La bocca perversa della giovane Serena
di
Angelo B
genere
prime esperienze
Rimini. Caldo, sabbia, odore di mare e di corpi sudati.
Io, Angelo, 59 anni, maturo, stanco di mezze parole. In vacanza, solo.
Poi… Serena.
Canottiera trasparente, senza reggiseno. Tette libere. Sedere da morire.
Occhi da troia consapevole.
Mi si piazza accanto al bar sulla spiaggia e mi guarda.
— Te lo sento addosso, sai? — dice lei, sorridendo. — Il tuo cazzo mi ha guardata prima ancora dei tuoi occhi.
Resto in silenzio. Lei si lecca il labbro superiore.
— Lo vuoi in bocca? — domando, basso, diretto.
— Se non me lo ficchi dentro adesso, ti spoglio qui davanti a tutti.
Non avevo mai avuto una ragazza così. E lei non aveva mai avuto un uomo come me.
•
In camera, in piedi davanti a me, si sfila gli shorts. Niente mutandine.
La fica già bagnata. Mi guarda, si inginocchia.
— Togliti tutto. E fammelo in gola. Ma forte, eh. Non farmi la carità.
Mi abbasso i pantaloni. Il mio cazzo è duro da far male.
— Mmm… che razza di bastone… quanto me lo sbatti?
— Te lo ficco fino a fartelo sentire nello stomaco.
Lei ride. Poi lo prende.
Lo bacia. Lo succhia. Se lo fa scivolare in gola, sbavando, gorgogliando.
— Così… scopami la bocca, vecchio porco… — mugola, mentre si schiaffeggia la lingua con la cappella.
— Sei una troia nata. Una bocca da rovina.
— Sì, rovina tutto… fammi sborrare la gola… ma prima… fammi sentire la lingua tra le cosce.
•
La stendo sul letto. Gambe aperte. Le passo due dita nella fessura.
La sento calda, viva, zuppa.
— Mamma mia quanto sei bagnata.
— Ti aspettavo. Era da stamattina che non me la toccavo per darla solo a te.
Le infilo la lingua. Le faccio vibrare il clitoride, leccandole la fica mentre lei si tira i capezzoli e geme.
— Più giù… leccami il culo adesso. Fallo. Non smettere.
Eseguo. Il suo sapore mi fa impazzire.
Poi la faccio girare a quattro zampe. Le batto il culo.
— Così si apre la troia… adesso te lo pianto dentro.
— Spaccami. Fammi male. Fammi urlare. Distruggimi la fica!
Glielo infilo con uno spintone. Lei urla, si inarca, mi chiede altro.
— Dai… spingi… sbattimi come una puttana… tienimi i capelli!
La prendo per la testa, la scopo come un toro.
Le dita nel culo, la lingua sulla schiena, il cazzo che entra e sbatte.
— Me lo senti tutto, troia?
— Sììì, lo sento fino al cuore… mi fai godere da impazzire!
La sento tremare. Viene. Squirtando. Ma non basta.
Mi fermo, la afferro per il viso.
— Apri la bocca. Vieni a prenderti la tua dose.
— Vieni. Vieni su di me. Riempimi la faccia. Fammi tua.
Mi siedo. Lei si mette in ginocchio. Si sbatte il cazzo sulla lingua, lo lecca, lo massaggia.
Io sborro. Forte. Tanto. Tutto.
Le viene addosso, sulla lingua, sulle guance, sul naso.
Lei si spalma tutto, sorridendo.
— Lo sai che domani lo voglio nel culo, vero?
•
Epilogo – Serena, la rovina perfetta
Abbiamo continuato per giorni.
Culo, bocca, fica, ovunque. In spiaggia, in camera, in macchina.
Serena era insaziabile. Una piccola ninfomane travestita da turista.
Ogni sera mi diceva:
— Ti svuoterò le palle finché non avrai più niente da darmi. Ma ti farò godere come nessuna.
E aveva ragione.
Quella bocca mi ha risucchiato tutto.
Serena non era solo una scopata estiva. Era un tornado.
E io? Io l’ho lasciata distruggermi con piacere.
Perché certe troie non si dimenticano.
