Rocco il mandingo -10-

Scritto da , il 2022-07-23, genere trio

Carmela.
Turi immagina quasi bene, quasi tutto. Quasi.

Quasi perché non ho detto tutto a Turi, non per mentirgli, ma come segno di rispetto verso di lui, mio marito, per non offendere il suo orgoglio di uomo già calpestato dall’essere cornuto.

Avrei dovuto essere fedele, almeno sincera, lo so.

Ma le regole sono fatte per essere violate, mi dico mentre impudicamente mi appresto a giocare con il mio amante, sfacciatamente pronta ad accogliere pienamente il piacere dell’adulterio.

Mi sento completamente disponibile a qualsiasi richiesta di Rocco, mi sento una sua schiava e lui può saziarsi della mia carne, saccheggiare tutto il mio corpo, dai seni, alla fica, al sedere.

Sì, il sedere.

Quando avevo portato il caffè a mio marito sapevo già che dopo avrei dovuto sacrificare la mia verginità di dietro a Rocco.

Mi pare giusto, Turi mi ha aperta davanti, Rocco ha il diritto di aprirmi dietro.

L’avremmo fatto tra poco, dopo colazione.

Ma a Rocco, che io avessi donato la mia verginità anteriore a Turi, e che avrei regalato quella del mio posteriore a lui non va bene.

Dice che così sarebbero stati pari, e gli sembra che un maschio con un cazzo come il suo ha qualche diritto in più.

Beh, mi sono trovata d’accordo con lui, in effetti il suo cazzo è il doppio in lunghezza e in spessore di quello di Turi.

E allora?

Allora alle due arriva un suo amico, negro pure lui, e mi sfondano in due.

Devo accettare di fare la troia per lui.

Uno davanti e uno di dietro.

Poi tutti e due in fica.

Ho protestato.

“Piantala, zoccola” ha sibilato mentre mi ficcava “come ti permetti di contraddire i desideri del cazzo che ti sta trombando?

Oggi io e il mio amico avevamo in programma di andare a fotterci una delle tante mogliettine troie che conosciamo da queste parti, ma ormai ho cambiato programma e gli ho già telefonato di venire qui per scoparti insieme.”

Ma a parte la protesta di rito, che Turi mi perdoni, l’idea di gustarmi un’altra bella razione di cazzo nero, di essere trapanata da due maschi insieme, di essere schiacciata tra due possenti corpi muscolosi.

Mi sembra intrigante e parecchio piacevole.

Non ho ma cornificato Turi prima di oggi, ma se posso farlo solo una volta tanto vale farlo bene.

E poi ha ragione Rocco, un maschio come lui ha diritto di lasciare un marchio indelebile.

Da lui mi farò rompere il culo, e per lui farò la troia col suo amico, e per primo e unico mi sentirà vibrare tra due cazzi.

È la storia dei due cazzi nella fica che mi spaventa! Anzi mi terrorizza.

A pensarci bene non è nemmeno vero che Turi mi ha sverginata davanti e Rocco mi aprirà dietro.

Quando stanotte mi ha scopata sono sicura che il suo randello mi ha sverginata di nuovo, ora la mia fichetta è veramente aperta.

Tra le proteste gli ho detto anche questo.

“Beh, non sei contenta piccola?” mi ha risposto con tono accattivante “

Sono sicuro che ti piacerà scopare con una fichetta ben aperta… vedrai il fatto che è un poco allentata ti farà godere di più”

“Vorrei guadagnarmi la tua sborra.

Posso riprenderti in bocca il cazzo?

Vorrei bere la tua crema per colazione” chiedo a Rocco appena chiudo la porta con l’intenzione di fargli dimenticare le mie proteste.

Già è nella mia gola.

Ne resta ancora fuori almeno un palmo.

Adoro questo grosso uccello nero, sono estasiata dalla sua forza e dalla sua prepotenza.

Gli faccio un rigatone da guinness dei primati, lo apprezza, mi ricompensa con una dose abbondante del suo yogurt personale.

“Brava troia, sei una bocchina magnifica. Peccato che non ti vuoi dedicare a soddisfare i cazzi neri” si complimenta sinceramente soddisfatto del servizio che gli ho fatto.

Gli rispondo che ho promesso a mio marito che questa è l’unica volta, ma lui oggi può godermisi come vuole, non gli negherò nulla.

