Lo schiavo comunista 1^ parte
di
Ottobre Rosso 66
genere
dominazione
Palazzo Chigi, Gabinetto privato del presidente del consiglio ore 15. Sono steso sotto la scrivania della Presidente in attesa almeno da un quarto d'ora, con le gambe sotto la poltrona e un piccolo cuscino sotto la nuca,. Sono nudo, con solo un paio di boxer addosso e con il cuore che, in un misto di ansia e piacere, mi batte forte. Ho il cazzo eccitato, ma oppresso da una gabbietta chiusa con un lucchetto.
Improvvisamente sento aprirsi la porta. Da quella prospettiva posso solo vedere entrare, con passo cadenzato, due piedi da donna in collant bianchi, calzati dentro delle dècolletè bianco panna, Slingback First Lady, chiuse a punta davanti e a sola fibbia sui talloni, tacchetto a rocchetto.
Quei piedi si fermano solo un attimo per chiudere la porta, sento lo scatto tipico delle serrature elettriche quelle che si aprono solo a comando in modo che nessuno può aprire la porta all'improvviso. Poi si dirigono decisi verso di me. Al rumore di ogni suo passo il mio cuore, per l'emozione, aumenta i battiti e inizio deglutire.
Si fermano a pochi centimetri dai miei fianchi, Io, piegando più possibile la testa, riesco a vedere per intero la donna. Oh si è Lei! La mia Divina! La premier Giorgia Meloni, in completo tailleur bianco, giacca e pantaloni, gli stessi che si vedono nelle sue apparizioni ufficiali, che col viso contornato dai suoi fluenti capelli biondi e quei suoi occhioni azzurri mi guarda con un ghigno tra l'arrogante e la soddisfazione nel vedermi ridotto a sua pedana poggiapiedi. Il cuore dall'emozione mi batteva all'impazzata, tremavo di paura, ma anche di piacere che era più forte del dolore che mi provocava l'erezione oppressa nella gabbietta.
“Ciao communista demmerda!” esclama sprezzante, in tipica cadenza romanesca, come una sorta di benvenuto. Io la ricambio con lo sguardo, a mostrarle gratitudine per avermi concesso l'onore di finire sotto i suoi piedi e di essere diventato il suo schiavo da abusare. Per farla eccitare di più mi sono inventato un comunista militante. Il desiderio che ho sempre avuto di essere sottomesso e maltrattato da Lei, da questa Donna all'apparenza piccola e dolce, ma in realtà così arrogante, altera e così eroticamente autoritaria, si è finalmente realizzato.
La Premier, la mia Dea e Padrona, si toglie la giacca, che appende alla spalliera della poltrona e si siede piazzandomi le suole delle scarpe, una sulla faccia e l'altra sul ventre, e lo inizia a torturare premendoci il tacco.
Il dolore, fra il cazzo duro che premeva sulle grate della gabbietta e il tacco che scavava nell'ombelico, è fortissimo, ma mitigato dalla passione che ho per Lei. La mia faccia è schiacciata sotto la suola ruvida ed impolverata, che la Divina Giorgia struscia su bocca e naso come si farebbe con uno zerbino. E mentre mi supplizia in questa maniera, con assoluta tranquillità, ignorandomi totalmente, stra lavorando tra computer e telefono.
Dopo un po' toglie il piede dalla mia faccia per accavallare la gamba. Dal piede sospeso sfila la scarpa solo dal lato del calcagno per farla dondolare sulla monta e sulle dita. Lo spettacolo della sensualità con la quale rotea lentamente quel piede dondolando la scarpa, nonostante il dolore per la maggiore pressione del tacco dell'altro sull'addome, è di una goduria indescrivibile. Non so cosa darei per avere quel piede in collant sulla mia faccia, dentro la mia bocca.
Quella scarpa la sfila e poi, appena sembra cadere, la rincalza in continuazione, il tutto mentre parla tranquillamente al cellulare, nelle funzioni di primo ministro. Sembra che mi ignori, come si farebbe con una pedana vera, ma in realtà avverto la sua goduria nell'avermi così, umiliato e sofferente sotto i suoi piedi.
