Gis – Solo il mio cazz

di
genere
incesti

cazzo



Prefazione

Ci sono donne che si scopano col cuore.
E poi c’è Gis.

Gis si scopa con la gola e col culo.
Perché è lì che l’ho addestrata. È lì che lei vuole essere presa.
Non per amore.
Ma per necessità.

È una bocca fatta per ingoiare.
Un culo fatto per essere aperto.
E un corpo nato per essere riempito.

E io?
Io sono l’uomo che l’ha portata dove non pensava di poter arrivare.
L’uomo che l’ha fatta godere con le lacrime in faccia e lo sperma in gola.



Il racconto

Era sera. Pioveva.
Gis mi aprì in accappatoio. Sotto, nuda.
Nessun saluto. Solo uno sguardo, un mezzo sorriso.
«Fammi quello che so che vuoi fare.»

Si mise in ginocchio ancora prima che chiudessi la porta.
Mi aprì la zip, tirò fuori il cazzo duro.
Me lo guardò. Se lo portò alla bocca.
E si aprì.
Come una dannata.

Lo prese tutto. Fino in fondo.
Senza mani. Senza limiti.
Lo inghiottiva con forza, fino a farsi sbavare la faccia, fino a soffocare.
Mi guardava dal basso mentre mi succhiava.
Con gli occhi pieni di lacrime. E di voglia.

Poi si alzò, si girò e si piegò sul tavolo.
Si aprì il culo con le mani.
Lo mostrò. Lucido. Vibrante.

«Ora… spaccamelo.»

Le sputai sopra.
Lo lubrificai con le dita.
Entrai piano.
Lei tremò.
Poi urlò:
«Sì! Così! Dentro tutto… voglio il tuo cazzo nel mio culo!»

E glielo diedi.
Glielo spinsi tutto. Fino in fondo.
Ogni colpo era un tuono, ogni spinta un terremoto.
Lei si aggrappava al tavolo, con la bocca aperta, i seni che sbattevano sotto, il respiro a pezzi.
Si toccava mentre la sfondavo.
E venne. Con il mio cazzo nel culo.

Ma non era finita.

La girai, la buttai a terra.
Le presi la testa tra le mani.
E la feci succhiare di nuovo.
Col culo ancora aperto.
Col sapore del suo orgasmo ancora sulle dita.

«Tieni tutto. Prendilo. Puliscimi con la bocca» le ordinai.
E lo fece.
Con devozione.

Quando venni, lo feci dentro la sua gola.
Spinto. Profondo.
Lei bevve tutto.
Ogni goccia.

Poi si stese nuda sul pavimento.
Sorridendo. Con la bocca aperta.
E il culo che ancora palpitava.



Epilogo

Ora Gis non chiede più amore.
Chiede il mio cazzo.
In bocca. In culo. Dove voglio. Quando voglio.
Dice che solo così si sente viva.
Che solo così sa chi è.

Ogni volta che mi guarda, si inginocchia da sola.
Ogni volta che si gira, si apre da sola.
Non serve parlare.
È addestrata. È mia.

E quando la scopo forte, la stringo, le entro dentro, le riempio la gola o le sfondo il culo…
sussurra piano:

«Tu sei l’unico che mi ha capita davvero.»
scritto il
2025-05-01
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