Sogno di uno slave

Scritto da , il 2010-01-24, genere dominazione

INTRODUZIONE

Non so come iniziare questo racconto.
Nelle mie intenzioni questa è una testminonianza del mio cammino verso la schiavitù. Ho scoperto di amare il femdom, la dominazione femminile. La sottomissione totale e incondizionata a una Donna. Vorrei che la mia ragazza mi dominasse e sto cercando di capire come essere uno schiavo vero in modo da farglielo capire. 

Ho, per un breve periodo, avuto una Padrona che on-line mi dava ordini di cose da eseguire. L'ho fatto. Ed è stato un sentirsi realizzato nel profondo. Spero di trovare un'altra Padrona che mi dia compiti, che mi dia un senso, e mi permetta di servirLa. Di questo parlerò, se la troverò. 
Delle mie mansioni e degli ordini. 

Se sei una donna e vuoi darmene uno, sono a Tua disposizione.
A disposizione di tutte. 
Benvenuti in questo lungo percorso.



ATTENDENDO

Purtroppo la vita di un aspirante schiavo è più ardua del previsto. Sento la mia indole crescere sempre più forte, ed il mio desiderio di servire cercare di esplodere in me fortissimamente. Ma la mia ragazza ancora non se ne accorge e le poche sparute Padrone incontrate su yahoo o messenger mi sbattono la porta in faccia.

In parte capisco. Loro son Padrone. Probabilmente assillate da continue richieste di assidui adoratori di piedi, stanche di esseri che si eccitano solo al pensiero di poterle servire.
Le poche che mi hanno onorato di una loro risposta mi han chiesto subito o la cam o altre una foto in cui mi si vedesse in viso.

Mi coglie l'imbarazzo. Forse è vero che non posso fare richieste. Che un aspirante schiavo deve capire che può solo obbedire, senza osare ribattere. Ma speravo di poter arrivare a questo con il tempo. Che mi concedessero un po' di tempo per vincere l'imbarazzo.

Ma forse sbaglio io appunto, e dovrei subito essere disponibile. Vorrei trovare una Padrona che mi insegnasse, riuscendo però innanzitutto a parlare con Lei. Che mi dia il tempo di imparare, e di farmi vincere la timidezza che mi attanaglia.

La ricerca continua, sperando sempre di poter dimostrare la mia inferiorità.



COME UNA SCUDISCIATA DI GIOIA

Arriva come un lampo. Una scudisciata improvvisa nascosta e inaspettata.
E mi sconquassa facendomi vibrare come la pelle tirata di un tamburo.

Mi arriva una mail in cui mi si chiede di chattare. Lei si dice curiosa.
Non perdo un secondo e la aggiungo tra i nick. La trovo subito on-line e mi presento. Lei inizia piano, mi chiede di me, vuole sapere di più.
Sento che il tono è forte, deciso, irridente. Pian piano prende il controllo e diventa più diretta, più sicura.

Dopo una pausa decide di chiamarmi Fuffi, ed io sento tremare le gambe.
Posso solo immaginarmi con un collare, un guinzaglio, girare a quattro zampe tra le sue gambe. E' come se la vedessi divertita a picchiare i tasti con sempre maggiore malizia e decisione. Conscia che davanti si trova un muro molle che si sgretola e squaglia.

Vuole che quando parlo della mia ragazza con Lei usi parole sconce, dica scurrilità. Inizia ad umiliarmi e a schiaffeggiarmi verbalmente. Ogni sua parola mi arrossa le guance di vergogna.

Infine attacca. Parte con gli ordini che vuole che esegua. Perentori e decisi, come se avesse sempre fatto questo e abbia già vinto quella inesperienza che diceva di avere all'inizio.

