A volte... bugiardi e meschini, semplicemente traditori

Scritto da , il 2022-04-05, genere tradimenti

A volte capita che… milioni di persone passino più tempo a lavoro che con la propria famiglia, la fidanzata o qualunque altra persona. Otto ore sono tante, se ci si sposta in trasferta, diventano dieci, anche undici, dodici. Tantissimo tempo sottratto a noi, a loro.
A volte capita che… si parla, si scherza, si abbatte la monotonia del lavoro, la fatica, qualsiasi cosa.
Siamo più inclini a raccontarci alle persone sconosciute che a quelle con cui esistiamo da sempre, ma quelle persone, in questo caso una collega, è davvero una sconosciuta?
Ci raccontiamo per vanto o perché le altre persone non capiscono? Stiamo già pensando al sesso?
Ci raccontiamo per passare il tempo o per raggiungere qualcosa? Un punto comune o la semplice banalità di parlare a sproposito? Non io.
Trovato quel qualcosa, magari la passione per il fitness, lo sport, dove si vuole arrivare?
È già tutto un flirt, consapevole, a volte magari spontaneo. Una graduale escalation di errori se le parti sono impegnate.
Subentra una curiosa malizia nascosta tra battute e qualche conversazione. Siamo già attratti solo che dobbiamo capirlo o volerlo.
Chi dei due vuole qualcosa?
Io si, con riserva però, fin dal primo istante che l’ho vista ma, io sono così, ci proverei con tutte.

Claudia è una giovane donna, due o tre anni più grande di me. Vederla in indumenti di lavoro non mi attirava più di tanto. Pantaloni larghi, felpe enormi e giubbotti non mi davano idea dei lineamenti del suo corpo, pur sapendo del fitness. Non essendo particolarmente bella in viso, ero più sul “se capita”.
Quelle labbra però mi ispiravano tremendi pompini.

Sarei un bugiardo se dicessi che non ci ho provato, più che altro ho preso tempo o perso, sapevo che avrei fatto una tremenda cazzata seppur piacevole, gli errori, la situazione ma, fu lei a far modo che io mi muovesi, agissi.
Ingenua banalità, una sorta di volgare provocazione o una pura confessione.
Rimasi talmente confuso che dovetti meditare per rispondere, qualsiasi risposta sarebbe stata sbagliata.
Si parlava dei nostri rapporti, argomento tirato fuori da me con moderazione, cautela, maliziosamente scherzoso. Il cervello elabora i nostri desideri, per condurci a realizzarli, ci suggerisce che dire, almeno io la penso così.

- Sai? Io adoro tantissimo lo sperma. Il sapore mi sa di sesso e di… forse dominazione sulla mascolinità del partner… -
Io restai in silenzio
- il mio fidanzato non mi sborra in bocca, gli fa schifo! -

Avrei solo potuto rispondere banalmente in quella occasione, se avessi aperto bocca, nulla di buono. Rimasi in silenzio ma, immaginai perfettamente di metterle il cazzo in bocca e sborrare. Non mi accorsi del mio lungo silenzio, divenne imbarazzo, divenne grosso.

Era chiaro che me la sarei fatta, prima o poi.
Il fato a volte è un ostacolo, a volte ti mette i bastoni tra le ruote per fermarti, il fato sa che sbagli, dunque ti aiuta?
Con noi il fato è stato stronzo e benevole. Forse il fato è un guardone, voleva vedere come la scopassi.

Passa il tempo, arriva una occasione dove programmiamo di passare la notte. Esatto, programmiamo una scopata, nei dettagli, maliziosi. Non conosco neppure il sapore delle sue labbra mentre le dico che voglio legarla, scoparla… la voglio a modo mio.

Il fato però si intromette, inizia a dar fastidio, non ci sono punti di incontro, potremmo anche farlo a lavoro, abbiamo il luogo, il tempo solo che, stranamente concordiamo che non è il caso… lei non vuole, solo più in là capirò perché.

Dovevamo andare ad un matrimonio di un collega, un collega a cui non puoi dire no, io e Claudia ne avevamo due per non dirgli di no. Preparammo la nostra notte di sesso nei dettagli, sempre più maliziosi. Due bugiardi, io ero già meschino da tempo, lei no.
Io luogo dell’evento era veramente lontano, due ore solo da casa sua, l’idea di pernottare per la notte era giusta ma, l’albergo dove volevano scopare e goderci anche un percorso spa era occupato da una coppia di nostra conoscenza. Una collega con il suo partner. Stessa idea, stesso luogo. Dove è il destino?

