Campeggio!
di
CD2010
genere
dominazione
Non riuscivo a dormire. E non era per il caldo, o per il materassino scomodo. Era lei.
Chiara, la cugina di Raffaele, colui che aveva organizzato un campeggio.
Da quando l’avevo vista uscire dalla doccia della piscina, con i capelli umidi che le scendevano sulla schiena e quella leggerezza addosso, non ero più riuscito a togliermela dalla testa.
Così sono uscito dalla mia tenda, scalzo, in felpa e pantaloncini, e mi sono avvicinato alla sua.
Ho bussato piano sul telo. «Chiara? Sei sveglia?»
«Sì… entra pure», ha risposto con la sua voce morbida.
Ho sollevato il telo e l’ho vista. Seduta a gambe incrociate sul materassino, canottiera chiara, shorts leggeri, pelle luminosa nella luce debole della torcia. Mi ha sorriso. E quel sorriso mi ha tolto il respiro.
Mi sono seduto accanto a lei, cercando di sembrare tranquillo. Abbiamo chiacchierato, riso piano. Sembrava tutto normale, ma ogni fibra del mio corpo era tesa.
A un certo punto, senza pensarci troppo, le ho sfiorato il ginocchio con le dita. Un gesto piccolo. Ma il suo respiro è cambiato. Lì ho capito.
«Posso?» le ho chiesto.
Lei ha annuito.
Le mie dita sono salite lungo la sua coscia, lente, trattenute. Mi sono avvicinato. Le nostre bocche si sono sfiorate come se ci stessimo raccontando un segreto. E poi l’ho baciata.
Prima con dolcezza, poi con tutta la fame che avevo dentro.
Lei mi ha tirato verso di sé, e non c’era più modo di tornare indietro.
La canottiera le è scivolata via quasi da sola, e sotto… era tutta pelle da esplorare. Ho lasciato che la mia bocca la cercasse ovunque: collo, clavicole, petto.
Lei gemeva piano, e io avevo l’impressione di impazzire.
Quando mi ha toccato sotto la cintura, ho sentito il mio respiro rompersi.
Non c’era più tempo per esitare. I vestiti sono caduti, uno dopo l’altro, come foglie.
L’ho guardata un attimo prima di entrare in lei. Volevo ricordarmi esattamente quel momento. Il suo sguardo, il suo corpo aperto al mio, il modo in cui sembrava aspettarmi da sempre.
Non appena è rimasta nuda sotto di me, l’ho guardata negli occhi. Aveva un seno mozzafiato. Piccole tette ma rotondo come un cerchio, una vagina depilata, stretta come se nessuno gliel’avesse mai aperta.
Mi sono posizionato sopra di lei, in mezzo alle sue gambe aperte, e ho sfiorato la sua entrata con la punta del mio cazzo, tutto in modo lento, provocandola, facendola ansimare.
Lei ha alzato il bacino per cercarmi. Non diceva una parola, ma il suo corpo mi implorava: entra. Adesso.
E l’ho fatto.
glielo misi dentro di lei tutto d’un colpo.
Un gemito le è uscito dalle labbra.
Calda. Stretta. Bagnata in un modo che mi ha fatto perdere il controllo.
Ho cominciato a muovermi dentro di lei con un ritmo profondo, costante, sentendo il suo corpo accogliermi, stringermi, come se volesse imprigionarmi lì.
Lei aveva le gambe intorno alla mia vita, ma più mi spingevo dentro di lei, più le apriva, completamente senza vergogna, senza timore.
Le sue mani erano sulle mie anche, mi guidava. Mi voleva più forte, più veloce. E io glielo davo.
A quel punto non c’era più niente di trattenuto. Il suono del nostro sesso riempiva la tenda: pelle che schiaffeggia pelle, fiato caldo, gemiti trattenuti a fatica.
L’ho presa per i polsi, li ho bloccati sopra la sua testa, e l’ho guardata mentre la scopavo.
I suoi occhi erano socchiusi, la bocca socchiusa, il viso arrossato.
Le ho sussurrato contro l’orecchio, a voce bassa:
«Girati.»