"voglio che ti radi completamente il pube e i testicoli".
Un primo macigno. Immagini che saltano alla mia testa di me chiuso in bagno ricoperto di schiuma, a radermi per Lei.
"pensi di riuscire a farlo, cazzetto?"
Certo Signora, come Lei vuole. E lo farò. Mi raderò per Lei.
Scriverò sulla mia pelle Fufi, come mi ha chiesto, e Le manderò la foto.
Trattengo l'eccitazione. Mi plasma. Inizio ad essere il suo gioco, ed io nelle sue mani eseguo, mi modello, come vuole Lei.

"a partire da stasera la scoperai tutte le sere fino a domenica, scommetto che il tuo cazzetto farà una faticaccia"
Ed ha ragione. Farò fatica. Ha colto nel segno. Il mio cazzetto. Ci penso ed è umiliante. Ed il cazzetto si tende. Se lo sapesse sono sicuro mi punirebbe.

"leccale i piedi e l'ano prima di scoparla ... berrai il tuo sperma dal preservativo e farai una foto" Tutto questo dopo avermi irriso, preso in giro. Giocato con la mia teorica mascolinità. Umilia me, e gioca anche con l'immagine della mia ragazza.
La dipinge già pronta a tradirmi non appena capirà. E a quel punto stai sicuro che smetterà di usare il preservativo.
Le immagini continuano a correre veloci, come frammenti da uno specchio distrutto.

"ora salutami e levati dai piedi"
E' come se mi scalciasse via. Scalcia fuffi dopo che l'ha sollazzata. Ed io sento che mi bagno. Piccole gocce sporadiche che bagnano la punta del "cazzetto".
Non oso dirglielo. Non so come reagirebbe. NOn oso neanche chiederle di Lei.
Uno schiavo non chiede. Non oso sapere chi è, quanti anni ha. Uno schiavo non può chiedere. Vorrei almeno vederla. Ma uno schiavo non chiede. E posso solo continuare a immaginarmela seduta al PC, che scrive con forza sui tasti.
E lancia ordini. Divertita.

Eseguirò tutto. Perché uno schiavo non chiede, ed esegue. Con la gioia negli occhi ed il senso di durezza tra le gambe.



ORDINI

Non ci crederà, ma purtroppo la digitale si è rotta proprio all'ultimo. Prima che iniziassi a pensare di rasarmi. Son riuscito a far poco, ma spero che almeno questo sia sufficiente per placare l'ira sua che sicuramente verrà. Ho iniziato con alcune foto per alcuni gruppi yahoo in cui si parla di dimensioni, di cfnm. Spero che l'ironia e le battute delle partecipanti sia clemente con me e le mie dimensioni:

Poi son passato a scrivermi Fufi sul pube, il mio nome, e a bere il mio sperma, come richiesto:

E infine a prendere misure, a fotografare la mia inadeguatezza, ad associare un numero alla piccolezza, per sentirmi ancora più umiliato:

Spero che Lei gradisca. Già il solo fatto che tutti vedano, che tutti facciano commenti, mi fa rabbrividire. Ma io voglio essere schiavo, e così devo fare.



"CI SIE CAZZETTO?"

Così mi saluta quando mi parla. Cazzetto.
Non è rimasta troppo soddisfatta dalle foto. Potevo fare di meglio. Dovrò rimediare e eseguire alla lettera come mi ordinerà.

"ho rivisto le foto. hai veramente un cazzo ridicolo ... sul serio la tua donna riesce a godere?".
Come una pugnalata sul fianco, e poi all'addome. Un cazzo ridicolo. Dubita lei possa godere davvero.

Poi snocciola altri ordini. Imperativi diretti con toni decisi.
"voglio che, appena puoi, ti faccia una foto come ti dico. ESATTAMENTE COME TI DICO:
nudo, con un cucchiaio da cucina nel sedere, mentre mangi a 4 zampe un piatto di pasta per terra".

Appena sarà aggiustata la macchina dovrò farlo. Mi vedo prono come un cane, in una posa umiliante, a mangiare come un animale. Non riesco a trattenere una folle eccitazione solo all'idea.

