Dominazione Negli Spogliatoi
di
Kiray_8100
genere
gay
Gli spogliatoi di calcio erano sempre un tripudio di cazzi. Era inevitabile mostrare i propri coglioni di fronte agli altri in una situazione del genere. Loro la prendevano sul ridere, ci scherzavano continuamente, ma io che ero gay, be', per me era diverso e ogni volta dovevo contenermi. Ovviamente dovevo farlo, i miei compagni di squadra avevano zero tolleranza per i "froci" come me.
C'erano tre ragazzi in particolare che mi eccitavano di brutto. Stavano sempre in gruppo, erano i più divertenti della squadra e quelli più attivi sessualmente, sentendo come parlavano di tutte le scopate che avevano fatto.
Il loro "capo" era Bernardo: capelli biondi sfumati, occhi azzurri e una faccia squadrata. Aveva un viso perfetto, anche il naso storto rendeva la sua faccia scopabile. Il suo corpo era sottile, slanciato, i muscoli delle gambe forti e possenti. Si comportava spesso da bulletto, ma nascondeva la sua arroganza dietro una sottile ironia.
Poi c'era Nicola. Le lentiggini e il rossore alle guance risaltavano sul suo volto austero e perennemente accigliato, dando a quella faccia un non so che di buffo, come di chi vuole essere serio ma non ci riesce. Aveva un bel culetto sodo e il cazzo più grande del trio, che spesso gli usciva con la cappella dagli slip.
Infine Leonardo, figlio dell'allenatore. Capelli mori e ricci, labbra rosse e vivide e il mento che rendeva il suo volto leggermente asimmetrico. Timido all'apparenza, ma appena prendeva confidenza diventava simpatico a tutti. Aveva sull'asta del cazzo una strana voglia a forma di teiera. Si divertiva spesso a fare l'elicottero e a infilare il proprio uccello ovunque, purché i buchi non fossero altri maschi.
Loro tre erano i miei preferiti e sognavo spesso di avere tutti e tre i loro cazzi in bocca, contemporaneamente.
Un paio di volte successe che rubassi qualcosa ad uno di loro e lo usassi per segarmi.
Una volta fu il calzino di Nicola, la seconda le mutande di Bernardo; specialmente questa volta fu degna di memoria, perché finalmente riuscì ad esaudire il mio desiderio.
Era giovedì sera. Gli spogliatoi erano per metà vuoti, come era normale che fosse il giovedì. Eravamo in venticinque, tra cui c'era il trio completo. Sta di fatto che quel giorno Bernardo era particolarmente incline a prendermi di mira e, per far ridere i suoi amichetti, cominciò ad insinuare che io fossi veramente "frocio", dato che ero l'unico a non aver mai scopato nel gruppo. Io la presi sul ridere, come era mio solito fare per non destare sospetti, nonostante non era sicuramente una cosa che piaceva farmi sentire dire, ma quella che doveva essere una "semplice" battuta tramutò ben presto in altro.
Bernardo venne da me, mentre io stavo seduto sulla panca a sistemare le ultime cose prima di fare la doccia. Si calò gli slip di fronte al mio viso e presto mi trovai il suo uccello moscio che puntava dritto dritto alla mia bocca. La pelle del suo prepuzio stava sfiorando le mie labbra.
"Allora? Me lo succhi o no, frocio?" Disse, per poi continuare a muovere il suo cazzo sempre più vicino a me.
Il mio volto divenne rosso dall'imbarazzo, non seppi come reagire e distolsi lo sguardo come meglio potei.
"Sei timido per caso?" I suoi amici stavano ridendo a crepapelle, ma forse fui l'unico a notare come nelle sue domande poteva esserci veramente l'intenzione di farselo succhiare.
Dopo pochi secondi si riconciò, andò a dare il cinque ai suoi amici e mi sfotterono per tutto il tempo, ma la scenetta sembrò concludersi lì.
Nell'imbarazzo totale, non mi accorsi che il mio cazzo si era raddrizzato. Dovetti cercare di nasconderlo per fare la doccia, così decisi di andare per ultimo.
