Chi ti becco in disco.

Scritto da , il 2022-09-27, genere etero

Chi ti becco in disco


La serata era stata noiosa. Si era trascinato per la cittadina con due amici che frequentava poco e con cui non aveva chissà che confidenza. Perciò, poco gli importò che fossero spariti, una volta arrivato all’entrata della discoteca. Pensò che avessero trovato di meglio da fare, piuttosto che ciondolarsi in tre senza meta alcuna. Annoiato, si decise allora a scendere nel locale, dove mai era entrato prima. Questo, infatti, era un locale frequentato da gente dai trent’anni in su e che quelli della sua età erano soliti snobbare. Stava ricominciando a piovere e Jack si era rotto le scatole a stare all’aperto. Si era deciso a scendere, perché gli era venuto in mente che alla cassa del locale c’era il Sandrino, un tizio che conosceva fin da piccolo e che sapeva essere stato assunto da poco in quel posto. Almeno così gli era stato detto in giro.

“Ohé Sandrino, allora come te la cavi qui?” gli disse appena lo scorse dietro il banchetto.
- “Guarda un po' il Jack! Come stai, Giacomo? È tornato tuo fratello da fare il militare?”
- “Gli mancano due mesi e dice che non ne può più…”
- “Una noia, vedrai anche tu… Ma ora sei qui, ragazzo! Scendi giù, guarda che c’è movimento stasera. Tieni, ti regalo un biglietto gratis -con consumazione- e divertiti.”
- “Ma, Sandro, non è che mi ritrovo in mezzo a trentenni che mi guardano come fossi un poppante?”
- “Ci sono anche ragazze più giovani stasera, ne ho viste scendere di carine. Vai, vai...”

Jack prese il biglietto, ringraziò e scese ancora una mezza rampa di scale. Il locale gli apparì non molto grande e piuttosto elegante, almeno secondo i canoni dell’epoca, con la sfera di vetrini illuminata e pareti a specchio a profusione. Era piuttosto pieno, frequentato da gente vestita in gran tiro, e lui si sentì un attimo fuori luogo, con jeans e polo. Per darsi un tono, si avvicinò al bancone del bar e chiese subito la consumazione. Si guardava in giro col bicchiere di Cuba libre in mano, piuttosto spaesato. Ragazze sulla ventina poche e già avvinghiate al bel tomo di turno, mentre erano le trentenni a furoreggiare eleganti e sicure, a muoversi spavalde tra i tavoli o a mostrarsi scatenate in pista.
Pensò per un attimo di andarsene, quando una mora con gli occhi chiari, che gli si era messa accanto, si rivolse verso di lui e gli disse:
“Che fai, hai dubbi? Qui la gente si muove e tu mi sembri un tipo atletico. Devi buttarti nella bolgia e muoverti.”
Jack spalanca gli occhi per la sorpresa. Si accorge che chi ha parlato non è una ragazzina, ma una donna fatta e fatta più che bene, sembra. Fasciata in un vestitino rosso, aderente e corto, con una scollatura da brivido, agita la chioma ricciuta e gli sorride.
“Faccio nuoto” spara lui, non sapendo che dire, mordendosi le labbra per l’imbarazzo.
“Si vede, che fai sport…” risponde lei ridendo.

Jack sente il profumo della giovane donna, che i suoi occhi cominciano ad inquadrare bene, sotto le luci intermittenti della discoteca. La guarda attentamente, sempre più interessato.

Di scatto, lei gli prende la mano e lo porta verso la pista da ballo. Ride e, puntando gli occhi dritti nei suoi, gli urla, tra la musica a tutto volume:
“Dai, vieni, ho bisogno di uno sportivo stasera!”
Jack balla attorno a lei, per un dieci minuti buoni. Si agita e salta, come fanno quelli della sua età, mentre lei si muove a tempo, ondeggiante.
D’un tratto, la musica si ferma, il d.j. ha messo un lento.

Jack si ferma; è imbarazzato e non sa che fare. Lei invece lo prende per le spalle e se lo avvicina a sé.
“Cazz…” mormora a denti stretti il ragazzo. Lei si struscia e lui risponde ai segnali di lei. Si china sul suo viso, cercando di baciarle la bocca, ma lei gli dice:
“Non qui, così… vieni.”

Lei si allontana e con uno sguardo gli fa capire di seguirla. Fuori dal caos della pista, vicino a un tavolo vuoto, gli mormora all’orecchio.
“Conosco il locale” e gli fa una risata sonora, squillante.

Jack la segue come ubriaco, la seguirebbe anche attraverso i carboni ardenti.
E la segue anche attraverso un corridoio stretto, fino ad una porta verde. È un bagno con tre porticine e i due entrano, per mano, in una di queste. Jack si gira, per un attimo, per chiudere bene col chiavistello. Quando si volta, rimane con gli occhi spalancati, vedendo lei che non ha più il vestito, poggiato sul lavandino. La mora ha indosso solo delle mutandine nere, minuscole.
Il ragazzo l’afferra per le natiche sode, la spinge verso di sé e la bacia sulla bocca e sul seno.
Lei lo ferma, si toglie le mutandine e si offre, sedendosi sul lavandino a cosce aperte.

