Esibizione. Sottomissione. Degradazione.
di
Angelo B
genere
esibizionismo
Paola era in ginocchio, la bocca ancora sporca, la fica che colava, il culo aperto e segnato dai miei colpi.
Dall’altra parte del vetro, Alberto non si era più mosso.
Fissava la scena come pietrificato.
E lei lo sapeva.
Lo voleva.
«Guardami, Alberto…» sussurrò lei, con la lingua che si passava sulle labbra luride. «Guarda come mi faccio scopare… come una troia…»
Si mise a quattro zampe proprio lì, sul tappeto davanti alla finestra, spalancando le cosce. Con le mani si aprì la fica, poi il culo, mostrando tutto.
«Guarda dove mi entra… guarda cosa mi fa…»
Io non dissi niente. Le infilai due dita nel culo e lei iniziò a muoversi da sola, come un cagnolino in calore. Si spingeva contro le mie dita, ansimava, gemeva forte, senza più vergogna.
«Usami, ti prego… fammi male… voglio che lui mi veda, che capisca che non sono più sua…»
Mi inginocchiai dietro di lei, glielo puntai dritto al buco e lo spinsi dentro in un colpo solo. Lei urlò. Forte. Come un animale.
«Sììì! Sì, inculami! Davanti a lui! Fammi la tua troia davanti a mio marito!»
Alberto restava fermo. Ma io vidi i suoi occhi cambiare. Non più solo sorpresa. Non più solo shock.
Curiosità.
Eccitazione.
Lo guardai negli occhi mentre continuavo a sbatterla forte, le mani che schiaffeggiavano il suo culo arrossato, la sua bocca che sbavava parole indecenti.
«Alberto… guardami… mentre lo prendo in culo… mentre vengo come una puttana per lui…»
Poi si rovesciò a terra, gambe aperte, viso verso il soffitto.
«Sporcami, ovunque. Voglio che mi marchi davanti a lui. Fammi tua. Fammi venire da troia.»
Mi chinai su di lei, la presi per la gola, le infilai due dita nella bocca e gliele feci succhiare.
Poi le venni addosso. Tutta la faccia. I capelli. Le tette. Le gambe.
Lei si rotolava nello sperma, se lo spalmandosi addosso, ridendo, godendo, tremando.
Infine si alzò. Andò alla finestra.
Nuda. Gocciolante. Oscena.
Prese il manico della porta e lo abbassò.
Click.
Aprì.
Alberto era lì. Immobile. Ma non più lontano.
Lei si avvicinò, lo prese per una mano e gliela posò tra le gambe.
«Ora tocca a te. Fallo davanti a lui. Guardami mentre vengo ancora. Sono vostra. Tutta.»
Dall’altra parte del vetro, Alberto non si era più mosso.
Fissava la scena come pietrificato.
E lei lo sapeva.
Lo voleva.
«Guardami, Alberto…» sussurrò lei, con la lingua che si passava sulle labbra luride. «Guarda come mi faccio scopare… come una troia…»
Si mise a quattro zampe proprio lì, sul tappeto davanti alla finestra, spalancando le cosce. Con le mani si aprì la fica, poi il culo, mostrando tutto.
«Guarda dove mi entra… guarda cosa mi fa…»
Io non dissi niente. Le infilai due dita nel culo e lei iniziò a muoversi da sola, come un cagnolino in calore. Si spingeva contro le mie dita, ansimava, gemeva forte, senza più vergogna.
«Usami, ti prego… fammi male… voglio che lui mi veda, che capisca che non sono più sua…»
Mi inginocchiai dietro di lei, glielo puntai dritto al buco e lo spinsi dentro in un colpo solo. Lei urlò. Forte. Come un animale.
«Sììì! Sì, inculami! Davanti a lui! Fammi la tua troia davanti a mio marito!»
Alberto restava fermo. Ma io vidi i suoi occhi cambiare. Non più solo sorpresa. Non più solo shock.
Curiosità.
Eccitazione.
Lo guardai negli occhi mentre continuavo a sbatterla forte, le mani che schiaffeggiavano il suo culo arrossato, la sua bocca che sbavava parole indecenti.
«Alberto… guardami… mentre lo prendo in culo… mentre vengo come una puttana per lui…»
Poi si rovesciò a terra, gambe aperte, viso verso il soffitto.
«Sporcami, ovunque. Voglio che mi marchi davanti a lui. Fammi tua. Fammi venire da troia.»
Mi chinai su di lei, la presi per la gola, le infilai due dita nella bocca e gliele feci succhiare.
Poi le venni addosso. Tutta la faccia. I capelli. Le tette. Le gambe.
Lei si rotolava nello sperma, se lo spalmandosi addosso, ridendo, godendo, tremando.
Infine si alzò. Andò alla finestra.
Nuda. Gocciolante. Oscena.
Prese il manico della porta e lo abbassò.
Click.
Aprì.
Alberto era lì. Immobile. Ma non più lontano.
Lei si avvicinò, lo prese per una mano e gliela posò tra le gambe.
«Ora tocca a te. Fallo davanti a lui. Guardami mentre vengo ancora. Sono vostra. Tutta.»
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