Si portano dentro.
Come cicatrici che fanno sorridere.
Io, Angelo, 59 anni, maturo, stanco di mezze parole. In vacanza, solo.
Poi… Serena.
Canottiera trasparente, senza reggiseno. Tette libere. Sedere da morire.
Occhi da troia consapevole.
Mi si piazza accanto al bar sulla spiaggia e mi guarda.
— Te lo sento addosso, sai? — dice lei, sorridendo. — Il tuo cazzo mi ha guardata prima ancora dei tuoi occhi.
Resto in silenzio. Lei si lecca il labbro superiore.
— Lo vuoi in bocca? — domando, basso, diretto.
— Se non me lo ficchi dentro adesso, ti spoglio qui davanti a tutti.
Non avevo mai avuto una ragazza così. E lei non aveva mai avuto un uomo come me.
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In camera, in piedi davanti a me, si sfila gli shorts. Niente mutandine.
La fica già bagnata. Mi guarda, si inginocchia.
— Togliti tutto. E fammelo in gola. Ma forte, eh. Non farmi la carità.
Mi abbasso i pantaloni. Il mio cazzo è duro da far male.
— Mmm… che razza di bastone… quanto me lo sbatti?
— Te lo ficco fino a fartelo sentire nello stomaco.
Lei ride. Poi lo prende.
Lo bacia. Lo succhia. Se lo fa scivolare in gola, sbavando, gorgogliando.
— Così… scopami la bocca, vecchio porco… — mugola, mentre si schiaffeggia la lingua con la cappella.
— Sei una troia nata. Una bocca da rovina.
— Sì, rovina tutto… fammi sborrare la gola… ma prima… fammi sentire la lingua tra le cosce.
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La stendo sul letto. Gambe aperte. Le passo due dita nella fessura.
La sento calda, viva, zuppa.
— Mamma mia quanto sei bagnata.
— Ti aspettavo. Era da stamattina che non me la toccavo per darla solo a te.
Le infilo la lingua. Le faccio vibrare il clitoride, leccandole la fica mentre lei si tira i capezzoli e geme.
— Più giù… leccami il culo adesso. Fallo. Non smettere.
Eseguo. Il suo sapore mi fa impazzire.
Poi la faccio girare a quattro zampe. Le batto il culo.
— Così si apre la troia… adesso te lo pianto dentro.
— Spaccami. Fammi male. Fammi urlare. Distruggimi la fica!
Glielo infilo con uno spintone. Lei urla, si inarca, mi chiede altro.
— Dai… spingi… sbattimi come una puttana… tienimi i capelli!
La prendo per la testa, la scopo come un toro.
Le dita nel culo, la lingua sulla schiena, il cazzo che entra e sbatte.
— Me lo senti tutto, troia?
— Sììì, lo sento fino al cuore… mi fai godere da impazzire!
La sento tremare. Viene. Squirtando. Ma non basta.
Mi fermo, la afferro per il viso.
— Apri la bocca. Vieni a prenderti la tua dose.
— Vieni. Vieni su di me. Riempimi la faccia. Fammi tua.
Mi siedo. Lei si mette in ginocchio. Si sbatte il cazzo sulla lingua, lo lecca, lo massaggia.
Io sborro. Forte. Tanto. Tutto.
Le viene addosso, sulla lingua, sulle guance, sul naso.
Lei si spalma tutto, sorridendo.
— Lo sai che domani lo voglio nel culo, vero?
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Epilogo – Serena, la rovina perfetta
Abbiamo continuato per giorni.
Culo, bocca, fica, ovunque. In spiaggia, in camera, in macchina.
Serena era insaziabile. Una piccola ninfomane travestita da turista.
Ogni sera mi diceva:
— Ti svuoterò le palle finché non avrai più niente da darmi. Ma ti farò godere come nessuna.
E aveva ragione.
Quella bocca mi ha risucchiato tutto.
Serena non era solo una scopata estiva. Era un tornado.
E io? Io l’ho lasciata distruggermi con piacere.
Perché certe troie non si dimenticano.
Si portano dentro.
Come cicatrici che fanno sorridere.
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