La tipa, caffè e lingerie

Scritto da , il 2022-04-07, genere etero

Guido tranquillo, vado a lavoro, non ho fretta, nemmeno se fossi in ritardo. Mi piace guidare rilassato, dal mare alla montagna, almeno il panorama è stupendo. Le auto mi sorpassano, che voglia di lavorare che avete. Non ho idea chi siano, le scordo, chi se ne frega però… una in particolare la noto, da diverse mattine. Mi sorpassa sempre nello stesso punto. Una VW, un maggiolino decapottabile. Guida una ragazza, vedo solo un fascio di capelli biondi, un paio di enormi occhiali. La tipa guida attaccata al volante, le spalle lontano dallo schienale, tiene in mano un sigaretta elettronica che aspira mentre mi sorpassa. Capita spesso. Realizzo che ci fermiamo anche allo stesso bar. Prendo un caffè, lei è già fuori, due tiri a quella cosa vaporizzante e se ne va. Sale in macchina e gira, prende la discesa a fianco del bar. Io ho tutt’altra strada da fare, sempre dritto.
L’indomani decido di pagarle il caffè dunque, lascio pagati tre caffè, tre giorni insomma.
La mattina solita storia, mi sorpassa, esco fuori dopo il caffè e nulla. Non mi degna di una parola.
La situazione si ripete per tre giorni, imperterrito pago tutta la settimana e nulla. Potrei dire e fare tante cose ogni volta che la vedo. No, mi impunto, voglio che sia lei a farsi avanti, un cazzo di grazie potrebbe almeno dirlo. Certo, sono l’ennesimo che ci prova, è una bella ragazza, nulla da togliere, potrebbe avere vari corteggiatori, essere fidanzata e perché anche sposata. Di giovane è giovane, molto più di me.
Finisce la settimana, ne inizia un altra, lei mi sorpassa, prende il caffè dopo di me, qualche tiro di sigaretta elettronica all’aria aperta e se ne va.
Questa sono le abitudini, le nostre… anche le vostre presumibilmente. Passa l’intera settimana. Casa, lavoro, svago.
Lunedì, esco fuori dal bar… lei resta più del dovuto, una crepa nelle sue abitudine. Silenzio, uno scambio di sguardi: vinco io, lei abbassa la testa e va via.
Martedì… sono fuori, una voce persuasiva mi entra in testa come una punta di diamante “il caffè non me lo offri più?”
“Aspetto un grazie…”
“Oh, il signorino si aspetta un grazie… mica ti ho chiesto io di offrirmi il caffè. Un caffè, un grazie… ti dico io una cosa: NO, GRAZIE!”
“oh, prego… allora potevi non accettarlo!”
“Non sono così fessa!” Risponde incavolata. Gli occhiali sono enormi, i capelli scombussolati le coprono il volto, la giacca però è aperta. Ha il fisico minuto e due tette enormi… direi che la tipa è sproporzionata in base al fisichetto.
“Ho capito, niente caffè. Scusa se sono stato gentile”
“Se, se… tutti gentili per un motivo siete…”
“l motivo mi sembra più che valido…”
Lei si allontana verso la sua macchina, vado anche io verso la mia, lei, noto che resta con lo sportello aperto “Lavoro qua sotto comunque!”
Il piccolo centro commerciale al piano sottostante, molto piccolo, cinque negozi. Ho capito.

Il giorno dopo, siamo nuovamente estranei. Lei va a lavoro, io poco dopo la seguo, cerco il negozio dove lavora, è tutto chiuso tranne uno, un negozio di intimo. Entro.
“Buongiorno! Posso esserle di aiuto?” Mi accoglie tutta contenta.
“Si, vorrei fare un regalo ad una persona…” Guardo lei, il negozio, quello che mi circonda, il regno dell’intimo femminile.
“Ma certo, ovvio che sia una persona, non è un negozio di animali. Allora mi dica… compagna, moglie…”
“Forse un amante!”
“Ah forse! Fa ben sperare… è orientato su che cosa… che intimo?”
“Lingerie!”
