La storia di Marta e dell'isola (4)
di
john coltrane
genere
confessioni
(riassunto: su un'isola della Grecia io e Luca, mio amico di infanzia, ci siamo divisi mia moglie Marta. A noi ad un certo punto si è unito un ragazzo inglese, Kurt, ancora vergine. Marta gli ha fatto perdere la verginità in un amplesso a quattro sulla spiaggia).
Rientrammo in silenzio, io seduto davanti con Luca, Marta dietro con Kurt. Per tutto il viaggio si tennero abbracciati.
A casa, lei se lo portò in camera senza dirci niente, senza dire niente soprattutto a me, che quella camera la occupavo.
Io e Luca mangiammo un po’ di pane e formaggio in silenzio, bevendo un bicchiere di vino.
Poi lui mi chiese se volevo sdraiarmi di là nel suo letto.
Dissi di sì, ma prima mi feci la doccia, e quando uscii entrò lui.
Ci riunimmo sopra le lenzuola. Stavo sdraiato su un fianco, cercando di non pensare a nulla. Luca mi si mise dietro, a cucchiaio, abbracciandomi. Era nudo. Mi stava manifestando tenerezza? O puntava qualcos’altro? Mi chiedevo se lo avrebbe fatto. Era una vita che mi chiedevo se l’avrei mai provata, quest’esperienza.
Sentii il suo sesso crescere, contro il mio fondoschiena. Mi mise una mano fra le gambe, aiutando la mia erezione, dentro le mutande. Poi iniziò ad accarezzarmi dietro. Io rimanevo immobile. Ero già stato sodomizzato, ma da donne. O con un dito, o, in un’occasione, da una che aveva insistito (neanche tanto, per la verità) per penetrarmi con uno strap on. Non erano state esperienze spiacevoli, ma mi avevano lasciato dentro un senso di insoddisfazione. Immaginavo che essere penetrato da un cazzo fosse molto diverso. Infatti, scoprii che era così.
Dai rumori, stava armeggiando dentro il cassetto. Aveva preso il lubrificante. Senza dire nulla, mi abbassò l’elastico delle mutande. Io finii di sfilarmele mentre mi ungeva, prima esternamente, poi entrando nel mio culo con un dito. Che invasione. Mi sono sentito io una troia, adesso. Il che mi eccitava, la mente e il corpo. Era come se non ci fosse Luca, il mio amico. Era come se ci fosse una forza esterna, un’entità misteriosa che si era messa in testa di scoparmi.
Poi sentii la sua cappella e chiusi gli occhi. Entrò in me, facendomi male. Ma questo l’avevo previsto, era molto grande. Tenni duro mentre lui spingeva ancora, facendolo entrare tutto, a poco a poco. Non volevo mettermi alla pecora, come aveva fatto Marta prima. Rimasi così, su un fianco, mentre lui aumentava il ritmo delle spinte, facendomi gemere. Riprese anche a toccarmi davanti, con una mano, e capii che sarei potuto venire. Ma preferivo che si limitasse a scoparmi, volevi concentrarmi su quella sensazione.
Alla fine ho capito che voleva montarmi sopra e mi sono messo sulla pancia. Lui si è sdraiato su di me, lo ha rimesso dentro e ha continuato a spingere, in questo modo favorendo lo sfregamento del mio cazzo contro il materasso.
- Oh, cazzo – ho sospirato, sentendo l’orgasmo pulsare, davanti e dietro, bagnandomi la pancia del mio sperma. Lui ha continuato a cavalcarmi finché ha goduto a sua volta, e ho pensato, ecco, adesso ha avuto entrambi, ha inculato sia me che Marta.
Poi si è sfilato, con maggiore attenzione rispetto a prima sulla spiaggia. Si è sdraiato sulla sua parte di letto e poco dopo stava già dormendo.
Io sono rimasto sveglio, a guardarlo. Sentivo il suo seme dentro di me. Non era cambiato niente, mi dicevo. Era sempre solo il mio amico. E io non ero diventato gay. Guardavo il suo cazzo a riposo come se fosse una cosa staccata da lui. Poi non ho resistito, sono uscito nel salotto e mi sono messo ad origliare davanti alla porta di quella che era stata la stanza mia e di Marta, dove lei adesso si era chiusa dentro assieme a Kurt. Ma non sentivo niente. Neanche un gemito.