Feci da me, basta matrimonio, lei era abbastanza brilla sobria a tratti. Le chiesi perché si scolò sola una mezza bottiglia di vino. Non ricevetti risposta.
Inventai qualche scusa plausibile agli sposini, andammo via prima, che importa, il loro regalo cospicuo lo ricevettero.
Macchina, prima di salire la bacio… finalmente. Avevo giusto bevuto una birra, ero totalmente lucido, lei era invece uno schianto. L’abito da cerimonia era talmente scollato che le tette uscivano se agitate, enormi tette. Guidai diretto a casa sua, lei riposava, chiudeva gli occhi di tanto in tanto, la testa le pendeva verso lo sportello, io gli toccavo la coscia sinistra, con impeto, sempre più voglioso. Lei si riprendeva, sobbalzava ad ogni mia stretta, sembrava piacerle, mi mostrava il seno, poi io glielo stringevo fino a farle male. Accadeva spesso in diversi tratti di strada. Tentai anche di toccarle la figa ma, avrei semplicemente potuto sbandare.

Casa sua, un appartamentino all’ultimo piano di un palazzo. L’intero piano era sfitto, lei l’unica inquilina del sesto piano. Avevo toccato Claudia ovunque, la baciai appena vicino il portone d’ingresso, sbattuta contro le cassette della posta la baciai nuovamente. Alzai finalmente il vestitino aderente per metterle una mano mezzo le gambe, non voleva, non li. Salimmo, aprì la porta di casa, mentre le mie mani molestavano il suo culo, la spinsi dentro, lei mi si avvinghiò al collo a braccia aperte, poi divenne una morsa sensuale dalla quale non volevo essere liberato.
Bacio: labbra che si strofinavano l’una contro l’altra, lingue che facevo sesso intrecciandosi nella saliva che assimilava i sapori dei nostri palati. Un bacio intenso e bavoso dal retrogusto di vino rosso.

Claudia va giù, scivola su di me, cade. Si ritrova sulle ginocchia, mi sbottona i pantaloni, li abbassa insieme agli slip, senza complimenti ma, con una tremenda fretta agguanta il cazzo in bocca, inizia una potente pompata, ingorda è terribilmente abile. Dea o abile pompinara?
Il suo pompino continua, l’intensità è sempre più forte, le labbra serrate intensificano l’impressione di “scopare”. Avverto con precisione e gusto quella sensazione, quella che lei crea pressando le labbra su tutto il cazzo fino al glande, un sputo e poi nuovamente a spompinare. È peccaminosamente brava. Voglia, quella voglia di sborra o passione?
Mi da fastidio quando, accusando stanchezza si avvale dell’aiuto della manina, le mollo un piccolo schiaffo, pare che la invogli a pomparlo più forte. A malapena mi trattengo, mi succhia l’anima, gemo, gemo stranamente rilassato, anche se il corpo è teso, trasudo, grondo liquido trasparente nella sua bocca che si mescola alla saliva che puntualmente sputa sulla punta del cazzo… ancora e ancora, il retrogusto del vino suppongo non ci sia più.
Devo fermarla, la spingo indietro, ma lei con la punta della lingua lecca il glande mentre io con la nano lo stringo evitando una sborrata. Voglio sbattermela. Lei in ginocchio che mi guarda, elimino i miei vestiti, l’afferro per i capelli e se in primi viene trascinata, capisce che può gattonare fino al divano, la scuoto senza nessuna remora contro il divano, trattenendola per i capelli, la faccia contro la seduta del divano, mi abbasso, mi inginocchio mentre lei è prona, a pecorina. Le infilo il cazzo nella figa, prendo entrambe le sue mani e le blocco all’altezza della curva lombare. La figa è umida, non abbastanza. Qualche movimento profondo per farla dilatare, mentre la penetrazione lenta e decisa accompagna i suoi sospiri creando intonazione, all’improvviso irrompo l’accordatura, detto subito il mio ritmo veloce, profondo e decisamente violento.
La sbatto non curante della sua posizione, i suoi gemiti sommessi mi invogliano a spingere al massimo, il suo orgasmo resta accolto dal silenzio, non urla come vorrei, non mi da questa soddisfazione o non la sto scopando come si deve? Perché desidero sentirla urlare?
La sua figa gronda ed io sono stanco. Claudia è impegnativa, sarà difficile farla urlare di vero piacere. Mi alzo, le dico di non muoversi, cerco nella tasca interna della mia giacca a terra, il portafoglio, un preservativo, niente.
- Cosa fai? - domanda giustamente Claudia con una voce sottile che no avevo mai sentito.
- Mi serve un preservativo! - Quando rispondo lei ride, si alza, torna indietro con un contraccettivo, lo lancia, lo prendo fortunatamente, lei si distende supina, io cammino verso di lei scartando il profilattico. Mentre lo inserisco lei divarica le gambe, si tocca, io a masturbarmi, lascio stare il preservativo per qualche attimo, mi accingo tra le gambe spalancate, la penetro tenendo il cazzo dalle palle, qualche movimento guidato da bacino ed il mio cazzo e fradicio, il preservativo calza in un attimo.
Mi appresto a scoparla più forte che posso, il preservativo leva sensibilità, ne avrei messi due.

- Non dimenticare che voglio la tua sborra! - mi dice seriamente, è talmente seria che lo prendo come un ordine. Ha quella faccia peculiare di un certo tipo di donna che mi fa paura. Donne che riescono a farmi male seriamente, corpo e mente.

