Villa nera - una storia macabra con un pizzico di sesso

di
genere
pulp

VILLA NERA


I- L’Eco di un Bacio

Alyssa si trovava sdraiata nel suo letto, il cuore ancora in tumulto mentre riviveva i ricordi di quella notte magica con Ben. Era un mercoledì di fine estate quando, in un angolo lontano della città, si erano incontrati casualmente. Un sorriso, uno sguardo che si prolungò, e subito entrambi sapevano: c’era un’alchimia palpabile tra di loro, una scintilla vibrante che non potevano ignorare.
Sotto un lampione che diffondeva una luce calda e dorata, Ben si era avvicinato e, con una delicatezza che l’aveva sorpresa, le aveva preso la mano. "Posso rubarti un bacio?" le aveva chiesto, e in quel momento Alyssa si era sentita scossa da un'intensa ondata di desiderio. Fu un bacio che non dimenticherà mai: le labbra di Ben si erano unite alle sue con passione, e il mondo circostante si era dissolto, lasciando solo loro due, avvolti da un'energia indefinibile.
Quando erano tornati a casa, l’attrazione si era trasformata in qualcosa di inarrestabile. I loro corpi, come magneti, si erano cercati e trovati. Ogni tocco, ogni carezza, era un invito a esplorare l’uno l’altro. Alyssa si era abbandonata all'eccitazione, concedendo a Ben l'accesso alla sua pelle e ai suoi segreti più profondi. L’aria era carica di frenesia; il tempo sembrava essersi fermato intorno a loro mentre i vestiti volavano via, un simbolo di quelle barriere che stavano finalmente crollando.
La loro passione si era trasformata in una danza, un vortice di movimento e di suoni. Le mani di Ben scorrevano lungo il suo corpo, e ogni pallido sussurro di piacere le penetrava nell’anima. Il loro respiro si univa in un ritmo crescente, un crescendo che li trascinava in un abisso di desiderio. Quando finalmente erano diventati un’unica entità, l’intensità del momento aveva travolto Alyssa. Un orgasmo liberatorio l’aveva colpita come una onda, facendola vibrare di vita e di emozioni mai provate prima.
Rivivere quelle sensazioni fu come un fuoco che bruciava dentro di lei. Ma, quando l’eco di quella notte svaniva, tornava anche la realtà. Ben doveva partire il mattino seguente per lavoro in Europa, e pensarlo lontano dalla sua vita già le provocava un dolore sottile e sgradito. Era un incontro effimero, un attimo rubato al tempo, eppure così prezioso. Alyssa sapeva che se avesse condiviso quel segreto con le sue compagne di classe, avrebbero riso e avrebbero commentato, come sempre, le loro disavventure amorose. Ma lei non se la sentiva, non era pronta a esporre quel momento intimo, rischiando di sminuirlo fra le chiacchiere di chi non avrebbe mai potuto capire.
Per tutte lei era la ragazza corteggiata che non concedeva la sua intimità a nessuno. E lei lo sapeva che le sue colleghe la prendevano in giro sparlando alle sue spalle, sul fatto che lei era una mosca bianca in mezzo ad uno sciame di mosche nere

II-Lia
Alyssa si strinse nel suo cuscino, mentre il cuore le batteva all'impazzata al ricordo delle parole di Ben, scritte sulla cartolina che continuava a tenere tra le mani. "Mi manchi." Quelle parole la facevano sentire calda dentro, ma la sua mente era un campo di battaglia tra il fascino dell'avventura e la sicurezza di mantenere il suo segreto. Guardando la cartolina di Genova, si immaginava a camminare lungo il porto, il profumo del mare che le accarezzava il viso, mentre Ben le sussurrava promesse di una vita che si allontanava.
Il suo sogno fu bruscamente interrotto dall'ingresso di Lia, la sua compagna di stanza, che emergeva dal bagno con un'aria disinvolta. La bellezza di Lia era indiscutibile, con la pelle scura e radiosa, e un fisico mozzafiato che sapeva come mettere in risalto. Alyssa si sentiva a volte insicura accanto a lei. La sua amica era un uragano di energia e senza pudore, e ora si era seduta accanto a lei, l'asciugamano che le avvolgeva i capelli e il resto del corpo completamente nudo.
"Quanto la vuoi portare avanti questa storia della vergine?" chiese Lia, con un sorriso sbocciato di malizia.
Alyssa arrossì, affrontando lo sguardo diretto della sua compagna. "Che vuoi dire?"
"Che non sei vergine," ribatté Lia, con un fare spavaldo, come se stesse rivelando la cosa più ovvia del mondo.
Alyssa fece spallucce, cercando di minimizzare la situazione. "Io, voglio così," rispose, cercando di mantenere una facciata di calma.
"Ti pigliano in giro a manetta, lo sai?" continuò Lia, lasciando trasparire il suo disprezzo per la riservatezza della sua amica.
"Che dovrei fare? Vantarmi come fanno loro su quanto ce l'aveva lungo, se si è addormentato o se non era quel granché di uomo?" Alyssa si sentiva frustrata. Perché doveva rivelare tutta la verità di quell'incontro, così intimo e speciale, per piacere alle altre?

