“Il Cerchio”
di
Angelo B
genere
orge
Mi chiamo Angelo. Cinquantanove anni.
Credevo di aver visto tutto.
Poi è arrivata lei.
Aurora.
Figlia del mio vicino, appena diciottenne.
Alta, magra, occhi marroni, un culo arrogante e una bocca nata per essere sporcata.
Mi guardava come se sapesse. E sapeva.
Un giorno si avvicina mentre lavavo l’auto.
«Ti piaccio, Angelo? Sono vergine.»
Non parlo. La prendo.
La schiaccio contro il muro.
Le strappo i pantaloncini, il perizoma.
La scopo.
Forte. Dentro. Profondo.
Aurora urla.
La figa le si apre sotto i colpi.
Le stringo il culo.
La sollevo.
Cambio buco.
Spingo nel culo.
Lei geme. Non resiste.
Viene.
Trema.
Mi ringrazia.
Torno il giorno dopo.
Aurora è a letto, nuda.
Daniela è con lei.
Bionda, occhi azzurri, corpo da modella. Anche lei vergine.
Aurora sorride.
«Daniela vuole sentire quello che ho sentito io.»
Daniela si avvicina, si gira.
La prendo nel culo.
La sputo.
La apro.
Le spezzo il buco centimetro dopo centimetro.
Aurora le tiene la mano mentre urla.
Poi gode. Viene. Mi chiede di non fermarmi.
Passa un altro giorno.
Chiara arriva.
Amica di Aurora.
Tette piccole, figa stretta, viso da brava ragazza.
«Voglio anche io.»
La metto a quattro zampe.
La scopo subito.
Lei geme. Mi supplica.
Le prendo la figa, poi la bocca.
Aurora le apre il culo.
Chiara si offre.
Non si oppone.
Gode.
Tre ragazze, tutte vergini.
Ora tutte mie.
Poi Chiara arriva con Livia.
Nessuna timidezza.
Sguardo da puttana, fame vera.
Si inginocchia appena entra.
Mi prende in bocca. Tutto.
Mi si siede sopra, senza chiedere.
«Sfonda anche me.»
Le scopo la figa.
Poi il culo.
Si apre da sola.
Mi lecca la sborra dalle palle.
Ride mentre le altre la guardano con invidia.
Ho quattro ragazze.
Una più troia dell’altra.
Aperte, segnate, felici.
Poi Aurora mi dice:
«Gliel’ho detto anche a mamma.»
Arriva.
Donna matura. Nuda sotto il cappotto.
Corpo ancora perfetto.
Figa rasata.
Mi guarda.
«Fammi tua.»
Aurora le apre le gambe.
Daniela le lecca i capezzoli.
Chiara le bacia la bocca.
Livia la stuzzica.
Io la prendo.
Le spingo il cazzo dentro.
Lei urla.
Mi implora.
Aurora le dice:
«Adesso sai perché non possiamo più farne a meno.»
La scopo.
Poi la metto a quattro zampe accanto alle figlie.
Cinque culi.
Cinque bocche.
Tutte per me.
Le prendo tutte.
Cambio buco.
Le spingo l’una contro l’altra.
Chiara lecca la madre mentre io la scopo.
Daniela succhia Aurora.
Livia si masturba mentre si fa venire in faccia.
Una dopo l’altra.
Bocche aperte.
Culi rovinati.
Fighe dilatate.
Quando vengo, sborro su tutte.
Aurora raccoglie tutto con le dita e lo infila nella figa della madre.
Poi si inginocchia accanto a lei.
«Marchiaci, Angelo. Siamo tue.»
Le faccio piegare tutte.
Prendo un coltello.
Incido una “A” sul loro culo.
Aurora.
Daniela.
Chiara.
Livia.
E la madre.
Ora non sono più ragazze.
Sono le mie troie.
Le faccio stendere nude sul pavimento.
Una sopra l’altra.
Fighe contro bocche.
Culi contro lingue.
Io in mezzo.
Le scopo a rotazione.
Ovunque.
Non c’è più pudore.
Solo voglia.