Poi la scarpa mi cade sul collo. Il piede scalzo continua quella sensuale rotazione come se nulla fosse. Io impazzisco ancora di più di piacere a vederlo così, scalzo, inguainato nel collant bianco. Come piega le dita, con le unghia curatissime smaltate di rosso, su e giù o come le apre a ventaglio. Quella pianta rugosa che si fletteva e si allungava. Che mi dava la speranza di poggiarsi sul mio viso, per poi frustramela subito allontanandosi a pochi millimetri dal mio naso.
Dopo un bel po', cambia piede. Accavalla quello ancora con la scarpa e mi piazza sull'addome quello scalzo, regalandomi il ristoro dal tacco che aveva quasi perforato la carne.
Fa lo stesso gioco anche con quella scarpa, fino a farla cadere stavolta sul mio viso, così col piede scalzo. Poi improvvisamente, mette in pausa il cellulare, si piega verso di me. Prende entrambi le scarpe, me le piazza in faccia dalla parte della monta, affinché sorbissi l'afrore del loro interno, mette i piedi sulle suole per tenermele schiacciate sul viso, con naso e bocca dentro, e si rimette a parlare al telefonino.
Nonostante non vedo più niente e faccia fatica a respirare, la goduria dell'odore del sudore dei suoi piedi misto a quello del cuoio, mi fa impazzire ulteriormente. Così come sapermi il viso schiacciato sotto le scarpe dai suoi bellissimi ed implacabili piedi.
Ogni tanto, col movimento delle gambe, una delle scarpe cade. Allora, sempre colloquiando al cellulare, mi da un calcetto sulla guancia sgranando severa gli occhi, alla sua nota maniera, per farmi capire che devo rimettermela in faccia, così che può rimetterci il piede sopra.
Finita la lunga telefonata, si mette a lavorare al pc. Con piedi scosta, con sensuale lentezza una alla volta, le scarpe dal mio viso e ce li piazza sopra con decisione. Adesso ho occhi e bocca coperti da quelle odorose erotiche piante, e solo il naso libero fra i due piedi. Il cazzo durissimo,imprigionato era un misto di dolori e voglia di esplodere per la goduria di questa umiliazione. Quanto l'ho desiderato diventare il suo schiavo da piedi!
Quindi, mentre scrive ignorandomi, prende a strusciarmeli con sensuale lentezza per tutto il viso. Me li alterna prima sul naso, per farmene sentire l'odore di una intera giornata di impegni istituzionali chiusi in quelle scarpe, e poi me li affonda in bocca fino in gola per farmene sentire il sapore di sudore e cuoio. Avverto nettamente come la Divina Premier gode a farmi questo. Non mi da tregua, la mia faccia è ridotta peggio che uno straccio alla mercé di quei piedini dolcissimi e sensuali.
Dopo almeno una mezz'oretta di quel gioco crudele ma goduriosissimo, toglie i piedi dalla mia faccia, china i suoi grandi occhi azzurri verso di me e con un cenno severo mi ordinò: “Rimettimi le scarpe, merdaccia!”. Io eseguo e la Divina si alza e poi mi ordina, col suo tipico tono arrogante in romanesco: “Alzate de lli! Vatte a mettè in ginocchio davanti quer divano e nun te muove' che devo annà a piscià!”
Così, mentre mi piazzo dove mi ha ordinato, la vedo entrare e sparire nel suo bagno privato. Mentre la aspetto in posizione, sono eccitatissimo. Ho il cuore in gola e per la felicità quasi mi scendono le lacrime: non vedo l'ora torni per subire un altro meraviglioso supplizio.
La Premier esce dal bagno. Si è tolta i pantaloni. E' rimasta in camicia, collant (dalla quale traspariva uno slip nero di pizzo) e le stesse scarpe. Si siede sul divano, così da avermi di fronte, e accavalla con sensuale lentezza le gambe. E' bellissima ed algida, una Dea, con quei lunghi capelli biondi che le scendono sulle spalle e questo sguardo sadico che mi rivolge, con la quale si bea di vedermi prostrato e inerme davanti a se, sapendo che può farmi la qualunque.
Si appoggiò alla spalliera del divano, come a rilassarsi, e col piede sospeso, a pochissimi centimetri dalla mia faccia, riprese il gioco della scarpa dondolante quasi cadente.
