Marta, l'estrema
di
Grendizer73
genere
sadomaso
Ciao a tutti i miei lettori. Volevo ricordarvi che sono davvero un fotoamatore (di Pavia) e i racconto sono storie vere. Se siete donne e volete essere fotografate o se volete organizzare uno shooting per (o con) vostra moglie/compagna scrivetemi: dvphoto73@gmail.com
Una delle sessioni più controverse è stata con Marta. Non mi piacciono i tatuaggi e ho sempre selezionato modelle che ne avessero il minor numero. Mai e poi mai avrei voluto scattare con una suicide girl.
Avevo pubblicato un annuncio in cui cercavo modelle per un servizio a tema bdsm. Generalmente si intende di indossare dei costumi a tema bdsm. Io chiedevo anche di fare foto pov soft, in cui si vedeva la mia mano o parte di me negli scatti. Senza interazioni sessuali.
Mi rispondono un po' di perditempo (come sempre purtroppo), qualche maniaco che chiede sempre se conosco qualcuna che la dà facilmente e poi mi arriva il messaggio di Marta. Come anticipato è una ragazza col corpo quasi interamente tatuato, il fisico anche bello ma i tatuaggi proprio non li reggo.
Soprattutto in gran numero. Inoltre, guardando bene le foto, si notava che indossava sempre delle parrucche. Fatte male oltretutto. Le rispondo ringraziandola per essersi candidata ma che non ero interessato. Evito di riportarvi per filo e per segno gli scambi (numerosi) di messaggi e faccio un riassunto: lei insisteva per scattare sebbene le avessi detto dei tatuaggi affermando che sarei stato soddisfatto di come posava e della sua esperienza in scatti a tema. Io inventavo ogni scusa per rifiutare. Fino a che, per togliermela di torno le ho fatto una proposta irragionevole a tema bdsm hard. Molto hard e violento. Mi aspettavo un rifiuto con un "vaffa" allegato. Invece mi risponde con una risata. Era da tempo che cercava qualcuno con cui provare giochi estremi.
A questo punto avevo due possibilità: o la bloccavo, ignorandola definitivamente, oppure andavo fino in fondo. Ci ho pensato su, perché ero tentato ma non mi sono mai spinto così oltre. Alla fine ho accettato. Ho ordinato dei nuovi accessori bdsm e ho preparato una scrittura privata molto dettagliata per tutelarmi.
Arriva il fatidico giorno. Mi sono fatto mezz'ora di strada per andare a casa sua ma ne è valsa la pena. Intanto non ha bidonato (fino all'ultimo con quelle nuove non si sa mai) e poi siamo rimasti da lei che viveva in una cascina isolata. Mentre mi mostrava la casa mi ha raccontato che era da tempo che era attratta dal provare il bdsm estremo ma che non trovava nessuno disposto a provare. E lo capisco. A differenza di ciò che si scrive in stupidi racconti di fantasia, il bdsm estremo lascia delle conseguenze. Se va bene rimane qualche livido che guarisce. Se va male...
Arriviamo in una stanza adibita al bdsm. Non ne avevo mai vista una dal vivo.
C'era un letto grande, a baldacchino, da cui spuntavano catene per legare sul letto. Polsiere e cavigliere erano in metallo senza imbottitura, quindi avrebbero lasciato dei segni. C'era una struttura a "X" in legno con catene, ma polsiere e cavigliere erano in pelle. C'era una specie di cavallina ginnica sempre con gli accessori per bloccare, una gogna, un catino grande e una parete piena di fruste e accessori vari. Marta mi ha raccontato che, tempo addietro, è stata una mistress molto severa. Poi, a seguito di un incidente in cui ha rischiato la vita, qualcosa è cambiato dentro di lei e si è sentita attratta dal dolore e dalle umiliazioni. Non ha mai trovato, però, qualcuno col coraggio di dominarla.
Abbiamo poi parlato di me e delle mie esperienze. Le ho detto subito che non ho mai praticato bdsm hard ma che ho una notevole esperienza in materia di controllo e sottomissione. Mi ha fatto molte domande e deve essere stata soddisfatta delle risposte perché mi ha detto che potevamo iniziare. Prima le ho fatto leggere la scrittura privata, molto dettagliata, e l'abbiamo firmata. In questo modo mi sono tutelato, almeno in parte. Poi starà a me evitare di esagerare.
