermò e gli disse:
- Ecco i mantelli scegli il colore anche se a me piace il rosso.
Lei guardò con attenzione i mantelli appesi ed alla fine ne scelse uno rosso scarlatto, se lo rimirò tra le mani prima di metterselo in borsa.
Ormai era ora di pranzo e si avviarono verso un ristorante che avevano notato poco prima, non poterono sedersi all’aperto perché i tavoli e le sedie erano per metà sommersi dall’acqua.
Mentre mangiavano la pioggia era aumentata di intensità ma quando terminato il pranzo si incamminarono verso l’albergo la pioggia era cessata, lungo il percorso che li riportava all’albergo si soffermarono in un negozio dove acquistarono ancora un paio di maschere di stile veneziano.
Camminavano lentamente, spensierati e felici come due ragazzini anche se lui non era poi tanto un ragazzino ma aveva lo spirito di un ventenne.
L’uomo chiuse gli occhi per un momento e poi con un gesto nervoso e rabbioso nello stesso tempo si strofinò gli occhi quasi a voler scacciare quei pensieri che se pur delicati e dolci gli lasciavano comunque una profonda amarezza nel cuore.
-Spogliati.
Quell’ordine secco ed improvviso lo colse di sorpresa tutto sommerso come era nei suoi ricordi.
La guardò con sorpresa e fu allora che lei si aprì il mantello per mostrarsi in tutta la sua splendente nudità.
-Era così che mi volevi quando abbiamo preso il mantello a Venezia, vero.
La voce di lei era sommessa e delicata.
Lui si spogliò riponendo i vestiti sul sedile della macchina.
-Vieni qui.
Disse lei, poi con un tono di voce che non ammetteva repliche gli ordinò.
-Mettiti giù
Lui si distese a terra e l’erba fresca gli faceva un leggero solletico sulla schiena, lei si avvicinò, si pose in piedi sopra di lui che così poté ammirare dal basso lei che lentamente si abbassava sul suo viso.
Sentì il profumo delle sue parti intime ma per poco perché lei si abbasso ancora fino quasi a soffocarlo e con decisione disse:
- Adesso lecca e cerca di farlo bene e lentamente.
Lui a quell’insolito ordine obbedì senza indugio.
Leccava lentamente mentre il viso gli si riempiva di umori intimi aspri che colavano da quel sesso infuocato.
-Fermo con la lingua e apri bene la bocca.
Gli intimò perentoria.
Lui si fermo e poco dopo qualcosa di caldo gli zampillo in bocca, non se l’aspettava, lei gli stava urinando in faccia.
Cominciò a deglutire anche se non era facile in quella posizione la bocca era piena e faceva fatica a bere tutta quella pioggia adorata come la chiamava lei.
Improvvisamente si fermò, si rialzo e dalla borsa estrasse una bottiglia di plastica, se la avvicinò al sesso e continuo a pisciare dentro la bottiglia.
-E’ un peccato sprecarla, non credi ?
-La conservo perché potrebbe servire più tardi.
Con queste parole lei si ricompose, chiuse la bottiglia con il tappo e la rimise in borsa e disse:
-Ok adesso possiamo tornare a casa ma prima voglio prepararti per bene.
Lui era sorpreso da queste parole e non riusciva a capire che cosa dovesse ancora fare.
Dalla borsa lei tirò fuori delle cordicelle ed un plug anale formato da due sfere unite una delle quali era munita di un occhiello dove lei fece passare una cordicella ed ecco l’ordine con voce calda e sommessa:
-Piegati sul cofano.
Lui si piegò come gli era stato detto, lei si avvicino da dietro e cominciò a legargli le palle stringendo abbastanza la corda, prese il plug a sfere e senza tanti preamboli gli introdusse la prima sfera nel culo.
La sfera fu subito risucchiata all’interno mentre la seconda era ancora fuori, a quel punto tirò la cordicella fino a che la tensione cominciò a tirare la sfera che era dentro, fermò la corda a quel punto con altri giri attorno alle palle.
Fu a questo punto che con fare deciso spinse anche la seconda sfera dentro il buco del culo, in questo modo le palle erano sempre più in tensione perché appena la seconda sfera superò l’anello anale questo si restrinse e risucchio all’interno anche la seconda sfera.