Lei ha aperto gli occhi. Mi ha fissato per un attimo, poi ha sorriso, senza dire nulla.
Si è voltata. Si è messa a quattro zampe, piano, come se sapesse esattamente cosa volevo — e lo volesse anche lei.
La vista mi ha fatto perdere un battito.
La curva della sua schiena, i fianchi nudi, il sesso già aperto e bagnato, pronto per me.
Mi sono inginocchiato dietro di lei, le ho passato una mano lungo la schiena, scivolando giù fino ai glutei.
Poi l’ho afferrata con decisione. Gli leccai fessa e ano.
Sono entrato di nuovo, da dietro, profondo, tutto in una volta. Lei ha gemuto forte, la testa che cadeva in avanti mentre il suo corpo mi accoglieva senza resistenza.
Le mie mani sulle sue anche la guidavano
L’ho tirata leggermente per i capelli, solo per sentire il suo collo tendersi, per vedere il viso sconvolto dal piacere.
La sua pelle era bollente, e io… al limite.
Ho spinto più a fondo.
Più forte.
Fino a quando non l’ho sentita tremare, le ginocchia che cedevano.
E mentre lei stava per venire, io sono esploso dentro di lei con un ringhio basso, trattenuto, affondando ancora, senza freni.
Per un attimo, siamo rimasti immobili.
Lei, piegata in avanti, con me ancora dentro.
Io, sopra di lei, il fiato rotto, le mani che le accarezzavano la schiena come se stessi ancora cercando di trattenerla.
Era mia.
In quel momento, lo era completamente
Quando lo tolsi iniziò a colare sperma dal culo gocciolando sul suo materassino e sporcandole la vagina. Gli dissì
«Pulisci la cappella», mi guardò negli occhi mentre afferrò il pene leccando la cappella pulendola dallo sperma rimasto.
Finalmente… dopo un anno l’avevo sottomessa… l’avevo aperta con suo cugino nelle vicinanze. Finalmente aveva preso il mio pene ovunque.
Rimasi per un po’ nella sua tenda, nudi e sudati con il materassino sporco tra sperma e squirt.
Chiara, la cugina di Raffaele, colui che aveva organizzato un campeggio.
Da quando l’avevo vista uscire dalla doccia della piscina, con i capelli umidi che le scendevano sulla schiena e quella leggerezza addosso, non ero più riuscito a togliermela dalla testa.
Così sono uscito dalla mia tenda, scalzo, in felpa e pantaloncini, e mi sono avvicinato alla sua.
Ho bussato piano sul telo. «Chiara? Sei sveglia?»
«Sì… entra pure», ha risposto con la sua voce morbida.
Ho sollevato il telo e l’ho vista. Seduta a gambe incrociate sul materassino, canottiera chiara, shorts leggeri, pelle luminosa nella luce debole della torcia. Mi ha sorriso. E quel sorriso mi ha tolto il respiro.
Mi sono seduto accanto a lei, cercando di sembrare tranquillo. Abbiamo chiacchierato, riso piano. Sembrava tutto normale, ma ogni fibra del mio corpo era tesa.
A un certo punto, senza pensarci troppo, le ho sfiorato il ginocchio con le dita. Un gesto piccolo. Ma il suo respiro è cambiato. Lì ho capito.
«Posso?» le ho chiesto.
Lei ha annuito.
Le mie dita sono salite lungo la sua coscia, lente, trattenute. Mi sono avvicinato. Le nostre bocche si sono sfiorate come se ci stessimo raccontando un segreto. E poi l’ho baciata.
Prima con dolcezza, poi con tutta la fame che avevo dentro.
Lei mi ha tirato verso di sé, e non c’era più modo di tornare indietro.
La canottiera le è scivolata via quasi da sola, e sotto… era tutta pelle da esplorare. Ho lasciato che la mia bocca la cercasse ovunque: collo, clavicole, petto.
Lei gemeva piano, e io avevo l’impressione di impazzire.
Quando mi ha toccato sotto la cintura, ho sentito il mio respiro rompersi.
