Storie da spiaggia 3: il giochetto

Scritto da , il 2022-10-23, genere etero

Nino non aveva mai avuto una ragazza così: dai capelli biondorame e ricciuta, esile ma tornita nei punti giusti. A Nino piaceva molto e il fatto che avesse i "capelli biondorame", come cantava Battisti in una canzone di quegli anni, lo divertiva.

All'inizio dell'estate aveva fatto un'incidente con la macchina; l'aveva quasi distrutta e il padre, per punizione, per tutta la stagione gli aveva vietato l'uso dell'auto. Così, quasi non si mosse da quella spiaggia, che gli ricordava anche troppo di quando era un ragazzino, quando quel posto lo annoiava a morte. Quell'anno, invece, di stare relegato lì, non se ne pentiva per niente, perché su quella spiaggia aveva conosciuto questa riccetta che gli sembrava tutto un programma...
Lei era un vero caratterino, nervosa e volubile, anche un po' presuntuosa, che si atteggiava ad intellettuale solo perché faceva l'università. Quando però finivano per appartarsi da qualche parte, lei era meno ostica delle altre ragazze, perché aveva il pregio di lasciarsi andare e andava ben oltre al solo pomiciare. Era maliziosa e sapeva come tenere sul filo del rasoio un ragazzo. Nino la vedeva smaliziata e disinibita quasi come una ragazza dell'Europa del nord.

Sulla spiaggia, lei indossava bikini molto piccoli, per quei tempi, che mostravano bene le sue natiche sode e le sue belle tettine alte. Senza dubbio, era un bel vedere e lei si lasciava guardare, eccitandosi forse un po’ quando si sentiva osservata con desiderio.

Come altre coppiette di ragazzi, loro due si andavano a nascondere dietro le dune o nelle cabine, per divertirsi. Lei si faceva togliere il costumino, si faceva baciare sulla bocca e poi dappertutto. Si inginocchiava e lo prendeva in bocca, poi in piedi porgeva le natiche per farsi palpare e si faceva strusciare il cazzo tra le cosce o tra le tette, portando Nino all'orgasmo e facendosi poi venire addosso.
Insomma, Nino, quell’estate, aveva trovato da divertirsi. Nessuna complicazione sentimentale, nessun trasporto al di là di quello erotico. Non era come la donna sposata che aveva rimorchiato il mese prima, un'assatanata che aveva del sesso arretrato da sbrigare, ma era una ragazza carina e divertente.

Talvolta, al bar, lei si sedeva su di lui, premendo con il buchetto posteriore sul suo cazzo duro. Premeva e, intanto, continuava a ridere parlando con amici e amiche. Premeva e, qualche volta, Nino si era illuso di essere entrato un po’ con la cappella, nonostante la stoffa del suo costume e di quello di lei. Lei si girava e lo guardava, quasi torva sembrava arrabbiarsi, per poi fargli un sorrisetto con l’angolo della bocca, continuando a premere di più. Il giochetto le doveva piacere molto.

Per lui, era una specie di dolce tortura, che non riusciva proprio a smettere di praticare con lei.

Così, successe che un pomeriggio lei si mise a fare uno di questi suoi giochini, al bar. Lo fece quasi venire in mezz’ora di strusciamenti sul suo cazzo duro. A un certo punto, Nino non ce la fece più e la sollevò con un braccio, si mise un asciugamano davanti per nascondere l’erezione e, poi, prendendola per la mano, quasi la trascinò con sé.

“Vieni, bellezza! Direi che oggi hai passato il segno!”
“Mmmm… non mi dire… Cosa mai ti ho fatto di così cattivo?” disse lei tutta maliziosa, con un sorrisetto ironico.
“Andiamo qui, dietro una cabina, che magari lo facciamo per bene, questa porcheria che ti sei inventata.”

Lei si mosse eccitata, ancheggiando. Quando arrivarono dietro alle cabine, ben nascosti da sguardi indiscreti, lei gli disse:
“Non mi abbassare gli slip, tiralo fuori dal costume e appoggiamelo dietro, e fai muovere me…”

Lo baciò tutta eccitata e si voltò di spalle. Si mise poi sulla punta dei piedi, inarcando la schiena. Nino, si calò il costume, puntò l’uccello sul costumino, all'altezza del buchetto, cominciando a spingere piano, avanti e indietro, ritmicamente. A lei sembrava piacere veramente molto, si agitava e muoveva i fianchi; il cazzo entrava poco, ma sia lei che lui stavano facendo un qualcosa di molto simile allo scopare. Nino con una mano le toccava la passera e lei cominciò a scuotersi e a venire.
Nino, allora, ebbe l’idea di scostare lo slip e, bagnando la cappella con gli umori della passera, si spostò di nuovo sul forellino ormai scoperto e spinse. Per un bellissimo secondo lei sembrò volerlo. Nino si illuse che lei si piegasse per accoglierlo e sentì di essere veramente sul punto di entrare, quando lei scattò con un colpo di reni in avanti, si voltò, e gli diede un sonoro schiaffone al volto. Nino la vide aggiustarsi lo slip e correre via. Sembrava infuriata.
Lui rimase lì, con il cazzo di marmo e la cappella violacea e dolorante, per tutti quei maledetti e ripetuti sfregamenti.
La "Riccia", non si fece trovare più in albergo; lui la cercò in ogni spiaggia, ma non la vide mai più, né quell'estate, né mai.
Che tipo!

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