-Bene, adesso possiamo andare, rivestiti che si ritorna a casa.
Lui si rivestì anche se quelle sfere dentro di lui e la tensione sulle palle esercitata della corda lo costringevano a fare i movimenti con una certa lentezza e precauzione.
Risalirono in macchina anche se quella operazione non era certo agevole per lui.
Ripartirono per il rientro a casa.
-Contento del trattamento?
-Si tutto a posto più o meno. Rispose lui
Nel tempo del tragitto verso casa chiacchierarono del più e del meno come niente fosse avvenuto.
Dopo un mezz’ora di viaggio si ritrovarono davanti a casa di lei.
-Entra, stai ancora qui un po'. Gli disse lei.
Scesero dalla macchina e anche questo per lui comportava un certo fastidio anche se cominciava ad abituarsi a quell’intruso nel culo.
-Vai di là che ti faccio un massaggio. Disse lei mentre apriva la porta di ingresso.
Lui entrò nella stanza dove lei faceva i massaggi, accese le luci colorate, avviò il cd per la musica di sottofondo e si distese sul lettino in attesa del massaggio.
Poco dopo entro lei con un vassoio sul quale c’era una tazzina di caffè fumante e due bicchieri con del vino dolce come piaceva a lei.
Bevve avidamente il caffè e si distese per ricevere il massaggio.
-Che facciamo di questo, lo lasciamo o togliamo. Disse lei dando una tiratina alla corda che gli legava ancora le palle.
-Fai come vuoi. Disse lui
- ok allora lo lasciamo così. Fu la risposta di lei.
Inizio il massaggio anche se ogni tanto una mano si avvicinava al buco del culo per verificare che le sfere fossero ancora ben inserite in profondità e così approfittava per spingerle ancora più dentro.
Dopo una buona mezz’ora terminò il massaggio, lo deterse dell’olio usato nel massaggio e gli disse:
-Ok puoi alzarti.
Lui si rialzò e lei prese i due bicchieri e porgendone uno gli disse:
-Alla nostra salute ed a chi ci vuole male.
-Questo è un cocktail speciale fatto con il mio succo e il tuo brandy preferito, vedrai che ti piacerà.
Solo allora si rese conto che il bicchiere conteneva il suo liquido che aveva messo nella bottiglia mescolato con il suo brandy preferito.
Alzarono i bicchieri, li avvicinarono e con un tintinnio di vetro:
-Salute a noi e che sia la penultima volta.
Con questo vuotarono i bicchieri e scoppiarono in una fragorosa risata, un altro giorno era trascorso ma altri li aspettavano ancora.
Alla guida un uomo non più giovanissimo ed a fianco una giovane avvolta in un mantello rosso e con il cappuccio calato sugli occhi.
L’uomo guidava con una sola mano sul volante e l’altra sul pomello del cambio, strano modo di guidare ma lui guidava sempre così.
La donna allungo la mano che si posò sulla mano appoggiata sul pomello del cambio, le dita si intrecciarono e con una forte stretta le dita si strinsero ancora di più sul pomello del cambio.
La macchina rallentò l’andatura, la strada era deserta rallentò ancora per svoltare in una stradina di campagna non asfaltata, percorse qualche centinaio di metri fino ad arrestarsi in prossimità di una sbarra che chiudeva il passaggio.
L’uomo scese, alzo la sbarra e riprese la marcia, scese nuovamente dalla macchina per chiudere la sbarra che delimitava le proprietà, si inoltrò ancora percorrendo la stradina che si inoltrava fra i filari di viti.
Ad un certo punto si fermò e parcheggio la macchina tra due filari, scese e con gesto cavalleresco aprì la portiera per fare scendere la donna.
Dalla portiera aperta scese una figura non molto alta e ricoperta interamente dal mantello rosso.
L’uomo fece un profondo sospiro ripensando alla storia di quel mantello, storia che lo riportò ai momenti felici e spensierati trascorsi in un week-end a Venezia.