“Oggi na giornata de visite, de riunioni e incontri interni ed esteri che nun finiva mai...so' sfinita! Aho moo meriterò un po de relax...o no? Merdaccia communista che me dici tu?” mi dice sarcastica roteandomi vicinissimo al viso il piede con la scarpa quasi cadente.
“Oh si mia Divina...certo che ve lo meritate! Voi, mia Divina, vi meritate anche di più. Il vostro umile schiavo merdaccia è qui per il vostro relax..per...perchè possiate sfogarvi su di lui come vorrete!” le rispondo con un filo di voce supplicante mentre come sotto ipnosi seguivo eccitatissimo con gli occhi quel piede che roteava a pochissimo dalla mia bocca.
“Ma che cazzo ne sai tu de lavoro, merdaccia communista...voi communisti non fate ncazzo...siete zecche sanguisuga da sciaccià!” mi rispose sempre sarcastica. Poi improvvisamente mi assesta uno schiaffone che mi fa perdere l'equilibrio. “Arzate stronzo! E rimettiti al tuo posto!” mi urlò “Merdaccia...nun reggi manco na pizza da una femmina...ma che cazzo de uomo sei!?” continuò e scoppia in una grassa risata!
Io godo in silenzio, quel ceffone è stato bellissimo. La Divina, ancora ridendo, piega la testa all'indietro, stende le braccia sulla spalliera e dopo un po' fa cadere la scarpa ormai in bilico sulle punte delle dita. Continua a roteare sensualmente quel piedino scalzo e come si accorge che sto per avvicinarmici per baciarlo, mi dice: “Nun t'azzardà manco a sfiorarmelo senza che te lo ordino io! Nun t'azzardà, nemmeno la mossa devi fare...che te fracco de frustate! Hai capito stronzo!?”
“Si mia Divina...si...chiedo scusa...ma non resisto alla bellezza dei vostri piedi!” le rispondo deferente abbassando la testa.
“Allora stai li a guardarlo! Non devi fare altro! Guardalo e basta!” mi ordina seccata!
Dunque mi punta col suo sguardo sadico e riprende a rotearlo per provocarmi, facendomi vedere la pianta quasi a sfiorarmi il naso e poi la monta con le dita curatissime che una volta si arricciano, un'altra si aprono a ventaglio che sembrano invitarmi a baciarle, succhiarle e leccarle!
Stavo impazzendo di voglia di finire ancora sotto i suoi piedi. Volevo supplicarla, implorarla, di mettermelo in faccia e farselo adorare!
La Divina Giorgia, ad un certo punto, avverte questo mio stato d'animo, così con le dita del piede prima mi sfiora le guance, poi il naso, poi la bocca e gli occhi, e poi, quasi come se avesse compassione del mio desiderio represso, mi dice: “Me lo vorresti adora' vero?”
“Oh si mia Divina...non anelo ad altro...se non anche a servirvi!” le rispondo supplicante
“E magari vorresti pure che te liberassi dar lucchetto er cazzo, così che te lo puoi segà mentre me lecchi i piedi, no?” aggiunge dopo aver sceso il piede nella zona del cazzo e premendo sulla gabbietta.
“Oh...non pretendo pure questo...no, mia Divina...certo però, se...” le rispondo alzando timidamente lo sguardo per incrociare il suo, come per avere una qualche speranza. Ma è un'insolenza che mi costa un altro sonoro ceffone e mentre sono a terra, col piede dove ha ancora la scarpa mi assesta pure un calcio nella pancia che per qualche istante mi toglie il respiro.
“Ma come te permetti ad ave' na pretesa de questa, stronzo!!??” mi urla con gli occhi di fuori, mentre mi rialzo dolorante per rimettermi in posizione. “Come!!?? Tu i piedi me li lecchi perchè me piace a me! Ma quaa merda de cazzo sta ar suo posto e lo usi quanno me va a me, anche per piscià!!...hai capito!? Anche per piscià me devi implorare..pe piscià!! Figurati pe sborrà!!...chiaro pezzo demmerda!!??”