La mattina, quando ci alzammo, più tardi del solito, scoprimmo che Marta e Kurt se n’erano andati. Marta mi aveva lasciato un messaggio. C’era scritto: - Vado a fare un giro con lui. Non preoccuparti, starò via qualche giorno, poi ritornerò. Se decidi di muoverti da Patmos, mandami una mail. Se per te va bene potremmo anche ritrovarci ad Atene martedì o mercoledì della prossima settimana. Un bacio. Ti amo.
Anche Luca lesse in messaggio. Non disse nulla. Adesso eravamo soli. Ma stranamente, la tensione erotica che era montata fra noi sparì. Ridiventammo all’improvviso ciò che eravamo sempre stati, due amici, che bevevano birra, ascoltavano musica, andavano a passeggio per le vie del centro.
A pranzo non mangiammo quasi nulla. Ma a sera scendemmo al porto per una pizza. Scoprimmo di stare bene assieme, che entrambi avevamo bisogno di un momento di “tregua”. Glielo dissi, persino. Gli chiesi come gli era venuto in mente di pisciare addosso a Marta e di farlo fare a Kurt.
Mi rispose, credo, con sincerità: nell’eros è così, ti vengono in mente ogni genere di perversioni. Non aveva niente a che fare con il disprezzo, aggiunse. Aveva a che fare con quello che abbiamo dentro. E che ha dentro anche lei, aggiunse, perché a lei non era dispiaciuto.
Riconobbi che era così. Che per quanto mi riguardava il sesso non aveva niente a che fare con la vita reale. Era un altro mondo, una terra nascosta.
Dopocena andammo allo yacht club a bere ancora un drink, quindi rientrammo.
Dissi a Luca che per il momento volevo restare sull’amaca. Così mi piazzai fuori, con una coperta, e il telefono. Marta non mi aveva scritto. Né io avevo scritto a lei. Volevo resistere. Ero consapevole che solo se le avessi lasciato piena libertà sarebbe tornata da me. E io avevo bisogno che tornasse.
Mi svegliai in piena notte, sotto una luna che sembrava un sole più piccolo e più freddo, tanto era piena e luminosa.
Andai nella mia camera, quella dove la notte precedente avevano dormito Marta e Kurt. Mi sdraiai su quelle lenzuola.
Marta tornò tre giorni dopo, da sola. Mi sembrava fosse stata via un secolo. Era più bella che mai. Luca, dopo averle dato il benvenuto, ci lasciò da soli. E Kurt? Si era stancata presto. Avevano litigato, si erano lasciati a vicenda. In fondo, disse, era solo un ragazzino.
Non volevo confessarlo, ma ero al settimo cielo per il fatto che fosse ritornata. Rimanemmo sdraiati sul letto, abbracciati, senza nemmeno baciarci. Solo stretti l’uno all’altra. Era lei, era di nuovo lì. Il suo naso, i suoi occhi, l’arco del piede, le ginocchia, le fossette sopra i glutei.
Avevamo lasciato la porta della camera aperta. Quando Luca rientrò, ci vide a letto abbracciati. Gli dissi di unirsi a noi.
- Tutto bene? – chiese a Marta, spogliandosi nudo.
- Sì. E voi?
- Ci mancavi – sospirò, tuffandosi fra le sue gambe.
Tanto era stato brutale sulla spiaggia qualche giorno prima tanto fu dolce nei minuti che seguirono. Io mi limitai a guardare il viso di Marta, come cambiava, mentre lui le leccava la passera, lentamente, fermandosi quando sembrava che lei stesse per raggiungere l’orgasmo, e spingeva il bacino contro la sua faccia. Luca allora si tirava indietro, ma le divaricava le cosce con entrambe le mani, aprendola completamente. Poi ricominciava, paziente.
Alla fine lei lo supplicò: - Fammi venire, ti prego.
Io le stringevo una mano. Lui frustò il clitoride con la sua lingua e lei esplose.
Dopodiché la scopò, di nuovo lentamente, inginocchiato fra le sue gambe, mentre io le porgevo il mio cazzo da succhiare. Le venne sui seni, ma mentre stavo per prendere il suo posto mi chiese di fermarmi. Non era un ordine, ma mi sembrava che non potessi dire di no.