Ricordava come allora quel week-end, la giornata trascorsa a visitare musei e terminata con una sorpresa per lei, una breve escursione in gondola, cosa che aveva desiderato ma non l’aveva chiesta ma lui l’aveva sorpresa con questo gesto.
La notte, la seconda fino a quel momento, che avevano trascorso nudi su quel letto nella stanza dell’albergo, la deliziosa colazione del mattino seguente, la passeggiata per le calli di Venezia un po' infreddolita per la giornata che si presentava uggiosa ed umida, poi la felpa grigia con la vistosa scritta VENEZIA che le aveva comperato in una bancarella per proteggerla dal freddo.
Ricordava la passeggiata sul ponte di Rialto curiosando tra le vetrine che si affacciavano sul ponte e poi la pioggerellina che iniziava a cadere e il fenomeno dell’acqua alta che accennava a farsi vedere.
Ricorda le parole che lei gli disse:
-Vorrei tornare a Venezia con l’acqua alta, mettermi gli stivali e passeggiare per le calli con l’acqua alta.
Girovagando per le calli si erano imbattuti nelle bancarelle che vendevano i caratteristici oggetti veneziani e fra questi le maschere.
-Mi piacerebbe avere una maschera ed anche un mantello e quando verrai a trovarmi mi farò trovare avvolta solo dal mantello.
Passarono ancora qualche decina di minuti a passeggiare osservando il fenomeno dell’acqua alta, improvvisamente lui notò che in una bancarella in un angolo stavano appesi dei mantelli colorati, si fermò e gli disse:
- Ecco i mantelli scegli il colore anche se a me piace il rosso.
Lei guardò con attenzione i mantelli appesi ed alla fine ne scelse uno rosso scarlatto, se lo rimirò tra le mani prima di metterselo in borsa.
Ormai era ora di pranzo e si avviarono verso un ristorante che avevano notato poco prima, non poterono sedersi all’aperto perché i tavoli e le sedie erano per metà sommersi dall’acqua.
Mentre mangiavano la pioggia era aumentata di intensità ma quando terminato il pranzo si incamminarono verso l’albergo la pioggia era cessata, lungo il percorso che li riportava all’albergo si soffermarono in un negozio dove acquistarono ancora un paio di maschere di stile veneziano.
Camminavano lentamente, spensierati e felici come due ragazzini anche se lui non era poi tanto un ragazzino ma aveva lo spirito di un ventenne.
L’uomo chiuse gli occhi per un momento e poi con un gesto nervoso e rabbioso nello stesso tempo si strofinò gli occhi quasi a voler scacciare quei pensieri che se pur delicati e dolci gli lasciavano comunque una profonda amarezza nel cuore.
-Spogliati.
Quell’ordine secco ed improvviso lo colse di sorpresa tutto sommerso come era nei suoi ricordi.
La guardò con sorpresa e fu allora che lei si aprì il mantello per mostrarsi in tutta la sua splendente nudità.
-Era così che mi volevi quando abbiamo preso il mantello a Venezia, vero.
La voce di lei era sommessa e delicata.
Lui si spogliò riponendo i vestiti sul sedile della macchina.
-Vieni qui.
Disse lei, poi con un tono di voce che non ammetteva repliche gli ordinò.
-Mettiti giù
Lui si distese a terra e l’erba fresca gli faceva un leggero solletico sulla schiena, lei si avvicinò, si pose in piedi sopra di lui che così poté ammirare dal basso lei che lentamente si abbassava sul suo viso.
Sentì il profumo delle sue parti intime ma per poco perché lei si abbasso ancora fino quasi a soffocarlo e con decisione disse:
- Adesso lecca e cerca di farlo bene e lentamente.
Lui a quell’insolito ordine obbedì senza indugio.
Leccava lentamente mentre il viso gli si riempiva di umori intimi aspri che colavano da quel sesso infuocato.
-Fermo con la lingua e apri bene la bocca.
Gli intimò perentoria.
Lui si fermo e poco dopo qualcosa di caldo gli zampillo in bocca, non se l’aspettava, lei gli stava urinando in faccia.
Cominciò a deglutire anche se non era facile in quella posizione la bocca era piena e faceva fatica a bere tutta quella pioggia adorata come la chiamava lei.
