Azzurra il pomeriggio che cambioTutto
di
Angelo B
genere
prime esperienze
La porta si chiuse alle spalle di Jonny con un colpo secco.
Sentii il rombo del suo motorino allontanarsi mentre restavo solo in soggiorno, il televisore acceso a volume basso, una birra mezza calda appoggiata sul tavolino.
Ma non ero davvero solo.
I passi leggeri di Azzurra echeggiarono sulle scale di legno.
Mi voltai lentamente, percependo un’energia diversa nell’aria.
La vidi.
Indossava solo una maglietta ampia, evidentemente rubata dall’armadio del fratello.
Sotto, nient’altro.
Le gambe nude, il seno libero, i capelli sciolti sulle spalle.
Aveva negli occhi una luce nuova: decisa, maliziosa, carica di un desiderio ancora acerbo ma impossibile da ignorare.
«Sei rimasto da solo…» mormorò, sedendosi accanto a me sul divano, fin troppo vicina.
Il calore della sua pelle sfiorava il mio braccio.
Il mio cuore prese a battere più forte, senza un motivo che volessi ammettere.
«Jonny torna tra poco,» dissi, con voce roca.
Lei sorrise appena, un sorriso dolce e terribilmente pericoloso.
«Abbiamo tempo,» sussurrò.
Si voltò verso di me, avvicinandosi lentamente, ogni movimento studiato per annullare la distanza.
Il bordo della maglietta si sollevava ad ogni minimo gesto, rivelando l’attaccatura delle sue cosce lisce e la curva perfetta dei suoi fianchi.
Con una naturalezza disarmante, prese la mia mano e la guidò sulle sue gambe.
La sua pelle era morbida e calda sotto le dita; tremava leggermente, tradendo l’eccitazione trattenuta.
«Azzurra…» provai a parlare, ma la voce mi morì in gola.
Lei non disse nulla.
Si limitò a sporgersi in avanti e a baciarmi.
Un bacio morbido, incerto, ma pieno di una fame istintiva che incendiò ogni mio pensiero.
La presi tra le braccia, attirandola su di me.
Il suo corpo nudo sotto la maglietta premeva contro il mio, il suo profumo — un misto di sapone, vaniglia e desiderio — mi annebbiava i sensi.
Con lentezza reverente, le sollevai la maglietta sopra la testa.
Rimase nuda davanti a me, un corpo acerbo e perfetto, la pelle liscia che sembrava brillare sotto la luce fioca della stanza.
Le baciai il collo, il petto, il ventre, scendendo lungo la linea dei suoi fianchi.
A ogni bacio il suo respiro si faceva più affannoso, i suoi piccoli seni si sollevavano e abbassavano al ritmo frenetico del battito del suo cuore.
Quando la mia lingua sfiorò il suo sesso umido, Azzurra emise un gemito sommesso, le mani che si aggrappavano istintivamente ai cuscini del divano.
Il suo sapore era dolce, giovane, irresistibile.
La sua inesperienza si fondeva con un desiderio puro, travolgente.
Quando risalii, i suoi occhi erano velati di piacere.
Non c’era più paura, solo la fame di sentirmi dentro di lei.
Mi posizionai tra le sue gambe.
Il mio sesso teso premeva contro la sua intimità ancora chiusa.
La guardai negli occhi.
Lei annuì, il viso arrossato, il respiro spezzato.
Con infinita lentezza, spinsi dentro di lei.
Sentii la resistenza cedere in un gemito soffocato.
Mi fermai, il viso contro il suo collo, lasciandole il tempo di abituarsi.
Quando si rilassò, iniziai a muovermi piano, accompagnandola dolcemente in quel viaggio nuovo e irreversibile.
Ogni suo gemito, ogni suo tremito, era una conquista.
La sua inesperienza si trasformava lentamente in voglia, i suoi fianchi si muovevano a cercarmi.
Quando sentii che era pronta, la presi per i fianchi e la sollevai, facendola girare a quattro zampe sul divano.
Il suo corpo acerbo si offriva a me, fiducioso, abbandonato.
La penetrai di nuovo, profondamente.
Il suono dei nostri corpi che si univano riempì la stanza, unito ai suoi gemiti accesi.