- Aspetta. Non dobbiamo consumarla troppo. Devo presentarla a delle persone.
- Cosa? – chiese lei.
- Degli amici che ho incontrato prima, al porto. Hanno una barca. Ti piaceranno.
Così. capii che la serata era appena iniziata.
Rientrammo in silenzio, io seduto davanti con Luca, Marta dietro con Kurt. Per tutto il viaggio si tennero abbracciati.
A casa, lei se lo portò in camera senza dirci niente, senza dire niente soprattutto a me, che quella camera la occupavo.
Io e Luca mangiammo un po’ di pane e formaggio in silenzio, e bevemmo un bicchiere di vino.
Poi lui mi chiese se volevo sdraiarmi di là nel suo letto.
Dissi di sì, ma prima mi feci la doccia, e quando uscii entrò lui.
Ci riunimmo sopra le lenzuola. Stavo sdraiato su un fianco. Luca mi si mise dietro, a cucchiaio, abbracciandomi. Era nudo. Mi stava manifestando tenerezza? O Puntava qualcos’altro? Mi chiedevo se lo avrebbe fatto. Era una vita che mi chiedevo se l’avrei mai provata, quest’esperienza.
Sentii il suo sesso crescere, contro il mio fondoschiena. Mi mise una mano fra le gambe, aiutando la mia erezione, dentro le mutande. Poi iniziò ad accarezzarmi dietro. Io rimanevo immobile. Ero già stato sodomizzato, ma da donne. O con un dito, o, in un’occasione, da una che aveva insistito (neanche tanto, per la verità) per penetrarmi con uno strap on. Non erano state esperienze spiacevoli. Ma mi avevano lasciato dentro un senso di insoddisfazione. Immaginavo che essere penetrato da un cazzo fosse molto diverso. Infatti, scoprii che era così.
Dai rumori, stava armeggiando dentro il cassetto. Aveva preso il lubrificante. Senza dire nulla, mi abbassò l’elastico delle mutande, io finii di sfilarmele mentre mi ungeva dietro, prima esternamente, poi entrando nel mio culo con un dito. Che invasione. Mi sono sentito io una troia, adesso. Il che mi eccitava, la mente e il corpo. Era come se dietro non ci fosse Luca, il mio amico. Era come se fosse una forza esterna, un’entità misteriosa che si era messa in testa di avermi. Era questo che provavano le donne? Era questo che stava provando Marta, adesso?
Poi sentii la sua cappella. Entrò in me, facendomi male, ma questo l’avevo previsto, era molto grande. Tenni duro mentre lui spingeva ancora, facendolo entrare tutto. Non volevo mettermi alla pecora, come aveva fatto Marta prima. Rimasi così, su un fianco, mentre lui aumentava il ritmo delle spinte, facendomi gemere,. Riprese anche a toccarmi davanti, con una mano, e capii che sarei potuto venire. Ma preferivo che si limitasse a scoparmi, volevi concentrarmi su quella sensazione.
Alla fine ho capito che voleva montarmi sopra e mi sono messo sulla pancia. Lui sdraiato su di me, ha continuato a spingere, in questo modo favorendo lo sfregamento del mio cazzo contro il materasso.
- Oh, cazzo – ho sospirato, sentendo l’orgasmo pulsare, davanti e dietro, bagnandomi la pancia del mio sperma. Lui ha continuato a cavalcarmi finché ha goduto a sua volta, e ho pensato, ecco, adesso ha avuto entrambi, ha inculato sia me che Marta.
Poi si è sfilato, con maggiore attenzione rispetto a prima sulla spiaggia. Si è sdraiato sulla sua parte di letto e poco dopo stava già dormendo.
Io sono rimasto sveglio, a guardarlo. Sentivo il suo seme dentro di me. Non era cambiato niente, mi dicevo. Era sempre, solo il mio amico. E io non ero diventato gay. Guardavo il suo cazzo a riposo come se fosse una cosa staccata da lui. Poi non ho resistito, sono uscito nel salotto e mi sono messo ad origliare davanti alla porta di quella che era stata la stanza mia e di Marta, dove lei adesso si era chiusa dentro assieme a Kurt. Ma non sentivo niente.
