L'inizio

di
genere
etero

Fare sesso piace a tutti.

No, non è vero, ma era certamente vero per loro due.

Si divertivano, si amavano, si raccontavano desideri segreti. Lui la vide per la prima volta in una occasione di lavoro. A distanza di tempo non ricordava bene cosa l'avesse colpito davvero di lei, ma fatto sta che qualche giorno dopo tornò con una scusa da lei per rivederla. Attaccò bottone, cosa che non era certo il suo forte. Ma le piaceva, la intrigava quella ragazza dai lunghi capelli neri, mossi, sguardo torvo, forse, ma sorridente, occhi veloci che lasciavano intuire un pensiero libero. E qualche tempo dopo scoprì i suoi tatuaggi. Ne restò prima un po' intimorito (lui in effetti per molte cose era un tipo all'antica) poi non ne potè più fare a meno, doveva spogliarla tutte le volte che poteva per raggiungere i tatuaggi più intimi e baciarli, accarezzarli, leccare la sua pelle.

Il primo rapporto sessuale che ebbero fu sul divanetto del lavoro di lei. In realtà non fu un rapporto sessuale completo. Fu un pompino solo per lui, il primo di una lunga serie di pompini che lui definiva memorabili. Sì, con la bocca era golosa; con la fica era generosa. Lei, con il senno di poi, doveva avere una fica davvero fradicia quella sera.

Lui si era già sbilanciato timidamente sin da subito su alcuni suoi gusti. Si era fidato, oppure aveva buttato il cuore oltre l'ostacolo. E lei aveva capito ben oltre il detto. Slacciati i pantaloni infilò le dita nelle mutande di lui, il cazzo era già duro come pietra, le sue lunghe unghie lo graffiavano con dolcezza. Sapeva bene cosa faceva, si capiva. Lui ansimava. Lei lo guardava dritto negli occhi e lui era già completamente nelle sue mani, letteralmente, e andando avanti sarebbe stato sempre più così.

Non ci era voluto molto quella sera per arrivare a quel punto. Avevano scherzato un po' su questioni di lavoro poi lui le si era avvicinato, l'aveva avvicinata per abbracciarla, voleva baciarla. Lei lascio fare, anzi, le due mani scesero al culo e avvicinò il bacino di lui al suo. Voleva saggiare la consistenza del pacco? Voleva eccitarsi più di quanto già non fosse anche lei? Lui schiacciò il pene sul ventre di lei, le baciò il collo, infilò le mani sotto la camicietta, l'avrebbe voluta spogliare, voleva vedere le sue tette che sino ad allora aveva solo intuito.

Monica (ecco, diciamo chi era!) lo spinse dolcemente indietro e lui si lasciò cadere sul divanetto. Ci siamo, pensò.

Lei si chinò, gli tirò giù le mutande, liberando il cazzo che svettò prepotente verso la sua bocca. Lei lo prese, lui ebbe un sussulto. Erano mesi che Antonio (finalmente anche il nome di lui) non faceva sesso, si masturbava tutti i giorni, anche più volte al giorno, sognando una donna, godendo di sesso visto su pagine Tumblr, pagine che poi avrebbero visto assieme. Ma quella volta lui la donna l'aveva davvero sul suo cazzo. E quanto gli piaceva quella donna!

Leccava, succhiava, gli stimolava le palle, gliele prendeva e le stringeva. Staccò la bocca e si chinò sotto le palle, la lingua raggiunse l'ano di lui, gliela infilò sù. Lui urlò. Dio mio, ha già capito tutto, pensò. La mano scivolava sul cazzo fradicio della saliva di lei, la lingua lavorava il buco del culo e le palle. La cappella era gonfia come non mai, le vene lungo il pene gonfie di sangue. Lo sperma saliva, lo sentiva chiaramente. Tornò a succhiarlo. Lui spalancava le gambe per farle fare tutto quello che voleva. Le prese solo la testa tra le due mani e accompagnò i movimenti. Su, giù, su, giù. Vengo, urlò.

Monica non smise di succhiare, lui spingeva fuori tutto lo sperma che aveva dentro, il glande pulsava, lei strizzava le palle e ingoiava. Difficile dire quanto andarono avanti, ma per lui durò troppo poco. Tanto era il piacere che avrebbe desiderato eiaculare per ore. Non accadde, ma quello che accadde fu che poi le chiedeva sempre di prenderlo in bocca, di spompinarlo. Ma poi imparò a scoparla, non fu facile alla prima, Monica era esigente. Così lui era sempre indeciso su come venire. In bocca o nella fica? La questione si risolveva facilmente, a dire il vero. Tutte le volte che facevano sesso alla fine lui veniva due volte. Monica non si tirava indietro, avrebbe fatto sesso per ore, lui anche, solo che poi non ce la faceva più. Solo una volta lui venne quattro volte in una notte.

Anche quella sera, appena lei stacco la bocca dal cazzo, lui si chinò senza dire nulla e avvicinò per baciarla. Lei intuì e non ostacolò la lingua di lui che la penetrò profondamente. A lui piaceva, dopo un pompino, assaporare il suo sperma nella bocca di lei. Era una cosa che aveva sempre fatto con tutte le donne che aveva avuto. Ma con lei era ancora più bello.

Si innamorarono.
Lui non potè evitarlo, anche se forse avrebbe dovuto.
Lei pure.

Si baciarano, a lungo, le lingue si rincorsero, la saliva bagnava la bocca, profumava l'aria.

Si dettero appuntamento per il giorno dopo.
di
scritto il
2024-01-27
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