Lia, con un'espressione di sfida, continuava a frustrare la sua amica: "E com’era?"
"Non fare l’impicciona," le rispose Alyssa, incrociando le braccia.
La risata di Lia riempì la stanza. "Come vuoi. Mentre tu continui a giocare alla verginella, io la vado a dare ad un bel maschio latino con un pisello da equino da monta," disse, alzando gli occhi al cielo con un gesto drammatico.
Alyssa scosse la testa, esasperata. L'atteggiamento di Lia era un misto di provocazione e libertà che la intratteneva e la irritava allo stesso tempo. "Non parliamo di questo," disse, lottando per rimanere seria.
"Ma dai, Alyssa!". "Sei giovane, bella e hai avuto un'esperienza incredibile con Ben. Perché non godertela? Smetti di pensare a cosa possono dire gli altri!"
Alyssa si fece pensosa. Lei sapeva di avere dentro di sé un mondo di emozioni da esplorare, ma la paura di rivelare quel momento, di confrontarsi con le aspettative degli altri, la bloccava. E benché avesse voglia di condividere i suoi segreti con Lia e le altre, la sua esperienza con Ben era ancora troppo fresca e preziosa per essere sminuita in chiacchiere da bar scolastico.

Lia, la compagna di stanza di Alyssa, era l'esatto opposto di lei. Ogni volta che le si presentava l'occasione con un ragazzo, gli si appiccicava addosso come una cozza su uno scoglio. Da che era iniziata la scuola, lei non aveva smesso di usare la propria vagina con chiunque di maschio e non, prestante e desideroso di spassarsela: la chiamavano la vagina volante. "C'è questo tizio, Jasper, alto, pieno di muscoli, scolpito nella pietra, con un birillo degno del miglior granito. Quando ti entra dentro e come ricevere un toro in corsa. Sulle prime fa male ma, poi, man mano che continua, il dolore passa in secondo piano e tu sei lì a goderti quella benevolenza sessuale che è la sua virilità" scoppiò a ridere
Alyssa, sconcertata dalla descrizione esplicita di Lia, cercò di cambiare argomento. "Non credo che sia il modo giusto di approcciarsi a una relazione," disse timidamente. "Non è solo una questione di sesso, ma di connessione emotiva e rispetto reciproco."
Lia alzò un sopracciglio, sorridendo sarcasticamente. "Oh, cara Alyssa, sei così ingenua. Il sesso è solo una parte della vita, ma è una parte importante. E non c'è niente di male nell'approfittare delle opportunità che si presentano."
Alyssa si sentì confusa e un po' giudicata. Lei non era contro il sesso, ma credeva che ci fosse un modo più significativo di vivere la propria sessualità. Tuttavia, sapeva che non avrebbe mai potuto convincere Lia a vedere le cose dalla sua prospettiva.
Decise quindi di lasciar perdere e di concentrarsi sulle sue lezioni, cercando di ignorare le continue avventure sessuali di Lia. Alla fine, ognuno aveva il diritto di vivere la propria vita come meglio credeva, anche se non sempre riusciva a capire le scelte degli altri.
Che le altre continuassero a credere che lei fosse ancora vergine.


III- Ricerche in biblioteca
Uscita dalla lezione del professor Martin, si sentì chiamare. Era il professore, un tizio dalla faccia slavata e capelli ricci e biondicci, che la chiamava: “Signorina Madison.. Alyssa”
“Professor Martin, ho dimenticato qualcosa?”
“No, no, si figuri. Volevo solo sapere se.. Se accetterebbe di partecipare ad una festa questa sera”
“Una festa?” ad Alyssa, il professore di scienza e biologia, non era mai piaciuto. Aveva un modo di fare lascivo e uno sguardo da maniaco. Più di una volta lo aveva visto adocchiare in maniera insistente il fondoschiena delle sue allieve
“Oh, niente di particolare. Ci saranno docenti e studenti, sì. Una cosa formale”
“E la festa su cosa verte?”
“Ecco, sarebbero i festeggiamenti su certi studi fatti recentemente da me, in merito ad alcune scoperte archeologiche sulla scienza occulta” il professore, si sapeva, era un appassionato ed uno studioso del soprannaturale. Negli ultimi anni aveva partecipato ad alcune ricerche di testi nell’archivio dell’università “Mai sentito nominare Villa Nera?”
“Credo sia quella vecchia casa che sta in mezzo al Bosco di Fortgreen. Secondo molti un luogo da tenere alla larga”
“Ah, storie di fantasmi e demoni” sorride “Nel 2004 si sono scoperti dei cunicoli sotterranei e, si da’ il caso che io abbia fatto parte di un’unità esplorativa. Un luogo interessante, nevvero. Stasera presenterò i risultati di quella ricerca per un ristretto numero di docenti e studenti. E vorrei che anche lei partecipasse. So da alcune sue colleghe che lei si sia interessata ad uno scritto occulto”
“Beh, era una ricerca sul Necronomicon che, di occulto ha ben poco” risponde Alyssa
“Beh, non sminuirei così un testo del genere. E’ risaputo che Lovecraft aveva una mente molto aperta e certe sue visioni non erano del tutto frutto della sua fantasia”
“Direi che non c’entro nulla con quello che mi ha appena detto”
“Beh, lei è una mia studentessa, mia cara. Mi farebbe piacere, davvero”
“Ci penserò” disse Alyssa.
Quell’uomo le metteva i brividi. Ora, mentre parlava del Necronomicon e di villa Nera, aveva una strana luce che gli brillava in fondo agli occhi. Se da una parte voleva rifuggire da quell’uomo, dall’altra si sentiva incuriosita. E’ vero, villa Nera era un mito oscuro che aveva infiammato la mente delle persone. Leggende, dicerie…

