Greta schiava - 8 FINE

di
genere
dominazione

Pensai di togliermi la benda ma poi lasciai perdere, se il padrone mi avesse visto si sarebbe arrabbiato.

Passarono solo pochi minuti, poi il padrone ritornò

Il padrone ritornò nella stanza, venne verso di me e mi tolse la benda.

"Inginocchiati" ordinò, mi inginocchiai pensando di dover rimettermi all'opera per succhiargli il cazzo, ma non fu così.

"Ti sei comportata male e ho dovuto punirti, non dovrai mai più azzardarti a fare qualcosa senza permesso, devi obbedirmi sempre o sarò costretto a punirti sempre più duramente per farti imparare l'educazione, hai capito?".

"Sì, padrone".

"Bene, adesso alzati e vatti a mettere su quel tavolo" e mi indicò un tavolino in un angolo, andai a sedermici sopra.

"Tieni le gambe bene aperte" mi disse poi, le allargai appoggiandomi con il tacco degli stivali sul bordo del tavolo.

Il padrone prese una scatola dalla quale tirò fuori delle mollette, ne prese una e me la mise sul capezzolo destro, sentii un dolore pungente e mi sfuggì un lamento, poi il dolore passò lasciandomi una sensazione strana, nuova ma non spiacevole.

Il padrone mise una molletta anche al capezzolo sinistro e aspettò che mi abituassi anche a quella, poi mi massaggiò la figa per farmi eccitare affinché il mio clitoride fosse gonfio abbastanza da metterci una molletta.

Questa volta il dolore fu maggiore, ci misi più tempo per abituarmi e anche quando la sensazione spiacevole passò, rimase un leggero dolore pungente.

Il padrone ripose la scatola e mi schiaffeggiò le tette, sempre più forte.

Era doloroso ma anche terribilmente eccitante vedere le mollette attaccate ai miei capezzoli sobbalzare ad ogni colpo, mi eccitai parecchio e presto dimenticai anche il dolore al clitoride.

Quando il padrone vide che mi ero bagnata prese altre due mollette e me le mise sulle piccole labbra, mi preparai al dolore ma stranamente non fu così forte.

Il padrone mi si mise davanti e con due dita iniziò a toccarmi il clitoride nella parte inferiore muovendo così anche la molletta che vi era attaccata.

Mi fece godere tantissimo, il dolore era sparito completamente, anzi con il peso delle mollette sentivo il piacere accentuarsi.

Continuando a giocare col mio clitoride, con l'altra mano mi tirava leggermente le mollette ai capezzoli, poi smise e andò a prendere il dildo che avevo tenuto nel culo, me lo mise in bocca ordinandomi di succhiarlo, poi me lo infilò nella figa.

Teneva aperte le mollette alle labbra e mi spingeva il dildo dentro, lo infilò tutto fino in fondo poi mi ordinò di alzarmi e di mettermi piegata sul tavolo e di tenere una mano sul dildo per non farlo uscire.

Sentii che si stava masturbando, poi si avvicinò al mio culo e me lo tenne aperto con le mani mentre il suo cazzo premeva sul mio buco per entrare.

Una volta entrata la cappella, spinse il resto tutto in una volta.

Me lo tenne dentro fermo qualche secondo, poi mi prese per i capelli e iniziò ad incularmi fortissimo, io mi lamentavo dal dolore, faticavo a tenere la mano sul dildo che avevo nella figa a causa delle sue forti spinte.

Godevo da morire, non sentivo il male che avevo provato quando l'altro uomo mi aveva inculata, forse perché ci aveva pensato lui ad aprirmi per bene, era piacevole sentire il cazzo duro del padrone sfondarmi il culo, stavo godendo ma non osai venire.

Il padrone venne dentro il mio culo, poi mi ordinò di pulirglielo, feci attenzione ad abbassarmi senza far uscire il dildo dalla figa e gli ripulii il cazzo alla perfezione.

"Basta così, alzati" mi disse lui "Rimettiti piegata sul tavolo".

Mi riappoggiai sul tavolo e attesi.

Dopo qualche istante sentii il dolore ormai familiare delle frustate, colpirmi le natiche.

"Uno!" gridai da brava.

Dopo le prime dieci frustate ci presi gusto, le natiche mi bruciavano ma non era più un bruciore fastidioso, era una sensazione piacevole.

Dopo venti colpi, il padrone si fermò, mi disse di togliermi il dildo dalla figa e di voltarmi, poi mi tolse le mollette.

"Adesso se vuoi puoi venire, masturbati pure, ti telefonerò io se avrò ancora voglia di usarti come schiava" disse il mio padrone, poi se ne andò.

Rimasi lì un po’ stupita, anche se un po’ mi ero già abituata ad essere trattata da schiava e mi piaceva.

Mi sedetti per terra a gambe larghe e mi masturbai ripensando agli eventi di quella serata, venni in brevissimo tempo, un orgasmo forte che mi fece gridare di piacere.

Sperai che il padrone non si fosse arrabbiato per quelle grida, ma per quella sera non lo vidi più.

Tornai al piano di sopra nel salotto, trovai i miei vestiti, lui non c'era, mi rivestii e attesi qualche minuto ma lui non si fece vedere, dopotutto le sue ultime parole erano state di saluto, quindi non si sarebbe più fatto vedere per quella sera.

A malincuore uscii dall'abitazione, salii nella mia macchina e tornai a casa.

Nel tragitto di ritorno ripensai a tutto quello che era successo in quelle ore, ormai ero una schiava, avrei dedicato la mia vita al padrone, avrebbe potuto fare di me quello che voleva, ormai ero sua, forse avevo ancora molto da imparare ma il padrone mi avrebbe insegnato tutto e io sarei stata una brava allieva...
di
scritto il
2023-09-12
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