Il Dirigente scolastico, il padre e il figlio

di
genere
incesti

John aveva speso molti soldi per mandare suo figlio Richard in uno dei migliori college degli Stati Uniti, e continuava a spendere molti soldi per mantenerlo in quella scuola esclusiva. Era al terzo anno di studi, come profitto andava bene, e gli mancavano altri due anni per terminare.
In effetti Richard era intelligente, studiava, ma aveva un ”problema”, che emerse in maniera prorompente nel terzo anno.

Una mattina John venne chiamato sul cellulare dal Dirigente del college, il dott. Max Willis.
“Buongiorno, signor Brown, sono Max Willis e la chiamo per parlare del comportamento di suo figlio Richard.”
“Buongiorno dott. Willis, mi dica, c’è qualche problema?”
“C’è un problema, effettivamente, ed è molto serio. Prima di spiegarle di cosa si tratta devo dirle che se Richard continuerà a comportarsi in questo modo saremo costretti a espellerlo dal college, con la conseguenza che non solo non potrà concludere gli studi da noi, ma non potrà accedere mai più a nessuna istituzione scolastica, né negli Stati Uniti, né in nessun altro paese del mondo.”

John pensò subito a tutti i soldi che aveva speso, che sarebbero andati in fumo; la carriera universitaria di suo figlio troncata, senza appello, senza possibilità di potersi riposizionare socialmente. Estremamente turbato, chiese:
“Ma cosa sta facendo di così grave? Io vedo che i voti che ha preso finora sono buoni, quindi studia, si impegna!”
“Adesso le spiego, signor Brown, e mi scuso in anticipo se i dettagli in cui dovrò entrare necessariamente, per farle capire la situazione, sono dettagli che già nell’essere detti possono offendere il comune senso del pudore.”
John era ammutolito, e resto in silenzio, in attesa.

“Suo figlio, signor Brown, sta molestando sistematicamente il suo compagno di stanza, il giovane Jeremy Fellows. Molestie sessuali, signor Brown. Quando Jeremy rientra in camera dopo una mattinata di lezioni in aula, Richard si inginocchia davanti a lui e spalancando la bocca gli si attacca, letteralmente, alla cerniera dei pantaloni sbavando, succhiando, leccando, e Jeremy non riesce a staccarlo da lì, pur provandoci con forza. Richard riesce a restare attaccato come una ventosa. La scena si protrae per minuti, mezz’ora, fino a che il povero Jeremy non cede, suo malgrado, all’eccitazione e a quel punto Richard insiste, sempre con violenza, e approfittando dell’eccitazione forzata di Jeremy gli apre la cerniera, estrae il membro eretto di Jeremy e inizia a succhiarlo forsennatamente, fino a portarlo all’eiaculazione. Tenga presente, signor Brown che Jeremy è un ragazzo eterosessuale, fidanzato con una ragazza di buona famiglia, e che questi assalti sessuali stanno mettendo a repentaglio il suo equilibrio psichico, perché adesso Jeremy ha dovuto iniziare una psicoterapia, e sta rischiando l’esaurimento nervoso. Jeremy è sull’orlo di un crollo psichico, perché Richard sta mettendo in crisi la sua identità sessuale. Ma non è finita qui. Richard sta cominciando anche, adesso, a fare un’altra cosa. Si reca nei gabinetti del college e si posiziona, con i pantaloni e le mutande abbassate, appoggiato a un lavandino porgendo il suo ano già lubrificato e invocando di essere penetrato da chiunque entri nel gabinetto. Si può immaginare lo shock che gli studenti provano entrando in bagno, magari semplicemente per lavarsi le mani.”

John rimase a bocca aperta per tutta la durata del racconto. Non poteva immaginare che suo figlio sarebbe arrivato a tanto, ma aveva un’idea di quale fosse l’origine di quei desideri. Maledisse, come aveva già fatto molti anni prima, il sacerdote Taller.