Andò in biblioteca a fare qualche ricerca, giusto per capire in che ginepraio stesse per imbattersi.

L'aria nel vecchio archivio dell'università era densa di polvere e mistero. I corridoi erano illuminati solo da tristi luci fluorescenti che gettavano ombre lunghe e inquietanti su pile di documenti e libri antichi.
Alyssa aveva trovato un faldone di colore rosso su cui era riportato il titolo: "Riti Occulti della Villa Nera
Alyssa aprì il fascicolo, le pagine ingiallite si sbriciolarono tra le sue dita mentre leggeva dati su rituali tenuti nella villa. Ogni riga la trasportava in un tempo lontano, in cui uomini e donne cercavano potere nell’oscurità, desiderando comunicare con entità insondabili. I ritagli di giornale parlavano di eventi tragici: nel 1932 un gruppo di studenti universitari scomparve misteriosamente dopo una cerimonia; nel 1950, una donna fu trovata senza vita con segni inquietanti sulla pelle; nel 1968, un’intera famiglia fu trovata suicida, con scritte rituali sui muri; nel 1986, un sacerdote fu arrestato, accusato di pratiche oscure; nel 2004, un'esplosione sotto la villa portò alla luce un labirinto di tunnel abbandonati e segreti dimenticati.
I tunnel che il professor Martin aveva esplorato trovando chissà quali segreti
Ogni evento era accompagnato da racconti di paura e superstizione—storie di una maledizione eterna che si diceva avesse preso vita a causa della chiamata di un’entità di nome Baatezu. Il nome echeggiava con un’eco sinistra nella mente di Sara, un demone che si diceva fosse evocato in riti di orge e che aveva il potere di portare caos e follia. Ad esso si offrivano vergini per placare la sua sete di sangue. Ma era il sesso quello che attirava il demone: più gente c’era ad accoppiarsi tra loro invocando il suo nome, più possibilità c’era di invocarlo dall’abisso in cui dimorava. E, dopo tanto pregare, il demone giungeva sazio di quell’energia sessuale che si doveva cibare ma non di loro, bensì di un sacrificio puro offerto dall’officiante di turno.
Mentre leggeva, Alyssa avvertì un brivido lungo la schiena. Un’ombra si muoveva nell’angolo del suo occhio, ma quando si girò, trovò solo il vuoto. Si scosse e tornò a leggere gli estratti dei resoconti. Ogni volta che il nome Baatezu veniva menzionato, la sua pelle si rizzava. Le storie suggerivano che ci fosse un ciclo, un ritmo parallelo tra i vari eventi, una crescita di potere che avveniva ogni quindici o venti anni.
"Nell’oscurità, Baatezu aspetta". Era un avviso o una minaccia?

IV-Videochiamata erotica
“porca miseria che faccia che hai” disse Lia osservando il volto cinereo di Alyssa “Hai visto un fantasma?”
“Quasi” e le raccontò dell’invito del professor Martin e della sua ricrca negli archivi dell’università
“Quel tipo è più viscido di una lumaca. Sai quante volte ti ha guardato il culo?”
“E sai quanto il tuo?” le disse di rimando Alyssa
“Hai intenzione di andare?”
“Sarei tentata. Anche dopo aver letto dei fatti misteriosi accaduti in quella casa”
“Baggianate. Io, stasera, ho un incontro ravvicinato con un cazzo degno di un razzo sulla luna. E spero che mi ci mandi sulla Luna” rise senza ritegno Lia
Alyssa scosse la testa.

Alyssa si asciugava i capelli con un asciugamano, le gocce d’acqua che le scivolavano lungo la pelle. Il suono del messaggio che arrivava la colse di sorpresa, ma il sorriso che si formò sul suo volto alla vista di Ben superava ogni imbarazzo. Si trovava di fronte a lui in accappatoio, ma quel momento le sembrava troppo importante per preoccuparsi della sua apparente vulnerabilità.
“Ciao.. Wow,” disse Ben, un sorriso beffardo che illuminava il suo volto. I suoi occhi si fermarono su di lei, e Alyssa sentì un calore risalire dalle guance verso il collo.

