Gratitudine
di
Jan Zarik
genere
sentimentali
-idiota…-
Mi dici, abbassando lo sguardo, sorridendo di nascosto.
La domanda che ha suscitato questa tua lapidaria risposta era “hai sempre avuto gli occhi verdi o sono io che li noto per la prima volta?”
Tu mi hai risposto che mi stavo sbagliando, poiché i tuoi occhi sono sempre stati marroni, io invece ribadivo che se li avessi visti come li stavo vedendo io, avresti detto anche tu che fossero verdi.
Sono sempre più vicino, sento una emozione enorme cercare di scappare dal petto, battendo forte. Corrisponde più o meno al ritmo del tuo respiro, mentre avvicini le tue mani alle mie.
D’un tratto alzi lo sguardo e incroci il mio.
Si. Adesso erano decisamente verdi. Avresti dovuto vedere!
Poggio le mie labbra sulle tue, sentendomi accogliere da una morbidezza inattesa.
Le dita iniziano a scorrere lungo i rispettivi avambracci, poi su per le spalle, infine dietro al collo. Le mie si fanno strada tra i capelli, fino alla nuca.
Ad occhi chiusi, apriamo all’unisono quel bacio per lasciare entrare in contatto le punte delle nostre lingue.
La prima cosa che noto è il tuo respiro invadere il mio palato. Lo sento caldo, vibrante.
Se fino a quel momento avevo trattenuto il
fiato per colpa di qualche timore reverenziale, al ritorno di quel feedback aeriforme lascio che anche il mio espirare si sostituisca al tuo.
In questo amplesso di scambi ventilatori, le mie mani hanno già oltrepassato il dorso per fondersi in un anello, all’altezza dei tuoi lombi.
Le tue, invece, esplorano il collo e la mia mandibola barbuta. Sento che stai cercando di mordermi il labbro inferiore. Te lo servo agilmente esponendomi alle tue grinfie.
Mordi dolcemente mentre Io faccio lo stesso con le tue.
Mi ritrovo a riflettere quanto questo bacio appassionato e carico di eccitazione avrebbe potuto portare molte persone a proseguire oltre, facendo arrivare le mani in posti inequivocabili e propedeutici al coito. Il fatto di non averci neanche provato nè costruito sopra una trama doveva quindi necessariamente significare che io rappresentavo un encomiabile esempio di umile gentiluomo, rispettoso dell’altro/a e con assoluta capacità di autocontrollo.
“Guarda un po’ che bravo che sei, neanche una mano sul culo, stavolta. Che classe…”
Pochi istanti dopo averlo pensato, ripensai meglio alla consistenza di quella riflessione, dicendo tra me e me “ma quanto sei deficiente?”
Tu evidentemente non hai bisogno di questi solipsismi artificiosi. Sei già scivolata con le tue mani attorno ai miei fianchi e mi hai tirato più vicina a te. Vuoi che tutto il mio corpo aderisca al tuo. Le tue mani sul culo sono atterrate senza molti convenevoli.
Ne sono grato.
cigno2017@gmail.com
Mi dici, abbassando lo sguardo, sorridendo di nascosto.
La domanda che ha suscitato questa tua lapidaria risposta era “hai sempre avuto gli occhi verdi o sono io che li noto per la prima volta?”
Tu mi hai risposto che mi stavo sbagliando, poiché i tuoi occhi sono sempre stati marroni, io invece ribadivo che se li avessi visti come li stavo vedendo io, avresti detto anche tu che fossero verdi.
Sono sempre più vicino, sento una emozione enorme cercare di scappare dal petto, battendo forte. Corrisponde più o meno al ritmo del tuo respiro, mentre avvicini le tue mani alle mie.
D’un tratto alzi lo sguardo e incroci il mio.
Si. Adesso erano decisamente verdi. Avresti dovuto vedere!
Poggio le mie labbra sulle tue, sentendomi accogliere da una morbidezza inattesa.
Le dita iniziano a scorrere lungo i rispettivi avambracci, poi su per le spalle, infine dietro al collo. Le mie si fanno strada tra i capelli, fino alla nuca.
Ad occhi chiusi, apriamo all’unisono quel bacio per lasciare entrare in contatto le punte delle nostre lingue.
La prima cosa che noto è il tuo respiro invadere il mio palato. Lo sento caldo, vibrante.
Se fino a quel momento avevo trattenuto il
fiato per colpa di qualche timore reverenziale, al ritorno di quel feedback aeriforme lascio che anche il mio espirare si sostituisca al tuo.
In questo amplesso di scambi ventilatori, le mie mani hanno già oltrepassato il dorso per fondersi in un anello, all’altezza dei tuoi lombi.
Le tue, invece, esplorano il collo e la mia mandibola barbuta. Sento che stai cercando di mordermi il labbro inferiore. Te lo servo agilmente esponendomi alle tue grinfie.
Mordi dolcemente mentre Io faccio lo stesso con le tue.
Mi ritrovo a riflettere quanto questo bacio appassionato e carico di eccitazione avrebbe potuto portare molte persone a proseguire oltre, facendo arrivare le mani in posti inequivocabili e propedeutici al coito. Il fatto di non averci neanche provato nè costruito sopra una trama doveva quindi necessariamente significare che io rappresentavo un encomiabile esempio di umile gentiluomo, rispettoso dell’altro/a e con assoluta capacità di autocontrollo.
“Guarda un po’ che bravo che sei, neanche una mano sul culo, stavolta. Che classe…”
Pochi istanti dopo averlo pensato, ripensai meglio alla consistenza di quella riflessione, dicendo tra me e me “ma quanto sei deficiente?”
Tu evidentemente non hai bisogno di questi solipsismi artificiosi. Sei già scivolata con le tue mani attorno ai miei fianchi e mi hai tirato più vicina a te. Vuoi che tutto il mio corpo aderisca al tuo. Le tue mani sul culo sono atterrate senza molti convenevoli.
Ne sono grato.
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