Taller, quando Richard faceva il chierichetto nella parrocchia del loro quartiere, l’aveva provocato mettendogli in bella vista, nel gabinetto della parrocchia, delle riviste pornografiche. Richard un giorno era andato al gabinetto, le aveva trovate e aveva cominciato a sfogliarle. Si era eccitato, stava comiciando a masturbarsi, quando improvvisamente il sacerdote aveva fatto irruzione in gabinetto, forzando la chiusura, si era gettando sul membro eretto di Richard e aveva iniziato a succhiarlo fino a farlo godere ed eiaculare, trangugiando poi tutto il suo sperma. Il povero Richard era rimasto sconvolto dal piacere nuovo, mai provato prima, e senza denunciare l’accaduto alla famiglia aveva continuato ad andare in parrocchia cercando di ripetere l’esperienza provata. Il sacerdote l’aveva in seguito iniziato anche al piacere anale, facendo infine del povero Richard il suo giocattolo sessuale, insegnandogli anche l’arte di soddisfare un uomo succhiandogli a fondo il cazzo. Tutta la storia era stata poi scoperta, Taller era andato in carcere e Richard era stato curato da uno psichiatra, che l’aveva riportato alla normalità con l’uso massiccio di psicofarmaci. Ma sicuramente l’esperienza aveva lasciato segni profondi nell’inconscio di Richard, che evidentemente adesso tornavano a galla.

John si riprese, e rispose:
“E’ terribile, dott. Willis, sono desolato, non avrei mai creduto che Richard potesse fare cose del genere.”
“Ne sono convinto, signor Brown, ma adesso lei deve intervenire.”
“E cosa potrei fare? Mi dica, sono disposto a qualsiasi cosa, pur di salvare la reputazione e la carriera scolastica di mio figlio.”
“Io credo, signor Brown, che innanzitutto si debba provare a punire severamente Richard per il suo comportamento. Io ci ho già provato, ma suo figlio…”
“Mio figlio cosa?”
“Suo figlio ha una forza incredibile, quando entra in quello stato di eccitazione erotica, e…”
“E cosa?”
“E riesce a trasmettere quell’eccitazione in chi gli sta vicino. Io… sono imbarazzato a dirlo, signor Brown, ma non sono riuscito a punirlo come avrei voluto. Pensavo di infliggergli la punizione classica che è in uso qui al college per tradizione, le vergate sul sedere, che sono molto dolorose e di solito molto efficaci, ma… diciamo che la situazione si è trasformata in altro… preferirei qui non entrare in dettagli. Ma sono convinto che se lei viene qui, signor Brown, e davanti a me infligge a Richard la punizione che si merita, e io sono disposto a tenerlo ben fermo mentre lei gli infligge la punizione, la cosa potrebbe funzionare.”

John sentì uno strano brivido percorrergli il corpo, e si rese conto che il suo membro, nell’ascoltare quelle parole che nascondevano fatti evidentemente indicibili, aveva avuto un fremito. In ogni caso era deciso a seguire il suggerimento del dott. Willis, che sicuramente aveva un lunga esperienza in materia di studenti, comportamenti da disciplinare, sanzioni e punizioni.
“Verrò senz’altro al college, Dirigente Willis, mi dica lei quando.”
“Lei può nel prossimo weekend?”
“Sì, certo.”
“Benissimo, allora l’aspetto sabato mattina, alle 10.30, nel mio ufficio al college”
“Sarò puntuale.”


Ufficio del Dirigente, molto spazioso. Poltrone, classica scrivania in mogano, librerie, lauree appese alle pareti, scaffali con trofei, medaglie, coppe.
Il Dirigente era un uomo di mezza età, brizzolato, capelli a spazzola, occhi azzurri, in completo blu scuro, camicia bianca, cravatta, postura ben dritta e corporatura atletica, spalle larghe, ventre piatto.
Dopo un breve scambio di saluti convenzionali, Il Dirigente fece chiamare Richard, che arrivò dopo qualche minuto. Fu sorpreso di trovare anche suo padre. Con fare spavaldo disse:
“Papà! E tu che ci fai qui?”
John tacque, e fu il Dirigente a parlare.
“Tuo padre è qui perché prenderà parte all’azione disciplinare che dovrai subire adesso. Sono io che l’ho convocato, e ho dovuto raccontargli nei minimi dettagli il tuo comportamento, Richard. Ti ricordo che stai rischiando l’espulsione dal college e l’interdizione a proseguire gli studi in qualsiasi altro istituto di livello universitario.”
Richard abbassò lo sguardo e arrossì.
“Riconosci che le tue colpe sono gravi, anzi, gravissime?”
Richard annuì, sempre con lo sguardo abbassato.
“Rispondi, Richard, lo riconosci?”
“Sì, Dirigente”
“Riconosci che devi essere sottoposto a una severa azione disciplinare?”
“Sì, Dirigente”
“Bene. Io spero che quest’azione disciplinare ti convinca a rinunciare assolutamente e in modo definitivo ai tuoi comportamenti osceni, che stanno portando Jeremy al rischio di una crisi psicologica.”