In un impeto di audacia, Alyssa aprì l'accappatoio, mostrando il suo magnifico seno. Era un gesto provocatorio, ma la complicità che condivideva con Ben le dava coraggio. “Ti sono mancata?” chiese con un sorriso malizioso.
L’espressione di Ben cambiò in una sorpresa giocosa, i suoi occhi si allargarono. “Adesso che ti vedo meglio, non ne hai idea,” rispose lui, mantenendo il tono scherzoso mentre cercava di mascherare il suo stupore.
“Vuol dire che non hai ceduto alle tentazioni delle avvenenti italiane che ti circondano?” proseguì Alyssa, cercando di non pensare a cosa potesse dire il suo gesto.
“Ma che vuoi, qui la più giovane ha cinquant’anni,” rispose Ben ridendo, ma Alyssa percepì una punta di verità nelle sue parole. La bellezza mediterranea che circondava Ben era innegabile, eppure, quel momento speciale era tutto suo.
“Sei solo?” chiese lei, il tono giocoso si fece più intrigante.
“Solo come un lupo solitario,” ammise Ben, allargando le braccia in un gesto che evocava un’immagine di libertà. “Ma anche un po’ felice di avere qualcuno da cui tornare, anche se tramite uno schermo.”
Alyssa si morse il labbro, il cuore le batteva forte. “Allora, cosa faresti se fossi qui con me adesso?” sussurrò, sentendo il brivido dell’intimità che cresceva tra di loro.
“Beh, potrei pensare a molte cose da fare...” rispose lui, il suo tono si fece più profondo, come se stesse immaginando la scena. “Ma penso che la prima cosa sarebbe abbracciarti e dirti quanto mi sei mancata.”
“Oh, davvero?” Alyssa si avvicinò allo schermo, sognando quel momento di vicinanza, quel silenzio carico di promesse. “Se solo fossi lì in questo preciso momento…”
La chimica tra loro era palpabile anche a distanza, e Alyssa sentì un desiderio irrefrenabile di ridurre quella distanza, di trasformare i sogni in realtà. Il loro gioco di seduzione proseguiva, e nel cuore di Alyssa si mescolavano sentimenti di gioia e ansia.
“Ti prometto che quando tornerò, recupereremo tutto il tempo perduto,” assicurò Ben, la sua voce calda e avvolgente.
“Non vedo l’ora,” rispose Alyssa, chiudendo gli occhi per un attimo e immaginando le possibilità illimitate di quella conversazione. “Ma, nel frattempo, che ne dici di un audace assaggio?” e si alza di fronte allo schermo, nuda e magnifica, a mostrare la sua vagina, le dita che carezzavano le grandi labbra
“Mi sento come in una chat erotica” commenta Ben dall’altra parte dello schermo
Alyssa si fa più audace e aumenta il suo movimento, cercando di imitare una penetrazione maschile. Ben, si era spogliato e mostrava ad Alyssa la sua virilità stretta tra le sue dita “Come se fossi lì” aveva detto prendendo a masturbarsi
E Alyssa che si ritrova ad immaginarsi Ben, con il suo sesso così virile e importante, entrare nuovamente dentro di lei e riempirla di quell’ardore passionale come era stato il primo incontro. Quando Ben venne a miglia di distanza, anche Alyssa entra in orgasmo. Il sesso era stato sublime anche se erano lontani parecchi fusi orari e avevano dovuto masturbarsi ognuno per conto proprio.

Dopo aver recuperato il respiro, i due si guardarono attraverso lo schermo, sorridendo compiaciuti per l'intensa esperienza condivisa. Non importava la distanza, non importava il tempo che dovevano aspettare prima di potersi riunire di persona. Quella connessione, quella passione, erano reali e tangibili, e li avrebbero sostenuti fino al momento in cui sarebbero stati finalmente di nuovo insieme.
Alyssa si sentiva piena di desiderio, di gratitudine per aver trovato qualcuno capace di farla sentire così viva, così appagata. Non vedeva l'ora di poter abbracciare Ben di persona, di poter sentire la sua pelle contro la sua, di poter condividere quei momenti di intimità senza filtro, senza distanza a separarli.
Con il cuore ancora palpitante per l'emozione, i due si salutarono con la promessa di ritrovarsi presto

V- Villa Nera

Nel cuore di una foresta impenetrabile, tra alberi contorti e sentieri dimenticati, si ergeva Villa Nera, un luogo avvolto da leggende oscure e storie di perdizione. Le sue mura, un tempo imponenti, giacevano ora in rovina, ricoperte di muschio e circondate da un silenzio inquietante. Le finestre, come occhi vuoti, scrutavano il mondo esterno, mentre il vento sussurrava segreti di un passato sinistro. Alyssa si fece accompagnare da un suo compagno di universitò, un certo Robert. Man mano che procedevano, forse memore delle leggende che aveva letto Alyssa sulla villa, sentì come un peso opprimente stringerle il cuore. Riti sacrificali, eventi misteriosi che si ripetevano una volta ogni 18 anni. Il suo professore che sarà relatore sugli studi alla villa e all'occultismo legato ad esso. Verità, superstizione? fatto sta che, quella villa, ad un ciclo diciottenario, reclamava i suoi tributi di sangue.
Ora c’erano auto nel giardino della villa e un atmosfera rilassata sembrava stridere con la cornice della villa
“benvenuti” salutò il professor Martin sulla soglia. Era vestito in maniera eccentrica con degli strani paramenti bianchi simili a quelli di un sacerdote. Alyssa, meravigliosamente vestita con un abito bianco, scese dall’auto di Robert, vestito più sobriamente “Magnifica creatura” le offrì il braccio che lei accettò con riluttanza “Benvenuta a Villa Nera”