“Si...si...mia Divina, vi chiedo perdono per aver tanto osato sperare...perdono, vostra Divina Grazia! Non succederà più che io sia così insolente...” le rispondo piagnucolante
Quindi, la Premier visibilmente soddisfatta, anche se ancora alterata, si sfila l'altra scarpa, si sistema con le spalle appoggiate ad uno dei braccioli, in modo da stendere le gambe su tutta la seduta del divano, mette i piedi ad incrocio e mi ordina: “Ecco!...a proposito de lecca', lucidami ste scarpe! E fallo bene...sto bianco devè torna' a brillare come quando l'ho messe stammatina...dajè stronzo!”
Così, mentre mi osserva severa, raccolgo una delle scarpe che mi porto ad altezza bocca. Ma prima col naso, chiudendo gli occhi, mi gusto ancora il meraviglioso afrore del suo interno. Poi passo a leccarla in ogni sua parte lentamente ed accuratamente, fino a quando la Divina ne fu soddisfatta e così passo all'altra, facendo la medesima cosa.
Mentre do le ultime leccate a quella scarpa, con la coda dell'occhio noto che la Divina Giorgia si stava sfilando i collant. Tolti completamente, mi fa posare la scarpa, li appallottola, mi afferra per i capelli per avvicinarmi a lei e me li ficca in bocca, spingendomeli, con sadico divertimento, con un piede più in fondo possibile alla gola. Non appena mi vede quasi soffocare, ridendo, me li toglie di bocca e mi ordina: “Adesso vamme a rinfrescà i piedi, che me stanno a bolli'! Da stammatina presto co ste cazzo de calze, d'estate, nun se po' capi' come me cuociono!”
Finalmente, la Divina mi dava i suoi piedi nudi! Non aspettavo altro. Deglutendo, con le pulsazioni a mille dall'emozione e col cazzo che mi stava esplodendo costretto nella gabbietta, mi avvicino ai suoi piedini incrociati, mentre la Divina mi osservava con soddisfatta arroganza, ed inizio ad adorarli alternando annusate e bacetti su quelle bianche e appetitose piante e fra le dita. Mi gusto quel meraviglioso odore di sudore, crema cosmetica e cuoio con gli occhi chiusi e col desiderio di venire che mi faceva stare piacevolmente male!
“La lingua! La lingua devi usà!!” mi sferza, schiaffeggiandomi con un piede, evidentemente stanca di quell'adorazione. Obbedii e, con dolce ingordigia, iniziai a leccarle le piante, i talloni, tra gli interstizi della dita, sulla monta fino alla caviglia. Tornai sulle dita ed una ad una gliele ciucciai, con particolare passione gli alluci che succhiai come stessi facendo un pompino.
La Divina se la gode per un bel po'. Testa all'indietro poggiata sul bracciolo e occhi chiusi con sorriso beffardo. Fino a quando decide di sfilarsi pure gli slip. Poi quasi con ferocia mi riafferra per i capelli e sbattendomi il viso sulla fica calda e bagnata, mi ordina: “Lecca qui adesso! Famme godè! Famme godè come dio comanda o te fracco de frustate, schiavo communista demmerda!
Gliela leccai con la stessa dolce voracità dei piedi. Così abusato dalla mia Divina Signora mi sentivo nell'eden! La feci venire urlando, mentre mi stringeva saldo i ciuffi dei capelli, sia mai mi allontanassi dalla sua fica.
“Oddio ddio ddio...che meraviglia!!” esclama sospirando la Divina dopo l'orgasmo, mentre sprofonda sempre più rilassata su quel divano, allontanandomi da se con un piede. “E bravo il mio schiavo communista demmerda! Allora a qualcosa servite voi communisti, eh?” riprese con arrogante sarcasmo, mentre io intanto, eccitato e impazzito di voglia, mi riposiziono in ginocchio davanti i suoi piedi a massaggiarli per farla rilassare ulteriormente.
Con i suoi divini piedini, morbidi e bianchi, ancora tra le mani, per il desiderio di leccarli ancora e riaverli in faccia, stavo male che mi veniva quasi da piangere. Ma non posso osare fare nulla, oltre quel massaggio, senza che me lo ordinasse perchè rischio la sua ira.
Improvvisamente suona il citofono, che fa ridestare di colpo la Divina Giorgia dal dolce torpore del rilassamento post orgasmo e da massaggio plantare. “Chi cazz'è!!?? Avevo dato ordine perentorio che non volevo essere disturbata fino a stasera!” sbotta. “Risponni! E mandali affanculo!! Muoviti!” mi ordina furiosa! “Si Vostra Divina Grazia, subito!” le dissi.