Quando finalmente arrivai sotto il getto d'acqua, tutti gli altri se n'erano andati. Uscito dalla doccia, il cazzo continuava a rimanere in tiro e, sotto l'asciugamano, faceva male. Come potevo superare l'idea di aver avuto di fronte a me le palle di uno dei ragazzi a cui dedicai tante mie seghe?
Ritornato a sedere sulla panca decisi di segarmi sul luogo: dovevo levarmi di testa l'idea di essere stato così tanto vicino dal succhiare un grosso e succoso cazzo.
Tolsi l'asciugamano e cominciai a menarmi l'uccello, non prima di essere sicuro che nello spogliatoio non ci fosse rimasto più nessuno. Ripetei sottovoce e in maniera soffocata il nome di Bernardo per eccitami di più e mi stritolai il capezzolo. Ma solo dopo mi accorsi che nella stanza era rimasto un oggetto che mi avrebbe aiutato a godere come volevo veramente: le mutande di Bernardo. Sì, le Calvin Klein nere, quella sera era l'unico a portarle. Le presi in mano, le odorai e sapevano di deodorante, Sauvage, la flagranza di Bernardo. Le attorcigliai attorno al cazzo e presi e masturbarmi dolcemente, e poi sempre più forte, sempre di più. Chiusi gli occhi e mi immaginai il suo cazzo dentro di me. Fui così assorto in quei pensieri da non accorgermi che lui era proprio davanti a me: il flash del suo cellulare mi aveva riportato alla realtà.
"Bella mossa, coglione" Disse, mentre io cominciai ad impanicare. "Cosa succede se ora pubblico la foto?"
Mi sfilai di dosso le mutande di Bernardo: un rivolo di liquido preseminale le avevano insozzate.
"Ridammele, frocio" Me le carpì dalle mani solo per fare una faccia disgustata. "Cosa hai da dire a tua discolpa, brutto ricchione?"
Balbettai, mentre cercai di nascondere l'uccello dietro le mani. Perché avevo commesso un'azione così stupida?
"Ragazzi, venite dentro." Gridò, voltandosi verso la porta "Dobbiamo dare una lezione a questo stronzo."
Nello spogliatoio entrarono Nicola e Leonardo, con il loro solito sorriso beffardo in volto.
"Allora" Cominciò Leonardo. "Che ne facciamo di lui?"
"Be', mi sembra ovvio" La voce di Nicola gracchiava con fare vincente. "Pubblichiamo la foto e sputtaniamolo."
"No, io ho un'altra idea" Bernardo mi guardò come un leone che si sta per avventare su una gazzella "Vai a fare la doccia. Subito! Sei sporco."
Non capivo, ma quell'ordine aveva tutta l'aria di sembrare una minaccia, e corsi subito nelle docce. Aprì l'acqua e cominciai a lavarmi.
"Ricordati del sapone" Mi dissero da dietro. "Sfregalo bene, specialmente nel culo."
Continuavo a rimanere perplesso. Presi il bagnoschiuma e me lo sfregai addosso. Arrivai al culo e infilai l'indice e il medio tra le natiche.
"Sì, così... Continua, non fermarti."
Eseguì. Mi voltai un attimo per vedere i miei sequestratori. Erano tutte e tre nudi! E si stavano segando mentre assistevano allo spettacolo!
"Ti ho detto di non fermarti." Bernardo pareva infastidito. "Ora subirai una punizione."
Fu così che si avvicinò a me da dietro, mi appiccicò la faccia contro le piastrelle del muro e comincio a sbattere il suo turgido cazzo sulle mie natiche, creando umidi schiocchi.
"Ora tu prenderai il mio cazzo nel culo e poi farai lo stesso con Nicola e Leonardo, ok?"
Non risposi, non potevo mica dirgli di no.
Cominciò dalla punta ma, grazie al sapone, in pochi secondi il suo cazzo si trovava tutto dentro di me. Era doloroso, ma stranamente confortevole e caldo.