Alyssa aprì gli occhi, la luce accecante dell'ospedale la colpì come un pugno nello stomaco. Cercò di mettere a fuoco, ma il suo corpo era pesante e il panico la sopraffaceva. Iniziò a urlare, mentre le immagini disturbanti si affollavano nella sua mente, come flash di un film horror mai visto. Frammenti di visi contorti, ombre danzanti, riti visti da lontano. Il suo cuore batteva all'impazzata, e si dimenava nel letto, cercando di liberarsi dalle coperte che la intrappolavano.
Gli infermieri accorsero, le loro voci calmanti che cercavano di raggiungere la sua confusione. "Alyssa, calmati! Sei al sicuro, stai bene," disse un'infermiera, mentre due colleghi la trattenevano delicatamente. Nonostante le loro parole, la sua mente era un campo di battaglia, lottando con l'oscurità di ciò che aveva vissuto.
"Cos'è successo? Dov'è Robert?" chiese, ansimando. La nomina di Robert sembrava evocare un'ulteriore ondata di terrore, ma non riusciva a ricostruire il puzzle.I ricordi svanirono come sabbia tra le dita.
Un momento dopo, la polizia entrò nella stanza. Un agente, dai tratti seri e sguardo indagatore, si avvicinò a lei con cautela. “Alyssa, siamo qui per aiutarti. Vogliamo sapere cosa è successo. Hai qualche ricordo di ciò che è accaduto?”
La domanda la fece sobbalzare. Cercò di concentrarsi, ma l’unico pensiero che emergeva con chiarezza era la sua ricerca su Villa Nera. “Ho... ho studiato la villa,” balbettò, lottando per articolare i pensieri. “Era legata a... a riti antichi... e... e ai sacrifici.”
Il poliziotto annuì, gestendo un taccuino. “E il professor Martin? Ti ha invitato a una presentazione sul suo libro, vero?”
Sì. Ricordi di un incontro, delle sue parole avvincenti su miti e leggende, affiorarono nella sua mente. “Sì, ma non... non ricordo cosa sia successo dopo. Solo che dovevo andare alla villa… perché... perché era importante... per gli studi, per capire.”
Il poliziotto scambiò uno sguardo con l’infermiere, poi tornò a rivolgersi a lei. “Alyssa, ci sono stati incidenti nella villa, e diverse persone sono scomparse. Devi dirci di più. Perché ci sei andata?”
“Non lo so!” gridò, la frustrazione e la paura straripavano dalle sue parole. “Solo che dovevo sapere… e poi… poi ci siamo andati. Robert ed io... eravamo lì…” In quel momento, un brivido la attraversò. **Robert.** Doveva sapere che fine avesse fatto, ma ogni pensiero su di lui era offuscato dalla tempesta di immagini e paure.
“Robert è il suo fidanzato?”
“No, lui è un compagno di studi”
“Quanta gente c’era a villa Nera?”
“Non ricordo, come glielo devo dire? Ho un black out fottuto che mi opprime il cervello. Riuscite a capirlo oppure no?” la voce che si incrinava diventava rabbiosa, un guizzo profondo nei suoi occhi. Poi scoppiò a piangere “Ben, lui è il mio fidanzato. Ma lui si trova in Italia in questo momento”
“Non credo sia utile tormentare la signorina” interviene uno dei dottori “Lasciatela riposare. Ha subito un forte trauma emotivo ed è giusto che la lasciate riposare”
Il poliziotto annuì e si scusò con Alyss “Mi tenga informato, dottore. Quella ragazza è l’unica che può spiegarci perché la sala di Villa Nera assomigliava ad un film dell’orrore”


Alyssa chiuse gli occhi, cercando di radicarsi nei suoi pensieri. Frammenti ricomparvero: dei bisturi, dei simboli incisi, il freddo della sala. C’era una tavola… simboli intorno… e poi... una voce... La sua voce si affievolì, il panico le serrava lo stomaco. C'era qualcosa che ci osservava. Non era solo una villa, era un... un'entità.

Frammenti, schegge di vetro impazzite. Un ricordo frammentato da un sasso. Il professor Martin vestito come un sacerdote d’altri tempi. Gli invitati indossavano tutti una maschera di seta nera. “Che tipo di presentazione è?” chiese Alyssa
“Una presentazione speciale, mia cara” risponde il professore “Vedi, un po’ ho mentito riguardo a quello che si farà stasera”
“Cosa?” la testa vacilla, gira in preda alle vertigini
“Vedi, il pezzo forte sarai tu, mia cara Alyssa. A mezzanotte, Lui verrà e si nutrirà della tua essenza pura” le parole di un folle
“Chi verrà?”
“Il supremo, il sublime, il signore delle orge: Baatezu” e poi Alyssa era crollata a terra, la testa che vorticava

VI- Lia e Ben

Ben abbracciò Alyssa tanto forte da farle male: “Mio Dio, come stai? Cosa è successo?” chiese Ben
“Non lo so, non lo so” si mise a piangere Alyssa
“La polizia mi ha avvertito che ero a Genova. Ho mollato tutto e ho preso il primo aereo che mi ha portato qui. Non sono stati molto specifici loro ma Lia mi ha raccontato cose strane”
“Strane è dir poco” replicò Lia
“Cos’è questa storia di Villa Nera?”