“Allora… da questa parte. Saprebbe dirmi la taglia?”
“Ad occhi e croce la sua!”
“La mia?” Risponde lei sorpresa.
“Esattamente la sua, tutto compreso!” Rispondo alludendo alle enormi tette.
“Va bene, tutto compreso… cerchiamo un tutto compreso allora. Le faccio vedere qualcosa… questo, questo è molto carino.”
“Carino? Userebbe questo termine?”
“Ha ragione. Questo modello è molto sensuale. Mi piace l’eleganza, il materiale delicato sulla pelle, pizzo, raso. La lavorazione precisa, nulla da quattro soldi insomma!”
“Lo ha provato insomma. Deve essere stata una bella serata!”
“Beh, questi sono affari miei!” Esclama la ragazza ridendo, con una piccola smorfia.
“Appunto!”
“Si, appunto!” Replica lei momentaneamente confusa.
Cambio il tono di voce, divento serio in volto. “Ecco, perché non te lo appunti addosso così mi faccio una idea della taglia da acquistare?”
Ho stuzzicato la sua fantasia, il sorriso le pende dalla bocca sottile, il desiderio è un rivo di umidità sul labbro inferiore, il lieve morso sullo stesso labbro la tradisce, con gli occhi guarda fuori. Ci pensa, è cauta… come darle torto?
Un cenno con la testa. “Dammi un attimo!”
Rovista con precisione e senza fretta tra le lingerie, va verso il bancone, la cassa. C’è un piccola porta mimetizzata, il retrobottega, entra. Intanto sono alla cassa, aspetto.
“Taglia giusta?”
“Si, si!” Sgrano gli occhi, non credo a quel che vedo.
La lingeria in un attimo valorizza la sua femminilità, pizzo e raso creano uno stile unico che mette in risalto il corpo minuto e slanciato. Lei è elegante, selvaggia. Il seno è incontenibile, fuoriesce pericolosamente dal reggiseno trasparente. I palmi delle sue piccole mani, su i fianchi stretti, le dita sul ventre, reggicalze di pizzo, giarrettiera, calze velate, culotte trasparente. Una gamba in avanti. La posa è da modella. La guardo perché è una bella visione.
Salto sul bancone, in un lampo sono davanti la tipa, una mano sul petto, l’altra su un fianco. La bacio piegandola all’indietro, ci ritroviamo nel magazzino.
Nessuno dei due capisce cosa stia succedendo. Ci lasciamo trasportare dal desiderio. Quando la bacio lei pare stordita. Finalmente mi fa sentire la sua lingua in bocca. Io ho già un grosso seno in mano, lo stringo delicatamente, gradualmente aspetto che mi fermi con un urlo di dolore. Nulla.
Mentre ci baciamo mi strofina i pantaloni, io li sbottono, lei lo tira fuori… smette di baciarmi per guardarlo. Poi riprende.
Con il pollice massaggia il glande, io il clitoride.
Che aspetta, perché non si decide?
Le pizzico le spalle e poi la forzo, cade giù come un sasso, si ritrova il cazzo in faccia. Esita un secondo, spompina aggrappandosi alle mie natiche. La incoraggio, le detto il giusto ritmo, quando trova l’intonazione, nel bel mezzo di un capolavoro di pompino, la quinta essenza, l’arte della fellatio, roba da fotografare ed esporre in qualche galleria… un “drin”, il campanello, la porta del negozio si apre.
“Cazzo!” Ad esclamarlo con enfasi e disappunto è lei. Guarda la porta mimetizzata, quella che apre verso il negozio.
Il mio istinto prevale, sento che qualcosa può rovinarmi la scopata. Mi compongo in un attimo, metto il cazzo a riposo ed esco incazzato come se il negozio fosse mio.
“Siamo chiusi!” Non gli do nemmeno il tempo di dire buongiorno. Non realizzo nemmeno con chi parlo. Sono due ragazze, carine.
“Ada mi ha detto che potevo passare in negozio la mattina presto, prima dell’apertura per un cambio.” Dice una delle ragazze, quella più carina.