"Lo senti, puttana?"
Il suo cazzo entrava e usciva a ritmo sostenuto, le sue palle sbattevano contro le mie cosce. Gemei, mentre rompeva il mio povero buco del culo, prima di allora vergine. Poi sborrò dentro di me e sentì il suo bollente getto pervadermi tutto il retto. Orgasmai in sintonia con lui.
Si sfilò da me e le gocce di sperma caddero dal mio culo allo scarico.
"A chi tocca?" Chiese ai suoi amici, mentre continuava a tastarsi l'uccello.
Nicola si fece avanti. Il suo cazzo era troppo grosso per il mio innocente culo. Sarà stato lungo almeno quanto il mio avambraccio!
"Ma prima voglio fare una cosa." Si avvicinò a me e si inginocchiò per avere il naso vicino al mio buchino. Prese a leccarlo, mosse la lingua a mo' di centrifuga e afferrò le mie palle per stritolarle. Non potei che lanciare un grido soffocato, non so se di dolore o di piacere.
"E ora la parte più bella" Si alzò e prese a sculacciarmi le chiappe. Sbatté il suo cazzo sulla mia schiena, come un tamburo di guerra, e poi, senza la delicatezza di Bernardo, lo infilò tutto dentro.
Mi strinsi alle sue braccia come meglio potevo: doloroso, decisamente troppo, ma non volevo smettere. Mi sbatté contro il muro come una cagna schifosa, potevo sentire tutto il suo cazzo stimolarmi la prostata. Non durò molto e, dopo due minuti, mi sborrò dentro. Un flusso di spermini riempì il mio culo fino all'orlo. La mia faccia, vista da un altro, era tramutata in un'espressione di estati completa.
Quando venne il turno di Leonardo non opposi manco più resistenza e, anzi, lo spinsi a me per avere il suo "cazzo teiera" dentro di me il prima possibile. Afferrò la mia gola con la mano destra e con la sinistra apri le mie chiappe per far meglio entrare l'uccello nel mio ano. Oramai questo era diventato rosso e turgido, ma avrebbe preso tanti altri cazzi ancora se avesse voluto. Potevo sentire il cazzo di Leonardo creare viscidi rumori immerso com'era nella sborra dei suoi amici. Nel mio culo c'era rimasto solo sperma e Leonardo non fece altro che rincarare la dose. Quando venne, le mie gambe tremarono e caddi al suolo. I miei occhi vagavano per la stanza, confusi e offuscati.
"Guardate il suo cazzo!" Disse uno di loro "Sta per esplodere!"
"Nicola, vuoi per caso fargli un pompino?"
"Dovrebbe essere lui a farcene uno. Abbiamo saziato solo il suo culo d'altronde, mica il suo stomaco."
"Così sia."
Ero ancora stordito quando infilarono tutti e tre i loro cazzi insieme nella mia piccola e poco spaziosa bocca. Sentivo come si toccavano tra di loro, facevano a gara a chi arrivava più in profondità. La mia lingua si mosse quasi automaticamente per tastare il sapore dei loro glandi.
Il primo a venire fu Bernardo, poi Leonardo e infine Nicola che, ora che aveva tutta la bocca per sé, afferrò con tutta la potenza in corpo la mia testa per sprofondarla interamente nelle sue palle, tant'è che il suo scroto grondò di tutta la sborra del trio.
Avevo i rivoli di sperma che sbavavano dalla mia bocca. Gentilmente, Bernardo mi chiuse la bocca e mi fece ingoiare. Aveva un sapore decisamente forte, ma scaldò il mio stomaco quanto bastava per contrastare il getto della doccia che oramai si era fatto freddo.
Quando i miei occhi tornarono a vedere come si deve, il trio era scomparso. Ero rimasto nudo, accovacciato in un angolo della doccia. Sfiorai l'uccello di poco, lo afferrai e manco lo smanettai per tre volte che di già la sborra si era riversata tutta sul mio petto.