Ci volle un po’ prima che Alyssa prendesse a raccontare: “L’ho detto anche alla polizia. Ho ricordi confusi su quella serata. Mi ricordo che il mio professore di scienze, il professor Martin, nonché di studioso di scienze occulte, mi aveva invitato per una presentazione del suo ultimo libro a Villa Nera. Se non sai cos’è, Villa Nera ha una macabra nomea legta a riti satanici, strani sparizioni e omicidi. Lo so, sembra la trama di un film horror serie B ma, è così che è. Ho fatto una ricerca negli archivi della biblioteca dell’Università e sono saltati fuori fatti inquietanti e delittuosi che si ripetono una volta ogni 18 anni. E’ iniziato nel 1932 quando sono scomparsi degli studenti. Quella sera doveva accadere qualcosa, o forse è accaduto ma io non riesco a ricordare nulla, tranne il fatto che sono andata in taxi insieme a Robert Cone, un mio compagno di studi, che c’era tanta gente mascherata e che il professor Martin era vestito come un antico sacerdote. Poi black out fino a che non mi sono svegliata in ospedale”
“A che ora sei andata a Villa Nera?” chiese Ben
“Alle 21”
“E ti sei risvegliata?”
“Non lo so, credo fossero le prime ore del mattino”
“Le infermiere hanno detto che sei rimasta priva di sensi per due giorni” spiegò Lia
“Due giorni?” fece sgomenta Alyssa
“Cosa è accaduto al professore e agli altri invitati?” chiese Ben “Loro non possono aiutarti?”
“Non credo” fece mesta Alyssa “Da quanto mi hanno raccontato, sono l’unica sopravvissuta”

Lia se n’è andata a prendere un caffè. Ben è rimasto ancora al capezzale di Alyssa. Le teneva la mano stretta e cercava di farla rilassare con abbracci e qualche bacio
Lei aveva bisogno del suo conforto, dei suoi abbracci, del suo corpo. Si ricordava ancora la prima volta che aveva fatto sesso con Ben, così dolce e soave. Abbracciato a lui, aprì gli occhi e, nell’oscurità, occhi d’acciaio brillavano. Emise un grido di spavento, Ben che schizzava in piedi e si guardava rapido attorno: “Che c’è, che succede?”
“Ho visto..” scosse la testa “Nulla, nulla, solo…”
Solo un opprimente senso di inquietudine legato ai fatti accaduti a Villa Nera. Cosa era accaduto realmente da cancellarle i ricordi? E cosa era accaduto realmente al professor MArtin e agli altri invitati? Un nome affiorò nella sua testa: Baatezu
Alyssa si rese conto che il solo pronunciare quel nome la faceva gelare il sangue. Baatezu. Nella sua ricerca, aveva letto che quel nome si riferiva a una creatura leggendaria, un demone associato a riti di potere e sacrifici insensati. Molte credenze antiche parlavano di Baatezu come di una sorta di guardiano di segreti oscuri, un'entità che si manifestava nei momenti di grande tormento e disperazione. Era noto per attirare le persone verso la follia o, peggio, verso la scomparsa nei recessi dell’ignoto. E si evocava con orgie e sacrifici di vergini.
Ben notò il cambiamento nel viso di Alyssa. Gli occhi chiari si spalancarono e il suo respiro si fece affannoso. “Alyssa, cos’è che non mi stai dicendo?” chiese, la voce carica di preoccupazione. “Se c’è qualcosa che sa… Dobbiamo sapere la verità.”

“Non lo so, Ben!” si affrettò a rispondere Alyssa, mentre cercava di mettere insieme i pezzi distorti del suo ricordo. “Ho solo un’immagine, una visione confusa… C'era un cerchio di persone, e loro… e il professore… Cosa stavano facendo? E questo.. Baatezu… era lì?”
Ben avvertì un freddo invisibile che entrava nella stanza. Annaspando, sentì il bisogno di proteggere Alyssa da quell’orrore. “Devi concentrarti, Alyssa. C’è un motivo per cui sei scampata. Può darsi che tu abbia qualcosa di importante da dirci, un messaggio o un avvertimento.”
Le parole di Ben sembrarono ripulire l'atmosfera, sebbene solo per un attimo. Alyssa chiuse gli occhi, aprendo la mente agli scampoli di immagini e suoni che si affollavano nella sua memoria. Riuscì a tornare a quel momento spaventoso in cui aveva sentito il profondo abisso delle tenebre attorno a lei. “C’era una voce,” mormorò, “una voce che mi chiamava… Voleva che mi unissi a lei.”
“Baatezu?” e al solo nominarlo, nella stanza, si udì come un crepitare, come il ghiaccio che si graffia e si frammenta “Cos’è?”
“un demone del Caos, Signore della Lussuria.. Io credo che.. Oh mio Dio” spalancò gli occhi, se li coprì con le mani e si mise a piangere “Ohmioddio,ohmioddio,omioddio”
Ben l’abbracciò, cercò di rassicurarla il più possibile “Sono qui io, non aver paura”
“Sono una sciocca” singhiozzò “Sono stata una sciocca”
“No, tu non hai fatto nulla di male”
“No, Ben, quella gente è morta per colpa mia” disse lei con aria grave
“Non capisco, perché dici così?”
Lia scelse quel momento per tornare con qualche caffè “Hai ricordato qualcosa?”
“Credo di sì e la cosa mi spaventa”
“Perché? Di chi o cosa hai paura?” chiese Lia