Abbiamo concordato una safeword facile e gliel'ho fatta ripetere 10 volte di fila velocemente. Soddisfatto, l'ho fatta spogliare e mettere in ginocchio. Mentre lei rimaneva immobile mi sono aggirato ancora per la stanza. Ho preso una mascherina per gli occhi (che servono per dormire al buio) e gliel'ho messa. Mi sono preso il mio tempo, muovendomi attorno a lei, ogni tanto sfiorandola, ogni tanto toccandola.
Dopo parecchi minuti (che servivano ad aumentare l'attesa) mi sono avvicinato, le ho sollevato il viso, l'ho accarezzata e poi le ho tirato uno schiaffo. Non forte ma nemmeno un buffetto. Lei ha lanciato un piccolo urlo, non per il dolore ma per la sorpresa. Mi sono messo dietro di lei e le ho accarezzato il ventre risalendo sui seni, che ho prima massaggiato e poi strizzato. Le ho afferrato i capezzoli, stringedoli e tirandoli forte. Lei urlava di dolore ma non si muoveva. Li ho torti davvero forte e a lungo, fino a farle scendere le lacrime.
Le ho accarezzato il collo sollevandole il mento e le ho ordinato di aprire la bocca. Con una mano le ho afferrato il collo mentre con l'altra le ho infilato due dita in bocca ordinandole di succhiare. Lei ha ubbidito leccandole e succhiandole come se mi facesse un pompino. Letteralmente, ma con decisione, le ho infilato le dita in gola per tutta la lunghezza mentre le stringevo il collo. L'ho trattenuta in quella posizione per poco, fino a che non ha iniziato a tossire. Le ho dato un attimo per riprendersi e poi ho ripetuto l'azione. Questa volta l'ho trattenuta più a lungo. Quando l'ho lasciata annaspava senza fiato. Ho ripetuto una terza volta, tenendola ancora più a lungo. Appena liberata ha iniziato a tossire e ansimava forte per riprendere fiato. Le ho tolto la mascherina e l'ho abbracciata e accarezzata mentre si riprendeva e lei mi ha stretto a se.
Ci è voluto un po' di tempo prima che recuperasse. Al che le ho chiesto: "Vuoi smettere?" Lei ha fatto cenno di no con la testa. Le ho chiesto ancora: "Sei sicura? Perché adesso sarà molto doloroso." E lei, con la voce un po' gracchiante, mi ha risposto:"Lo so e voglio continuare".
Una delle sessioni più controverse è stata con Marta. Non mi piacciono i tatuaggi e ho sempre selezionato modelle che ne avessero il minor numero. Mai e poi mai avrei voluto scattare con una suicide girl.
Avevo pubblicato un annuncio in cui cercavo modelle per un servizio a tema bdsm. Generalmente si intende di indossare dei costumi a tema bdsm. Io chiedevo anche di fare foto pov soft, in cui si vedeva la mia mano o parte di me negli scatti. Senza interazioni sessuali.
Mi rispondono un po' di perditempo (come sempre purtroppo), qualche maniaco che chiede sempre se conosco qualcuna che la dà facilmente e poi mi arriva il messaggio di Marta. Come anticipato è una ragazza col corpo quasi interamente tatuato, il fisico anche bello ma i tatuaggi proprio non li reggo.
Soprattutto in gran numero. Inoltre, guardando bene le foto, si notava che indossava sempre delle parrucche. Fatte male oltretutto. Le rispondo ringraziandola per essersi candidata ma che non ero interessato. Evito di riportarvi per filo e per segno gli scambi (numerosi) di messaggi e faccio un riassunto: lei insisteva per scattare sebbene le avessi detto dei tatuaggi affermando che sarei stato soddisfatto di come posava e della sua esperienza in scatti a tema. Io inventavo ogni scusa per rifiutare. Fino a che, per togliermela di torno le ho fatto una proposta irragionevole a tema bdsm hard. Molto hard e violento. Mi aspettavo un rifiuto con un "vaffa" allegato. Invece mi risponde con una risata. Era da tempo che cercava qualcuno con cui provare giochi estremi.
A questo punto avevo due possibilità: o la bloccavo, ignorandola definitivamente, oppure andavo fino in fondo. Ci ho pensato su, perché ero tentato ma non mi sono mai spinto così oltre. Alla fine ho accettato. Ho ordinato dei nuovi accessori bdsm e ho preparato una scrittura privata molto dettagliata per tutelarmi.