La mattina, quando ci alzammo, più tardi del solito, scoprimmo che Marta e Kurt se n’erano andati. Marta mi aveva lasciato un messaggio. C’era scritto: - Vado a fare un giro con lui. Non preoccuparti, starò via qualche giorno, poi ritornerò. Se decidi di muoverti da Patmos, mandami una mail. Se per te va bene potremmo anche ritrovarci ad Atene martedì o mercoledì della prossima settimana. Un bacio. Ti amo.
Anche Luca lesse in messaggio. Non disse nulla. Adesso eravamo soli. Ma stranamente, la tensione erotica che era montata fra noi sparì. Ridiventammo all’improvviso ciò che eravamo sempre stati, due amici, che bevevano birra, ascoltavano musica, andavano a passeggio per le vie del centro.
A pranzo non mangiammo quasi nulla. Ma a sera scendemmo al porto per una pizza. Scoprimmo di stare bene assieme, che entrambi avevamo bisogno di un momento di “tregua”. Glielo dissi, persino. Gli chiesi anche come gli era venuto in mente di pisciare addosso a Marta e di farlo fare a Kurt.
Mi rispose, credo, con sincerità: nell’eros è così, ti vengono in mente ogni genere di perversioni. Adesso, lì, a ripensarci, se lo chiedeva anche lui come aveva potuto farlo. Ma era quello che aveva desiderato in quel momento. Non aveva niente a che fare con il disprezzo, aggiunse. Aveva a che fare con quello che abbiamo dentro. E che ha dentro anche lei, aggiunse, perché a lei non era dispiaciuto.
Riconobbi che era così. Che per quanto mi riguardava il sesso non aveva niente a che fare con la vita reale. Era un altro mondo, una terra nascosta.
Dopocena andammo allo yacht club a bere ancora un drink, quindi rientrammo.
Dissi a Luca che per il momento volevo restare sull’amaca. Così mi piazzai fuori, con una coperta, e il telefono. Marta non mi aveva scritto. Né io avevo scritto a lei. Volevo resistere. Ero consapevole che solo se le avessi lasciato piena libertà sarebbe tornata da me. E io avevo bisogno che tornasse.
Mi svegliai in piena notte, sotto una luna che sembrava un sole più piccolo e più freddo, tanto era piena e luminosa.
Andai nella mia camera, quella dove la notte precedente avevano dormito Marta e Kurt. Mi sdraiai su quelle lenzuola.
Marta tornò tre giorni dopo, da sola. Mi sembrava fosse stata via un secolo. Era più bella che mai. Luca, dopo averle dato il benvenuto, ci lasciò da soli. E Kurt? Si era stancata presto. Avevano litigato e si erano lasciati a vicenda. In fondo, disse, era solo un ragazzino.
Non volevo confessarlo, ma ero al settimo cielo per il fatto che fosse ritornata. Rimanemmo sdraiati sul letto, abbracciati, senza nemmeno baciarci. Solo stretti l’’uno all’altra. Era lei, era di nuovo lì. Il suo naso, i suoi occhi, l’arco del piede, le ginocchia, le fossette sopra i glutei.
Avevamo lasciato la porta della camera aperta. Quando Luca rientrò, ci vide a letto abbracciati. Gli dissi di unirsi a noi.
- Tutto bene? – chiese a Marta, spogliandosi nudo.
- Sì. E voi?
- Ci mancavi – sospirò, tuffandosi fra le sue gambe.
Tanto era stato brutale sulla spiaggia, tanto fu dolce nei minuti che seguirono. Io mi limitai a guardare il viso di Marta, come cambiava, mentre lui le leccava la passera, lentamente, fermandosi quando sembrava che lei stesse per raggiungere l’orgasmo, e spingeva il bacino contro la sua faccia. Luca allora si tirava indietro, ma le divaricava le cosce con entrambe le mani, aprendola completamente. Poi ricominciava, paziente.
Alla fine lei lo supplicò: - Fammi venire, ti prego.
Io le stringevo una mano. Lui frustò il clitoride con la sua lingua e lei esplose.
Dopodiché la scopò, di nuovo lentamente, inginocchiato fra le sue gambe, mentre io le porgevo il mio cazzo da succhiare. Le venne sui seni, ma mentre stavo per prendere il suo posto mi chiese di fermarmi. Non era un ordine, ma mi sembrava che non potessi dire di no.
- Aspetta. Non dobbiamo consumarla troppo. Devo presentarla a delle persone.
