Andrea Delogu – Una notte vera (o quasi)”

di
genere
fantascienza

Prefazione

Ci sono sogni che sembrano ricordi.
E ricordi che fanno male perché sembrano sogni.
Quella notte con Andrea Delogu… era troppo vera per essere inventata.
Troppo perfetta per essere reale.



Il racconto

Roma, fine luglio. Una sera calda, umida, quasi irrespirabile.
E io, dentro un attico di Trastevere, circondato da gente che parlava troppo e ascoltava troppo poco.

Poi, lei.

Andrea Delogu.

In jeans sdruciti, canotta nera, capelli raccolti in modo disordinato e sensuale. Ma era il suo sguardo a colpire più di tutto: diretto, ironico, pericoloso.

«Ti annoi?», mi chiese, sfiorandomi con lo sguardo.
«Un po’. Ma ora molto meno.»
«Vieni con me.»

Salimmo una rampa, poi un’altra. Fino al terrazzo.
Là sopra, Roma sembrava sospesa. Ma lo eravamo noi.

Andrea si tolse la canotta in un gesto secco. Niente reggiseno. Niente parole inutili. Solo i suoi seni nudi contro il mio petto, la sua bocca sulla mia, la lingua che comandava.
Mi tirò giù sul divano. Si spogliò lentamente, mentre io la seguivo con le mani e con gli occhi, come un naufrago al primo sorso d’acqua.
Ogni suo movimento era preciso, potente, pieno.
Non voleva carezze lente, voleva presa, forza, carne viva.

E quando la presi, quando finalmente le entrai dentro, il mondo sparì.
Il suo corpo si muoveva contro il mio con furia e armonia.
Le sue gambe mi stringevano, la voce mi guidava.
«Vai. Più. Così. Ancora.»

E io… non ero più io.

Divenni il suo ritmo. Il suo sfogo. La sua voglia.
Ero dentro Andrea Delogu.
E lei era ovunque su di me.

Quando finimmo, restammo nudi, stretti, muti.
Solo il nostro respiro. Solo la sua pelle sulla mia.
Poi si alzò, si rivestì piano. Mi baciò una volta, dolce.
«Resta qui. Non cercarmi. Non c’è un dopo. C’è solo stanotte.»

E sparì giù dalle scale.
Lasciandomi lì. Nudo. Vivo. Distrutto.



Risveglio

La luce del mattino mi colpì in faccia.
Mi sollevai sul letto, confuso. Non c’era terrazza. Non c’era Roma.
Solo il mio appartamento. Il mio lenzuolo sudato.
E nessuna Andrea.

Guardai il cellulare. Nessun messaggio. Nessuna foto.
Solo il silenzio della mia camera e un battito nel petto che non si spegneva.

Allora capii.

Era stato un sogno. Un sogno perfetto, carnale, vivido.
Ma non vero. O forse sì.
Perché Andrea Delogu mi aveva fatto l’amore… dentro la testa.

E da quella notte, ogni volta che chiudo gli occhi…
torno su quel terrazzo.



Epilogo

I sogni non si spiegano.
Si vivono.
E alcuni ti cambiano.
Soprattutto quelli che sembrano troppo veri per essere finti.
O troppo finti per non aver lasciato un segno.
scritto il
2025-05-10
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