Jack non ha la testa per nessun preliminare, si cala i jeans e infila il membro teso allo spasimo nella fica umida. Lei sussulta ed emette un gemito, cercando di arginare la sua foga, premendo con le mani sul suo torace. Jack si accorge che sta sbagliando qualcosa e cerca di frenarsi, aspettando lei, i suoi movimenti. La donna apre meglio le cosce, con le mani lo attira a sé per le spalle. Jack spinge, piano, e prende un ritmo lento e cadenzato. Le guarda il viso, lei sorride e mugola: “bravo…”
Il ragazzo capisce che può aumentare il ritmo e spinge di più. La bella mora rovescia un po’ la testa e sembra godere molto. Jack la tiene per i fianchi e ora si lascia andare a un ritmo forsennato, che lei gradisce, eccome se lo gradisce. Sente il suo profumo e la sente godere, sotto di sé, e la bacia in bocca, tenendola stretta.

La mora viene e dopo un po’ si stacca dal lungo bacio, mugolando: “bravo, bravo…”
Scende dal lavandino, si inginocchia e glielo prende in bocca, umido com’è.
Muove la testa piano, lui da sopra vede le tette e le natiche ondeggiare e si china con le spalle, toccando con le mani tutto quello che riesce a palpare. Lei è bravissima con le labbra, la lingua, i denti. Jack si gode tutto il trattamento, fino a quando inarca la schiena e le viene in bocca, per quello che a lui sembra un’eternità.
“Dio mio…” mormora.

Lei si alza, sorride, tira su le braccia e si fa toccare dovunque, tutta nuda.
Gli tocca il membro, di nuovo teso, pronto. Mugolano insieme, lui estatico, lei divertita.

Scuote i lunghi capelli ricciuti e si gira, chinandosi sul lavandino, offrendo le natiche tonde e sode al ragazzo.

“Bagnamelo e prendimi anche dietro, ma fai piano…”

Jack non crede alle sue orecchie; si umetta le dita e pur trovandolo già bagnato dagli umori della fica, le riempie il buchetto di saliva. Gioca ad allargarlo e la sente rispondere eccitata; quando lei gli mormora un “dai”, toglie le dita e appoggia la cappella, cominciando a premere lentamente. Sta fermo poi e fa muovere lei.
“Bravo, sei proprio bravo.”
Spinge e aspetta, prima che prema lei, per poi farlo lui. Quando è ormai ben dentro, la prende per le tette e comincia a montarla, andando avanti e indietro con il bacino. Nonostante abbia dei sandalini col tacco alto, lei si alza sulle punte dei piedi e accompagna il movimento sempre più intenso del ragazzo. Mugola, poi comincia quasi un gorgheggio che eccita Jack da morire.

Godono entrambi, lui le viene dentro e lei mugolando sculetta sul membro piantato fino in fondo. Poi piano si allontana. Una volta uscito, gli prende il cazzo in mano e, al lavandino, glielo lava, ancora turgido, pronto a riprendere una nuova e piena erezione. Poi, è lei che si fa lavare e nel mentre si slinguano con foga e si toccano.
Jack sarebbe di nuovo pronto, quando qualcuno bussa alla porta.
Una voce di donna:
“Silvia smettila che è arrivato già Giorgio. Ora è tranquillo, ma fra un po’ quello si mette a cercarti… Dai che sei stata via più di un’ora e mezza…”

La mora, Silvia, spalanca gli occhioni, accarezza il ragazzo, gli mugola “bravo” non si sa quante volte, si riveste infilandosi mutandine e vestitino, si guarda il viso allo specchio e lascia Jack nel bagnetto, con i pantaloni calati e il cazzo dritto.

Jack guarda la propria faccia al minuscolo specchio sopra il lavandino e gli sembra stravolta. Si rimette la polo, si alza i pantaloni, ma il membro non sembra sentir ragioni e non la smette di restare dritto e di marmo. Ha la cappella in fiamme che sembra quasi voglia dirgli qualcosa.
Jack mormora un “noooo”, mentre prende il cazzo in mano per farsi una sega.


Dieci minuti dopo è sopra, passa dalla cassa, dove Sandrino gli fa:
“Ehi Jack, trovato qualche ragazzina o te ne vai triste e sconsolato?”
“Ma no, dai… non c’è male” gli risponde vago. Una frase sconclusionata, partorita dal
cervello annebbiato da un’ora di brivido puro.
Sandrino ridacchia e dall’alto dei suoi ventiquattro anni, spara al ventenne Jack:
“Su, non ci pensare, un’altra notte da seghe. Che vuoi che sia…”

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