Chi cazzo è Ada? La zoccola che vorrei scopare?
“Eh… Ada non c’è… c’è l’inventario, quindi proprio nessun reso ora. Deve essere stata proprio sbadata Ada.”
La ragazza legge un messaggio: “ è Ada, mi scrive che posso tornare più tardi, ora è impegnata. Scrive anche che lei deve chiudere la porta del negozio”
Liquido le tipe, vado per chiudere la porta ma non c’è qualcosa che mi permetta di chiuderla effettivamente, giro il cartellino dalla parte – chiuso -
Ritorno da Ada, prima di entrare nel retrobottega avverto dei lamenti famigliari, entro di soppiatto. Sdraiata il più comodamente possibile sugli scatoloni, la tipa si masturba. Socchiudo la porta con il cazzo in mano, passi lenti, silenziosi e con una masturbazione potente mi avvicino. Lascio che si tocchi, mi abbasso, mi piace la sua fica, curata, liscia. La lecco: la figa è pulita, fresca. Qualcuno benedica la figa lavata di prima mattina, benedica il detergente intimo alla camomilla. Ne sento il sapore ad ogni leccata, lecco tutto con gusto. Grandi labbra, piccole, fino al clitoride, fino a farla bagnare esageratamente.
È ora della minchia, la penetro l’attimo che sussegue, prendo le sue caviglie, le spalanco le gambe mentre la sto già scopando. Piccoli fremiti diventano urla acute accompagnate da brevi sospiri. L’intensa penetrazione trasforma a tratti il respiro in affanno. Continua a toccarsi con un sorriso schietto vestita magnificamente da - porca che lo vuole duro e forte -
La scopo con foga, ci do dentro, mi riesce bene, lei gode.
“Cambiamo pos… posizione!” Dice mentre un orgasmo la scombina… il tono della voce cambia in un attimo, strilla, poi di nuovo sommessa: “In braccio dai, sei forte, scopami in braccio!”
Mi alzo, indietreggio, lei viene verso di me… prima la mando sotto. Succhia, meglio di prima, il piacere ricevuto le dona abilità e passione. Il cazzo è duro come il marmo, lei è così agile da saltarmi addosso, il suo peso è irrisorio. L’afferro dal culo, lei posiziona gli stinchi sotto le mie ascelle, le mani intorno al collo e si culla all’indietro. Riesco a penetrarla con foga, anzi, la posizione mi eccita ancora di più, la picchio per bene, colpo dopo colpo, faccio uscire il cazzo, esattamente fuori la figa e glielo sbatto più forte che posso, nello stomaco. Lei geme, io pure. Stranamente siamo affiatati, ci guardiamo negli occhi e ci baciamo, con passione. Il suo sapore non mi è nuovo, le labbra neppure, provo qualcosa mentre mi bacia e smorza gli striduli tra i denti, striduli che si espandono nella mia bocca… sto venendo.
“Sto sborrando!”
I suoi gemiti me li urla in un orecchio, “Anche io!” la sua voce è più forte della mia. “Dentro… Dentro!” ripete guardandomi. Le sborro dentro davvero tanta roba… continuo a sbatterla finché non si ammoscia. Ci lasciamo accarezzare dall’orgasmo, dall’imprevedibile scopata. Scende. Mi fissa negli occhi, sto per baciarla quando… il suo telefono squilla, una serie di notifiche, la porta del negozio si apre…
Lei prende di corsa il telefono, nella borsa adagiata su un tavolino… “Cazzo! Ma non hai chiuso!”
“Non trovavo le chiavi, ho girato il cartellino!”
“Sei un coglione!”
Sto zitto, non so che succede, mi rivesto. Lei rovista vicino la borsa. Si mette addosso un lungo abito di felpa, copre fino alle ginocchia, indossa velocemente le sneaker.
“Mia sorella… resta qui!”
“E che cazzo faccio qui?” Parlo al vento, lei è nel negozio. Sento mormorare, qualche secondo e pare una discussione, guardo l’orario. Sono le 9:23, abbiamo scopato per più di un ora?

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