Alyssa si asciugò le lacrime con la manica della maglietta, cercando di ricomporsi mentre i suoi pensieri si accavallavano. La paura e il senso di colpa si mescolavano in un vortice di confusione. “Penso di sapere cosa è successo a Villa Nera, ma è… è terribile,” ammise, la voce tremante.
Lia e Ben si portarono più vicini, l'attenzione interamente rivolta a lei. “Dobbiamo sapere, Alyssa,” disse Lia, con una determinazione che spezzava il tono di angoscia della stanza. “Se c'è qualcosa che possiamo fare o qualche informazione che possiamo ottenere, dobbiamo farlo.”
Alyssa respirò profondamente, cercando di calmarsi, combattendo contro il nodo che aveva in gola. “C’era un rito, un rituale… e io ero parte di esso. Ero lì e… non so come spiegare. La gente ballava, urlava, sembrava… felice. E il professore… lui era al centro di tutto. C’era questo cerchio di persone, un cerchio di ombre e di… piacere sfrenato. Ho sentito una voce, sì, ma non era solo una voce: era un desiderio, un richiamo che mi attirava verso il centro. Non capivo più cosa fosse reale e cosa no.”
“E Baatezu?” chiese Ben, il suo sguardo fisso su di lei. “Cosa c’entrava con tutto ciò?”
“Credo che lo stessero evocando, Ben,” rispose Alyssa, l’angoscia riflessa nei suoi occhi. “Le cose che le persone facevano, le parole sussurrate, l’energia sessuale che sprigionavano nella loro orgia frenetica… era come se lo invocassero, fosse un gioco, un’opportunità per immergersi in qualcosa di proibito. Io ero la vittima sacrificale, il sacrificio per il demone. L’orgia era un catalizzatore per evocarlo e io la vittima in suo dono”
“Ma è terribile” disse Lia
“Ma perché scegliere te?” chiese Ben
“Io credo per la mia stupidità. Mentre le mie compagne si vantavano di fare sesso e di non essere più vergini, io rimanevo nel mio guscio dicendo loro che ero ancora intatta”
“Porca troia” disse Lia
“I demoni hanno bisogn di anime pure, vergini” disse Ben “Zio cazzo, Alyssa”
“Mi hai inconsapevolmente salvato la vita quella volta in cui abbiamo fatto sesso insieme. Se non avessimo fatto nulla, a quest’ora sarei cibo dannato per il demone”
“Il professore ha creduto alle dicerie e ti ha scelto per evocare il demone. Intuisco il seguito: lui ha scoperto l’inganno e si è rivoltato contro il professore e il suo convitto di pervertiti adoratori maniaci”
“Mi sa che è andata così” rispose Alyssa “E tutta quella gente è morta”
“Fammi capire una cosa” disse Lia “Quelli ti rapiscono e ti offrono in sacrificio ad un demone e ti dispiace che siano morti? Hai la mente inversa, ragazza”
“Cosa ti ricordi dopo?” chiese Ben
“Nulla,” mormorò Alyssa, la paura tornava a farsi sentire. “Solo buio. Ma so che questo buio si è portato via coloro che erano lì con me. Questo lo sento, lo so. Sono viva, ma loro… loro non lo sono”
“Eh, sta roba non si può dire alla polizia” disse Lia “E’ roba da X Files”

Alyssa venne dimessa il giorno seguente. Alla polizia non disse nulla, l’amnesia era troppo radicata per potersi ricordare.
Cercò di nascondere quella brutta esperienza anche grazie alla vicinanza con ben che fece in modo di farla sentire a proprio agio