Era successo veramente. Mi avevano dominato e cavalcato come la loro troia serva. Mi asciugai e mi rivestì con la mente piena di emozioni e pensieri.
Da quel giorno capì che sarei stato di loro proprietà per sempre.
C'erano tre ragazzi in particolare che mi eccitavano di brutto. Stavano sempre in gruppo, erano i più divertenti della squadra e quelli più attivi sessualmente, sentendo come parlavano di tutte le scopate che avevano fatto.
Il loro "capo" era Bernardo: capelli biondi sfumati, occhi azzurri e una faccia squadrata. Aveva un viso perfetto, anche il naso storto rendeva la sua faccia scopabile. Il suo corpo era sottile, slanciato, i muscoli delle gambe forti e possenti. Si comportava spesso da bulletto, ma nascondeva la sua arroganza dietro una sottile ironia.
Poi c'era Nicola. Le lentiggini e il rossore alle guance risaltavano sul suo volto austero e perennemente accigliato, dando a quella faccia un non so che di buffo, come di chi vuole essere serio ma non ci riesce. Aveva un bel culetto sodo e il cazzo più grande del trio, che spesso gli usciva con la cappella dagli slip.
Infine Leonardo, figlio dell'allenatore. Capelli mori e ricci, labbra rosse e vivide e il mento che rendeva il suo volto leggermente asimmetrico. Timido all'apparenza, ma appena prendeva confidenza diventava simpatico a tutti. Aveva sull'asta del cazzo una strana voglia a forma di teiera. Si divertiva spesso a fare l'elicottero e a infilare il proprio uccello ovunque, purché i buchi non fossero altri maschi.
Loro tre erano i miei preferiti e sognavo spesso di avere tutti e tre i loro cazzi in bocca, contemporaneamente.
Un paio di volte successe che rubassi qualcosa ad uno di loro e lo usassi per segarmi.
Una volta fu il calzino di Nicola, la seconda le mutande di Bernardo; specialmente questa volta fu degna di memoria, perché finalmente riuscì ad esaudire il mio desiderio.
Era giovedì sera. Gli spogliatoi erano per metà vuoti, come era normale che fosse il giovedì. Eravamo in venticinque, tra cui c'era il trio completo. Sta di fatto che quel giorno Bernardo era particolarmente incline a prendermi di mira e, per far ridere i suoi amichetti, cominciò ad insinuare che io fossi veramente "frocio", dato che ero l'unico a non aver mai scopato nel gruppo. Io la presi sul ridere, come era mio solito fare per non destare sospetti, nonostante non era sicuramente una cosa che piaceva farmi sentire dire, ma quella che doveva essere una "semplice" battuta tramutò ben presto in altro.
Bernardo venne da me, mentre io stavo seduto sulla panca a sistemare le ultime cose prima di fare la doccia. Si calò gli slip di fronte al mio viso e presto mi trovai il suo uccello moscio che puntava dritto dritto alla mia bocca. La pelle del suo prepuzio stava sfiorando le mie labbra.
"Allora? Me lo succhi o no, frocio?" Disse, per poi continuare a muovere il suo cazzo sempre più vicino a me.
Il mio volto divenne rosso dall'imbarazzo, non seppi come reagire e distolsi lo sguardo come meglio potei.
"Sei timido per caso?" I suoi amici stavano ridendo a crepapelle, ma forse fui l'unico a notare come nelle sue domande poteva esserci veramente l'intenzione di farselo succhiare.
Dopo pochi secondi si riconciò, andò a dare il cinque ai suoi amici e mi sfotterono per tutto il tempo, ma la scenetta sembrò concludersi lì.
Nell'imbarazzo totale, non mi accorsi che il mio cazzo si era raddrizzato. Dovetti cercare di nasconderlo per fare la doccia, così decisi di andare per ultimo.