“… anzi fammi fare tutte le esperienze più turpi che conosci, sarai l’unico che me le farà provare, neanche con Turi potrei abbandonarmi come con te…” continuo lappando le ultime gocce di sperma.

Gli servo finalmente la colazione.

Facciamo una doccia insieme e alla fine mi porta nella mia camera.

Mi mette alla pecorina sul letto matrimoniale con il viso sul lenzuolo.

La mia coscienza mi dà una piccola fitta di colpa, un impercettibile scrupolo a farmi inculare qui, ma mi dico che è proprio su questo letto che sono diventata donna, che è giusto che perda qui anche la mia dignità.

Ho una voglia pazza di far partecipe Rocco di questo mio pensiero.

Glielo dico.

“Lo sapevo che sei una vera troia anche se cerchi di sopprimere il tuo istinto” mi risponde ridendo e porgendomi la stanga mi dice di prepararla per bene per il mio culetto.

Ma quando è pronta, punta di nuovo alla mia vagina affamata.

Gli basta appoggiarmelo con una leggera pressione, che le mie grandi labbra lo avvolgono.

Gli chiedo quando mi inculerà.

Gli piace che glielo abbia chiesto, lo diverte che sia ansiosa di farmi spaccare il culo.

Gli confesso che sono sconvolta dal terrore, per la paura non ho voluto farlo neanche con Turi quando me lo ha chiesto.

È più forte di me.

Sono in preda al panico al pensiero che il suo grosso mazzapicchio forzerà il mio orifizio, non solo per il dolore che proverò, ma anche perché mi fa sentire troia, lo sento un atto contro natura.

Ma come faccio a parlare di queste cose mentre lui mi scopa?

Ora sta stantuffandomi con decisione.

Appena si accorge che sto per godere lo sfila e me lo appoggia sull’ano.

È rovente.

“Chiedimelo” mi ordina.

“Mettimelo in culo, per favore. Ti prego” bisbiglio.

Lo appunta.

Lentamente comincia a spingere. Urlo di dolore.

Spinge ancora. Mi sento spaccare in due, strillo ancora di dolore.

Procede inesorabile, lento, fatale, procede pian piano mentre urlo.

“Vuoi che smetta, troia?” mi chiede.

“No. Spaccami il culo. Voglio che sia tu a spaccarmelo. Ti prego” lo imploro mentre lacrime calde scorrono sulle mie gote.

Lentamente continua ad entrare. Improvvisamente sprofonda.

Il dolore è lancinante.

La mia mano è andata autonomamente sul suo ventre nel vano tentativo di fermarlo.

Con raccapriccio mi accorgo che posso ancora afferrarlo con la mano.

Devono ancora entrare almeno quindici centimetri.

“Vuoi che smetta?” mi chiede, ma il tono è di uno che non ha la minima intenzione di smettere.

“No. Voglio sentire le tue palle che mi sbattono sulle chiappe.

Voglio che tu mi goda per bene.

Voglio che mi sborri nel culo.

Voglio godermi e ricordarmi per sempre questi momenti.”

Lentamente riprende ad entrare, a squartarmi.

Poi inizia a pomparmi con calma.

Un calore liquido si diparte dal suo cazzo e piano piano si espande in me, mi riempie, si sostituisce al dolore, come le onde del mare brividi di libidine e di lussuria si accavallano uno dopo l’altro nel mio corpo…

Ora si muove in maniera totalmente diversa da prima, è brutale, esce e si rituffa in me velocemente cercando il fondo del mio intestino, sbattendomi con violenza le palle sulle mie natiche.

Improvvisamente tutto vortica intorno a me, mi sembra di precipitare in un baratro senza fine.

In quel momento comincia a eiacularmi dentro dandomi della troia…

Sento il seme rovente come lava che mi riempie tutta… e… e… penso di essere svenuta dal piacere.

“Ti è piaciuto, vero troia, farti fottere in culo?” mi chiede appena mi riprendo.

La sua è una domanda pleonastica.

Lo sa che mi è piaciuto immensamente.

Se ne sta abbandonato su di me madido di sudore.

È piaciuto pure a lui.

“Non riesco ancora a credere che l’ho preso in culo, amore” gli rispondo “e non immagini quanto sono contenta... da svenire.

Grazie di avermi… sodomizzata.”

CONTINUA ...

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