- Cosa? – chiese lei.
- Degli amici che ho incontrato prima, al porto. Hanno una barca. Ti piaceranno.
Così. capii che la serata era appena iniziata.
coltranejohn39@gmail.com
Rientrammo in silenzio, io seduto davanti con Luca, Marta dietro con Kurt. Per tutto il viaggio si tennero abbracciati.
A casa, lei se lo portò in camera senza dirci niente, senza dire niente soprattutto a me, che quella camera la occupavo.
Io e Luca mangiammo un po’ di pane e formaggio in silenzio, bevendo un bicchiere di vino.
Poi lui mi chiese se volevo sdraiarmi di là nel suo letto.
Dissi di sì, ma prima mi feci la doccia, e quando uscii entrò lui.
Ci riunimmo sopra le lenzuola. Stavo sdraiato su un fianco, cercando di non pensare a nulla. Luca mi si mise dietro, a cucchiaio, abbracciandomi. Era nudo. Mi stava manifestando tenerezza? O puntava qualcos’altro? Mi chiedevo se lo avrebbe fatto. Era una vita che mi chiedevo se l’avrei mai provata, quest’esperienza.
Sentii il suo sesso crescere, contro il mio fondoschiena. Mi mise una mano fra le gambe, aiutando la mia erezione, dentro le mutande. Poi iniziò ad accarezzarmi dietro. Io rimanevo immobile. Ero già stato sodomizzato, ma da donne. O con un dito, o, in un’occasione, da una che aveva insistito (neanche tanto, per la verità) per penetrarmi con uno strap on. Non erano state esperienze spiacevoli, ma mi avevano lasciato dentro un senso di insoddisfazione. Immaginavo che essere penetrato da un cazzo fosse molto diverso. Infatti, scoprii che era così.
Dai rumori, stava armeggiando dentro il cassetto. Aveva preso il lubrificante. Senza dire nulla, mi abbassò l’elastico delle mutande. Io finii di sfilarmele mentre mi ungeva, prima esternamente, poi entrando nel mio culo con un dito. Che invasione. Mi sono sentito io una troia, adesso. Il che mi eccitava, la mente e il corpo. Era come se non ci fosse Luca, il mio amico. Era come se ci fosse una forza esterna, un’entità misteriosa che si era messa in testa di scoparmi.
Poi sentii la sua cappella e chiusi gli occhi. Entrò in me, facendomi male. Ma questo l’avevo previsto, era molto grande. Tenni duro mentre lui spingeva ancora, facendolo entrare tutto, a poco a poco. Non volevo mettermi alla pecora, come aveva fatto Marta prima. Rimasi così, su un fianco, mentre lui aumentava il ritmo delle spinte, facendomi gemere. Riprese anche a toccarmi davanti, con una mano, e capii che sarei potuto venire. Ma preferivo che si limitasse a scoparmi, volevi concentrarmi su quella sensazione.
Alla fine ho capito che voleva montarmi sopra e mi sono messo sulla pancia. Lui si è sdraiato su di me, lo ha rimesso dentro e ha continuato a spingere, in questo modo favorendo lo sfregamento del mio cazzo contro il materasso.
- Oh, cazzo – ho sospirato, sentendo l’orgasmo pulsare, davanti e dietro, bagnandomi la pancia del mio sperma. Lui ha continuato a cavalcarmi finché ha goduto a sua volta, e ho pensato, ecco, adesso ha avuto entrambi, ha inculato sia me che Marta.
Poi si è sfilato, con maggiore attenzione rispetto a prima sulla spiaggia. Si è sdraiato sulla sua parte di letto e poco dopo stava già dormendo.
Io sono rimasto sveglio, a guardarlo. Sentivo il suo seme dentro di me. Non era cambiato niente, mi dicevo. Era sempre solo il mio amico. E io non ero diventato gay. Guardavo il suo cazzo a riposo come se fosse una cosa staccata da lui. Poi non ho resistito, sono uscito nel salotto e mi sono messo ad origliare davanti alla porta di quella che era stata la stanza mia e di Marta, dove lei adesso si era chiusa dentro assieme a Kurt. Ma non sentivo niente. Neanche un gemito.
