Le mutande intrise di sperma

di
genere
gay

La vita nel Riformatorio non era facile. Fatiche, vessazioni da parte dei miei pari, durezza e assenza di comprensione da parte degli “educatori"… l’unico momento in cui riuscivo a provare un po’ di sollievo era la sera, quando andando a letto mi abbandonavo a lunghe ed estenuanti masturbazioni, trattenendo più volte l’orgasmo pochi secondi prima di arrivare al culmine, per poi alla fine eiaculare fiotti di sborra mentre sentivo contrarsi il perineo in spinte spasmodiche ripetute, profonde, e tutto il corpo era percorso da brividi di piacere. Essendo in camerata con altri venti ragazzi come me, tutti tra i 18 e i 22 anni, non potevo assolutamente emettere suoni né dare segnali da cui si capisse cosa stavo facendo sotto le coperte, quindi andava sempre a finire che venivo nelle mutande, e il giorno dopo mi lavavo in doccia la cappella e il prepuzio, tutti incrostati di sperma rappreso, e buttavo le mutande intrise nel cesto della biancheria da lavare, indossando i pantaloni senza mutande sotto fino a che non ci portavano la biancheria pulita.
Questa abitudine andava avanti da circa due mesi, ma fu interrotta da un accadimento che cambiò tutta la mia vita in riformatorio da quel giorno in avanti. Quel giorno fatidico venni chiamato da una inserviente delle pulizie, che mi disse di recarmi prima possibile in lavanderia, perché Massimo doveva parlarmi in privato. Massimo era l’addetto alla lavanderia. Era lui che passava a consegnarci i vestiti puliti ogni settimana, lasciandoli impilati e ben piegati al bordo del letto.
Appena finito di lavare i piatti. Mi recai in lavanderia, in preda a un vago presentimento che qualcosa di imbarazzante stava per accadere.
– Chiudi bene la porta a chiave, che nessuno ci deve disturbare!
La voce di Massimo era bassa e profonda, mi guardava con aria di superiorità. Non potei fare a meno di notare, dato che aveva il camice bianco da lavoro aperto, che indossava un paio di jeans leggermente schiariti sulla patta, e che il pacco era gonfio; sopra aveva una t-shirt grigia attillata che lasciava intravedere i pettorali ben scolpiti e due capezzoli grossi e sporgenti.
– E così ho scoperto, finalmente, chi è che si fa le seghe di notte e sborra nelle mutande come un maiale!
Un’ondata di vergogna mi fece avvampare la faccia. Dovevo essere diventato rosso come un peperone.
– Ma tu lo sai quanto ci vuole a far venire pulite delle mutande ridotte così? – e mi spinse sotto il naso l’ultima mutanda, ancora odorosa a e bagnata di sperma fresco, che avevo infilato nel cesto quella mattina (aveva chiesto alla donna delle pulizie di spiare e controllare appostata dietro una colonna vicino al cesto).
Ero senza parole, paralizzato dalla vergogna, ma Massimo incalzava, deciso ad approfittarsi della situazione.
– Ma si può sapere cos’hai nella testa, che ti spari seghe tutte le notti? A cosa pensi, eh? A cosa pensi mentre te lo meni di nascosto sotto le coperte? A me puoi dirlo, visto che mi costringi a passare ore a strofinare la tua sborra col sapone, e quanta poi! Ma quanta ne produci ogni giorno? Devi avere dei coglioni belli grossi, e scommetto che pure il cazzo ce l’hai grosso quando ti ecciti, mentre da moscio vedo che ce l’hai piccolo. – mi guardava la patta.
– Togliti i pantaloni, vediamo un po’ come sei messo! – Capii all’istante che dovevo stare al gioco, altrimenti mi avrebbe fatto pestare dagli scagnozzi della direzione. Tolsi i pantaloni e feci per tirare giù anche le mutande ma Massimo mi fermò.
– No, quelle tienile, spogliati anche sopra ma le mutande tienile.
Mi si avvicinò, con una mano iniziò a stimolarmi i capezzoli e con l’altra mi coprì naso e bocca con le mutande intrise del mio sperma, ancora umide e odorose.
– Annusa bene, cazzo! Questo è l’odore che mi tocca sentire tutti i santi giorni, e a forza di sentire odore di sborra capirai che la voglia di cazzo ti viene. E sono sicuro che anche tu pensi al cazzo quando ti seghi, dimmi la verità! C’è tutta la camerata che odora di sborra! Tutti a farsi seghe in continuazione, solo che gli altri sono più rispettosi del povero Massimo in lavanderia: la sparano per terra, sulle pareti, di notte, e ormai è penetrata nel legno, non si toglie più. Allora? A cosa pensi? Voglio sapere cosa ti fa eccitare.
Siccome esitavo, mi diede un ceffone e quasi mi soffocò tappandomi la bocca con le mutande intrise:
– Rispondi, cazzo, o ti faccio menare dai guardiani!
Mi sforzai di essere sincero, pensando che la verità sarebbe stata l’unica risposta credibile, e dissi, pieno di vergogna ed imbarazzo:
– Penso a tutti i pacchi gonfi che ho visto nella vita, quelli di jeans in particolare mi fanno eccitare…
Massimo tirò un lungo sospiro, lasciò andare la presa sulla mia bocca, si sedette a gambe larghe, mostrando un pacco enorme, e disse:
– Avvicinati, inginocchiati e inizia la leccarmi il pacco.
In quel momento mi sembrò di iniziare a sognare, perché quella era proprio la scena che immaginavo per masturbarmi.
Mentre leccavo avidamente, dando ampie spatolate con la lingua su quel pacco caldo e turgido, sentivo che il mio cazzo si tendeva e iniziava a bagnarsi in punta.
Bene presto liberò il suo cazzo, durissimo, dalla cerniera dei pantaloni abbassandosi le mutande fin sotto le palle e guidò con le mani la mia testa imprimendo il giusto ritmo e la giusta penetrazione al pompino che iniziai a fargli, sbavando dappertutto. Mentre lo pompavo lui con una mano mi girava un capezzolo e con l’altra mi palpava il cazzo attraverso le mutande.
– Ero sicuro che tu fossi un gran succhiatore di cazzi! Sento che sei eccitato da morire, hai le mutande tutte bagnate di pre-sperma e il cazzo bello grosso. Ah, cazzo il pre-sperma è ancora più difficile da lavare che la sborra, ma non importa, adoro sentire come le tue mutande bagnate si tendono per contenere l’asta ricurva del tu fallo infoiato. Ma stavolta non potrai toccarti, dovrai venire solo per l’eccitazione di succhiare un cazzo vero e grosso!
Quando lo sentii esplodere in getti caldi nella mia bocca trangugiai avidamente tutto e nello stesso istante sentii che stavo arrivando all’orgasmo… spinsi tutta la mia sborra nelle mutande, sapendo che Massimo avrebbe passato ore, il giorno dopo, ad annusalrla prima di lavarle, toccandosi il cazzo che sarebbe diventato una sbarra di ferro.
I nostri incontri in lavanderia diventarono un appuntamento fisso e quotidiano, con il benestare dei guardiani, a cui Massimo dava il culo tutte le notti. Imparai sempre meglio come farlo godere, e lui mi diceva sempre che solo le troie riescono a venire senza toccarsi, solo per il piacere di succhiare e ingoiare la sborra.
scritto il
2025-04-21
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