Anche il vestiario non va bene:
"I boxer non mi piacciono. da oggi, e finché non te lo dico io, in ufficio o un perizoma da donna o nulla ... facciamo che ne comprerai un paio solo. quando è a lavare non metterai biancheria intima". Subito devo correre in bagno a togliermi i boxer, nasconderli nel beauty sperando nessuno li veda. Ed è così che scrivo qui oggi. In ufficio. Coi pantaloni e sotto niente. Il cazzetto libero che struscia sulla stoffa. Almeno finché non avrò un perizoma.

Veniamo al compito di oggi:
"bene, sei pronto a fare colazione? vai in bagno, masturbati e sborra nello yogurt non ne perdere nemmeno una goccia! poi torna qui".
Quasi tremante, come colto da una febbre improvvisa, vado in bagno nascondendo il vasetto di yogurt magro. Apro il tappo e mi abbasso i pantaloni alle caviglie. Prendo in mano il cazzetto già abbastanza duro e mi masturbo presagendo le sue intenzioni. Non ci metto molto a venirci dentro. A riempire con il mio sperma quel vasetto bianco. Richiudo e torno di là dove le racconto tutto.

"Ora mescola bene ... Fatto? Allora ... buon appetito :)".
Mi ordina di mangiarlo tutto. Di dirle il sapore che sento. Se c'è gente intorno a me e se mi sento imbarazzato. Mi sento avvampare, vorrei vedermi allo specchio. Devo essere viola. Gocce di sudore mi imperlano il viso mentre mangio. Mangio. E mangio.



UNA BATTUTA D'ARRESTO

Era un po' che avevo il cruccio, che mi era nato il dubbio. E quando il dubbio nasce, germoglia, e non viene estirpato si insinua ovunque senza lasciarti più la gioia di godere delle cose.
La mia Padrona, quella che mi aveva fatto tremare con i suoi ordini, che mi ha imposto di pubblicare le mi nudità qui, dopo essersi professata inizialmente novizia senza esperienza, ha in poco tempo iniziato a fare richieste sempre più dure, più crude, più grevi. Tanto da insinuare il dubbio in me che fosse un uomo.

Non le avevo mai chiesto nulla, non avevo osato. Non potevo. E accettavo l'illusione. Ma pian piano il dubbio era nato. Speravo Lei con un piccolo gesto mi sciogliesse da quest'ansia in modo che mi potessi donare completamente a Lei ma non è stato. E quando mi ha chiesto di comperare un cuneo anale non ce l'ho fatta. Era troppo. Non l'ordine in sè, ma l'ordine associato al dubbio. La velocità con cui tutto si era evoluto. Così le ho espresso i miei dubbi, le mie paure, il mio dubbio.

Lei ha sbattuto la porta sonoramente, come farebbe un uomo che se ne va. Forse ho sbagliato. Forse sono stato scortese nei suoi confronti. Ma non potevo proseguire così. Io voglio essere sicuro, per poter seguire il mio percorso, per lasciarmi andare totalmente e obbedire.

L'ho salutata a malincuore, con dispiacere. Ma a questo punto era giusto così. Non le chiedevo nulla di trascendentale. Solo un segno chiaro che fosse una Donna. Non c'è stato e così non me la sento di andare avanti. Se mi immagino che dietro quei tasti c'è un uomo non me la sento, non mi piace.

Così si riparte, con una piccola battuta d'arresto, ma senza troppa delusione. Spero che il futuro riservi buone sorprese. Intanto ringrazio la Divina piediperterra per i suoi ordini. Purtroppo sono ancora senza macchina, ma entro il week-end conto di recuperarla, e mi getterò a capofitto nel mio compito. Sperando che questa volta vada bene.

Nel frattempo continuo a stare al lavoro senza boxer, nudo sotto i pantaloni, arrossendo ogni volta che mi viene il timore di poter essere scoperto.

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