La mattina, quando ci alzammo, più tardi del solito, scoprimmo che Marta e Kurt se n’erano andati. Marta mi aveva lasciato un messaggio. C’era scritto: - Vado a fare un giro con lui. Non preoccuparti, starò via qualche giorno, poi ritornerò. Se decidi di muoverti da Patmos, mandami una mail. Se per te va bene potremmo anche ritrovarci ad Atene martedì o mercoledì della prossima settimana. Un bacio. Ti amo.
Anche Luca lesse in messaggio. Non disse nulla. Adesso eravamo soli. Ma stranamente, la tensione erotica che era montata fra noi sparì. Ridiventammo all’improvviso ciò che eravamo sempre stati, due amici, che bevevano birra, ascoltavano musica, andavano a passeggio per le vie del centro.
A pranzo non mangiammo quasi nulla. Ma a sera scendemmo al porto per una pizza. Scoprimmo di stare bene assieme, che entrambi avevamo bisogno di un momento di “tregua”. Glielo dissi, persino. Gli chiesi come gli era venuto in mente di pisciare addosso a Marta e di farlo fare a Kurt.
Mi rispose, credo, con sincerità: nell’eros è così, ti vengono in mente ogni genere di perversioni. Non aveva niente a che fare con il disprezzo, aggiunse. Aveva a che fare con quello che abbiamo dentro. E che ha dentro anche lei, aggiunse, perché a lei non era dispiaciuto.
Riconobbi che era così. Che per quanto mi riguardava il sesso non aveva niente a che fare con la vita reale. Era un altro mondo, una terra nascosta.
Dopocena andammo allo yacht club a bere ancora un drink, quindi rientrammo.
Dissi a Luca che per il momento volevo restare sull’amaca. Così mi piazzai fuori, con una coperta, e il telefono. Marta non mi aveva scritto. Né io avevo scritto a lei. Volevo resistere. Ero consapevole che solo se le avessi lasciato piena libertà sarebbe tornata da me. E io avevo bisogno che tornasse.
Mi svegliai in piena notte, sotto una luna che sembrava un sole più piccolo e più freddo, tanto era piena e luminosa.
Andai nella mia camera, quella dove la notte precedente avevano dormito Marta e Kurt. Mi sdraiai su quelle lenzuola.
Marta tornò tre giorni dopo, da sola. Mi sembrava fosse stata via un secolo. Era più bella che mai. Luca, dopo averle dato il benvenuto, ci lasciò da soli. E Kurt? Si era stancata presto. Avevano litigato, si erano lasciati a vicenda. In fondo, disse, era solo un ragazzino.
Non volevo confessarlo, ma ero al settimo cielo per il fatto che fosse ritornata. Rimanemmo sdraiati sul letto, abbracciati, senza nemmeno baciarci. Solo stretti l’uno all’altra. Era lei, era di nuovo lì. Il suo naso, i suoi occhi, l’arco del piede, le ginocchia, le fossette sopra i glutei.
Avevamo lasciato la porta della camera aperta. Quando Luca rientrò, ci vide a letto abbracciati. Gli dissi di unirsi a noi.
- Tutto bene? – chiese a Marta, spogliandosi nudo.
- Sì. E voi?
- Ci mancavi – sospirò, tuffandosi fra le sue gambe.
Tanto era stato brutale sulla spiaggia qualche giorno prima tanto fu dolce nei minuti che seguirono. Io mi limitai a guardare il viso di Marta, come cambiava, mentre lui le leccava la passera, lentamente, fermandosi quando sembrava che lei stesse per raggiungere l’orgasmo, e spingeva il bacino contro la sua faccia. Luca allora si tirava indietro, ma le divaricava le cosce con entrambe le mani, aprendola completamente. Poi ricominciava, paziente.
Alla fine lei lo supplicò: - Fammi venire, ti prego.
Io le stringevo una mano. Lui frustò il clitoride con la sua lingua e lei esplose.
Dopodiché la scopò, di nuovo lentamente, inginocchiato fra le sue gambe, mentre io le porgevo il mio cazzo da succhiare. Le venne sui seni, ma mentre stavo per prendere il suo posto mi chiese di fermarmi. Non era un ordine, ma mi sembrava che non potessi dire di no.
- Aspetta. Non dobbiamo consumarla troppo. Devo presentarla a delle persone.
- Cosa? – chiese lei.
- Degli amici che ho incontrato prima, al porto. Hanno una barca. Ti piaceranno.