Arriva il fatidico giorno. Mi sono fatto mezz'ora di strada per andare a casa sua ma ne è valsa la pena. Intanto non ha bidonato (fino all'ultimo con quelle nuove non si sa mai) e poi siamo rimasti da lei che viveva in una cascina isolata. Mentre mi mostrava la casa mi ha raccontato che era da tempo che era attratta dal provare il bdsm estremo ma che non trovava nessuno disposto a provare. E lo capisco. A differenza di ciò che si scrive in stupidi racconti di fantasia, il bdsm estremo lascia delle conseguenze. Se va bene rimane qualche livido che guarisce. Se va male...
Arriviamo in una stanza adibita al bdsm. Non ne avevo mai vista una dal vivo.
C'era un letto grande, a baldacchino, da cui spuntavano catene per legare sul letto. Polsiere e cavigliere erano in metallo senza imbottitura, quindi avrebbero lasciato dei segni. C'era una struttura a "X" in legno con catene, ma polsiere e cavigliere erano in pelle. C'era una specie di cavallina ginnica sempre con gli accessori per bloccare, una gogna, un catino grande e una parete piena di fruste e accessori vari. Marta mi ha raccontato che, tempo addietro, è stata una mistress molto severa. Poi, a seguito di un incidente in cui ha rischiato la vita, qualcosa è cambiato dentro di lei e si è sentita attratta dal dolore e dalle umiliazioni. Non ha mai trovato, però, qualcuno col coraggio di dominarla.
Abbiamo poi parlato di me e delle mie esperienze. Le ho detto subito che non ho mai praticato bdsm hard ma che ho una notevole esperienza in materia di controllo e sottomissione. Mi ha fatto molte domande e deve essere stata soddisfatta delle risposte perché mi ha detto che potevamo iniziare. Prima le ho fatto leggere la scrittura privata, molto dettagliata, e l'abbiamo firmata. In questo modo mi sono tutelato, almeno in parte. Poi starà a me evitare di esagerare.
Abbiamo concordato una safeword facile e gliel'ho fatta ripetere 10 volte di fila velocemente. Soddisfatto, l'ho fatta spogliare e mettere in ginocchio. Mentre lei rimaneva immobile mi sono aggirato ancora per la stanza. Ho preso una mascherina per gli occhi (che servono per dormire al buio) e gliel'ho messa. Mi sono preso il mio tempo, muovendomi attorno a lei, ogni tanto sfiorandola, ogni tanto toccandola.
Dopo parecchi minuti (che servivano ad aumentare l'attesa) mi sono avvicinato, le ho sollevato il viso, l'ho accarezzata e poi le ho tirato uno schiaffo. Non forte ma nemmeno un buffetto. Lei ha lanciato un piccolo urlo, non per il dolore ma per la sorpresa. Mi sono messo dietro di lei e le ho accarezzato il ventre risalendo sui seni, che ho prima massaggiato e poi strizzato. Le ho afferrato i capezzoli, stringedoli e tirandoli forte. Lei urlava di dolore ma non si muoveva. Li ho torti davvero forte e a lungo, fino a farle scendere le lacrime.
Le ho accarezzato il collo sollevandole il mento e le ho ordinato di aprire la bocca. Con una mano le ho afferrato il collo mentre con l'altra le ho infilato due dita in bocca ordinandole di succhiare. Lei ha ubbidito leccandole e succhiandole come se mi facesse un pompino. Letteralmente, ma con decisione, le ho infilato le dita in gola per tutta la lunghezza mentre le stringevo il collo. L'ho trattenuta in quella posizione per poco, fino a che non ha iniziato a tossire. Le ho dato un attimo per riprendersi e poi ho ripetuto l'azione. Questa volta l'ho trattenuta più a lungo. Quando l'ho lasciata annaspava senza fiato. Ho ripetuto una terza volta, tenendola ancora più a lungo. Appena liberata ha iniziato a tossire e ansimava forte per riprendere fiato. Le ho tolto la mascherina e l'ho abbracciata e accarezzata mentre si riprendeva e lei mi ha stretto a se.
Ci è voluto un po' di tempo prima che recuperasse. Al che le ho chiesto: "Vuoi smettere?" Lei ha fatto cenno di no con la testa. Le ho chiesto ancora: "Sei sicura? Perché adesso sarà molto doloroso." E lei, con la voce un po' gracchiante, mi ha risposto:"Lo so e voglio continuare".
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