Fu tre notti dopo che, i frammenti dei suoi ricordi si rimisero insieme

VII- Il rito


Mentre il rito iniziava, il Sacerdote, con parole arcane, invocò il demone, la sua voce vibrante di eccitazione e potere. Gli adepti si lasciarono trasportare da una danza frenetica, le loro oscurità mescolate in un’orgia di follia e desiderio. Sesso sfrenato, fellatio, solmizzazioni, una mescolanza caleidoscopica di follia. Ma man mano che la cerimonia raggiungeva il culmine, il cielo si oscurò, come se le stesse forze della natura si opponessero all’atto blasfemo.
Quando finalmente il demone apparve, le sue forme sinuose e avvolgenti emanavano un aura terribile. Con uno sguardo penetrante, si rivolse al Sacerdote, con la voce tremante, proclamò che era giunta l’ora del sacrificio. “A te, mio Signore, offro questa vergine per saziare i tuoi appetiti. Ella ha dichiarato la sua purezza e ora, io offro lei a te, mio Signore”
E Baatezu si piegò verso Alyssa, pronto a prenderne possesso per poi divorarla ma, nell’attimo stesso in cui l’assaggiò, si ritrasse come se fosse stato tagliato, il suo viso divenne contorto in un'espressione di ira. Scoprì l’inganno che si celava nel cuore di Alyssa: “razza di stolto” sibilò il demone “Non è vergine”
“Come?.. No, è impossibile”
“Mi dai del bugiardo? Credi che non sappia riconoscere una vergine quando l’assaggio?”
“No, mio Signore, non intendevo…”
“Ha celato la sua impurità. La sua mente è ingenua, glielo leggo nella mente. Non è una giovane vanesia che si vanta delle azioni come fanno le sue colleghe. E’, tuttavia, una brava ragazza” il sibilo del demone era fuoco che crepitava in un incendio “”Solo un idiota come te poteva cascarci”
“Io, faccio ammenda mio Signore.. Troverò un’altra vergine e..”
“Hai idea di quanta fatica faccia a trascendere dagli Abissi fino a qui? Spreco un sacco di energie e, se quando arrivo in un luogo come questo e non trovo come saziarmi, indovina cosa faccio?”
Il sacerdote impallidì di fronte a quelle parole: “Mio Signore”
Il punizione fu rapida e letale. Le fiamme divamparono, e in un attimo, il culto venne spazzato via. Il Sacerdote gridò, la paura spezzò la sua voce, mentre i cultisti venivano divorati dall’oscurità. Sangue e fiamme danzavano in un macabro ballo, e Villa Nera pareva vibrare sotto il peso dell’orrore.
Il fragore delle fiamme e i lamenti dei cultisti si mescolavano in un’orrenda sinfonia, un canto di disperazione che si levava nel cielo notturno. Baatezu si era scagliato contro il suo stesso invocatore con una furia inimmaginabile, i suoi occhi ardenti di sdegno. La scena era una fusione di oscurità e follia; le ombre danzavano in tutte le direzioni, avvolgendo gli adepti in una spirale luttuosa.
Alyssa, intrappolata nel mezzo di questo orrendo spettacolo, sentiva il cuore batterle all’impazzata. Era coerente che i suoi ricordi fossero stati oscurati: quell’evento era troppo atroce per sopportarlo. Adesso, mentre osservava il caos che si scatenava intorno a lei, la verità si stagliava come un’ombra minacciosa. Non poteva più fuggire.
“Ora io ti libero, Alyssa” disse il Baatezu “Dimentica questa triste vicenda, dimentica il mio nome e, se accetti il mio consiglio, incomincia a vantarti delle tue conquiste sessuali con le amiche. Potresti evitare situazioni spiacevoli”
“Che ne hai fatto del professor Martin?”
“Che ti importa di lui? Ha cercato di ucciderti”
“Cosa ne hai fatto?”
“Lui diventerà la mia puttana per qualche secolo” e la sua risata sembrò nascere da un incendio “Addio, piccola Alyssa”

Alyssa si risvegliò nel buio, nuda e spaesata, abbandonata ai lati di una strada deserta. Il suo corpo era freddo, ma il suo cuore batteva con forza. La foresta la circondava come un abbraccio gelido, e le immagini del rituale affioravano nella sua mente come incubi viventi. Ma quando cercò di ricordare, una fitta di dolore le attraversò il cuore.



VIII-Epilogo

Le fondamenta della villa persistevano, avvolte da una nebbia densa e maligna. Una sorta di sofferenza si librava nell’aria, ricordi di chi era stato prima, fantasmi che si nascondevano tra gli alberi. Alyssa, abbandonata ma viva, si incamminò lungo la strada, cercando la fuga da quelle ombre che la perseguitavano.
Nonostante il suo corpo avesse sfuggito la morte, la sua anima portava le cicatrici di quella notte. Con il tempo, gli incubi sarebbero svaniti, il suo cuore avrebbe cominciato a guarire, ma la memoria di Villa Nera e il suo oscuro rituale l'avrebbero sempre seguita. E mentre il sole tramontava, un vento leggero sollevava le foglie a tal punto da farle danzare, come se la foresta stessa commemorasse le anime perdute, un eterno lamento per chi non era riuscito a sfuggire all'oscurità.

La polizia archiviò il caso, un altro fatto insoluto legato alla sinistra fama di quella casa.
Ben l’aspettava appoggiato alla carrozzeria della sua auto: “Questo posto mette i brividi” commentò lui
“Andiamo via da qui, ti prego”
“Andiamo. Tra un paio d’ore devo essere all’aeroporto” disse Ben
“Due ore. Beh, che ne diresti se, nel frattempo..”

E mentre si allontanavano dall’aria funesta di Villa Nera, Alyssa non potè fare a meno di rabbrividire. Come se uno sguardo d’acciaio la osservasse da lontano, bramandola..
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2024-08-14
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