Quando finalmente arrivai sotto il getto d'acqua, tutti gli altri se n'erano andati. Uscito dalla doccia, il cazzo continuava a rimanere in tiro e, sotto l'asciugamano, faceva male. Come potevo superare l'idea di aver avuto di fronte a me le palle di uno dei ragazzi a cui dedicai tante mie seghe?
Ritornato a sedere sulla panca decisi di segarmi sul luogo: dovevo levarmi di testa l'idea di essere stato così tanto vicino dal succhiare un grosso e succoso cazzo.
Tolsi l'asciugamano e cominciai a menarmi l'uccello, non prima di essere sicuro che nello spogliatoio non ci fosse rimasto più nessuno. Ripetei sottovoce e in maniera soffocata il nome di Bernardo per eccitami di più e mi stritolai il capezzolo. Ma solo dopo mi accorsi che nella stanza era rimasto un oggetto che mi avrebbe aiutato a godere come volevo veramente: le mutande di Bernardo. Sì, le Calvin Klein nere, quella sera era l'unico a portarle. Le presi in mano, le odorai e sapevano di deodorante, Sauvage, la flagranza di Bernardo. Le attorcigliai attorno al cazzo e presi e masturbarmi dolcemente, e poi sempre più forte, sempre di più. Chiusi gli occhi e mi immaginai il suo cazzo dentro di me. Fui così assorto in quei pensieri da non accorgermi che lui era proprio davanti a me: il flash del suo cellulare mi aveva riportato alla realtà.
"Bella mossa, coglione" Disse, mentre io cominciai ad impanicare. "Cosa succede se ora pubblico la foto?"
Mi sfilai di dosso le mutande di Bernardo: un rivolo di liquido preseminale le avevano insozzate.
"Ridammele, frocio" Me le carpì dalle mani solo per fare una faccia disgustata. "Cosa hai da dire a tua discolpa, brutto ricchione?"
Balbettai, mentre cercai di nascondere l'uccello dietro le mani. Perché avevo commesso un'azione così stupida?
"Ragazzi, venite dentro." Gridò, voltandosi verso la porta "Dobbiamo dare una lezione a questo stronzo."
Nello spogliatoio entrarono Nicola e Leonardo, con il loro solito sorriso beffardo in volto.
"Allora" Cominciò Leonardo. "Che ne facciamo di lui?"
"Be', mi sembra ovvio" La voce di Nicola gracchiava con fare vincente. "Pubblichiamo la foto e sputtaniamolo."
"No, io ho un'altra idea" Bernardo mi guardò come un leone che si sta per avventare su una gazzella "Vai a fare la doccia. Subito! Sei sporco."
Non capivo, ma quell'ordine aveva tutta l'aria di sembrare una minaccia, e corsi subito nelle docce. Aprì l'acqua e cominciai a lavarmi.
"Ricordati del sapone" Mi dissero da dietro. "Sfregalo bene, specialmente nel culo."
Continuavo a rimanere perplesso. Presi il bagnoschiuma e me lo sfregai addosso. Arrivai al culo e infilai l'indice e il medio tra le natiche.
"Sì, così... Continua, non fermarti."
Eseguì. Mi voltai un attimo per vedere i miei sequestratori. Erano tutte e tre nudi! E si stavano segando mentre assistevano allo spettacolo!
"Ti ho detto di non fermarti." Bernardo pareva infastidito. "Ora subirai una punizione."
Fu così che si avvicinò a me da dietro, mi appiccicò la faccia contro le piastrelle del muro e comincio a sbattere il suo turgido cazzo sulle mie natiche, creando umidi schiocchi.
"Ora tu prenderai il mio cazzo nel culo e poi farai lo stesso con Nicola e Leonardo, ok?"
Non risposi, non potevo mica dirgli di no.
Cominciò dalla punta ma, grazie al sapone, in pochi secondi il suo cazzo si trovava tutto dentro di me. Era doloroso, ma stranamente confortevole e caldo.
"Lo senti, puttana?"