Riprendo a scoparla con lo stesso ritmo con cui avevo smesso. Sono incazzato, teso, ho un brivido, Paura?
Riesco a guardarla in faccia, la poca luce è merito del bagliore lunare. Sento poco il cazzo, iniziò a sentire bene i suoi fremiti meno sommessi, mentre la scopo sempre sul divano, in ginocchio, tenendo le cosce sopra le mie spalle, le tocco il clitoride, lei accompagna la mia mano, i miei piccoli gesti. La penetrazione e la masturbazione la mandano in visibilio. Ora lei urla come piace a me, sento scolare il suo piacere: è denso, pastoso.
Forse non ho paura, continuo a sbatterla, a volte per recuperare fiato spingo il bacino, lei piega il collo allo schienale del divano, è costretta a tenersi per non farsi male, giusto qualche colpo. Ci sono attimi di silenzio in cui si masturba, altri in cui urla, ogni urlo è un orgasmo ma, è come se io non le stessi dando quello che vuole… la figa cola, orgasmo ne ha avuti, che vuole ancora? Solo sborra? Pensare fa male mentre si scopa.

Io mio pensiero si trasforma in una esitazione, lei ne approfitta per cambiare posizione, mi spinge a terra, sono costretto ad adagiarmi a terra perché essendo in ginocchio, piegarmi all’indietro mi tira il quadricipite. Lei ha i tacchi, non glieli ho fatti levare, perversione, errore. Mi pesta il quadricipite destro…

- STA FERMO! - Nel dirlo si tocca, piccole goccia cadono a terra.
Impreco, lei continua, basta un nulla perché io le faccia del male serio, sta giocando con una bomba innescata. Claudia potresti farti male, potresti piangere.
Quando provo ad alzarmi, il che non è per nulla difficile, lei divarica le gambe, si sposta, allarga le gambe ancora di più, si ritrova con i piedi ai miei fianchi. Io ho il suo ventre in faccia e la figa a portata di lingua ma sono talmente arrabbiato che vorrei… non so cosa vorrei. Non ho paura.
lei mi dice: - stai giù, zitto e buono!- prima che quelle parole diventassero una canzone.
Lo faccio perché è eccitata, tanto. Sfila il preservativo, lo lecca, mi tocca il cazzo che non ha mai smesso di essere duro, vi ci si adagia… come ho fatto io con lei nella penetrazione, improvvisamente inizia a scoparsi forte. È davvero impegnativa, non so se reggerò senza preservativo. Vederla contorcersi di piacere ha un effetto eccitante molto dannoso per me. Metto le mani sul culo, sulle tette, tutto diventa troppo eccitante, ancora più intenso. Sono abituato alle donne che a volte vogliono saltarmi sul cazzo. Sapevo che non era una ragazzina, una delle mie bamboline, ma Claudia… godeva prendendosi i meriti del suo piacere.

Continua a saltare, si mette le mani tra i capelli, da dietro la nuca fino in testa, tanti ciuffi neri tra le dita. La stronza mi pizzica anche dove mi ha ferito, una escoriazione un buco, il sangue cola leggermente.
Tra un salto e l’altro le mollo schiaffi al seno enorme, in faccia… esagero solo una volta… le lascio un segno, mi scuso. Non mi ero mai scusato… con nessuna.
Lei urla ancora più forte, accusa il dolore, gode per il cazzo, dice che non importa. Sembra eccitata al massimo, i suoi liquidi si riversano su di me, li sento sgocciolare. Ancora urla, mentre è presa da un orgasmo lacerante:

- Voglio la sborra! - Lo ripete più volte, sempre con una voce gradualmente perpetrante ed erotica, diminuisce il ritmo, frena la cavalcata. Si, è veramente bella, sensuale, donna.
Mi alzo, basta spalle a terra, la rotolo a terra, le sposto la coscia destra verso il gomito del suo braccio destro, la prendo dal ventre è semplicemente l’avvicino al cazzo, la penetro come ho sempre fatto fino a quel momento, saranno i suoi orgasmo, o i brividi del pavimento freddo, ma quella scopata va avanti pochi secondi, forse un minuto, sono devastante. Gemo anche io…

- Vuoi la sborra? Sto sborrando… -
Mi alzo e mentre le fai la medesima cosa, la acchiappo dai capelli, capisce subito che deve gattonare, vado verso la luce, verso il bagliore della luna, verso la porta vetrata del balcone, sborro sul vetro, il primo schizzo compresso è copioso, i seguenti di meno, imbratto il vetro. Un conato rimane attaccato al mio cazzo.
Osservo Claudia leccare la sborra dalla finestra, per quanto sia una visione sporca, malsana… è meraviglioso. Si gira verso di me, mi da del bastardo, lecca il mio cazzo, ingoia l’ultimo brandello di sborra, si alza, è visivamente sudata come me. Mi colpisce con uno schiaffo, abbastanza forte, non reagisco.





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