Richard si sentiva profondamente in colpa. Una parte di lui, la parte buona, era perfettamente consapevole della gravità del suo comportamento, ma sapeva altrettanto bene che c’era un’altra parte, la parte animalesca, istintiva, che quando prendeva il sopravvento era del tutto incontrollabile.

“La punizione consiste in 50 vergate”
Richard sollevò immediatamente lo sguardo, prima su suo padre e poi sul Dirigente, fissandolo nei suoi occhi azzurri:
“50? 50 di seguito? Ma è una tortura!”
“E’ quello che ci vuole per estirpare alla radice la bestia scatenata che c’è in te, Richard. Il dolore agisce nel profondo.”
Richard si sentì venir meno, ma si fece forza; era orgoglioso, e la presenza del padre lo rendeva ancora più orgoglioso.
“E sia, se così deve essere”

“Abbassa pantaloni e mutande e appoggiati alla scrivania, Richard. Signor Brown, ecco la verga con la quale infliggerà i 50 colpi a suo figlio. Io avrò cura che non si muova.”
Richard si mise in posizione, dopo essersi abbassato pantaloni e mutande. Il cuore iniziò a battergli più velocemente. Il Dirigente si mise accanto a lui e gli afferrò i polsi, il destro con la mano destra e il sinistro con la mano sinistra, facendo passare il braccio sinistro sulla schiena di Richard. Con le sue mani, Il Dirigente esercitava una forte pressione sui polsi di Richard, immobilizzandoli sul piano della scrivania.

“Cominci, signor Brown.”
John fu molto deciso e sicuro, nello sferrare il primo colpo sui glutei di suo figlio, e fu un colpo già molto doloroso, che lasciò immediatamente una striscia rossa sulla pelle bianchissima di Richard.
“Uno!” era il Dirigente a contare.
Richard riuscì a non lamentarsi. Teneva le mascelle serrate, deciso a non emettere alcun suono, né alcun lamento.
“Dieci!”
Alla decima frustata Richard aveva il volto contratto e le lacrime iniziavano a colargli dagli occhi, ma continuava a tenere la bocca chiusa, pur provando un dolore acutissimo. I suoi glutei erano tutti rigati di rosso. Ogni colpo era come un taglio, era come un bisturi che incidesse la carne.
Suo padre ci stava dando dentro di brutto, con tutta la forza che aveva. Poi, al quindicesimo colpo, commise un errore fatale. Impietosito dalla visione di quei glutei bianchissimi che stavano diventando una ragnatela di strisce rosse, nel confuso impulso di colpire una parte non ancora colpita, sferzò una vergata verticale, proprio nel solco fra i glutei, andando a colpire l’ano di Richard.

L’improvvisa stimolazione anale, che Richard non si aspettava, fu un segnale che nel cervello di Richard scatenò la parte animalesca. Sentì improvvisamente che il suo fallo si ergeva, la voglia di godimento sessuale invase prorompente il cervello, il cuore, i polmoni, la radice del cazzo, il buco del culo, che vennero erotizzati all’istante e lo resero una furia. Con una scossa violenta si liberò dalla stretta ai polsi, si girò di 90 gradi e serrando con le braccia in una morsa fortissima le gambe del Dirigente si attaccò a bocca aperta sopra il cavallo dei pantaloni. Sentiva chiaramente nella sua bocca il pacco di stoffa contenete il membro del Dirigente, e iniziò a sbavarci sopra, strusciando in modo rotatorio con lingua, denti, labbra… La bocca aderiva al pacco come una ventosa.
“Cristo santo, no! No!…” Urlava il Dirigente.

John era sbalordito, paralizzato.
“Signor Brown, intervenga, faccia qualcosa, perdio!!!” implorò il Dirigente, che però intanto sentiva gonfiarsi l’uccello e sentiva che la forza seduttiva di Richard era maggiore della sua capacità di resistergli.

Prima che John potesse decidere come agire, Richard era riuscito a sollevare il corpo del Dirigente e a farlo ricadere con la schiena sulla scrivania, tenendogli le gambe ben aperte e continuando a lavorargli il pacco, che ormai era intriso di saliva e rivelava un’erezione completa del fallo, tutto di traverso in diagonale, con la cappella verso destra. In quella posizione Richard era piegato in avanti, e mostrava il culo al padre, che rimase esterrefatto quando vide che le chiappe di John si erano dilatate e mostravano un buco già aperto, palpitante, che si apriva e si richiudeva come una bocca.