Risposi al citofono, è Daniela Santanchè.
“Ah Daniela, si...lei si, falla entrare” mi ordina mentre rimette le mutandine.
Segue
sottomesso1966@gmail.com
Improvvisamente sento aprirsi la porta. Da quella prospettiva posso solo vedere entrare, con passo cadenzato, due piedi da donna in collant bianchi, calzati dentro delle dècolletè bianco panna, Slingback First Lady, chiuse a punta davanti e a sola fibbia sui talloni, tacchetto a rocchetto.
Quei piedi si fermano solo un attimo per chiudere la porta, sento lo scatto tipico delle serrature elettriche quelle che si aprono solo a comando in modo che nessuno può aprire la porta all'improvviso. Poi si dirigono decisi verso di me. Al rumore di ogni suo passo il mio cuore, per l'emozione, aumenta i battiti e inizio deglutire.
Si fermano a pochi centimetri dai miei fianchi, Io, piegando più possibile la testa, riesco a vedere per intero la donna. Oh si è Lei! La mia Divina! La premier Giorgia Meloni, in completo tailleur bianco, giacca e pantaloni, gli stessi che si vedono nelle sue apparizioni ufficiali, che col viso contornato dai suoi fluenti capelli biondi e quei suoi occhioni azzurri mi guarda con un ghigno tra l'arrogante e la soddisfazione nel vedermi ridotto a sua pedana poggiapiedi. Il cuore dall'emozione mi batteva all'impazzata, tremavo di paura, ma anche di piacere che era più forte del dolore che mi provocava l'erezione oppressa nella gabbietta.
“Ciao communista demmerda!” esclama sprezzante, in tipica cadenza romanesca, come una sorta di benvenuto. Io la ricambio con lo sguardo, a mostrarle gratitudine per avermi concesso l'onore di finire sotto i suoi piedi e di essere diventato il suo schiavo da abusare. Per farla eccitare di più mi sono inventato un comunista militante. Il desiderio che ho sempre avuto di essere sottomesso e maltrattato da Lei, da questa Donna all'apparenza piccola e dolce, ma in realtà così arrogante, altera e così eroticamente autoritaria, si è finalmente realizzato.
La Premier, la mia Dea e Padrona, si toglie la giacca, che appende alla spalliera della poltrona e si siede piazzandomi le suole delle scarpe, una sulla faccia e l'altra sul ventre, e lo inizia a torturare premendoci il tacco.
Il dolore, fra il cazzo duro che premeva sulle grate della gabbietta e il tacco che scavava nell'ombelico, è fortissimo, ma mitigato dalla passione che ho per Lei. La mia faccia è schiacciata sotto la suola ruvida ed impolverata, che la Divina Giorgia struscia su bocca e naso come si farebbe con uno zerbino. E mentre mi supplizia in questa maniera, con assoluta tranquillità, ignorandomi totalmente, stra lavorando tra computer e telefono.
Dopo un po' toglie il piede dalla mia faccia per accavallare la gamba. Dal piede sospeso sfila la scarpa solo dal lato del calcagno per farla dondolare sulla monta e sulle dita. Lo spettacolo della sensualità con la quale rotea lentamente quel piede dondolando la scarpa, nonostante il dolore per la maggiore pressione del tacco dell'altro sull'addome, è di una goduria indescrivibile. Non so cosa darei per avere quel piede in collant sulla mia faccia, dentro la mia bocca.
Quella scarpa la sfila e poi, appena sembra cadere, la rincalza in continuazione, il tutto mentre parla tranquillamente al cellulare, nelle funzioni di primo ministro. Sembra che mi ignori, come si farebbe con una pedana vera, ma in realtà avverto la sua goduria nell'avermi così, umiliato e sofferente sotto i suoi piedi.
Poi la scarpa mi cade sul collo. Il piede scalzo continua quella sensuale rotazione come se nulla fosse. Io impazzisco ancora di più di piacere a vederlo così, scalzo, inguainato nel collant bianco. Come piega le dita, con le unghia curatissime smaltate di rosso, su e giù o come le apre a ventaglio. Quella pianta rugosa che si fletteva e si allungava. Che mi dava la speranza di poggiarsi sul mio viso, per poi frustramela subito allontanandosi a pochi millimetri dal mio naso.