Scorrei le mani lungo la sua schiena sottile, affondando le dita nei suoi fianchi stretti.
I suoi capelli sciolti ondeggiavano a ogni mio affondo.
Poi, quando sentii il suo corpo rilassarsi del tutto, bagnato dal piacere, iniziai a prepararla con delicatezza per qualcosa di ancora più proibito.
Bagnai il suo buchino vergine con la lingua, facendola fremere, ansimare.
Le mie dita lo esplorarono con dolcezza, dilatandolo lentamente, pazientemente.
Quando fu pronta, posizionai la punta del mio sesso contro il suo ingresso stretto.
Lei si voltò appena, il viso arrossato, gli occhi colmi di emozione.
Spinsi piano.
La sentii stringermi in un abbraccio istintivo, primordiale.
Centimetro dopo centimetro, mi feci strada in quel territorio proibito.
I suoi gemiti divennero più acuti, il suo corpo tremava sotto il mio.
Ma non si tirava indietro: anzi, si offriva a me, completamente, senza più paura.
Quando fui completamente dentro di lei, iniziai a muovermi lento, profondo.
Ogni affondo era una dichiarazione di possesso, ogni gemito una resa assoluta.
Azzurra si abbandonava a me con tutto il suo essere.
Quando sentii il suo corpo contrarsi attorno a me in un orgasmo violento, lasciai andare ogni freno, esplodendo dentro di lei con un piacere primitivo e totale.
Rimanemmo così, fusi, tremanti, ansimanti.
Fuori, nel vialetto, il rumore del motorino annunciava il ritorno di Jonny.
Ci guardammo negli occhi, complici, sporchi di piacere e segreti.
Ci rivestimmo in fretta, ancora scossi, ancora segnati da ciò che avevamo appena condiviso.
Azzurra si rannicchiò accanto a me, sorridendo piano.
Aveva perso tutto quel pomeriggio: l’innocenza, la verginità, le ultime esitazioni.
E mi aveva donato tutto, senza rimpianti.
Quel pomeriggio cambiò ogni cosa.
E nessuno, nessuno, avrebbe mai saputo cosa era accaduto davvero tra quelle mura.
Sentii il rombo del suo motorino allontanarsi mentre restavo solo in soggiorno, il televisore acceso a volume basso, una birra mezza calda appoggiata sul tavolino.
Ma non ero davvero solo.
I passi leggeri di Azzurra echeggiarono sulle scale di legno.
Mi voltai lentamente, percependo un’energia diversa nell’aria.
La vidi.
Indossava solo una maglietta ampia, evidentemente rubata dall’armadio del fratello.
Sotto, nient’altro.
Le gambe nude, il seno libero, i capelli sciolti sulle spalle.
Aveva negli occhi una luce nuova: decisa, maliziosa, carica di un desiderio ancora acerbo ma impossibile da ignorare.
«Sei rimasto da solo…» mormorò, sedendosi accanto a me sul divano, fin troppo vicina.
Il calore della sua pelle sfiorava il mio braccio.
Il mio cuore prese a battere più forte, senza un motivo che volessi ammettere.
«Jonny torna tra poco,» dissi, con voce roca.
Lei sorrise appena, un sorriso dolce e terribilmente pericoloso.
«Abbiamo tempo,» sussurrò.
Si voltò verso di me, avvicinandosi lentamente, ogni movimento studiato per annullare la distanza.
Il bordo della maglietta si sollevava ad ogni minimo gesto, rivelando l’attaccatura delle sue cosce lisce e la curva perfetta dei suoi fianchi.
Con una naturalezza disarmante, prese la mia mano e la guidò sulle sue gambe.
La sua pelle era morbida e calda sotto le dita; tremava leggermente, tradendo l’eccitazione trattenuta.
«Azzurra…» provai a parlare, ma la voce mi morì in gola.
Lei non disse nulla.
Si limitò a sporgersi in avanti e a baciarmi.
Un bacio morbido, incerto, ma pieno di una fame istintiva che incendiò ogni mio pensiero.
La presi tra le braccia, attirandola su di me.
Il suo corpo nudo sotto la maglietta premeva contro il mio, il suo profumo — un misto di sapone, vaniglia e desiderio — mi annebbiava i sensi.
Con lentezza reverente, le sollevai la maglietta sopra la testa.