Solo schiavitù.
E io sono il padrone di tutto.
Credevo di aver visto tutto.
Poi è arrivata lei.
Aurora.
Figlia del mio vicino, appena diciottenne.
Alta, magra, occhi marroni, un culo arrogante e una bocca nata per essere sporcata.
Mi guardava come se sapesse. E sapeva.
Un giorno si avvicina mentre lavavo l’auto.
«Ti piaccio, Angelo? Sono vergine.»
Non parlo. La prendo.
La schiaccio contro il muro.
Le strappo i pantaloncini, il perizoma.
La scopo.
Forte. Dentro. Profondo.
Aurora urla.
La figa le si apre sotto i colpi.
Le stringo il culo.
La sollevo.
Cambio buco.
Spingo nel culo.
Lei geme. Non resiste.
Viene.
Trema.
Mi ringrazia.
Torno il giorno dopo.
Aurora è a letto, nuda.
Daniela è con lei.
Bionda, occhi azzurri, corpo da modella. Anche lei vergine.
Aurora sorride.
«Daniela vuole sentire quello che ho sentito io.»
Daniela si avvicina, si gira.
La prendo nel culo.
La sputo.
La apro.
Le spezzo il buco centimetro dopo centimetro.
Aurora le tiene la mano mentre urla.
Poi gode. Viene. Mi chiede di non fermarmi.
Passa un altro giorno.
Chiara arriva.
Amica di Aurora.
Tette piccole, figa stretta, viso da brava ragazza.
«Voglio anche io.»
La metto a quattro zampe.
La scopo subito.
Lei geme. Mi supplica.
Le prendo la figa, poi la bocca.
Aurora le apre il culo.
Chiara si offre.
Non si oppone.
Gode.
Tre ragazze, tutte vergini.
Ora tutte mie.
Poi Chiara arriva con Livia.
Nessuna timidezza.
Sguardo da puttana, fame vera.
Si inginocchia appena entra.
Mi prende in bocca. Tutto.
Mi si siede sopra, senza chiedere.
«Sfonda anche me.»
Le scopo la figa.
Poi il culo.
Si apre da sola.
Mi lecca la sborra dalle palle.
Ride mentre le altre la guardano con invidia.
Ho quattro ragazze.
Una più troia dell’altra.
Aperte, segnate, felici.
Poi Aurora mi dice:
«Gliel’ho detto anche a mamma.»
Arriva.
Donna matura. Nuda sotto il cappotto.
Corpo ancora perfetto.
Figa rasata.
Mi guarda.
«Fammi tua.»
Aurora le apre le gambe.
Daniela le lecca i capezzoli.
Chiara le bacia la bocca.
Livia la stuzzica.
Io la prendo.
Le spingo il cazzo dentro.
Lei urla.
Mi implora.
Aurora le dice:
«Adesso sai perché non possiamo più farne a meno.»
La scopo.
Poi la metto a quattro zampe accanto alle figlie.
Cinque culi.
Cinque bocche.
Tutte per me.
Le prendo tutte.
Cambio buco.
Le spingo l’una contro l’altra.
Chiara lecca la madre mentre io la scopo.
Daniela succhia Aurora.
Livia si masturba mentre si fa venire in faccia.
Una dopo l’altra.
Bocche aperte.
Culi rovinati.
Fighe dilatate.
Quando vengo, sborro su tutte.
Aurora raccoglie tutto con le dita e lo infila nella figa della madre.
Poi si inginocchia accanto a lei.
«Marchiaci, Angelo. Siamo tue.»
Le faccio piegare tutte.
Prendo un coltello.
Incido una “A” sul loro culo.
Aurora.
Daniela.
Chiara.
Livia.
E la madre.
Ora non sono più ragazze.
Sono le mie troie.
Le faccio stendere nude sul pavimento.
Una sopra l’altra.
Fighe contro bocche.
Culi contro lingue.
Io in mezzo.
Le scopo a rotazione.
Ovunque.
Non c’è più pudore.
Solo voglia.
Solo schiavitù.
E io sono il padrone di tutto.
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