Così. capii che la serata era appena iniziata.
Rientrammo in silenzio, io seduto davanti con Luca, Marta dietro con Kurt. Per tutto il viaggio si tennero abbracciati.
A casa, lei se lo portò in camera senza dirci niente, senza dire niente soprattutto a me, che quella camera la occupavo.
Io e Luca mangiammo un po’ di pane e formaggio in silenzio, e bevemmo un bicchiere di vino.
Poi lui mi chiese se volevo sdraiarmi di là nel suo letto.
Dissi di sì, ma prima mi feci la doccia, e quando uscii entrò lui.
Ci riunimmo sopra le lenzuola. Stavo sdraiato su un fianco. Luca mi si mise dietro, a cucchiaio, abbracciandomi. Era nudo. Mi stava manifestando tenerezza? O Puntava qualcos’altro? Mi chiedevo se lo avrebbe fatto. Era una vita che mi chiedevo se l’avrei mai provata, quest’esperienza.
Sentii il suo sesso crescere, contro il mio fondoschiena. Mi mise una mano fra le gambe, aiutando la mia erezione, dentro le mutande. Poi iniziò ad accarezzarmi dietro. Io rimanevo immobile. Ero già stato sodomizzato, ma da donne. O con un dito, o, in un’occasione, da una che aveva insistito (neanche tanto, per la verità) per penetrarmi con uno strap on. Non erano state esperienze spiacevoli. Ma mi avevano lasciato dentro un senso di insoddisfazione. Immaginavo che essere penetrato da un cazzo fosse molto diverso. Infatti, scoprii che era così.
Dai rumori, stava armeggiando dentro il cassetto. Aveva preso il lubrificante. Senza dire nulla, mi abbassò l’elastico delle mutande, io finii di sfilarmele mentre mi ungeva dietro, prima esternamente, poi entrando nel mio culo con un dito. Che invasione. Mi sono sentito io una troia, adesso. Il che mi eccitava, la mente e il corpo. Era come se dietro non ci fosse Luca, il mio amico. Era come se fosse una forza esterna, un’entità misteriosa che si era messa in testa di avermi. Era questo che provavano le donne? Era questo che stava provando Marta, adesso?
Poi sentii la sua cappella. Entrò in me, facendomi male, ma questo l’avevo previsto, era molto grande. Tenni duro mentre lui spingeva ancora, facendolo entrare tutto. Non volevo mettermi alla pecora, come aveva fatto Marta prima. Rimasi così, su un fianco, mentre lui aumentava il ritmo delle spinte, facendomi gemere,. Riprese anche a toccarmi davanti, con una mano, e capii che sarei potuto venire. Ma preferivo che si limitasse a scoparmi, volevi concentrarmi su quella sensazione.
Alla fine ho capito che voleva montarmi sopra e mi sono messo sulla pancia. Lui sdraiato su di me, ha continuato a spingere, in questo modo favorendo lo sfregamento del mio cazzo contro il materasso.
- Oh, cazzo – ho sospirato, sentendo l’orgasmo pulsare, davanti e dietro, bagnandomi la pancia del mio sperma. Lui ha continuato a cavalcarmi finché ha goduto a sua volta, e ho pensato, ecco, adesso ha avuto entrambi, ha inculato sia me che Marta.
Poi si è sfilato, con maggiore attenzione rispetto a prima sulla spiaggia. Si è sdraiato sulla sua parte di letto e poco dopo stava già dormendo.
Io sono rimasto sveglio, a guardarlo. Sentivo il suo seme dentro di me. Non era cambiato niente, mi dicevo. Era sempre, solo il mio amico. E io non ero diventato gay. Guardavo il suo cazzo a riposo come se fosse una cosa staccata da lui. Poi non ho resistito, sono uscito nel salotto e mi sono messo ad origliare davanti alla porta di quella che era stata la stanza mia e di Marta, dove lei adesso si era chiusa dentro assieme a Kurt. Ma non sentivo niente.
La mattina, quando ci alzammo, più tardi del solito, scoprimmo che Marta e Kurt se n’erano andati. Marta mi aveva lasciato un messaggio. C’era scritto: - Vado a fare un giro con lui. Non preoccuparti, starò via qualche giorno, poi ritornerò. Se decidi di muoverti da Patmos, mandami una mail. Se per te va bene potremmo anche ritrovarci ad Atene martedì o mercoledì della prossima settimana. Un bacio. Ti amo.