Dopo un bel po', cambia piede. Accavalla quello ancora con la scarpa e mi piazza sull'addome quello scalzo, regalandomi il ristoro dal tacco che aveva quasi perforato la carne.
Fa lo stesso gioco anche con quella scarpa, fino a farla cadere stavolta sul mio viso, così col piede scalzo. Poi improvvisamente, mette in pausa il cellulare, si piega verso di me. Prende entrambi le scarpe, me le piazza in faccia dalla parte della monta, affinché sorbissi l'afrore del loro interno, mette i piedi sulle suole per tenermele schiacciate sul viso, con naso e bocca dentro, e si rimette a parlare al telefonino.
Nonostante non vedo più niente e faccia fatica a respirare, la goduria dell'odore del sudore dei suoi piedi misto a quello del cuoio, mi fa impazzire ulteriormente. Così come sapermi il viso schiacciato sotto le scarpe dai suoi bellissimi ed implacabili piedi.
Ogni tanto, col movimento delle gambe, una delle scarpe cade. Allora, sempre colloquiando al cellulare, mi da un calcetto sulla guancia sgranando severa gli occhi, alla sua nota maniera, per farmi capire che devo rimettermela in faccia, così che può rimetterci il piede sopra.
Finita la lunga telefonata, si mette a lavorare al pc. Con piedi scosta, con sensuale lentezza una alla volta, le scarpe dal mio viso e ce li piazza sopra con decisione. Adesso ho occhi e bocca coperti da quelle odorose erotiche piante, e solo il naso libero fra i due piedi. Il cazzo durissimo,imprigionato era un misto di dolori e voglia di esplodere per la goduria di questa umiliazione. Quanto l'ho desiderato diventare il suo schiavo da piedi!
Quindi, mentre scrive ignorandomi, prende a strusciarmeli con sensuale lentezza per tutto il viso. Me li alterna prima sul naso, per farmene sentire l'odore di una intera giornata di impegni istituzionali chiusi in quelle scarpe, e poi me li affonda in bocca fino in gola per farmene sentire il sapore di sudore e cuoio. Avverto nettamente come la Divina Premier gode a farmi questo. Non mi da tregua, la mia faccia è ridotta peggio che uno straccio alla mercé di quei piedini dolcissimi e sensuali.
Dopo almeno una mezz'oretta di quel gioco crudele ma goduriosissimo, toglie i piedi dalla mia faccia, china i suoi grandi occhi azzurri verso di me e con un cenno severo mi ordinò: “Rimettimi le scarpe, merdaccia!”. Io eseguo e la Divina si alza e poi mi ordina, col suo tipico tono arrogante in romanesco: “Alzate de lli! Vatte a mettè in ginocchio davanti quer divano e nun te muove' che devo annà a piscià!”
Così, mentre mi piazzo dove mi ha ordinato, la vedo entrare e sparire nel suo bagno privato. Mentre la aspetto in posizione, sono eccitatissimo. Ho il cuore in gola e per la felicità quasi mi scendono le lacrime: non vedo l'ora torni per subire un altro meraviglioso supplizio.
La Premier esce dal bagno. Si è tolta i pantaloni. E' rimasta in camicia, collant (dalla quale traspariva uno slip nero di pizzo) e le stesse scarpe. Si siede sul divano, così da avermi di fronte, e accavalla con sensuale lentezza le gambe. E' bellissima ed algida, una Dea, con quei lunghi capelli biondi che le scendono sulle spalle e questo sguardo sadico che mi rivolge, con la quale si bea di vedermi prostrato e inerme davanti a se, sapendo che può farmi la qualunque.
Si appoggiò alla spalliera del divano, come a rilassarsi, e col piede sospeso, a pochissimi centimetri dalla mia faccia, riprese il gioco della scarpa dondolante quasi cadente.
“Oggi na giornata de visite, de riunioni e incontri interni ed esteri che nun finiva mai...so' sfinita! Aho moo meriterò un po de relax...o no? Merdaccia communista che me dici tu?” mi dice sarcastica roteandomi vicinissimo al viso il piede con la scarpa quasi cadente.