Improvvisamente si fermò, si rialzo e dalla borsa estrasse una bottiglia di plastica, se la avvicinò al sesso e continuo a pisciare dentro la bottiglia.
-E’ un peccato sprecarla, non credi ?
-La conservo perché potrebbe servire più tardi.
Con queste parole lei si ricompose, chiuse la bottiglia con il tappo e la rimise in borsa e disse:
-Ok adesso possiamo tornare a casa ma prima voglio prepararti per bene.
Lui era sorpreso da queste parole e non riusciva a capire che cosa dovesse ancora fare.
Dalla borsa lei tirò fuori delle cordicelle ed un plug anale formato da due sfere unite una delle quali era munita di un occhiello dove lei fece passare una cordicella ed ecco l’ordine con voce calda e sommessa:
-Piegati sul cofano.
Lui si piegò come gli era stato detto, lei si avvicino da dietro e cominciò a legargli le palle stringendo abbastanza la corda, prese il plug a sfere e senza tanti preamboli gli introdusse la prima sfera nel culo.
La sfera fu subito risucchiata all’interno mentre la seconda era ancora fuori, a quel punto tirò la cordicella fino a che la tensione cominciò a tirare la sfera che era dentro, fermò la corda a quel punto con altri giri attorno alle palle.
Fu a questo punto che con fare deciso spinse anche la seconda sfera dentro il buco del culo, in questo modo le palle erano sempre più in tensione perché appena la seconda sfera superò l’anello anale questo si restrinse e risucchio all’interno anche la seconda sfera.
-Bene, adesso possiamo andare, rivestiti che si ritorna a casa.
Lui si rivestì anche se quelle sfere dentro di lui e la tensione sulle palle esercitata della corda lo costringevano a fare i movimenti con una certa lentezza e precauzione.
Risalirono in macchina anche se quella operazione non era certo agevole per lui.
Ripartirono per il rientro a casa.
-Contento del trattamento?
-Si tutto a posto più o meno. Rispose lui
Nel tempo del tragitto verso casa chiacchierarono del più e del meno come niente fosse avvenuto.
Dopo un mezz’ora di viaggio si ritrovarono davanti a casa di lei.
-Entra, stai ancora qui un po'. Gli disse lei.
Scesero dalla macchina e anche questo per lui comportava un certo fastidio anche se cominciava ad abituarsi a quell’intruso nel culo.
-Vai di là che ti faccio un massaggio. Disse lei mentre apriva la porta di ingresso.
Lui entrò nella stanza dove lei faceva i massaggi, accese le luci colorate, avviò il cd per la musica di sottofondo e si distese sul lettino in attesa del massaggio.
Poco dopo entro lei con un vassoio sul quale c’era una tazzina di caffè fumante e due bicchieri con del vino dolce come piaceva a lei.
Bevve avidamente il caffè e si distese per ricevere il massaggio.
-Che facciamo di questo, lo lasciamo o togliamo. Disse lei dando una tiratina alla corda che gli legava ancora le palle.
-Fai come vuoi. Disse lui
- ok allora lo lasciamo così. Fu la risposta di lei.
Inizio il massaggio anche se ogni tanto una mano si avvicinava al buco del culo per verificare che le sfere fossero ancora ben inserite in profondità e così approfittava per spingerle ancora più dentro.
Dopo una buona mezz’ora terminò il massaggio, lo deterse dell’olio usato nel massaggio e gli disse:
-Ok puoi alzarti.
Lui si rialzò e lei prese i due bicchieri e porgendone uno gli disse:
-Alla nostra salute ed a chi ci vuole male.
-Questo è un cocktail speciale fatto con il mio succo e il tuo brandy preferito, vedrai che ti piacerà.
Solo allora si rese conto che il bicchiere conteneva il suo liquido che aveva messo nella bottiglia mescolato con il suo brandy preferito.
Alzarono i bicchieri, li avvicinarono e con un tintinnio di vetro:
-Salute a noi e che sia la penultima volta.
Con questo vuotarono i bicchieri e scoppiarono in una fragorosa risata, un altro giorno era trascorso ma altri li aspettavano ancora.
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