Rimase nuda davanti a me, un corpo acerbo e perfetto, la pelle liscia che sembrava brillare sotto la luce fioca della stanza.
Le baciai il collo, il petto, il ventre, scendendo lungo la linea dei suoi fianchi.
A ogni bacio il suo respiro si faceva più affannoso, i suoi piccoli seni si sollevavano e abbassavano al ritmo frenetico del battito del suo cuore.
Quando la mia lingua sfiorò il suo sesso umido, Azzurra emise un gemito sommesso, le mani che si aggrappavano istintivamente ai cuscini del divano.
Il suo sapore era dolce, giovane, irresistibile.
La sua inesperienza si fondeva con un desiderio puro, travolgente.
Quando risalii, i suoi occhi erano velati di piacere.
Non c’era più paura, solo la fame di sentirmi dentro di lei.
Mi posizionai tra le sue gambe.
Il mio sesso teso premeva contro la sua intimità ancora chiusa.
La guardai negli occhi.
Lei annuì, il viso arrossato, il respiro spezzato.
Con infinita lentezza, spinsi dentro di lei.
Sentii la resistenza cedere in un gemito soffocato.
Mi fermai, il viso contro il suo collo, lasciandole il tempo di abituarsi.
Quando si rilassò, iniziai a muovermi piano, accompagnandola dolcemente in quel viaggio nuovo e irreversibile.
Ogni suo gemito, ogni suo tremito, era una conquista.
La sua inesperienza si trasformava lentamente in voglia, i suoi fianchi si muovevano a cercarmi.
Quando sentii che era pronta, la presi per i fianchi e la sollevai, facendola girare a quattro zampe sul divano.
Il suo corpo acerbo si offriva a me, fiducioso, abbandonato.
La penetrai di nuovo, profondamente.
Il suono dei nostri corpi che si univano riempì la stanza, unito ai suoi gemiti accesi.
Scorrei le mani lungo la sua schiena sottile, affondando le dita nei suoi fianchi stretti.
I suoi capelli sciolti ondeggiavano a ogni mio affondo.
Poi, quando sentii il suo corpo rilassarsi del tutto, bagnato dal piacere, iniziai a prepararla con delicatezza per qualcosa di ancora più proibito.
Bagnai il suo buchino vergine con la lingua, facendola fremere, ansimare.
Le mie dita lo esplorarono con dolcezza, dilatandolo lentamente, pazientemente.
Quando fu pronta, posizionai la punta del mio sesso contro il suo ingresso stretto.
Lei si voltò appena, il viso arrossato, gli occhi colmi di emozione.
Spinsi piano.
La sentii stringermi in un abbraccio istintivo, primordiale.
Centimetro dopo centimetro, mi feci strada in quel territorio proibito.
I suoi gemiti divennero più acuti, il suo corpo tremava sotto il mio.
Ma non si tirava indietro: anzi, si offriva a me, completamente, senza più paura.
Quando fui completamente dentro di lei, iniziai a muovermi lento, profondo.
Ogni affondo era una dichiarazione di possesso, ogni gemito una resa assoluta.
Azzurra si abbandonava a me con tutto il suo essere.
Quando sentii il suo corpo contrarsi attorno a me in un orgasmo violento, lasciai andare ogni freno, esplodendo dentro di lei con un piacere primitivo e totale.
Rimanemmo così, fusi, tremanti, ansimanti.
Fuori, nel vialetto, il rumore del motorino annunciava il ritorno di Jonny.
Ci guardammo negli occhi, complici, sporchi di piacere e segreti.
Ci rivestimmo in fretta, ancora scossi, ancora segnati da ciò che avevamo appena condiviso.
Azzurra si rannicchiò accanto a me, sorridendo piano.
Aveva perso tutto quel pomeriggio: l’innocenza, la verginità, le ultime esitazioni.
E mi aveva donato tutto, senza rimpianti.
Quel pomeriggio cambiò ogni cosa.
E nessuno, nessuno, avrebbe mai saputo cosa era accaduto davvero tra quelle mura.
8
voti
voti
valutazione
7.5
7.5
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Nicole, la troia della mia vitaracconto sucessivo
• “Una Sconosciuta al Supermercato”
Commenti dei lettori al racconto erotico