“Oh si mia Divina...certo che ve lo meritate! Voi, mia Divina, vi meritate anche di più. Il vostro umile schiavo merdaccia è qui per il vostro relax..per...perchè possiate sfogarvi su di lui come vorrete!” le rispondo con un filo di voce supplicante mentre come sotto ipnosi seguivo eccitatissimo con gli occhi quel piede che roteava a pochissimo dalla mia bocca.
“Ma che cazzo ne sai tu de lavoro, merdaccia communista...voi communisti non fate ncazzo...siete zecche sanguisuga da sciaccià!” mi rispose sempre sarcastica. Poi improvvisamente mi assesta uno schiaffone che mi fa perdere l'equilibrio. “Arzate stronzo! E rimettiti al tuo posto!” mi urlò “Merdaccia...nun reggi manco na pizza da una femmina...ma che cazzo de uomo sei!?” continuò e scoppia in una grassa risata!
Io godo in silenzio, quel ceffone è stato bellissimo. La Divina, ancora ridendo, piega la testa all'indietro, stende le braccia sulla spalliera e dopo un po' fa cadere la scarpa ormai in bilico sulle punte delle dita. Continua a roteare sensualmente quel piedino scalzo e come si accorge che sto per avvicinarmici per baciarlo, mi dice: “Nun t'azzardà manco a sfiorarmelo senza che te lo ordino io! Nun t'azzardà, nemmeno la mossa devi fare...che te fracco de frustate! Hai capito stronzo!?”
“Si mia Divina...si...chiedo scusa...ma non resisto alla bellezza dei vostri piedi!” le rispondo deferente abbassando la testa.
“Allora stai li a guardarlo! Non devi fare altro! Guardalo e basta!” mi ordina seccata!
Dunque mi punta col suo sguardo sadico e riprende a rotearlo per provocarmi, facendomi vedere la pianta quasi a sfiorarmi il naso e poi la monta con le dita curatissime che una volta si arricciano, un'altra si aprono a ventaglio che sembrano invitarmi a baciarle, succhiarle e leccarle!
Stavo impazzendo di voglia di finire ancora sotto i suoi piedi. Volevo supplicarla, implorarla, di mettermelo in faccia e farselo adorare!
La Divina Giorgia, ad un certo punto, avverte questo mio stato d'animo, così con le dita del piede prima mi sfiora le guance, poi il naso, poi la bocca e gli occhi, e poi, quasi come se avesse compassione del mio desiderio represso, mi dice: “Me lo vorresti adora' vero?”
“Oh si mia Divina...non anelo ad altro...se non anche a servirvi!” le rispondo supplicante
“E magari vorresti pure che te liberassi dar lucchetto er cazzo, così che te lo puoi segà mentre me lecchi i piedi, no?” aggiunge dopo aver sceso il piede nella zona del cazzo e premendo sulla gabbietta.
“Oh...non pretendo pure questo...no, mia Divina...certo però, se...” le rispondo alzando timidamente lo sguardo per incrociare il suo, come per avere una qualche speranza. Ma è un'insolenza che mi costa un altro sonoro ceffone e mentre sono a terra, col piede dove ha ancora la scarpa mi assesta pure un calcio nella pancia che per qualche istante mi toglie il respiro.
“Ma come te permetti ad ave' na pretesa de questa, stronzo!!??” mi urla con gli occhi di fuori, mentre mi rialzo dolorante per rimettermi in posizione. “Come!!?? Tu i piedi me li lecchi perchè me piace a me! Ma quaa merda de cazzo sta ar suo posto e lo usi quanno me va a me, anche per piscià!!...hai capito!? Anche per piscià me devi implorare..pe piscià!! Figurati pe sborrà!!...chiaro pezzo demmerda!!??”
“Si...si...mia Divina, vi chiedo perdono per aver tanto osato sperare...perdono, vostra Divina Grazia! Non succederà più che io sia così insolente...” le rispondo piagnucolante
Quindi, la Premier visibilmente soddisfatta, anche se ancora alterata, si sfila l'altra scarpa, si sistema con le spalle appoggiate ad uno dei braccioli, in modo da stendere le gambe su tutta la seduta del divano, mette i piedi ad incrocio e mi ordina: “Ecco!...a proposito de lecca', lucidami ste scarpe! E fallo bene...sto bianco devè torna' a brillare come quando l'ho messe stammatina...dajè stronzo!”