Il Dirigente ormai era perso, divorato dalla lussuria, e si era aperto da solo la cerniera dei pantaloni, liberando il cazzo dalla mutande, e in più incitava Richard con parole oscene: “Dài Richard, hai vinto anche stavolta, pompami il cazzo, succhiamelo, fammi godere come l’altra volta, nessuna puttana è riuscita mai a farmi godere come ci sei riuscito tu! Continua! Non fermarti! Ancora! Ancora!”

John era come ipnotizzato di fronte al quel buco palpitante. Richard, mentre dava colpi di lingua sul cazzo del Dirigente, riuscì a sputare una quantità enorme di saliva sulla sua mano destra e se la portò al culo, lubrificando il buco e iniziando ad incitare il padre:
“Fottimi papà, immergi il tuo cazzo meraviglioso in questo culo insaziabile! Ti ho spiato tante volte, ho visto come ce l’hai grosso, ho visto come ti masturbavi in bagno, perché mamma non ti dava, con la sua fica frigida, la soddisfazione che meritavi!”.

Poi alternava pompate vigorose al cazzo del Dirigente, ormai completamente soggiogato, e altre incitazioni al padre:
“Fottimi forte, lo so che ti è venuto duro, anche se non ti vedo! Lo so che ti piacciono i ragazzi! Vai! Fottimi! Inculami!”.

John si rese conto che aveva un’erezione poderosa, le mutande fradice. L’attrazione che provava per il culo di suo figlio era reale, Richard aveva colpito nel segno.
Nel giro di pochi secondi fu sopraffatto dal desiderio, sfoderò il cazzo e lo affondò senza ritegno nel culo di Richard, che a quel punto potè concentrarsi sul cazzo del Dirigente mentre dava spinte all’indietro col culo per prendere sempre più a fondo il cazzo di suo padre, che lo stava fottendo come uno stallone che ingravida una cavalla.

Circa un’ora dopo, John e il dott. Willis si ritrovarono soli nell’ufficio. Richard era stato rimandato nella sua camera, completamente appagato, con la promessa che non avrebbe rivelato a nessuno quanto era accaduto in quella stanza. Il Dirigente si era ricomposto, aveva offerto a John un liquore. Aveva riflettuto, mentre John si riprendeva dall’orgasmo devastante che aveva provato.

Dopo essersi acceso una sigaretta, il Dirigente parlò così al padre di Richard:
“Credo che possiamo venire ad un accordo, signor Brown.”
“Mi dica dott. Willis”. John era serissimo, a quel punto.

“Suo figlio, come ha avuto modo di vedere, non è disciplinabile.”
John assentì, abbassando lo sguardo.
“L’unico modo che vedo, per salvare la situazione di suo figlio e fare in modo che non dia più fastidio a Jeremy, né infanghi il college con i suoi comportamenti osceni, è quello di soddisfare sistematicamente i suoi impulsi sessuali. Possiamo farlo io e lei, signor Brown, facendo diventare abituali sessioni come quella di oggi, saltando il tentativo di punirlo e andando direttamente a soddisfarlo.”

Entrambi sapevano benissimo, ma non venne detto da nessuno dei due, che in realtà sarebbero andati a soddisfare anche le loro voglie represse. Ma rimase un non-detto, un sotto-testo, una tacita intesa reciproca.

“E… e quante volte… ogni quanto, secondo lei…”
“Quante volte sono sufficienti a placare gli istinti sessuali animaleschi di Richard, mi sta chiedendo?”
“Sì, sa, io lavoro, mi dovrei organizzare…”
“Io credo che tre volte la settimana bastino. Se Richard sa che può contare su due cazzi contemporaneamente, mi scusi la volgarità signor Brown, per tre volte la settimana, arrivando in ogni sessione a eiaculare per ben tre volte consecutive, come è successo oggi…” entrambi osservarono la pozza di sperma che si era formata sul pavimento “io credo proprio che il resto del tempo lo passerà serenamente a studiare, lasciando in pace Jeremy e comportandosi in modo irreprensibile.”
“D’accordo, Dirigente, vedrò di organizzarmi” e John finì di scolare il suo bicchiere tutto d’un fiato.
scritto il
2022-11-18
6 . 9 K
visite
1 2
voti
valutazione
4.4
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Servizio militare. 5
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.