Non c’era più tempo per esitare. I vestiti sono caduti, uno dopo l’altro, come foglie.
L’ho guardata un attimo prima di entrare in lei. Volevo ricordarmi esattamente quel momento. Il suo sguardo, il suo corpo aperto al mio, il modo in cui sembrava aspettarmi da sempre.
Non appena è rimasta nuda sotto di me, l’ho guardata negli occhi. Aveva un seno mozzafiato. Piccole tette ma rotondo come un cerchio, una vagina depilata, stretta come se nessuno gliel’avesse mai aperta.
Mi sono posizionato sopra di lei, in mezzo alle sue gambe aperte, e ho sfiorato la sua entrata con la punta del mio cazzo, tutto in modo lento, provocandola, facendola ansimare.
Lei ha alzato il bacino per cercarmi. Non diceva una parola, ma il suo corpo mi implorava: entra. Adesso.
E l’ho fatto.
glielo misi dentro di lei tutto d’un colpo.
Un gemito le è uscito dalle labbra.
Calda. Stretta. Bagnata in un modo che mi ha fatto perdere il controllo.
Ho cominciato a muovermi dentro di lei con un ritmo profondo, costante, sentendo il suo corpo accogliermi, stringermi, come se volesse imprigionarmi lì.
Lei aveva le gambe intorno alla mia vita, ma più mi spingevo dentro di lei, più le apriva, completamente senza vergogna, senza timore.
Le sue mani erano sulle mie anche, mi guidava. Mi voleva più forte, più veloce. E io glielo davo.
A quel punto non c’era più niente di trattenuto. Il suono del nostro sesso riempiva la tenda: pelle che schiaffeggia pelle, fiato caldo, gemiti trattenuti a fatica.
L’ho presa per i polsi, li ho bloccati sopra la sua testa, e l’ho guardata mentre la scopavo.
I suoi occhi erano socchiusi, la bocca socchiusa, il viso arrossato.
Le ho sussurrato contro l’orecchio, a voce bassa:
«Girati.»
Lei ha aperto gli occhi. Mi ha fissato per un attimo, poi ha sorriso, senza dire nulla.
Si è voltata. Si è messa a quattro zampe, piano, come se sapesse esattamente cosa volevo — e lo volesse anche lei.
La vista mi ha fatto perdere un battito.
La curva della sua schiena, i fianchi nudi, il sesso già aperto e bagnato, pronto per me.
Mi sono inginocchiato dietro di lei, le ho passato una mano lungo la schiena, scivolando giù fino ai glutei.
Poi l’ho afferrata con decisione. Gli leccai fessa e ano.
Sono entrato di nuovo, da dietro, profondo, tutto in una volta. Lei ha gemuto forte, la testa che cadeva in avanti mentre il suo corpo mi accoglieva senza resistenza.
Le mie mani sulle sue anche la guidavano
L’ho tirata leggermente per i capelli, solo per sentire il suo collo tendersi, per vedere il viso sconvolto dal piacere.
La sua pelle era bollente, e io… al limite.
Ho spinto più a fondo.
Più forte.
Fino a quando non l’ho sentita tremare, le ginocchia che cedevano.
E mentre lei stava per venire, io sono esploso dentro di lei con un ringhio basso, trattenuto, affondando ancora, senza freni.
Per un attimo, siamo rimasti immobili.
Lei, piegata in avanti, con me ancora dentro.
Io, sopra di lei, il fiato rotto, le mani che le accarezzavano la schiena come se stessi ancora cercando di trattenerla.
Era mia.
In quel momento, lo era completamente
Quando lo tolsi iniziò a colare sperma dal culo gocciolando sul suo materassino e sporcandole la vagina. Gli dissì
«Pulisci la cappella», mi guardò negli occhi mentre afferrò il pene leccando la cappella pulendola dallo sperma rimasto.
Finalmente… dopo un anno l’avevo sottomessa… l’avevo aperta con suo cugino nelle vicinanze. Finalmente aveva preso il mio pene ovunque.
Rimasi per un po’ nella sua tenda, nudi e sudati con il materassino sporco tra sperma e squirt.
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