La sorella e lo zio - Flashback 4

di
genere
incesti

Decise di osare. Trovò un top nero attillato, con una scollatura che non aveva mai avuto il coraggio di indossare prima, abbinato a una minigonna che lasciava intravedere le sue gambe lunghe e snelle. Le scarpe erano tacchi alti, che la facevano sentire più grande, più sicura. Si guardò allo specchio. Non era più quella ragazza che provava vestiti senza sapere chi fosse. Ora si sentiva potente, pronta a farsi vedere.
Ma una sensazione di incertezza la colse di nuovo. Si sedette sul letto, con le mani tremanti. Doveva chiedere a qualcuno. E chi meglio dello zio Carlo? Lui che, da sempre, l'aveva rassicurata, la conosceva meglio di chiunque altro.
"Zio, posso chiederti qualcosa di strano? È importante…"
"Sempre, Francesca."
"Zio," iniziò lei, arrossendo leggermente, "come si bacia? Voglio dire, come si fa davvero, senza sembrare ridicola?"
Carlo la guardò in silenzio per un attimo, come se stesse valutando la domanda. "Francesca, davvero pensi che ti insegnerò la teoria del bacio? Non è qualcosa che si può spiegare con le parole."
"Ma io… non so. È la prima volta che mi trovo in una situazione così, e non voglio fare brutte figure." Francesca abbassò lo sguardo, nervosa.
"Guarda," rispose Carlo con un tono paziente ma fermo. "C'è una teoria, certo, come per qualsiasi cosa. Ma il bacio non si impara a parole. Si impara solo quando succede, quando sentirai quella persona accanto a te. Devi lasciarti andare, non pensare troppo. L’importante è che tu non ti forzi mai a fare qualcosa che non senti. E soprattutto, ricordati che ogni bacio è diverso, come ogni persona è diversa. Non esiste una formula magica."
Francesca lo guardò, con il cuore che batteva più forte. "Quindi… tu dici che devo solo… provare?"
"Esattamente." Carlo le sorrise, ma il suo sorriso era più un incoraggiamento che una risata. "E non è una cosa che puoi fare con la testa. Devi lasciarti guidare dal momento, dall'istinto. Quando sarà il momento giusto, lo saprai. E se tu stai bene con te stessa, con il tuo corpo, con le tue emozioni, il resto verrà naturale."

In quel momento chiude gli occhi e appoggia, in modo naturale lei appoggia le labbra su quelle dello zio. Lui, non se lo aspettava e si ritrae, non poteva con lei. “Zio non vuoi insegnarmi?”
“Non mi sembra il caso” non sa come reagire. Vede negli occhi della nipote imbarazzo, ma soprattutto tristezza. voleva vederla così, si dice quasi per scusarsi e poi mettendole una mano dietro alla testa: “Ma sei troppo figa” e le loro labbra si riavvicinano. Lei si lascia travolgere dall’esperienza dello zio: la sua lingua fa breccia nella sua bocca andando a intrecciarsi nella sua. Lui eccitato, ora la guarda come una donna e non come la nipote, e così le sue mani scendono lungo i suoi fianchi e salgono sotto la sua gonna e palpandole il culetto così sexy e sodo. Prima di staccarsi non resiste a non sentire le sue tette così gonfie e sode.

Si guardano negli occhi dopo quel momento di trasgressione, con un po’ di imbarazzo; Francesca si sentì più tranquilla e rompe il silenzio: "Grazie, zio. Non so cosa farei senza di te."
“Forse ho esagerato - lei gli fa un segno di no - Comunque non c’è bisogno di ringraziare. Io sono sempre qui. Ricordati che crescere non vuol dire fare tutto in fretta. È un passo alla volta."

Quella sera, Francesca si preparò per l'incontro con Marco con un sentimento di incertezza ma anche di curiosità. Si sentiva più pronta, più consapevole di sé, ma la tensione era comunque presente. La camminata verso il bar, dove si erano dati appuntamento, sembrava lunga, ma ogni passo la avvicinava a un momento che, in un certo senso, sapeva sarebbe stato decisivo.

La serata iniziò con un po' di nervosismo da parte di Francesca. Quando arrivò al bar, Marco era già lì, appoggiato al bancone, con un sorriso che sembrava volerle dire che tutto sarebbe stato semplice. Non c’era quella pressione che temeva, almeno all'inizio. Il rumore della musica, le luci soffuse, la gente che chiacchierava… tutto sembrava creare l’atmosfera giusta per rilassarsi, anche se Francesca sentiva ancora quel nodo allo stomaco.
"Ehi," disse Marco, alzandosi quando la vide avvicinarsi. "Sono felice che tu sia venuta."
"Anch'io," rispose Francesca, cercando di nascondere la sua tensione con un sorriso. Non era abituata a essere al centro dell’attenzione, ma quella sera era diversa. Era come se, dopo tutto, volesse davvero provarci, volesse davvero vedere dove poteva arrivare.

Si sedettero a un tavolo vicino alla finestra, e Marco ordinò due drink. Francesca, sebbene non fosse una grande bevitrice, si fidò di lui. Quando il bicchiere di cocktail colorato le venne portato, lei lo prese con una mano tremante, ma poi lo portò alle labbra con più disinvoltura.
"Mi piace come ti sei vestita stasera," disse Marco, guardandola con un sorriso un po’ più intenso, ma senza fare troppa pressione. "Sei… davvero bella, Francesca."
Francesca si sentì sciogliere. Quella parola, bella. Per lei, che aveva sempre avuto il timore di non essere all’altezza, era la prima volta che qualcuno la guardava con quel tipo di desiderio. Non solo una semplice apprezzamento per il suo aspetto, ma qualcosa di più, qualcosa che la faceva sentire desiderata.

"Grazie," disse lei, sentendo le guance colorirsi. "Non so, non sono mai stata brava a… non so, fare colpo."
Marco ridacchiò, ma la sua risata non sembrava burlona, anzi, la faceva sentire più a suo agio. "Non devi fare colpo su nessuno. Sei già interessante così, senza sforzi."
Parlarono per un po’, la conversazione scivolava leggera. Francesca si rese conto che non era più solo l’emozione di essere con lui a farla sentire agitata, ma anche la sua capacità di farla sentire normale, di non farle pesare la sua incertezza. Si sentiva ascoltata, come se la stesse vedendo per ciò che era davvero, non per un'immagine o una performance da mettere in scena.

Quando finirono i drink, Marco la guardò con una certa intensità, quella che Francesca non riusciva a ignorare, e si avvicinò leggermente. "Ti va di fare una passeggiata?" chiese, con una voce che tradiva una leggera impazienza.
Francesca si alzò, e insieme si incamminarono fuori dal bar. La notte era fresca, ma l’atmosfera tra di loro si era distesa. Si fermarono vicino a una panchina, sotto un albero illuminato dalla luce gialla dei lampioni. Marco la guardò negli occhi, la tensione ora palpabile.

Francesca sentiva il cuore battere forte. Ma questa volta, non era il timore a farla tremare. Non era più la ragazza insicura di prima. Pensò per un attimo ai consigli dello zio: “Lasciati andare. Non pensare troppo. Segui quello che senti.”

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scritto il
2025-05-15
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