Il suo cazzo entrava e usciva a ritmo sostenuto, le sue palle sbattevano contro le mie cosce. Gemei, mentre rompeva il mio povero buco del culo, prima di allora vergine. Poi sborrò dentro di me e sentì il suo bollente getto pervadermi tutto il retto. Orgasmai in sintonia con lui.
Si sfilò da me e le gocce di sperma caddero dal mio culo allo scarico.
"A chi tocca?" Chiese ai suoi amici, mentre continuava a tastarsi l'uccello.
Nicola si fece avanti. Il suo cazzo era troppo grosso per il mio innocente culo. Sarà stato lungo almeno quanto il mio avambraccio!
"Ma prima voglio fare una cosa." Si avvicinò a me e si inginocchiò per avere il naso vicino al mio buchino. Prese a leccarlo, mosse la lingua a mo' di centrifuga e afferrò le mie palle per stritolarle. Non potei che lanciare un grido soffocato, non so se di dolore o di piacere.
"E ora la parte più bella" Si alzò e prese a sculacciarmi le chiappe. Sbatté il suo cazzo sulla mia schiena, come un tamburo di guerra, e poi, senza la delicatezza di Bernardo, lo infilò tutto dentro.
Mi strinsi alle sue braccia come meglio potevo: doloroso, decisamente troppo, ma non volevo smettere. Mi sbatté contro il muro come una cagna schifosa, potevo sentire tutto il suo cazzo stimolarmi la prostata. Non durò molto e, dopo due minuti, mi sborrò dentro. Un flusso di spermini riempì il mio culo fino all'orlo. La mia faccia, vista da un altro, era tramutata in un'espressione di estati completa.
Quando venne il turno di Leonardo non opposi manco più resistenza e, anzi, lo spinsi a me per avere il suo "cazzo teiera" dentro di me il prima possibile. Afferrò la mia gola con la mano destra e con la sinistra apri le mie chiappe per far meglio entrare l'uccello nel mio ano. Oramai questo era diventato rosso e turgido, ma avrebbe preso tanti altri cazzi ancora se avesse voluto. Potevo sentire il cazzo di Leonardo creare viscidi rumori immerso com'era nella sborra dei suoi amici. Nel mio culo c'era rimasto solo sperma e Leonardo non fece altro che rincarare la dose. Quando venne, le mie gambe tremarono e caddi al suolo. I miei occhi vagavano per la stanza, confusi e offuscati.
"Guardate il suo cazzo!" Disse uno di loro "Sta per esplodere!"
"Nicola, vuoi per caso fargli un pompino?"
"Dovrebbe essere lui a farcene uno. Abbiamo saziato solo il suo culo d'altronde, mica il suo stomaco."
"Così sia."
Ero ancora stordito quando infilarono tutti e tre i loro cazzi insieme nella mia piccola e poco spaziosa bocca. Sentivo come si toccavano tra di loro, facevano a gara a chi arrivava più in profondità. La mia lingua si mosse quasi automaticamente per tastare il sapore dei loro glandi.
Il primo a venire fu Bernardo, poi Leonardo e infine Nicola che, ora che aveva tutta la bocca per sé, afferrò con tutta la potenza in corpo la mia testa per sprofondarla interamente nelle sue palle, tant'è che il suo scroto grondò di tutta la sborra del trio.
Avevo i rivoli di sperma che sbavavano dalla mia bocca. Gentilmente, Bernardo mi chiuse la bocca e mi fece ingoiare. Aveva un sapore decisamente forte, ma scaldò il mio stomaco quanto bastava per contrastare il getto della doccia che oramai si era fatto freddo.
Quando i miei occhi tornarono a vedere come si deve, il trio era scomparso. Ero rimasto nudo, accovacciato in un angolo della doccia. Sfiorai l'uccello di poco, lo afferrai e manco lo smanettai per tre volte che di già la sborra si era riversata tutta sul mio petto.
Era successo veramente. Mi avevano dominato e cavalcato come la loro troia serva. Mi asciugai e mi rivestì con la mente piena di emozioni e pensieri.
Da quel giorno capì che sarei stato di loro proprietà per sempre.
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