Anche Luca lesse in messaggio. Non disse nulla. Adesso eravamo soli. Ma stranamente, la tensione erotica che era montata fra noi sparì. Ridiventammo all’improvviso ciò che eravamo sempre stati, due amici, che bevevano birra, ascoltavano musica, andavano a passeggio per le vie del centro.
A pranzo non mangiammo quasi nulla. Ma a sera scendemmo al porto per una pizza. Scoprimmo di stare bene assieme, che entrambi avevamo bisogno di un momento di “tregua”. Glielo dissi, persino. Gli chiesi anche come gli era venuto in mente di pisciare addosso a Marta e di farlo fare a Kurt.
Mi rispose, credo, con sincerità: nell’eros è così, ti vengono in mente ogni genere di perversioni. Adesso, lì, a ripensarci, se lo chiedeva anche lui come aveva potuto farlo. Ma era quello che aveva desiderato in quel momento. Non aveva niente a che fare con il disprezzo, aggiunse. Aveva a che fare con quello che abbiamo dentro. E che ha dentro anche lei, aggiunse, perché a lei non era dispiaciuto.
Riconobbi che era così. Che per quanto mi riguardava il sesso non aveva niente a che fare con la vita reale. Era un altro mondo, una terra nascosta.
Dopocena andammo allo yacht club a bere ancora un drink, quindi rientrammo.
Dissi a Luca che per il momento volevo restare sull’amaca. Così mi piazzai fuori, con una coperta, e il telefono. Marta non mi aveva scritto. Né io avevo scritto a lei. Volevo resistere. Ero consapevole che solo se le avessi lasciato piena libertà sarebbe tornata da me. E io avevo bisogno che tornasse.
Mi svegliai in piena notte, sotto una luna che sembrava un sole più piccolo e più freddo, tanto era piena e luminosa.
Andai nella mia camera, quella dove la notte precedente avevano dormito Marta e Kurt. Mi sdraiai su quelle lenzuola.
Marta tornò tre giorni dopo, da sola. Mi sembrava fosse stata via un secolo. Era più bella che mai. Luca, dopo averle dato il benvenuto, ci lasciò da soli. E Kurt? Si era stancata presto. Avevano litigato e si erano lasciati a vicenda. In fondo, disse, era solo un ragazzino.
Non volevo confessarlo, ma ero al settimo cielo per il fatto che fosse ritornata. Rimanemmo sdraiati sul letto, abbracciati, senza nemmeno baciarci. Solo stretti l’’uno all’altra. Era lei, era di nuovo lì. Il suo naso, i suoi occhi, l’arco del piede, le ginocchia, le fossette sopra i glutei.
Avevamo lasciato la porta della camera aperta. Quando Luca rientrò, ci vide a letto abbracciati. Gli dissi di unirsi a noi.
- Tutto bene? – chiese a Marta, spogliandosi nudo.
- Sì. E voi?
- Ci mancavi – sospirò, tuffandosi fra le sue gambe.
Tanto era stato brutale sulla spiaggia, tanto fu dolce nei minuti che seguirono. Io mi limitai a guardare il viso di Marta, come cambiava, mentre lui le leccava la passera, lentamente, fermandosi quando sembrava che lei stesse per raggiungere l’orgasmo, e spingeva il bacino contro la sua faccia. Luca allora si tirava indietro, ma le divaricava le cosce con entrambe le mani, aprendola completamente. Poi ricominciava, paziente.
Alla fine lei lo supplicò: - Fammi venire, ti prego.
Io le stringevo una mano. Lui frustò il clitoride con la sua lingua e lei esplose.
Dopodiché la scopò, di nuovo lentamente, inginocchiato fra le sue gambe, mentre io le porgevo il mio cazzo da succhiare. Le venne sui seni, ma mentre stavo per prendere il suo posto mi chiese di fermarmi. Non era un ordine, ma mi sembrava che non potessi dire di no.
- Aspetta. Non dobbiamo consumarla troppo. Devo presentarla a delle persone.
- Cosa? – chiese lei.
- Degli amici che ho incontrato prima, al porto. Hanno una barca. Ti piaceranno.
Così. capii che la serata era appena iniziata.
coltranejohn39@gmail.com
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