Il monte di Venere di Nicole

di
genere
prime esperienze

Prefazione

Nicole era un sogno tropicale.
Brasile nel sangue, desiderio nella pelle.
Ogni suo sorriso era una promessa.
Ogni suo passo, una sfida.

Ma era il suo Monte di Venere — gonfio, perfetto, vivo — a rappresentare il vero centro di tutto.
La sua arma segreta.
Il tempio proibito che volevo adorare.
E distruggere.

E quella notte, finalmente, mi concesse l’onore di perdermi lì.
Tra le sue curve bollenti.
Tra la sua pelle di seta.
Tra il suo peccato perfetto.



Racconto

Nicole era stesa sul letto.
Nuda.
Il suo corpo brasiliano, dorato e perfetto, brillava alla luce morbida della lampada.

La guardavo rapito.
I suoi seni pieni, le punte dure di desiderio.
Le sue gambe lunghe, muscolose, sensuali.

E al centro di tutto, il suo Monte di Venere.
Alto, teso, modellato dalla natura stessa come un monumento alla lussuria.

La pelle liscia.
Il profumo inebriante.
Il piccolo triangolo di velluto nero che invitava al peccato.



Mi avvicinai.
In ginocchio, come davanti a una dea.

Sfiorai prima le sue ginocchia.
Poi le sue cosce interne, sentendo il calore sprigionarsi da lì.

Nicole sorrise, le labbra appena socchiuse.
Non disse nulla.
Non serviva.

Spalancò lentamente le gambe, rivelando tutto.

Il suo Monte di Venere era talmente gonfio che sembrava pulsare.
Le piccole labbra intraviste sotto, umide, tese di voglia.

Un invito silenzioso.
Un ordine.



Iniziai a baciarla.
Le cosce, piano, salendo.
Assaporando la sua pelle dolce e salata.

Il mio respiro sfiorava il suo sesso, facendola fremere.

Quando finalmente toccai la sua cima sacra con le labbra, Nicole gemette piano.

La baciai come si bacia la vita.
Con devozione.
Con fame.

La mia lingua tracciava sentieri sulla sua pelle sensibile, carezzando il clitoride, accarezzando ogni piega, ogni curva.

Nicole si inarcava, i fianchi che si sollevavano a cercarmi di più.



«Lì, sì… continua…» sussurrò con voce spezzata.

Obbedii.

La mia lingua penetrava tra le sue labbra gonfie, si immergeva nel suo sapore di miele e voglia.

Sentivo il suo corpo vibrare.

I suoi gemiti diventavano più alti, più disperati.

Il suo Monte di Venere pulsava sotto la mia lingua, assetato di piacere.



Quando venne, fu come un’esplosione.

Il suo corpo tremò violentemente.
I suoi succhi inondarono la mia bocca.

E io bevvi tutto.

Ogni goccia.
Ogni gemito.
Ogni brivido.



Ma non era finita.

Nicole mi tirò su, ansimante, gli occhi pieni di fuoco.

Afferrò il mio cazzo duro e lo guidò tra le sue gambe ancora aperte.

«Ora distruggimi…» sibilò.
«Rendimi tua… fino all’ultima fibra…»



Entrai in lei con un colpo secco.

La sua figa era stretta, caldissima, ancora palpitante.

Ogni spinta era come un tuffo nel paradiso.

Scopavamo come se il mondo dovesse finire.
I corpi che si schiantavano, le mani che graffiavano, le bocche che si divoravano.

Nicole urlava il mio nome, cavalcava ogni spinta, chiedeva di più, sempre di più.



Le cambiavo posizione senza pietà:
a pecora, a cavalcioni, schiacciata sotto di me, in piedi contro il muro.

La scopavo ovunque.
Come se dovessi scolpire il mio cazzo dentro di lei.



Quando venni, fu devastante.

Sprofondato dentro di lei fino alle palle, riempii il suo ventre di sperma caldo.

Nicole gemeva, godendo mentre sentiva il mio seme inondarla.



Finale

Crollammo sul letto, sudati, ansimanti.

Nicole si rannicchiò contro di me, il viso contro il mio petto, la pelle ancora in fiamme.

«Il mio Monte di Venere sarà sempre tuo…» sussurrò.

Sorrisi.

Sapevo che era vero.

Perché ormai, quel tempio proibito, quella figa divina, quel corpo da sogno…

erano solo miei.
Per sempre.
scritto il
2025-04-29
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