Così, mentre mi osserva severa, raccolgo una delle scarpe che mi porto ad altezza bocca. Ma prima col naso, chiudendo gli occhi, mi gusto ancora il meraviglioso afrore del suo interno. Poi passo a leccarla in ogni sua parte lentamente ed accuratamente, fino a quando la Divina ne fu soddisfatta e così passo all'altra, facendo la medesima cosa.
Mentre do le ultime leccate a quella scarpa, con la coda dell'occhio noto che la Divina Giorgia si stava sfilando i collant. Tolti completamente, mi fa posare la scarpa, li appallottola, mi afferra per i capelli per avvicinarmi a lei e me li ficca in bocca, spingendomeli, con sadico divertimento, con un piede più in fondo possibile alla gola. Non appena mi vede quasi soffocare, ridendo, me li toglie di bocca e mi ordina: “Adesso vamme a rinfrescà i piedi, che me stanno a bolli'! Da stammatina presto co ste cazzo de calze, d'estate, nun se po' capi' come me cuociono!”
Finalmente, la Divina mi dava i suoi piedi nudi! Non aspettavo altro. Deglutendo, con le pulsazioni a mille dall'emozione e col cazzo che mi stava esplodendo costretto nella gabbietta, mi avvicino ai suoi piedini incrociati, mentre la Divina mi osservava con soddisfatta arroganza, ed inizio ad adorarli alternando annusate e bacetti su quelle bianche e appetitose piante e fra le dita. Mi gusto quel meraviglioso odore di sudore, crema cosmetica e cuoio con gli occhi chiusi e col desiderio di venire che mi faceva stare piacevolmente male!
“La lingua! La lingua devi usà!!” mi sferza, schiaffeggiandomi con un piede, evidentemente stanca di quell'adorazione. Obbedii e, con dolce ingordigia, iniziai a leccarle le piante, i talloni, tra gli interstizi della dita, sulla monta fino alla caviglia. Tornai sulle dita ed una ad una gliele ciucciai, con particolare passione gli alluci che succhiai come stessi facendo un pompino.
La Divina se la gode per un bel po'. Testa all'indietro poggiata sul bracciolo e occhi chiusi con sorriso beffardo. Fino a quando decide di sfilarsi pure gli slip. Poi quasi con ferocia mi riafferra per i capelli e sbattendomi il viso sulla fica calda e bagnata, mi ordina: “Lecca qui adesso! Famme godè! Famme godè come dio comanda o te fracco de frustate, schiavo communista demmerda!
Gliela leccai con la stessa dolce voracità dei piedi. Così abusato dalla mia Divina Signora mi sentivo nell'eden! La feci venire urlando, mentre mi stringeva saldo i ciuffi dei capelli, sia mai mi allontanassi dalla sua fica.
“Oddio ddio ddio...che meraviglia!!” esclama sospirando la Divina dopo l'orgasmo, mentre sprofonda sempre più rilassata su quel divano, allontanandomi da se con un piede. “E bravo il mio schiavo communista demmerda! Allora a qualcosa servite voi communisti, eh?” riprese con arrogante sarcasmo, mentre io intanto, eccitato e impazzito di voglia, mi riposiziono in ginocchio davanti i suoi piedi a massaggiarli per farla rilassare ulteriormente.
Con i suoi divini piedini, morbidi e bianchi, ancora tra le mani, per il desiderio di leccarli ancora e riaverli in faccia, stavo male che mi veniva quasi da piangere. Ma non posso osare fare nulla, oltre quel massaggio, senza che me lo ordinasse perchè rischio la sua ira.
Improvvisamente suona il citofono, che fa ridestare di colpo la Divina Giorgia dal dolce torpore del rilassamento post orgasmo e da massaggio plantare. “Chi cazz'è!!?? Avevo dato ordine perentorio che non volevo essere disturbata fino a stasera!” sbotta. “Risponni! E mandali affanculo!! Muoviti!” mi ordina furiosa! “Si Vostra Divina Grazia, subito!” le dissi.
Risposi al citofono, è Daniela Santanchè.
“Ah Daniela, si...lei si, falla entrare” mi ordina mentre rimette le mutandine.
Segue
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